RIFORMA: Thomas Müntzer (1489-1525)

il teologo della rivoluzione

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    Thomas Müntzer
    Il "Teologo della rivoluzione"



    Trarrò questo topic da un saggio che ho preparato per l'esame di Storia della Riforma qualche giorno fa. Riguarda Thomas Muntzer, riformatore radicale del XVI secolo; voce fuori dal coro e personaggio estremamente controverso del tempo della riforma. Noto soprattutto per aver posto un fondamento teologico alla rivolta dei contadini tedeschi (1524-26), cosa che gli valse la dura opposizione di Martin Lutero, il quale (come vedremo) lo definirà pubblicamente un Satana e un seduttore.
    Il saggio è tratto soprattutto dall'interpretazione di ERNST BLOCH (vedi bibliografia)

    1. Lo spiritualismo germanico

    2. I primi anni di Muntzer

    3. Da Wittemberg a Praga

    4. Da Allstedt a Muhlhausen

    5. La fine

    6. Il proclama di Allstedt


    Lo spiritualismo germanico


    La critica posta dalla Riforma alla Chiesa di Roma trovò, negli spiritualisti tedeschi, una delle sue forme più radicali, al punto da colpire non solo il Papato, ma l'istituzionalizzazione stessa di ogni chiesa cristiana. Essi credevano in una netta distinzione tra chiesa visibile e invisibile, vita materiale e immateriale, spiritualità esteriore e interiore, come due rive opposte dello stesso fiume.
    “Tutti i cristiani non sono cristiani secondo la carne, giacché sono in eterna guerra e inimicizia con la carne, per distruggerla, respingerla, ucciderla (...) Perciò di tutto quello che vedi negli uomini, anche nei cristiani, non solo un capello è Cristo, ma solo l'uomo nuovo, interiore, nascosto, spirituale, che è nato da Dio, spirito da spirito[1].
    Tuttavia l'una, la materia, in modo ingannevole era divenuta – specialmente a partire dai tempi di Costantino – a detta degli spiritualisti il criterio stesso della religione, rinchiudendo la spiritualità nella sfera del visibile. Statue, riti e forme esteriori inquinate poi dal lusso e dal potere politico vennero identificate senza mezze misure come demoniache, un Anticristo in pieno antagonismo con l'Evangelo dello Spirito.
    In quest'ottica dualistica, ogni cristiano si trovava a vivere un'eterna lotta per liberare i desideri spirituali dell'uomo interiore – unica parte di sé che può definirsi figlia di Dio – da quelli materiali, che provano costantemente a soffocarli. La religiosità esteriore, tuttavia, rendeva impossibile questo rivolgersi dell'uomo dentro sé stesso; processo permesso solo dalla comunione, dal dialogo personale e soggettivo dell'individuo col divino, e perciò ecco che ogni tentativo di istaurare un rapporto con lo Spirito di Dio attraverso le forme religiose della chiesa visibile, risultava essere non solo fallimentare, producendo l'illusione un contatto con esso, ma in tal modo anche dannoso e in contrasto con l'azione dello Spirito Santo e dei “veri amici di Dio”[2].
    Per tali cristiani, l'esistenza era poi intesa come una vita di comunione e comunicazione con la Parola vivente di Dio situata nell'interiore dell'uomo, in accordo sì con la lettera della Scrittura – che tuttavia era“solo un'immagine e un ombra, di lontano delineata”[3] – senza però essere da essa incatenata.
    “Chi non ode la vera Parola vivente di Dio dalla sua stessa bocca (altro che Bibbia e Babele!) non è che una cosa morta.”[4]
    Da questo punto di vista, infatti, anche l'opera riformatrice luterana risultava
    mancante, avendo prodotto di nuovo un sistema religioso impersonale, per di più consegnando il potere ecclesiastico nelle mani della signoria civile e limitando la libertà di interpretazione delle Scritture ad una nuova élite, formata non più da vescovi e papi ma da teologi.
    Ciò che gli spiritualisti contestavano a riformatori come Lutero, era di aver edulcorato il messaggio del Vangelo, ponendo in secondo piano l'importanza delle opere e la disponibilità al martirio, parti invece ritenute essenziali della missione cristiana. Non ci si poteva inoltre considerare parte della chiesa se non attraverso una propria scelta personale, criticando così la pratica del pedobattesimo alla pari degli anabattisti, ma sottolineando in più la necessità di aver fatto esperienza diretta dello Spirito Santo.
    In alcun modo poi, la messa, doveva avere un carattere sacrificale, essendo invece momento e segno di comunione fraterna, in cui non si mangiava realmente il corpo di Cristo – né nella visione transustanziazionalistica romana, né consustanziazionalistica luterana – ma invece, attraverso quegli elementi considerati semplici segni, si faceva un'esperienza soprattutto psicologica ed etica di comunione con la chiesa e con Dio.
    Ciò che inoltre chiedevano era una fedeltà alle Scritture maggiore di quella di Lutero, ritenuta opportunistica e mondana, e una riorganizzazione della chiesa su altre basi, quelle della solidarietà, dell'amore e dell'uguaglianza, contro un sistema sociale feudale che era descritto come più simile alla Torre di Babele – su cui torneremo in seguito – che al Regno di Cristo, di cui si immaginava un'ormai subitanea venuta.
    È in questa corrente di pensiero che meglio si può collocare Thomas Müntzer, benché la sua teologia abbia poi preso una linea propria durante la “Guerra dei contadini” – moti popolari di rivolta in Europa, tra il 1524 e il '26 – divenendo annuncio di rivoluzione sociale ed economica contro i poteri terreni, tanto ecclesiastici quanto politici, portando “il ribelle in Cristo”, come lo definisce Ernest Bloch[5] a diventare “il teologo della rivoluzione”.
    1 S. Frank, Paradossi, p. 349
    2 dal tedesco Gottis freunde, termine appartenente alla mistica tedesca, usato da Müntzer nella sua Predica ai prìncipi per intendere coloro che hanno fatto un'esperienza soggettiva dell'appartenere a Dio. In Scritti Politici, p. 71
    3 S. Frank, Paradossi, p. 189
    4 T. Müntzer, Manifesto di Praga, in Scritti Politici, p. 61
    5 E. Bloch, Thomas Müntzer teologo della rivoluzione, p. 33

    I primi anni di Muntzer


    La storia di Müntzer inizia a Stolberg nello Harz, nel 1489. Già nelle prime righe della sua opera, Bloch sembra andare a cercare nella drammatica situazione della famiglia di un Müntzer ancora bambino, colpita da ingiustizie e dagli abusi dei potenti, le origini del pensiero e delle motivazioni del futuro rivoluzionario.
    Con il padre messo a morte probabilmente per la decisione arbitraria di qualche ricco signore, e la madre vedova, costretta ad allontanarsi a causa della propria indigenza, egli crebbe in una situazione di abbandono e vergogna, maturando fin dalla propria giovinezza quel desiderio di perseguire la giustizia sociale che lo porterà a voler diventare portavoce e ispiratore delle masse popolari contadine[6].
    Superò comunque in modo eccellente il percorso di studi nelle università prima di Lipsia e poi Francoforte sull'Oder, dalla quale uscirà nel 1512 col titolo di Artium Magister et Sanctae Scripturae baccalaureus.
    Rinunciando a proseguire la carriera accademica, a suo dire perché interessato ad occuparsi direttamente dei problemi sociali del Paese[7], nel 1513 Müntzer scelse la vocazione religiosa, venendo ordinato prete e iniziando così come catechista in una scuola parrocchiale di Halle.
    Qui mostrò per la prima volta la propria indole eversiva, organizzando un'associazione segreta contro Alberto di Hohenzollern, nominato arcivescovo di Magdeburgo quell'anno, lo stesso prelato che di lì a breve si sarebbe reso famoso come committente di quella vendita delle indulgenze che avrebbe scatenato la reazione di Martin Lutero.
    Dopo i primi anni di sacerdozio nei dintorni di Arschersleben, nel 1517 La sua chiamata al servizio si sviluppò come predicatore itinerante, sulla scia degli antichi chierici medievali, entrando sempre più in contatto con la dura condizione lavorativa dei contadini, sfruttati e sottopagati dal sistema feudale; ridotti ancor di più alla fame dalle decime ecclesiastiche.
    In un tempo per lo più caratterizzato da un divario sempre maggiore tra città e campagna, in Germania si assisteva da una parte a un rilevante sviluppo industriale, sia dal punto di vista delle tecniche di produzione, di estrazioni minerarie e di scambi commerciali; mentre l'altra si vedeva ancorata al passato, con un sistema basatoancora sulla servitù della gleba, stato sociale che già in Inghilterra stava iniziando a scomparire.
    Oltre all'impegno sociale, Müntzer iniziò a manifestare con un visibile atto di ribellione al sistema religioso di cui era parte, anche le idee spiritualiste che aveva maturate in quegli anni. Mentre officiava la messa in un convento di suore a Weissenfels, infatti, mangiò l'ostia senza pronunciare alcuna parola di consacrazione, lasciando invariata la sostanza degli elementi, assumendoli dunque in modo simbolico e non in un'ottica sacrificale.
    6 le fonti sull'infanzia di Müntzer non sono concordi, e il racconto di Bloch potrebbe non essere attendibile.Vedi: https://en.wikipedia.org/wiki/Thomas_Müntzer
    7 E. Campi, introduzione a: Thomas Müntzer, Scritti Politici, p. 14

    Da Wittenberg a Praga


    Col ritorno di Lutero da Roma, e la morte dell'imperatore Massimiliano I nel gennaio del 1519, studenti da ogni dove furono attratti dalle lezioni dell'università wittenberghese, e anche Müntzer non fu da meno.
    La sua frequentazione al circolo di Lutero, l'amicizia col giovane Melantone, e soprattutto la partecipazione alla disputa di Lipsia lo resero, agli occhi dei più, un luterano, benché Bloch non sia d'accordo con tale definizione, sostenendo come Müntzer non avesse avuto una buona impressione del teologo sassone già in quelle prime occasioni, e di fatto lui stesso non si definì mai un suo discepolo, quanto piuttosto un suo compagno nella lotta contro la chiesa romana.
    Ad ogni modo, la disputa di Lipsia dell'estate del '19 segnò per Müntzer un taglio definitivo con la chiesa di Roma, e, dopo un periodo di introspezione come confessore nel monastero di Beuditz, avendo ricevuto la raccomandazione dello stesso Lutero, divenne nel maggio del 1520 cappellano a Zwickau in Sassonia.
    Qui, l'influenza degli Entusiasti[8] lo portò probabilmente a riconsiderare le posizioni luterane riguardo una justitia aliena – posizione che mai aveva convinto Müntzer, il quale vi avvertiva un contrasto con l'importanza delle opere buone – e la necessità di un'azione diretta dello Spirito Santo nel cristiano.
    In quel tempo erano sempre più crescenti i dissidi tra contadini e notabili di Zwickau, al punto che l'impatto della propria predicazione venisse considerata così pericolosa da spingere il consiglio cittadino a destituirlo dal suo incarico. Senza respingere alcuna accusa, Müntzer fuggì in Boemia giungendo fino a Praga, nei cui vicoli e mercati iniziò a predicare ispirandosi all'antica figura di Jan Hus[9]. Il suo annuncio culminò nella proclamazione del Manifesto di Praga (1 Novembre 1521), col quale non solo attaccava duramente monaci e preti, accusati di essere “consacrati al diavolo, il loro vero padre”[10] e incoraggiava i Fratelli Boemi a credere che da loro sarebbe iniziata la nuova chiesa cristiana, ma poneva al centro dell'attenzione la questione tra Parola scritta e Spirito, tema sul quale non sarebbe stato in sintonia con un'ottica luterana.
    Dove il seme cade nella buona terra – cioè nei cuori ripieni del timore di Dio – là è anche il papiro e la pergamena su cui Dio scrive la vera Scrittura, e non con inchiostro ma con la sua mano vivente. Essa attesta veramente la Scrittura esteriore.[11]
    Müntzer credeva infatti – come sosterrà in seguito – che la Scrittura avesse funzione di testimone della fede cristiana originale, ma non potesse produrre in alcun modo la fede in una persona. Infatti “Se ora uno, per tutta la sua vita, non avesse né udito né visto la Scrittura potrebbe ben avere fede mediante il diretto insegnamento dello Spirito”[12].
    La proclamazione non ebbe seguito, tanto che già un mese dopo l'ormai teologo della rivoluzione, dovette lasciare la città per un lungo peregrinare che l'avrebbe condotto solo nel marzo del 1523 a stabilirsi nella cittadina protestante di Allstedt, tra le cattolicissime contee di Mansfeld e della Turingia settentrionale.
    8 Capeggiati da Nikolaus Storch (1500-1536), secondo l'Enciclopedia Cattolica furono una setta Anabattista che disprezzava il sapere umano, sostenendo che Dio avrebbe illuminato interiormente i suoi eletti, conferendo loro la conoscenza necessaria attraverso visioni ed estasi, con le quali l'apprendimento umano avrebbe potuto interferire. Rifiutarono ogni tipo di istruzione, affermando anche che per essere salvati si sarebbe dovuti essere ignoranti anche delle prime lettere dell'alfabeto (da cui anche l'epiteto di Abecedariani). Ritenevano lo studio della Teologia al pari dell'idolatria, e i teologi come dei falsificatori della parola di Dio. Vedi: https://en.wikipedia.org/wiki/Abecedarian
    9 Precursore della Riforma protestante, agli inizi di XV sec aveva dato inizio ad un movimento di protesta contro la chiesa di Roma. Ai tempi di Müntzer, la maggioranza dei boemi stava aderendo alla Riforma.
    10 T. Müntzer, Manifesto di Praga, in Scritti Politici, p. 58
    11 T. Müntzer, Manifesto di Praga, in Scritti Politici, p. 61
    12 T. Müntzer, Esplicita messa a nudo della falsa fede, in Scritti Politici, p. 98

    Da Allstedt a Muhlhausen


    Da questo momento, secondo Bloch, Müntzer “apparirà essenzialmente come un comunista chialista, un rivoluzionario cosciente della propria classe”[13]. Il chiliasmo, vale a dire l'appassionato annuncio dell'instaurazione del Regno millenario di Cristo sulla terra prima del giudizio finale, trova infatti in Müntzer una dimensione di eversione sociale. Nella lettura che diede secoli dopo Friedrich Engels, ma dalla quale Bloch stesso si allontanera, il Regno di Dio secondo Müntzer non è una dimensione trascendente, ma uno nuovo stato sociale in cui proprietà privata e differenze di classe fossero abolite.
    Ad ogni modo Müntzer, proprio ad Allstedt, sarà il primo ad introdurre la messa in tedesco, sottolineando l'importanza della liturgia non in quanto offerta a Dio ma come strumento di coesione del corpo di Cristo e momento di insegnamento al popolo.
    “è impossibile sopportare più a lungo che si attribuiscano alle parole latine una forza particolare come fanno gli stregoni, e che il popolo esca di chiesa più ignorante di quando vi è entrato”[14].
    E quest'opera riformatrice lo porterà fino alla formazione di una Lega degli Eletti, cui circa 500 persone aderirono, tra cui il consiglio cittadino. Fu proprio una trentina di persone di questa Lega, incitate dalle prediche di Müntzer a provocare spontaneamente il primo episodio di violenza, distruggendo la vicina cappella di S. Maria, provocando la dura reazione di Lutero che definirà Müntzer – in una lettera al Duca di Sassonia – il “Satana di Allsedt”[15] e lo poterà a scrivere la celebre Lettera ai prìncipi di Sassonia contro lo spirito di seduzione (1524).
    A quel punto la lotta era tra chi sarebbe riuscito a portare i prìncipi a suo favore. Lo stesso Duca Giovanni fratello del principe elettore Federico, che si trovava stretto tra le argomentazioni dei due teologi, chiese a Müntzer di esporre le proprie motivazioni in quella che oggi è conosciuta come la Predica ai prìncipi (13 Luglio 1524).
    Le argomentazioni del teologo furono basate sul secondo capitolo del libro di Daniele, un testo – a detta di Bloch – che si presta perfettamente ad un esegesi rivoluzionaria. Qui avviene il paragone tra l'attuale situazione della chiesa e l'Israele di allora, una cristianità“interamente caduta nell'idolatria”[16], un'idolatria che, come la statua di Nabucodonosor fu distrutta dalla pietra rotolatagli addosso (Da 2,34), così sarà frantumata da un'altra pietra, quella rigettata dai costruttori (Mt 21,42), che allo stesso tempo è Cristo e la vera Chiesa.
    In questa predica Müntzer si pone davanti a Nabucodonosor, cioè i prìncipi, come il Daniele che Nabucodonosor stesso riconobbe essere profeta ispirato da Dio.
    L'appello cadde in realtà nel vuoto, anzi dopo aver sciolto la Lega ed essersi presentato in una prima citazione in giudizio a Weimar, nella notte tra il 7 e l'8 agosto 1524 Müntzer lasciò la città, abbandonando ad Allstedt anche la moglie Ottilie, ex- suora sposata l'anno prima, rifugiandosi nella libera città imperiale di Mühlhausen.
    In questa città già caratterizzata da un tempo di profondi cambiamenti sociali, con la costituzione di un nuovo consiglio ad opera della borghesia artigiana, sostenuta dal proletariato urbano contro l'oligarchia cittadina, Müntzer trovò un ambiente pronto ad accoglierlo e beneficiare del proprio supporto, ricevendo soprattutto un avvaloramento teologico ai propri ideali.
    “Nella sua ira Dio ha dato i signori e i prìncipi al mondo, e nel suo furore vuole di nuovo deporli [Osea 13,11]. Per l'uomo (certamente), essendo decaduto da Dio alle creature, è stato assai conveniente che egli debba temere la creatura più di Dio. Per questo Paolo dice ai romani che i prìncipi non sono per il timore dell'opera buona, ma per il timore mortale e dell'opera malvagia. Essi perciò non sono altro che carnefici e sbirri (...) In verità devono essere in molti ad essere risvegliati, per ripulire con sommo zelo e con scrupoloso ardore la cristianità dagli empi governanti.”[17]
    Nonostante quest'ulteriore tentativo, già a fine settembre l'oligarchia cittadina ristabilì l'ordine, e Müntzer dovette nuovamente fuggire.
    A questo punto, Bloch sottolinea come, per la prima volta nella sua storia, Müntzer esprima un atteggiamento quasi di depressione negli “esili” di Berba e Norimberga, senza però cedere alla sconfitta. È in questo tempo infatti che produrrà due dei suoi scritti più importanti – di lì a poco scoperti e confiscati –, L'Esplicita messa a nudo della falsa fede e la Confutazione ben fondata[18], due attacchi ai signori e alla teologia luterana, in cui, secondo Bloch, è come se il pensiero del Lutero degli inizi gridasse contro il Lutero successivo, servo dei prìncipi che “con la Scrittura, copriva irreversibilmente la vita comoda, lo sfruttamento e la classe dei tiranni”[19]. È significativo come Müntzer abbia indirizzato provocatoriamente la Confutazione stessa – riprendendo tutti i titoli attribuiti da Lutero ai prìncipi nella Lettera a loro indirizzata – “all'illustrissimo e primogenito principe e onnipotente Gesù Cristo”[20], disconoscendo così l'autorità dei governanti. Questo scritto non ebbe mai, da parte di Lutero, alcuna risposta.
    La fuga da Norimberga e il lungo peregrinare tra l'Alsazia e la Svizzera, lo riportarono nella Foresta Nera dove, secondo Bloch, Müntzer contribuì in modo significativo alla rivolta contadina di Griessen, città conosciuta per aver partecipato alla formulazione dei Dodici Articoli, documento in cui erano espresse le rivendicazioni – avvalorate da argomentazioni teologiche – della classe contadina, tra cui la concessione di maggiori diritti terrieri e lavorativi, l'abolizione della servitù della gleba e una riforma sull'elezione dei parroci e sulle decime a loro destinate.
    13 E. Bloch, op. cit, p. 41
    14 T. Müntzer, Scritti Politici, p. 23
    15 T. Müntzer, Scritti Politici, p. 24
    16 T. Müntzer, Predica ai prìncipi, in Scritti Politici, p. 71
    17 E. Bloch, op. cit, p. 54
    18 testi riportati integralmente in: Thomas Müntzer, Scritti Politici, p. 89-138 19 E. Bloch, op. cit., p. 56
    20 T. Müntzer, Confutazione ben fondata, in Scritti Politici, p. 121

    La fine


    Sicuramente incoraggiato dell'incremento dei disordini avvenuto tra l'autunno del 1524 e l'inizio del '25, Müntzer riuscì a far ritorno a Mühlhausen e lì vi costituì un nuovo consiglio cittadino e trasformando quella città in quanto di più vicino all'ideale cui aveva sempre mirato. Mühlhausen fu un tentativo di collettivismo e repubblica democratica[21], ma fallì probabilmente per i diversi interessi cui tendevano popolo e borghesia; fatto sta che da lì Müntzer poté tenere i contatti con gli altri crescenti movimenti di contadini e minatori in rivolta, specialmente di Frankenhausen e Sondershausen, i quali apparivano ormai una seria minaccia per i prìncipi.
    Da qui, il teologo della rivoluzione proclamò, tra il 26 e il 27 aprile del 1525 il suo ultimo violento appello al movimento contadino, il Proclama ai cittadini di Allstedt.
    Quest'ultimo tentativo di rendere coesi i rivoltosi e sferrare l'ultimo attacco decisivo ai prìncipi non ebbe l'esito sperato da Müntzer. Di lì a un mese, gli eserciti imperiali avevano recuperato ampiamente terreno. Müntzer, ispirato dal Gedeone biblico che con soli 300 soldati era stato chiamato da Dio a difendere Israele (Gd 7,7), il 10 maggio si diresse con 300 uomini a Frankenhausen, ultima roccaforte della sua rivolta. Cinque giorni più tardi, gli eserciti dei prìncipi, alle porte della città, chiedevano la consegna di Müntzer da parte della popolazione, per porre fine a quella sommossa.
    “Guardate che Dio è dalla nostra parte, ce ne sta dando una prova in questo momento; non lo vedete l'arcobaleno nel cielo?”[22]
    Non ne seguì dunque alcuna resa, e così quello stesso giorno la città fu espugnata, portando alla morte di circa 5000 contadini, e la cattura di Thomas Müntzer.
    Definitivamente sconfitto, fu lui stesso a suggerire la resa ai cittadini di Mühlhausen, per evitare ulteriori spargimenti di sangue; e lì venne condotto il 25 maggio, dopo giorni di prigionia e torture per essere processato di fronte ai prìncipi.
    Non è del tutto chiaro come andò il processo. Se alcuni narrano di un Müntzer così preda del terrore, tanto da non riuscire nemmeno a recitare il Credo o arrivare a ritrattare le proprie idee convertendosi al cattolicesimo; la descrizione che ne fa Bloch, invece, è decisamente diversa raccontando di un Müntzer saldo fino alla fine ai propri ideali, pronto a ribadire ai prìncipi quanto essi fossero nemici del Vangelo e meritassero dunque una giusta punizione, invitandoli – persino dal patibolo – a ravvedersi e rileggere le Sacre Scritture[23].
    Comunque sia andata, la storia del teologo della rivoluzione terminò a Mühlhausen il 27 maggio 1525, con la condanna a morte per decapitazione, e il suo personaggio venne consegnato alla Storia.
    Fino al '700, con una prima lettura meno critica del teologo Gottfried Arnold e una prima indagine scientifica con Georg Theodor Strobel, il ricordo storico di Müntzer fu soprattutto una condanna teologica contro il suo ideale. Tuttavia nel XIX secolo, il teologo e storico Wilhelm Zimmermann donò a questa figura il merito di aver applicato alla politica e alla società, la libertà cristiana scoperta dalla Riforma, dando così un ampio spunto di riflessione a Friedrich Engels. Ne “La guerra dei contadini in Germania” (1850), Engels interpretò il pensiero di Müntzer in chiave marxista, e tale rimase il pensiero comune fino all'opera di Ernest Bloch del 1921.
    Secondo Bloch, infatti, non è vero che per Müntzer il Regno di Dio fosse soltanto l'ideale di un nuovo stato sociale marxista, quanto piuttosto la dimensione escatologica della libertà dei figli di Dio. Questa libertà futura Bloch la vede come fonte di ispirazione di ogni rivoluzione, e in quest'ottica attribuisce a Marx la “colpa” di aver secolarizzato il comunismo, svuotandolo proprio della predicazione chialista e trasformandolo da teologia in nazional-economia. Mentre il comunismo identificava la religione come "oppio dei popoli", Bloch vedeva in essa (cioè nel messaggio evangelico nell'interpretazione di Muntzer) un possibile motore della rivoluzione.
    21 E. Campi, introduzione a: Thomas Müntzer, Scritti Politici, p. 28
    22 Secondo l'Historie di Melantone (1525), è quanto quel giorno Müntzer affermò ai cittadini di Frankenhausen, promettendo un sicuro intervento divino contro l'esercito dei prìncipi, come riportato in:Bloch, op. cit., p. 82
    23 Anche Campi, nella sua introduzione agli Scritti Politici (p. 36), è d'accordo nell'affermare che siano state tramandate delle leggende, sulle ultime ore di Müntzer, per infamarne la figura e il ricordo

    Il proclama di Allstedt[24]


    Destinato ai cittadini di Allstedt, doveva servire come esortazione a riprendere coraggio e unirsi ai compagni minatori, sentendo la vicinanza di Dio nel combattimento contro i prìncipi tedeschi. Secondo Bloch resterà “il più appassionato e arrabbiato manifesto rivoluzionario di tutti i tempi”[25].

    Innanzitutto il vero timore di Dio, cari fratelli. Fino a quando dormirete, fino a quando non riconoscerete la volontà di Dio che, a parere vostro, vi avrebbe abbandonati? Ah quante volte vi ho spiegato quel che sarà: Dio non può rivelarsi altrimenti. Dovete restare fiduciosi (...) È il tempo giusto (...) combattete la battaglia del Signore (...) Matteo 24, Ezechiele 34, Daniele 74 [in realtà Dan 7], Esdra 16 [in realtà Es 10,1-14], Apocalisse 6, tutti passi che spiegano Romani 13 (...) non è battaglia vostra, ma di Dio.
    Come teologo di stampo spiritualista, Müntzer non rifiuta assolutamente la Scrittura che resta testimonianza di Cristo, ma sostiene come Dio non abbia mai smesso di parlare, allineandosi così ai profeti veterotestamentari, i quali non dichiaravano “Questo ha detto” – come parlando di eventi passati – ma “Questo dice il Signore”[26], annunciando sempre eventi futuri.
    Tipico del linguaggio profetico è sia il riferimento di una chiamata a eseguire un comando preciso di Dio e quale sia il tempo giusto in cui farlo, sia il fatto che Dio stesso non possa contraddirsi (Dio non può rivelarsi altrimenti), tanto che qualunque altro insegnamento o rivelazione contrario a questa chiamata a combattere, sarebbe dovuta essere interpretata come non autentica. Il tempo era giunto, non si doveva attendere oltre.
    Il riferimenti biblici riportati, danno a Müntzer un'interpretazione escatologica come giustificazione al ribellarsi ai potenti. Il contenuto di Romani 13, che il teologo spiega con questi testi, fu oggetto di discussione proprio con la teologia luterana, che lo impugnava a difesa di una posizione di non ribellione al potere politico, come forma sottomissione a Dio, il quale per sua volontà ha posto al potere i governanti, buoni o malvagi che siano. A tale tesi, Müntzer oppone l'idea – citando Osea 13,11 – che Dio abbia dato all'umanità prìncipi e signori semplicemente come effetto della sua ira verso una cristianità allontanatasi dalla Verità, e decidesse ora invece di deporli. Perciò ogni sottomissione non era più dovuta, anzi il vicino avvento del Regno di Dio imponeva a tutti i cristiani di opporsi agli empi governanti.

    Questo vi dico: se non volete soffrire a motivo di Dio, allora sarete martiri del diavolo (...) non lasciatevi impietosire, come Dio ha comandato mediante Mosè (Deuteronomio 7,1- 5). Così lo stesso ha rivelato anche a noi.
    Müntzer sosteneva che nella chiesa si fossero ormai adempiute le parole di Paolo, che preannunciava un annuncio cristiano “buonista”, fatto da persone “aventi l'apparenza della pietà, ma avendone rinnegato la potenza” (2 Tim 3,5), che attraverso l'invito a un atteggiamento pacifista verso gli empi signori, mirasse in realtà ad addormentare il popolo[27]. Al male, secondo lui, faremmo ovviamente bene a non opporci per evitarne un incremento; ma continuare a tollerare violenze ed ingiustizie inaudite, ci avrebbe resi complici. È l'amore stesso, per Müntzer, a imporre un intervento anche violento, dove necessario, e l'appello profetico poteva essere secondo lui avvalorato anche attraverso le Scritture:
    “Quando l'Eterno, il tuo DIO, ti avrà introdotto nel paese in cui entri per prenderne possesso, e avrà scacciato davanti a te molte nazioni (...) tu le sconfiggerai e le voterai al completo sterminio; non farai con esse alleanza, né userai con loro alcuna misericordia.”[28]

    Non lasciatevi impietosire, anche se Esaù vi consiglia una buona parola (Genesi 33,4). Non guardate ai lamenti degli empi (...) Battete, pink, pank, pink, pank sull'incudine di Nembrod, buttate giù la loro torre! (...) [firmato] Thomas Müntzer, servo di Dio contro gli empi.
    Secondo Müntzer era la rivelazione interiore dello Spirito Santo a rendere certi di essere figli di Dio. In quest'ottica di elezione, Giacobbe ed Esaù erano contrapposti[29] non solo come insieme degli eletti e dei reprobi, ma nel secondo si dovevano identificare i potenti della terra, contro cui i veri cristiani si sarebbero dovuti scagliare.
    Il ristabilimento del Regno di Cristo sarebbe stato conseguente alla distruzione del sistema di governo degli empi, il Nembrod (o Nimrod). Citato nel libo della Genesi[30], Nimrod è ricordato come un uomo potente, colui che iniziò il regno a Babele, città ricordata poi per la celebre Torre[31].
    Tale Torre, simbolo per Müntzer dei poteri umani in contrapposizione col governo di Dio, era rappresentata in quel tempo dai prìncipi tedeschi, e contro essa doveva intervenire il vero popolo cristiano. Con questo ideale riuscì a ispirare le rivolte contadine in Germania, divenendo per Bloch ben più di un semplice sovversivo, un vero e proprio teologo della rivoluzione.
    24 testo riportato integralmente in: Scritti Politici, p. 143-144
    25 E. Bloch, op. cit., p. 75
    26 E. Bloch, op. cit., p. 180
    27 E. Bloch, op.cit., p. 111
    28 Deu 7,1-2
    29“Com'è scritto: ho amato Giacobbe e odiato Esaù”, Rom 9,13 30 Gen 10,8-10
    31 Gen 11,1-9


    Bibliografia


    E. BLOCH, Thomas Müntzer, teologo della rivoluzione, a cura di Stefano Zecchi, Feltrinelli 2010
    T. MÜNTZER, Scritti Politici, a cura di Emidio Campi, Claudiana 2007
    G. FILORAMO e D. MENOZZI, Storia del cristianesimo, l’età moderna, Laterza 2008
    S. FRANCK, Paradossi, a cura di Marco Vannini, Morcelliana 2009
    < https://en.wikipedia.org/wiki/Thomas_Müntzer > (consultato settembre 2016)

    Edited by Oskar - 28/10/2016, 16:48
     
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    Interessante contributo, credo inoltre che sia il personaggio che i fatti, in particolare la rivolta contadina non siano molto conosciuti in Italia. Müntzer rappresentava la rivolta, non solo sul piano religioso ma, e forse soprattutto, su quello sociale, Lutero invece si appoggiava al potere dei principi che non metteva, quali che ne siano i motivi, in discussione e favorì lo sterminio dei ribelli.
    Ricordo che la grafia corretta è Müntzer, talora anche Münzer, eventualmente, ove mancasse l' ü si può scrivere Muentzer.
    Una noticina a margine, quando si dice le coincidenze! Il paese (che malgrado i suoi circa 5000 abitanti divisi in undici, se non erro, frazioni si fregia per ragioni storiche del titolo di città) in cui vivo è stato uno dei centri della rivolta contadina nel 1524, anzi a quanto si dice proprio da qui partì il 23 giugno 1524 la scintilla della rivolta. Nel suo territorio era nato Hans Müller von Bulgenbach, uno dei capi del movimento contadino.

    Qui il link a Wikipedia in italiano, ma non dice molto più del nome: Stühlingen
    In tedesco il lemma è assai più ampio: Stühlingen.
    Un accenno alla rivolta contadina c'è anche in inglese: Stühlingen


    Edited by dceg - 27/10/2016, 23:16
     
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    CITAZIONE (dceg @ 27/10/2016, 22:20) 
    Ricordo che la grafia corretta è Müntzer, talora anche Münzer, eventualmente, ove mancasse l' ü si può scrivere Muentzer.
    [/URL]

    Vero :) nel saggio naturalmente l'ho scritto correttamente ma ho avuto problemi con l'editori di ForumFree, non riuscivo a inserire la ü (ora si dal telefono).
     
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    Ho aggiornato la grafia del nome nel titolo.
     
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