LA SERBIA E L'UNIONE EUROPEA

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  1. lupog
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    Dopo due anni e mezzo di negoziati, martedì scorso a Lussemburgo è stato siglato l’Accordo di associazione e stabilizzazione (ASA) tra Belgrado e Bruxelles. L’accordo è stato firmato dal vice premier del governo serbo Bozidar Djelic e dal presidente di turno della Unione europea Dimitrij Rupel. Alla firma dell’accordo erano presenti anche il presidente serbo Boris Tadic e il ministro degli Affari Esteri Vuk Jeremic.

    L’avvio dei negoziati con l’UE, celebrato presso il palazzo dell’ex Unione statale di Serbia e Montenegro (USM), fu condotto il 10 ottobre 2005 dal commissario europeo per l’allargamento Olli Rehn, dall’allora presidente dell’Unione Serbia e Montenegro Svetozar Marovic, dai premier dei due stati membri Vojislav Kostunica e Milo Djukanovic, e da David Gauen, ambasciatore della Gran Bretagna che all’epoca aveva la presidenza di turno dell’UE.
    I negoziati iniziarono il 7 novembre 2005 quando a Belgrado si incontrarono i team negoziali dell’UE e della Serbia e Montenegro, guidati dal direttore per i Balcani occidentali al Direttorato generale per l’allargamento dell’UE Reinhard Priebe e dal capo della diplomazia dell’USM Vuk Draskovic.
    I negoziati proseguirono il 5 aprile 2006, a Belgrado, dopo che la Commissione europea aveva valutato che la Serbia e Montenegro aveva fatto un passo in avanti verso la collaborazione con il Tribunale dell’Aja.
    Secondo le valutazioni dei partecipanti, i negoziati erano riusciti, ma la loro continuazione fu condizionata alla piena collaborazione di Belgrado con il Tribunale dell’Aja.
    Un mese dopo, il 3 maggio 2006, la Commissione europea decideva di sospendere i negoziati di associazione con la Serbia e Montenegro, decisione appoggiata dai capi della diplomazia dell’UE, perché il potere di Belgrado non aveva raggiunto il richiesto livello di collaborazione con il Tribunale dell’Aja e non aveva arrestato e consegnato a questo tribunale l’accusato Ratko Mladic.
    A questa decisione aveva contribuito la valutazione insufficiente del capo procuratore del Tribunale dell’Aja Carla Del Ponte riguardo la collaborazione di Belgrado con detto tribunale.
    A causa del rinvio dei negoziati alcuni partiti di opposizione in Serbia chiesero le dimissioni del premier Vojislav Kostunica e del suo governo.
    Le dimissioni le diede solo il vice premier Miroljub Labus.
    Nel frattempo, il governo serbo nel luglio 2006 adottò il Piano di azione con l’intento di portar a termine la collaborazione con il Tribunale dell’Aja.
    La sospensione dei negoziati è durata circa un anno, i negoziati sono ripartiti dopo l’arresto e la consegna al Tribunale dell’Aja, il 31 maggio dell’anno scorso, di Zdravko Tolimir, ex capo di Stato maggiore dell’esercito serbo e stretto collaboratore di Ratko Mladic.
    Il giorno dopo il suo arresto, il commissario dell’UE per l’allargamento, Olli Rehn, annunciava la continuazione dei negoziati sull’associazione.
    I negoziati sono iniziati il 13 giugno a Bruxelles, dopo le valutazioni positive del procuratore dell’Aja Carla del Ponte.
    Dopo la ripresa i negoziati sono durati tre mesi e in quel periodo si sono tenuti cinque incontri di di carattere tecnico.
    Il team negoziale del governo serbo durante tutti e cinque gli incontri è stato guidato dal vice premier Bozidar Djelic.
    La delegazione della Serbia e l’Ue il 10 settembre 2007 a Bruxelles si sono accordate sul testo dell’Accordo di associazione e stabilizzazione (ASA). L’accordo è stato parafato a Bruxelles il 7 novembre 2007, ma Olanda e Belgio si sono opposte alla firma, insistendo sul fatto che l’accoglienza dell’accordo fosse condizionata alla piena collaborazione con il Tribunale dell’Aja.
    L’UE il 28 gennaio di quest’anno aveva offerto alla Serbia un accordo politico sul rinforzo della collaborazione in campo economico, commerciale, dell’educazione e la liberalizzazione del regime dei visti per tutti i cittadini serbi. La firma di suddetto accordo era prevista per il 7 febbraio ma è stata rinviata a causa dei disaccordi all’interno della coalizione di governo.
    (fonte B92, traduzione a cura della redazione)

    Solo pochi giorni prima dell’incontro del Consiglio dei ministri dell’UE in Lussemburgo sembrava che l’accordo non sarebbe stato offerto alla Serbia prima del mese di giugno. La posizione dell’Olanda riguardo la piena collaborazione della Serbia con il Tribunale dell’Aja era l’ostacolo maggiore alla firma dell’accordo. Persino il ministro degli Esteri del governo di Zoran Djindjic e alto funzionario del Patto di Stabilità, Goran Svilanovic, credeva fermamente che la Serbia fosse molto lontana dall’Accordo di associazione e stabilizzazione.

    Cosa sia accaduto dietro le porte chiuse a Lussemburgo non è ancora noto. Si sa invece che la seduta dei ministri europei è durata fino a notte tarda e che in seguito, alla fine delle trattative durate parecchie ore l’Olanda ha accettato che alla Serbia venisse offerto l’accordo a condizione che sia applicato solo se la Serbia collaborerà totalmente con il Tribunale dell’Aja. Che l’accordo sarebbe stato firmato era intuibile già martedì a mezzogiorno quando il capo della diplomazia serba Vuk Jeremic aveva annunciato con toni trionfali che la Serbia aveva ottenuto una rande vittoria diplomatica.

    La firma dell’accordo è stata seguita dai cittadini serbi nella diretta da Lussemburgo. Alcuni minuti prima della firma dell’ASA il presidente di turino dell’Unione europea, Dimitriji Rupel, aveva annunciato che “questo è un giorno fortunato sia per l’Unione europea che per la Serbia. L’Europa ha aperto le porte ai politici serbi e al popolo della Serbia”.

    Il vice premier serbo Bozidar Djelic, dopo la firma dell’accordo, ha detto che “solo una Serbia forte, che coraggiosamente lotta contro tutte le ingiustizie che ha subito, sarà in grado di lottare per i propri interessi. La voce della Serbia si farà sentire. La Serbia e l’identità della Serbia saranno rispettate”. Djelic ha aggiunto che firma l’accordo come patriota serbo e che la firma la appone in cirillico, fatto che indica il mantenimento dell’identità della Serbia nella famiglia dei popoli europei.

    Alla conferenza stampa seguita alla firma dell’ASA il presidente della Serbia, Boris Tadic, non ha nascosto la sua soddisfazione. Tadic ha dichiarato che l’ASA è un prodotto del lavoro del governo di Zoran Djindjic e di Vojislav Kostunica. Nella dichiarazione ripresa dal quotidiano “Vecernje Novosti”, Tadic ha detto che “noi in Serbia consideriamo l’Unione europea come il massimo obiettivo e come garanzia per la pace sul continente”.

    Tadic ha dichiarato che per la Serbia è molto importante il fatto che l’Europa difenda l’identità dei differenti popoli perché “noi siamo un grande popolo per quanto abbiamo fatto, e non per quanto per quanto siamo numerosi”. Tadic ai cittadini serbi ha detto che l’ASA consente la prosperità economica ed introduce la Serbia nelle relazioni contrattuali con l’Unione europea.

    Tadic ha sottolineato ancora una volta che la firma dell’ASA non ha nulla a che fare con la rinuncia al futuro status del Kosovo e ha rigettato le accuse sul fatto che la firma dell’ASA è un atto di tradimento verso il Kosovo, dichiarando che gli interessi legittimi della Serbia e il mantenimento del Kosovo all’interno della Serbia possono essere ottenuti solo se la Serbia sarà un membro come gli altri dell’UE.

    L’alto rappresentante dell’UE per la politica estera e la sicurezza, Javier Solana, ha detto che la forma dell’ASA è “un gran giorno per la Serbia e per l'unione europea”. Solana ha precisato ai giovani in Serbia che l’Europa è la loro casa.

    Il commissario europeo per l’allargamento, Olli Rehn, con soddisfazione ha constatato che gli annosi sforzi per firmare l’ASA con la Serbia hanno dato i loro frutti e ha aggiunto che è stato inviato un chiaro segnale alla Serbia per la sua prospettiva europea.

    L’edizione speciale per le festività del quotidiano “Politika” riporta gli auguri di Rehn ai cittadini serbi in cui dice che “questo è un avanzamento nelle relazioni tra la Serbia e l’UE, e con la firma dell’accordo si aprono le porte per la candidatura della Serbia a diventare membro dell’Unione”.

    Rehn ha dichiarato che l’ASA è neutrale per quanto concerne lo status del Kosovo e che il governo serbo ha accettato il mandato di negoziare sull’ASA sapendo che all’articolo 135 l’accordo indica chiaramente che esso non comprende il Kosovo. Nella dichiarazione che da Lussemburgo ha ripreso il “Novosti”, Rehn dice che “l’accordo è per quanto concerne lo status neutrale, e tutti quelli che dicono il contrario non dicono la verità”.

    Nelle conclusioni del Consiglio dei ministri viene espressa soddisfazione per la firma dell’ASA, con la sottolineatura che si tratta di un passo importante sulla strada della Serbia verso l’UE. Nelle conclusioni si legge inoltre che la piena collaborazione con l’Aja, compresi tutti i possibili sforzi per arrestare e consegnare gli accusati, restano un elemento chiave di questo accordo. Il testo dell’ASA sarà inviato ai parlamenti dei paesi membri per la ratifica, mentre l’accordo temporaneo sarà applicato quando il Consiglio avrà constatato che la Serbia collabora pienamente con il Tribunale dell’Aja.

    Per alcuni un risultato effimero, per altri un giorno storico per la Serbia. L’ASA ha infranto anche quella scarsa unità che ancora resisteva fra i rappresentanti politici serbi.

    I partiti di orientamento europeo si aspettano che la firma dell’accordo funga da “vento in poppa”, ed allo stesso modo vedono anche la firma del Memorandum sulla partnership strategica con la Fiat firmato mercoledì. La firma dell’ASA è stata accolta con favore da tutti i partiti delle minoranze, così come dal Partito liberal democratico (LDP), il cui leader Cedomir Jovanovic ha dichiarato che difenderà il presidente Tadic dalle accuse e dai colpi dei rivali.

    Dall’altra parte, salve di insoddisfazione, di parole pesanti e di accuse sono giunte dalla coalizione popolare del premier Kostunica e del ministro Ilic. Dalla sede del Partito democratico della Serbia e Nuova Serbia (DSS-NS) si sono udite parole di una retorica che risale al tempo di Milosevic. 'Traditori', 'truffatori', 'criminali che hanno venduto il Kosovo', sono solo alcune delle espressioni con cui i popolari si sono rivolti al presidente della Serbia e al vice premier.

    Il premier Kostunica in una dichiarazione per “Politika” afferma che la forma dell’ASA è un atto anticostituzionale e antistatale e per ciò stesso illegale e completamente illegittimo. Kostunica afferma che il presidente della Serbia “con la sua firma sull’accordo di Solana non disonorerà la Serbia, ma solo se stesso” e ha aggiunto che il nuovo governo e il nuovo parlamento lo annullerà immediatamente, perché “mai e a nessuno permetteremo che in nome della Serbia si firmi l’indipendenza del Kosovo”.

    Il collegamento tra l’ASA e il Kosovo è stato spiegato in modo ancora più teatrale dal ministro per gli Investimenti Velimir Ilic. In un discorso acceso, durante un meeting della campagna elettorale della coalizione dei popolari, Ilic ha chiamato a tutta voce Tadic 'traditore'.

    Il ministro all’Istruzione Zoran Loncar (DSS), in una dichiarazione riportata da “Novosti” dice che “con disprezzo rigetta questo timbro di Giuda che Tadic ha apposto sul foglio di Solana e del quale dovrà rispondere. La Serbia non sarà amministrata da Solana, dalla NATO o dai loro uomini Tadic, Canak e Dinkic”.

    Anche il Partito radicale serbo (SRS) ritiene che l’accordo sia un tradimento della Serbia. Dragan Todorovic, vicepresidente del partito, sostiene che la firma dell’ASA equivale alla firma del patto con le forze dell’Asse durante la Seconda guerra mondiale. Todorovic ha dichiarato che il nuovo parlamento annullerà l’ASA e avvierà una procedura per destituire il presidente Tadic.

    Il leader del Partito socialista della Serbia (SPS) Ivica Dacic considera che nessuno abbia il potere di firmare qualsiasi accordo con l’UE finché non verrà chiarito se l’UE considera la Serbia uno stato nella sua interezza. Dacic, però, si è astenuto da parole pesanti e ha precisato che lui personalmente non è contrario alle integrazioni europee, ma che ritiene la firma dell’ASA un trucco elettorale.

    Secondo la maggior parte degli analisti, il limite è stato superato. È sempre più certa la possibilità di un accordo post elettorale tra DSS-NS e SRS. I rappresentati di questi partiti politici, nelle loro dichiarazioni, affermano che la firma dell’ASA sarà dal parlamento, cosa che implicitamente indica una possibile alleanza delle cosiddette forze patriottiche.

    Zoran Lucic, del Centro per le libere elezioni e la democrazia (Cesid), ritiene che dalla firma dell’ASA avranno di che guadagnare sia l’uno che l’altro blocco, ma che ciò dipenderà dall’abilità dei partiti nell’articolare e sfruttare mediaticamente questa informazione. Lucic sostiene che la firma dell’ASA e l’atmosfera incandescente influiranno sull’aumento del numero di elettori che andranno a votare l’11 maggio.

    Il giorno della firma dell’ASA per alcuni è stato un giorno molto felice. Nelle vie centrali di Belgrado, Novi Sad, Nis e Kragujevac le auto giravano con le bandiere del Partito democratico, G17 e LDP e dell’Unione europea, mentre nelle piazze e davanti alle sedi dei partiti durante il pomeriggio si sono riuniti i sostenitori dell’integrazione europea della Serbia. Gli oppositori all’accordo ieri non erano per le strade delle città serbe, e non ci sono stati scontri né tensioni.

    Infine, un parallelo interessante è stato sollevato da Vuk Draskovic, leader del Partito per il rinnovamento serbo (SPO), durante la trasmissione di B92 'Kaziprst'. Draskovic dice che all’inizio del XX secolo in Serbia si erano opposti alla firma dell’Accordo sulle ferrovie, affermando che la locomotiva fosse il diavolo e che avrebbe portato tutto il male da occidente. Le resistenze maggiori provenivano dal Partito radicale serbo. Un secolo dopo, stessi attori, stessa storia.



    Cronologia dei negoziati tra l’UE e la Serbia

    L’avvio dei negoziati con l’UE, celebrato presso il palazzo dell’ex Unione statale di Serbia e Montenegro (USM), fu condotto il 10 ottobre 2005 dal commissario europeo per l’allargamento Olli Rehn, dall’allora presidente dell’Unione Serbia e Montenegro Svetozar Marovic, dai premier dei due stati membri Vojislav Kostunica e Milo Djukanovic, e da David Gauen, ambasciatore della Gran Bretagna che all’epoca aveva la presidenza di turno dell’UE.
    I negoziati iniziarono il 7 novembre 2005 quando a Belgrado si incontrarono i team negoziali dell’UE e della Serbia e Montenegro, guidati dal direttore per i Balcani occidentali al Direttorato generale per l’allargamento dell’UE Reinhard Priebe e dal capo della diplomazia dell’USM Vuk Draskovic.
    I negoziati proseguirono il 5 aprile 2006, a Belgrado, dopo che la Commissione europea aveva valutato che la Serbia e Montenegro aveva fatto un passo in avanti verso la collaborazione con il Tribunale dell’Aja.
    Secondo le valutazioni dei partecipanti, i negoziati erano riusciti, ma la loro continuazione fu condizionata alla piena collaborazione di Belgrado con il Tribunale dell’Aja.
    Un mese dopo, il 3 maggio 2006, la Commissione europea decideva di sospendere i negoziati di associazione con la Serbia e Montenegro, decisione appoggiata dai capi della diplomazia dell’UE, perché il potere di Belgrado non aveva raggiunto il richiesto livello di collaborazione con il Tribunale dell’Aja e non aveva arrestato e consegnato a questo tribunale l’accusato Ratko Mladic.
    A questa decisione aveva contribuito la valutazione insufficiente del capo procuratore del Tribunale dell’Aja Carla Del Ponte riguardo la collaborazione di Belgrado con detto tribunale.
    A causa del rinvio dei negoziati alcuni partiti di opposizione in Serbia chiesero le dimissioni del premier Vojislav Kostunica e del suo governo.
    Le dimissioni le diede solo il vice premier Miroljub Labus.
    Nel frattempo, il governo serbo nel luglio 2006 adottò il Piano di azione con l’intento di portar a termine la collaborazione con il Tribunale dell’Aja.
    La sospensione dei negoziati è durata circa un anno, i negoziati sono ripartiti dopo l’arresto e la consegna al Tribunale dell’Aja, il 31 maggio dell’anno scorso, di Zdravko Tolimir, ex capo di Stato maggiore dell’esercito serbo e stretto collaboratore di Ratko Mladic.
    Il giorno dopo il suo arresto, il commissario dell’UE per l’allargamento, Olli Rehn, annunciava la continuazione dei negoziati sull’associazione.
    I negoziati sono iniziati il 13 giugno a Bruxelles, dopo le valutazioni positive del procuratore dell’Aja Carla del Ponte.
    Dopo la ripresa i negoziati sono durati tre mesi e in quel periodo si sono tenuti cinque incontri di di carattere tecnico.
    Il team negoziale del governo serbo durante tutti e cinque gli incontri è stato guidato dal vice premier Bozidar Djelic.
    La delegazione della Serbia e l’Ue il 10 settembre 2007 a Bruxelles si sono accordate sul testo dell’Accordo di associazione e stabilizzazione (ASA). L’accordo è stato parafato a Bruxelles il 7 novembre 2007, ma Olanda e Belgio si sono opposte alla firma, insistendo sul fatto che l’accoglienza dell’accordo fosse condizionata alla piena collaborazione con il Tribunale dell’Aja.
    L’UE il 28 gennaio di quest’anno aveva offerto alla Serbia un accordo politico sul rinforzo della collaborazione in campo economico, commerciale, dell’educazione e la liberalizzazione del regime dei visti per tutti i cittadini serbi. La firma di suddetto accordo era prevista per il 7 febbraio ma è stata rinviata a causa dei disaccordi all’interno della coalizione di governo.
    (fonte B92, traduzione a cura della redazione)

    FONTE: OSSERRVATORIO SUI BALCANI
     
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