Raid di Entebbe

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  1. gaspaol
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    Nel 40° anniversario dall’evento vorrei ricordare quella che fu forse la più eccezionale e riuscita operazione di salvataggio di ostaggi della storia. Nel luglio del ‘76 forze speciali israeliane riuscirono ad estrarre più di 100 ostaggi da un aeroporto di un paese ostile a più di 4000 km di distanza dalla propria base. Le perdite furono minime e la missione fu un enorme successo militare e di immagine.

    ANTEFATTO
    Il 27 giugno il volo Tel Aviv-Parigi con più di 200 passeggeri, molti dei quali Israeliani o ebrei, fece tappa ad Atene per caricare altri passeggeri. Due di questi erano membri del gruppo terroristico marxista palestinese Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina-Operazioni Esterne (FPLP-OE) e due del gruppo tedesco Celle Rivoluzionarie. Poco dopo il decollo verso Parigi i terroristi con armi automatiche e granate presero possesso dell’aereo che fu dirottato prima a Bengasi, dove rimase per sette ore, poi a Entebbe nell’Uganda del dittatore Idi Amin.
    Il suo regime, che divenne in quegli anni il simbolo delle dittature militari africane per la sua ferocia e imprevedibilità, era stato inizialmente vicino all’occidente e supportato militarmente da Israele. Già un anno dopo però Amin si avvicinò a Gheddafi rompendo i rapporti con Tel Aviv iniziando a dimostrare una forte ostilità verso quest’ultima ed arrivando perfino a lanciare vuote minacce di guerra.
    Ad Entebbe altri sei terroristi si unirono ai dirottatori e questi insieme all’esercito ugandese spostarono passeggeri ed equipaggio in un terminal in disuso.
    Ci furono visite quotidiane di Amin con un seguito di giornalisti occidentali. Il dittatore, pur fornendo chiaramente appoggio materiale ai terroristi, cercò di assumere il ruolo di mediatore agli occhi degli ostaggi e dei media internazionali.
    Col passare dei giorni furono selezionati e rilasciate 148 persone. I 106 rimasti erano perlopiù cittadini israeliani o ebrei, alcuni dei quali sopravvisuti ai campi nazisti.
    Come previsto i terroristi lanciarono un ultimatum che prevedeva l’inizio dell’esecuzione di ostaggi finchè non fossero stati rilasciati 53 prigionieri palestinesi.

    OPERAZIONE FULMINE
    Nel frattempo il governo israeliano stava tentando diverse soluzioni diplomatiche alla crisi e riuscì a far prorogare l’ultimatum dal 1 al 4 luglio. Inoltre fu chiesto agli USA di fare pressioni sul presidente egiziano Sadat perchè richiedesse ad Amin la liberazione degli ostaggi. Al tempo stesso però i giorni guadagnati furono fondamentali per l’organizzazione segreta dell’operazione militare che sembrava diventare man mano sempre più inevitabile. Grazie alla ditta israeliana che aveva costruito il terminal di Entebbe e ai resoconti degli ostaggi liberati fu possibile riprodurre l’edificio per l’addestramento e avere informazioni aggiornate sulla situazione. Fu anche valutata la liberazione dei prigionieri palestinesi nel caso che le probabilità di riuscita della missione si fossero rivelate troppo basse.
    La data dell’ultimatum era ormai molto vicina e fu deciso di dare il via alla missione. Il governo tuttavia autorizzò formalmente l’Operazione Fulmine solo la sera del 3 luglio, quando gli aerei erano già in volo.
    Quattro C-130 partirono dalla base di Sharm el Sheik carichi di circa 100 soldati e mezzi militari. Durante il volo sul Mar Rosso gli aerei furono costretti a scendere a 30 m di altitudine per evitare i radar egiziani e sauditi per poi salire di quota durante il sorvolo di Etiopia e Kenya.
    A causa della distanza dell’obiettivo fu necessario cercare l’appoggio logistico di un paese vicino. Ehud Barak partì qualche giorno prima per il Kenya e riuscì ad operazione in corso ad ottenere dal presidente Jomo Kenyatta il permesso di sorvolo e soprattutto di atterraggio e rifornimento nello stato africano.
    Gli aerei da trasporto erano accompagnati a distanza da due Boeing 707 con livrea della compagnia aerea El Al. In verità però uno di questi era stato adibito ad aereo ospedale e l’altro a centro di comando. Il primo atterrò all’aeroporto di Nairobi e il secondo sorvolò il lago Vittoria durante la missione per coordinare le truppe a terra.
    Il primo Hercules sorvolò a bassissima quota il lago Vittoria e alle 23:00 atterrò ad Entebbe con le luci di atterraggio spente e la rampa di carico già abbassata piazzando poi delle luci sulla pista per i velivoli successivi. Da questo aereo, in un punto lontano dal terminal, uscirono una mercedes nera con targa e bandiera ugandese e due Land Rover. Gli occupanti con divise ugandesi e faccia annerita erano naturalmente soldati israeliani e l’obiettivo era arrivare al terminal fingendosi un convoglio presidenziale. Durante l’avvicinamento però furono fermati ad un posto di blocco e lo scontro a fuoco conseguente allertò definitivamente la guarnigione militare ugandese. Lo strano convoglio tuttavia raggiunse velocemente il terminal dove gli israeliani in pochi minuti uccisero quattro dei terroristi e un ostaggio per errore. Nel frattempo gli altri tre C-130 erano atterrati fermandosi vicino all'edificio con rinforzi di truppe e mezzi corazzati. Per diversi minuti ci fu una violenta battaglia contro le forze ugandesi presenti in aeroporto ed arrivate da una base vicina. Nello scontro fu ucciso il comandante Yonatan Netanyahu, fratello dell’attuale presidente Benjamin, insieme a circa quaranta soldati ugandesi e a due degli ostaggi che venivano caricati velocemente su uno degli aerei. Il resto dei soldati israeliani prima di partire a loro volta distrussero il centro radar e 11 Mig dell’aviazione ugandese per evitare di essere seguiti ed abbattuti. In tutto gli Hercules israeliani rimasero a terra ad Entebbe per soli 53 minuti.
    Tutti i velivoli fecero tappa per rifornimento di carburante a Nairobi dove i feriti furono trasferiti su uno dei 707. Al momento dell’atterraggio a Tel Aviv ormai tutto il mondo era a conoscenza di quello che era successo e gli ostaggi liberati furono accolti dai loro parenti, dal ministro della difesa Peres e dal primo ministro Rabin.

    CONCLUSIONE
    La furia di Amin causò immediate rappresaglie. Dora Bloch, che al momento della missione era ricoverata in ospedale a Kampala, fu prelevata ed assassinata da ufficiali ugandesi e centinaia di cittadini kenyani residenti in Uganda furono uccisi a causa del ruolo del loro paese nella vicenda. Successivamente morirono in attentati un ministro kenyano coinvolto nell’operazione e due anni più tardi altre 20 persone in un hotel di Nairobi posseduto da un membro della comunità ebraica.
    Wadie Haddad, il leader del braccio armato del FPLP ed ideatore del dirottamento morì di leucemia nel 1978 mentre si trovava nella DDR. Secondo testimonianze di membri del Mossad la malattia fu causata da un pacco di cioccolatini belgi mandato da loro.
    Dopo la missione israeliana la lunga serie decennale di dirottamenti da parte di gruppi armati filopalestinesi diretti a cittadini israeliani cessò definitivamente.
    Credo sia interessante notare come tutte le missioni simili tentate dagli americani in territorio ostile negli stessi anni (crisi degli ostaggi in Iran, incidente del Mayaguez in Cambogia, Operazione Ivory Coast in Vietnam) sono tutte fallite miseramente soprattutto per carenza di informazioni e comunicazione. Infatti ancora oggi l’operazione Fulmine rimane unica nel suo genere per le sue premesse al limite dell’impossibile e per il suo successo altrettanto incredibile.
     
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    Grazie gaspaol, davvero un contributo prezioso. Conoscevo poco la vicenda, ho letto con grande interesse la ricostruzione che ne hai fatto.
     
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    Un episodio che avevo dimenticato, anche se ora ricordo. Grazie per il contributo. Inoltre Idi Amin („His Excellency, President for Life, Field Marshal Al Hadji Doctor Idi Amin Dada, VC, DSO, MC, Lord of All the Beasts of the Earth and Fishes of the Seas and Conqueror of the British Empire in Africa in General and Uganda in Particular“ il titolo che si era dato) era un personaggio quanto meno funesto, responsabile della morte di parecchie centinaia di migliaia di persone. Morì in esilio in Arabia Saudita (ognuno pensi quel che vuole) nel 2003.

    L'episodio ha analogie con quello di un anno successivo del rapimento del volo Lufthansa 181 "Landshut"
    https://en.wikipedia.org/wiki/Lufthansa_Flight_181

    Non erano anni facili neanche quelli!
     
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  4. gaspaol
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    Ho letto del "Landshut". Operazione riuscitissima anche quella, però bisogna dire che in quel caso le forze speciali tedesche hanno eliminato i tre dirottatori e liberato gli ostaggi a Mogadiscio avendo l'appoggio del governo somalo. Entrambi i casi comunque hanno dimostrato che i dirottatori difficilmente avrebbero potuto trovare dei luoghi sicuri dove ripararsi e tenere centinaia di persone in ostaggio. Questo e l'introduzione di maggiori misure di sicurezza in tutti gli aeroporti hanno decisamente diminuito il numero di dirottamenti negli anni '80.

    Uno dei tanti dirottamenti di quegli anni che fa capire quanto fosse facile e diffuso fu quello di un ex-marine americano di origini italiane che nel 1969 riuscì a farsi portare dalla California a Roma per andare a trovare il padre morente. Nessun morto, 6900 miglia percorse e quattro tappe intermedie.
     
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    Uno dei tanti dirottamenti di quegli anni che fa capire quanto fosse facile e diffuso fu quello di un ex-marine americano di origini italiane che nel 1969 riuscì a farsi portare dalla California a Roma per andare a trovare il padre morente. Nessun morto, 6900 miglia percorse e quattro tappe intermedie.

    Incredibile. Hai qualche link per approfondire la vicenda?
     
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    Ad esempio:
    http://www.2duerighe.com/rubriche/storie/1...lla-storia.html
    www.corriereirpinia.it/default.php?id=8&art_id=11090
    https://lucamartera.blogspot.de/2010/08/ra...irottatore.html
     
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    Ricordo un bel film sull'operazione, non ricordando il titolo ho cercato su Wiky e risulta che ne hanno fatti 3, credo fosse il primo, o magari li ho visti tutti e 3 e nel ricordo li mischio:

    Victory At Entebbe (Titolo italiano: La lunga notte di Entebbe) del 1976, con Anthony Hopkins, Burt Lancaster, Elizabeth Taylor e Richard Dreyfuss, per la regia di Marvin J. Chomsky;

    Raid On Entebbe (Titolo italiano: I leoni della Guerra) del 1977, con Peter Finch, Horst Buchholz, Charles Bronson, Yaphet Kotto, per la regia di Irvin Kershner;

    Mivtsa Yonatan (Titolo italiano: La notte dei falchi, Titolo inglese: Operation Thunderbolt) (1977), con l'israeliano Yehoram Gaon nella parte del Col. Netanyahu, con Sybil Danning e Klaus Kinski nel ruolo di dirottatori, per la regia di Menahem Golan.
     
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  8. gaspaol
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    Leggo ora che Benjamin Netanyahu ha iniziato ieri una visita dei paesi dell'Africa orientale partendo proprio da Kampala in Uganda scegliendo non a caso il giorno dell'anniversario dell'operazione Fulmine. Curioso poi che ci sia in Uganda una statua del fratello caduto.

    www.bbc.com/news/world-africa-36702152
     
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    Idi Amin, il dittatore ugandese, aveva assolto nel 1966 un addestramento militare da paracadutista in Israele. La politica israeliana in quegli anni, ma forse non solo, era alquanto spregiudicata nella scelta delle alleanze, tra cui quella con il Sud Africa razzista dell'Apartheid.
     
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  10. gaspaol
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    Si negli anni '50 e '60 Israele appariva a molte giovani nazioni africane come un possibile alleato per la storia comune di emancipazione coloniale.
    Non l'ho trovata su internet, ma ricordo un'immagine propagandistica sovietica dei primi anni '50 dove fra le bandiere dei paesi alleati c'era anche quella israeliana.
    Poi dagli anni '70, soprattutto per l'azione diplomatica di Gheddafi, molti stati africani si allontanarono da Israele.
    Riguardo ai rapporti col Sudafrica bisogna anche dire che sono state molte le nazioni che hanno aggirato o ignorato l'embargo dell'ONU sugli armamenti e fra queste c'è anche l'Italia che è riuscita a vendere elicotteri Agusta anche alla Rhodesia usando Israele come intermediario.
     
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    Se non erro Israele e Sud Africa collaborarono per la costruzione della bomba atomica che non hanno :B):
     
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  12. gaspaol
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    Infatti sembra che Israele e Sudafrica insieme abbiano compiuto un test nucleare nel '79 in mezzo all'oceano Indiano sperando che non fosse rilevato.
     
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11 replies since 2/7/2016, 18:43   266 views
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