La comunione ai divorziati, siete favorevoli?
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La comunione ai divorziati, siete favorevoli?

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    Nessuna delle due .
     
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  2. Wanchope89
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    Rogue, che ho da essere onesto? Per quel che mi riguarda è ridicola come proposta, anche se l'avesse fatta un grande politico..
    Se poi non mi credi, beh sono fatti tuoi ^_^ io so come la penso

    CITAZIONE (Boxrings2A @ 25/6/2008, 21:38)
    CITAZIONE
    S. Berlusconi santo? Non sarebbe una cattiva idea...

    E' umorismo o blasfemia?

    "la seconda che hai detto" (dal tono del suo post) :whist:
     
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  3. Rouge3
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    Umorismo o blasfemia?

    Preferirei dire "possibilità"...
     
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  4. Wanchope89
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    ahah se elimina immondizia e criminalità..

    in effetti sarebbe un miracolo, dovrebbero canonizzarlo
     
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  5. Boxrings2A
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    dovrebbe eliminare sè stesso...
     
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    Argomento difficilissimo, per poterlo affrontare spezzerò un po' il discorso in 4 punti.

    1)Che cos'è il matrimonio? O cosa non è? (per la Chiesa cattolica ovviamente)
    Il matrimonio non sono due persone che si incontrano e, dopo aver scoperto che si vogliono bene, decidono di mettesi insieme per condividere una vita in comune.
    Il matrimonio è una vocazione (e come tale esattamente e in tutto e per tutto uguale a quella del sacerdozio) attraverso cui Dio ti chiama a sé attraverso l'altro.
    Quindi non sei tu che ti metti insieme a quella persona perché gli bene, ma è Dio che legandoti con l'amore all'altra persone ti vuole fare intraprendere il viaggio che ti condurrà a Lui.
    Per questo Gesù dice "non separi l'uomo ciò che Dio ha unito". Il matrimonio rappresenta quindi quello stato di coscienza in cui l'uomo ha capito che Dio ha scelto quella donna (o quell'uomo) per farlo giungere a Sé e la conseguente libera accettazione.
    Rompere quindi un matrimonio significa rompere il percorso che Dio aveva tracciato per te.

    2) In cosa consiste il sacramento del matrimonio?
    Questo è ulteriormente problematico e non avendo io studiato teologia non sono ancora riuscito a sviscerare bene il problema.
    In tutti gli atri sacramenti avviene una sorta di trasformazione ontologica: Eucarestia il pane e il vino diventano il corpo e il sangue, nel battesimo, cresima, ordinazione riceviamo lo Spirito Santo, nella confessione vengono cancellati i peccati e così via.
    Nel sacramento del matrimonio non interviene (se non ho frainteso io) alcun cambiamento ontologico, io rimango io, l'altro rimane l'altro, tant'è vero che il sacramento dura "fiché morte non vi separi" e ci si può risposare.
    Quindi diciamo che è un sacramento un po' atipico, in quanto il cambiamento della persona avviene nell'arco della vita in cui si sta in sieme, grazie al modo in cui si sta assieme, si potrebbe dire che l'altro sia il "sacramento"

    3) Il problema del ridurre tutto a norma ecclesiastica

    Il grosso, grossissimo problema è che, che io sappia, il 97% delle persone che si sposano oggi in Chiesa, non hanno minimamente in mente né il punto 1, né il punto 2. L'altro grossissimo problema è che la Chiesa, a quel che me appare, se ne freghi del fatto che la gente ignori il punto 1 e 2 e li sposa lo stesso. Sono tantissimi che si sposano non credendo minimamente e che la Chiesa sposa lo stesso. Forse perché crede in buona fede che il sacramento le aiuti, forse perché è ingenua, forse perché è buonista, o anche perché, come ho scoperto di rencente, la Chiesa non può rifiutarsi di celebrare le nozze a due battezzati che lo richiedono (per quanto non faccia poi molto per tentare di dissuaderli).
    A quel che appare a me la Chiesa usa due pesi e due misure, prima elargisce con grandissima superficialità un sacramento come se questo non fosse di nessuna importanza e poi diventa severissima quando il matrimonio va in frantumi, difendendo a spada tratta il sacramento.
    A parer mio deve difenderlo prima e dopo, in caso contrario non puoi punire il fedele che manco capiva cosa stava facendo, colpendolo magari quando ha davvero trovato la fede.
    È un controsenso.

    4) Un problema in via di soluzione?
    Se da una parte il problema può essere risolto attraverso il riscorso alla sacra rota, e a titolo informativo sappiate che in tre casi mi sono trovato a parlare con persone che potevano benissimo ricorrervi ma non l'hanno fatto (dopo che mi ero anche attivato per trovare dei contatti) salvo poi lamentarsi del fatto che non possono fare la comunione; il sinodo ha ribadito una sorta di prassi già abbastanza in uso. La persona divorziata, fatti salvi i casi in cui può sciogliere il matrimonio attraverso la sacra rota, va dal vescovo, spiega la situazione (marito violento che picchia la moglie o i figli/donna che picchia i figli/o altra situazione oggettivamente grave) e anche se risposato o convivente (per questioni che il vescovo riterrà accettabili) è ammesso alla comunione.

    PS, visto che avete tirato in ballo Berlusconi vi dico che quando ha divorziato da Veronica Lario di fatto, se si era confessato, poteva benissimo, dal punto di vista formale, tornare a fare la comunione, in quanto era cessato l'adulterio. Per la Chiesa Berlusconi è ancora sposato con Carla Elvira Lucia Dall'Oglio, la sua prima moglie, quindi l'amante era semmai Veronica Lario. Ora che è con Francesca Pascale, a meno di non avere con lei un rapporto puramente platonico è tornato all'adulterio.
     
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    A quel che appare a me la Chiesa usa due pesi e due misure, prima elargisce con grandissima superficialità un sacramento come se questo non fosse di nessuna importanza e poi diventa severissima quando il matrimonio va in frantumi, difendendo a spada tratta il sacramento.
    A parer mio deve difenderlo prima e dopo, in caso contrario non puoi punire il fedele che manco capiva cosa stava facendo, colpendolo magari quando ha davvero trovato la fede.

    Intervento molto ben scritto e che condivido soprattutto in questo passaggio. Bergoglio sembra stia andando nella direzione di una maggiore accoglienza dei divorziati nella Chiesa, ma non mi pare si sia mosso per assicurarsi che le persone che si sposano in chiesa siano davvero consapevoli delle implicazioni religiose della loro scelta.
     
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    CITAZIONE (Oskar @ 23/11/2015, 18:35) 
    Intervento molto ben scritto e che condivido soprattutto in questo passaggio. Bergoglio sembra stia andando nella direzione di una maggiore accoglienza dei divorziati nella Chiesa, ma non mi pare si sia mosso per assicurarsi che le persone che si sposano in chiesa siano davvero consapevoli delle implicazioni religiose della loro scelta.

    Il problema è che come ti muovi ti accusano dell'opposto.
    Io ho fatto catechismo per 15 anni, se non hai i soldi per il riscaldamento ti accusano di assiderare i bambini, allora metti l'impianto a posto (sono strutture vecchissime) e chiedi per le spese 5€ per i caloriferi specificando che i catechismo è gratis ma il riscaldamento no e ti assalgono perché è ignobile chiedere soldi.

    Hai idea di quante volte io abbia detto ai ragazzi e ai genitori che il catechismo non è un obbligo? Tante volte spiegavo ai ragazzi che se non volevano venire, magari perché non credenti, magari perché non gliene fregava niente, era sacrosanto che non venissero. E invece siccome c'è da "prendere i sacramenti" i genitori (non credenti anche loro) li obbligavano ad andare perché il loro figlio non doveva essere "discriminato", se tutti fanno la cresima la deve fare anche lui. E io catechista che cosa potevo dire? Potevo forse proibire ad un ragazzo di di frequentare la catechesi?
    Non credere che questo non mini, e di parecchio, tutto il lavoro, perché se il ragazzo è costretto la premessa è tutta sbagliata.

    Poi ci sono quelli che si indignano con il prete che rifiuta i padrini e le madrine divorziati. Ma santa pazienza, se il padrino e la madrina sono coloro i quali devono seguire il cresimando nella sua crescita spirituale, sarà pur bene che siano inseriti in un percorso di vita improntato alla fede.

    Una volta mi capitò di incontare un mio ex vicino di casa alla partenza della processione dei cresimandi, io tutto contento:
    "Ciao! Cosa ci fai qui?"
    "Sono venuto a fare sta farsa! Sono stato scelto come padrino della cresima di mia sorella, io le odio ste cose. E tu?" "Io sono il catechista".
    Gelo imbarazzato di lui.

    Capisci?
    La gente vuole l'apparenza, la cerimonia, il riconoscimento, del resto non è che gliene importi poi molto.
    Da quando la Chiesa ha capito che era necessario coinvolgere i genitori nella catechesi, secondo te come l'hanno presa i genitori? Ma come un abuso di potere, ovviamente. "Guarda te! Per far prendere i sacramenti a mio figlio sono costretto a partecipare alle riunioni, nemmeno la domenica si può stare in pace".
    Se conoscessi quante coppie tirano i piedi e fanno mille moine per il corso prematrimoniale obbligatorio per sposarsi in chiesa, come se poi bastessero 10 lezioncine per chi magari da 10 anni non ha più messo piede in chiesa.
    Se Papa Francesco approntasse una riforma dove rendesse obbligatorio un corso annuale apriti cielo.

    Quello che i "divorziati di repubblica" (li chiamo così perché è curiosamente Repubblica il giornale che tanto sposa queste campagne) lamentano è il fatto che gli altri partecipanti alla messa vedano che a loro è proibita l'eucarestia e leggono questo divieto come un'inamissibile forma di discriminazione nei loro confronti, che in fondo non hanno fatto niente di male. A questi qui, di Dio e della loro eventuale separazione da Dio, non importa un accidente, se a loro fosse importato, probabilmente non sarebbero divorziati e probabilmente (se proprio fossero stati sfortunati) avrebbero già avuto il permesso dal vescovo.
     
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    Ti capisco, pur non considerandomi cattolico, penso che non si possa tenere il piede in 2 scarpe, se ti proclami cattolico segui quelle regole, vi sono tante forme di cristianesimo che credo possano soddisfare ogni gusto, ma se ne segui una lo fai cosciente di ciò che questo rappresenta e dei doveri che la tua libera scelta impone.
    Io mi sono sposato in chiesa 42 anni fa, lo feci solo per non dovermi sposare in comune davanti a un politico, se dovevo promettere amore e fedeltà eterna preferivo farlo davanti a un Dio, qualunque fosse, lo giudicavo un testimone più attendibile.
    Fu l'ultima volta che feci la Comunione, veramente fu la seconda in vita mia dopo la prima, quando avevo 8 anni, io e mia moglie abbiamo comunque tenuto fede alla nostra promessa.
    Non ho mai votato a questo sondaggio, pensando fosse questione che non mi riguardasse, ma in effetti ciò che scrivi penso sia profondamente giusto e quindi voto adesso, se faccio una promessa la mantengo, altrimenti ne pago le conseguenze.
     
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    CITAZIONE (Romeottavio @ 24/11/2015, 12:25) 
    Ti capisco, pur non considerandomi cattolico, penso che non si possa tenere il piede in 2 scarpe, se ti proclami cattolico segui quelle regole, vi sono tante forme di cristianesimo che credo possano soddisfare ogni gusto, ma se ne segui una lo fai cosciente di ciò che questo rappresenta e dei doveri che la tua libera scelta impone.

    Sì, con la consapevolezza che la propria fede non è una dittatura, tanto meno lo è Dio, in questo senso Papa Roncalli fu chiarissmo "condannare il peccato non il peccatore".
    Io credo che il divorzio, anche al di là dell'aspetto religioso, sia sempre e comunque una ferita, perché è una separazione. Tante volte le coppie sono anche lasciate sole, non è che nascano imparate, e non è che ci siano in giro chissà quanti modelli positivi da seguire.
    In questo senso l'occhio di Dio deve essere un occhio di misericordia.
    Io capisco che l'eucarestia non vada data a chi difende il divorzio e lo rivendica come scelta giusta e non gliene importa nulla né dell'altro né delle consuguenze del suo atto, sarebbe come confessarsi dicendo che non si ritiene sbagliato quello che si è fatto.
    Ma se il divorzio è subito, o la conseguenza di una fragilità umana (pisicologica o affettiva), la Chiesa deve soccorrere, non condannare.
     
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    Bè, sono problemi personali di chi si considera cattolico, ma siccome l'abiura non è un reato al di fuori di travagli morali, non ci sono altre conseguenze, le poche volte che sono entrato in una chiesa, per matrimoni, battesimi o funerali nessuno mi ha chiesto i documenti e non credo che il servizio segreto della guardia svizzera abbia imbastito un dossier su di me, non avendo mai giurato fedeltà ad essa, almeno da quando ho l'età della ragione, rispetto questa organizzazione mondiale che credo abbia molti meriti oltre ai difetti dovuti principalmente alla gerarchia e connessa "burocrazia" e strutture attinenti, ma, per fare un esempio, io, pur considerandomi un teista volteriano, sono contro l'aborto, soprattutto considero un abominio considerarlo un diritto e non una triste necessità in casi limite, lo stesso posso appoggiare in toto la posizione della chiesa sui matrimoni e le adozioni gay, su altri problemi, tanti, non concordo, ma proprio per questo non mi considero cattolico, resta comunque il fatto che se mi iscrivo a qualsiasi associazione, anche ad un circolo delle bocce, mi viene dato un regolamento, o lo accetti o cambi circolo, pretendere che una sparuta minoranza abbia il diritto di cambiare regole contro una maggioranza che si rifà a tradizioni millenarie mi sembra assurdo, se poi la maggioranza decide di applicare le regole "cum grano salis" comprendendo i casi singoli, la cosa fa onore a chi la applica, anche nel circolo di bocce si può concedere un vantaggio ad un bambino o un principiante che vuol giocare, ma devono essere d'accordo gli altri giocatori, non può essere imposto per diritto.

    L'uomo è condannato ad essere libero: condannato perché non si è creato da sé stesso, e pur tuttavia libero, perché, una volta gettato nel mondo, è responsabile di tutto ciò che fa.
    Jean-Paul Sartre- L'esistenzialismo è un umanismo.
     
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  12. _Smoky_
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    Sul fatto della comunione ai divorziati non sono d'accordo per le ragioni esposte anche da Romoaldo, non va data, ma sono favorevole al divorzio perché quando l'amore finisce c'è poco da fare e da discutere.
    La cosa che non m'è mai piaciuta è per l'appunto chiamarlo un diritto. E' una parola così brutta e insulsa quando si usa contrapposta a due persone, una ha il diritto mentre l'altra che diritti ha?
    Il divorzio lo chiamerei più una necessità.
    Credo tuttavia che il coniuge divorziato che non aveva intenzione di mancare alla sua promessa possa in ogni caso fare la comunione.
     
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  13. IAmMarko
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    Credo che l'intero topic possa essere ora riletto alla luce di Amoris laetitia.
     
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    CITAZIONE (IAmMarko @ 21/8/2017, 19:31) 
    Credo che l'intero topic possa essere ora riletto alla luce di Amoris laetitia.

    Ciao ;)
    Tu l'hai letta o sei stato ai titoli di giornale? (link al testo)
    Hai presente tutti i problemi ad essa connessa?
    La questione dei dubia? (Qui un articolo che riporta anche l'intero testo dei dubia)
    La risposta della Cei Argentina? (Link alla traduzione della risposta con originale a fronte)
    Il fatto che è applicato in modo diverso da diocesi a diocesi?
    E che, comunque sia, AL consente la comunione all'interno di un percorso il cui fine ultimo rimane il raggiungimento della castità all'interno della coppia?

    Lo dico perché è un'esortazione complessa su cui, tutt'ora, esperti del diritto canonico e financo cardinali hanno parecchi dubbi su quale sia la retta interpretazione.

    Il mio umilissimo parere (assolutamente non condiviso da tutti all'interno della Chiesa) è che il papa abbia risposto ai dubia in via ufficiosa dicendo che l'interpretazione della Cei Argentina è coretta. Pertanto io mi attengo all'interpretazione della Cei Argentina.

    Io mi ci sono lambiccato il cervello 6-7 mesi buoni, da questo lambiccamento ho redatto un breve scritto di 14 pagine che ho girato privatamente ad alcuni miei amici cattolici per facilitare la nascita di un giudizio. Non l'ho mai reso pubblico perché non sono certo dell'ortodossia delle affermazioni ivi contenute (il fatto che io sia cattolico praticante non offre alcuna garanzia sull'ortodossia delle mie affermazioni).
    Comunque basta leggere la risposta Argentina per capire che AL non ammette "sic et simpliciter" i divorziati alla comunione, come molti giornali italiani erroneamente hanno riportato.

    Dalla risposta della CEI argentina
    CITAZIONE
    1) Innanzitutto vogliamo ricordare che non è opportuno parlare di “permesso” per accedere ai sacramenti, ma di un processo di discernimento accompagnati da un pastore. Questo discernimento è «personale e pastorale» (300).

    [...]

    Questo cammino non finisce necessariamente nell’accesso ai sacramenti

    [...]

    Quando le circostanze concrete di una coppia lo rendono fattibile, in particolare quando entrambi sono cristiani con un cammino di fede, si può proporre l’impegno di vivire la continenza sessuale. Amoris laetitia non ignora le difficoltà di questa scelta (cfr. nota 329) e lascia aperta la possibilità di accedere al sacramento della Riconciliazione quando non si riesca a mantenere questo proposito [ndr senza l'intenzione seria e la speranza (ovvero il desiderio) di poter giungere alla castità non v'è proposito]

    [...]

    Se si giunge a riconoscere che, in un determinato caso, ci sono dei limiti personali che attenuano la responsabilità e la colpevolezza (cfr. 301-302), particolarmente quando una persona consideri che cadrebbe in ulteriori mancanze danneggiando i figli della nuova unione, Amoris laetítía apre la possibilità dell’ accesso ai sacramenti della Riconciliazione e dell’ Eucarestia [ndr esempio: se uno dei due della coppia è credente e l'altro no, e uno dei due ricatta emotivamente l'altro: "se non fai più sesso con me lascio te (e i figli) e mi faccio una nuova famiglia", ci sono delle fortissime attenuanti]
    [...]

    Ma bisogna evitare di capire questa possibilità come un semplice accesso “allargato” ai sacramenti, o come se qualsiasi situazione giustificasse questo accesso. Quello che viene proposto è un discernimento che distingua adeguatamente caso per caso.

    Il vero dibattito è attorno a quali casi sia lecito ammettere un divorziato risposato (è materia da esperti in teologia morale), a questo proposito il papa si è rifiutato, e secondo me a ragione, di ricadere nella casistica (ovvero una tabella con tante caselline che inquadrano diverse tipologie di situazioni), perché il problema non può essere risolto da una tabella, ma dal confronto e dal dialogo e dall'ascolto fra pastore e penitente.

    Mi scuso per la lunghezza del post, ma la materia è estremamente tecnica, perfino io in certi punti ho avuto notevoli difficoltà (soprattutto nel comprendere a fondo, cosa che non ho fatto, la Veritatis Spendor di Giovanni Paolo II, che fa parte del magistero della Chiesa, soprattutto sul concetto di "opzione fondamentale").
     
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  15. IAmMarko
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    Ho letto AL appena uscita, poi ho seguito la questione-dubia, che ritengo essere un segno di chiusura mentale dei cardinali.

    Credo anche che la differente interpretazione delle Conferenze episcopali sia cosa buona, perché a realtà diverse corrispondono soluzioni diverse.
     
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40 replies since 24/6/2008, 10:45   880 views
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