Storici della Roma Antica

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  1. RomulusDeRoma
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    si si, intanto prendo appunti su chi e cosa comprare, li compro e piano piano me li leggerò tutti :)
     
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  2. RomulusDeRoma
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    Ammiano Marcellino è a casa :) ovviamente prima finisco Livio :)
     
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  3. RomulusDeRoma
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    Gli studi di F. Gregorovius del XIX sec. sono ottimi e attendibili?
     
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    Gregorovius non credo si possa considerare uno storico di Storia romana, più un sostenitore dell'influenza classica sul rinascimento, ma dico così, per sentito dire, di lui non ho mai letto nulla, se vuoi un testo basilare ottocentesco, come già consigliato, è la "Storia di Roma" del Mommsen, che gli fruttò il Nobel per la letteratura, riguarda solo il periodo repubblicano, ma è una pietra fondamentale della moderna storiografia, ed è pure di "relativamente" facile lettura.
    Altro testo basilare è "Declino e caduta dell'Impero romano" del Gibbon, opera settecentesca, forse il primo esempio di storiografia moderna, fortemente influenzata dall'illuminismo.

    Edited by Romeottavio - 25/4/2016, 17:28
     
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  5. VestarariusTheophylactus
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    Una domanda: quando Livio parla del duello fra un barbaro dei Galli e Tito Manlio Imperioso Torquato (libro VII - 10), dice che Manlio prese una spada ispanica (Hispano cingitur gladio). All'epoca di questi avvenimenti sull'Aniene, (361 a.C. il duello), i romani non avevano conquistato la Spagna, ma commerciavano con le popolazione della stessa per conoscere le loro spade?
    Grazie
     
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    CITAZIONE (VestarariusTheophylactus @ 18/3/2017, 12:40) 
    Una domanda: quando Livio parla del duello fra un barbaro dei Galli e Tito Manlio Imperioso Torquato (libro VII - 10), dice che Manlio prese una spada ispanica (Hispano cingitur gladio). All'epoca di questi avvenimenti sull'Aniene, (361 a.C. il duello), i romani non avevano conquistato la Spagna, ma commerciavano con le popolazione della stessa per conoscere le loro spade?
    Grazie

    Se accetti una risposta "a sentimento", buttata là senza aver avuto il tempo di rileggermi il passo menzionato, io non la farei così difficile. Secondo me Livio sta semplicemente usando termini chiari ( e "d'ordinanza") ai suoi tempi per marcare narrativamente la differenza fra la spada corta corta di Manlio e quella smisuratamente lunga della quale -in quanto Gallo- doveva sicuramente essere armato il suo avversario. Insomma sta dipingendo una specie di Davide contro Golia. ;)
     
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    Quindi secondo te, LA, Hispanus indicherebbe gli ibero-celti come sinonimo dei celti in genere?
     
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    La spatha hispanica è quella che noi chiamiamo falcata, e così i romani la chiamavano, anche se usata da altri che gli ispanici, che comunque erano celtiberi, Livio voleva indicare un tipo ed una forma di spada che al tempo in cui srisse si nominava hispanica.

    PS: C'è anche da dire che la falcata iberica deriva dalle spade greche di età classica, che probabilmente ai tempi di Manlio protagonista delle guerre latine, dovevano essere comuni nelle città della Magna Grecia e quindi reperibili, credo si possa affermare che le prime spade derivassero dalle falci, come tutte le armi da guerra derivarono da strumenti agricoli o di caccia, la cui forma poi si specializzò per usi specifici.
    Aggiungerei che nei particolari Livio, come tutti gli scrittori, descriveva cose che non aveva certo visto di persona, e un minimo di fantasia magari involontaria è sempre da mettere in conto.

    Edited by Romeottavio - 19/3/2017, 09:04
     
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    CITAZIONE (dceg @ 18/3/2017, 22:22) 
    Quindi secondo te, LA, Hispanus indicherebbe gli ibero-celti come sinonimo dei celti in genere?

    No, no: non era quella la mia idea.

    Ancora non ho fatto a tempo a rileggermi il passo in questione, ma se intuisco giusto qui il riferimento è semplicemente alla espressione tecnica usuale che in epoca successiva a quella dei fatti narrati (ma prevedibilmente familiare a Livio e ai suoi contemporanei) era diffusa per la lama corta "d'ordinanza" delle legioni, appunto il gladio cosiddetto "ispanico".
    Perché si chiamasse così e da quando onestamente non lo so, ma vedo ora che c'è un lemma di Wikipedia a riguardo, magari chi è interessato può approfondire: https://it.wikipedia.org/wiki/Gladius_hispaniensis.

    Il ragionamento su una possibile lama falcata francamente non mi sembra calzante, ma potrei sbagliarmi.

    Il passo -ma occhio, perché sto commentando senza essermelo riletto e ciò è male da parte mia- potrebbe voler dire che Manlio è armato con una lama corta, la quale obbliga ad un coraggioso corpo a corpo e apparentemente sembrerebbe condannarlo alla morte in duello contro un avversario che probabilmente di spada doveva averne una esageratamente lunga. Però l'arma di Manlio è suggestiva perché è l'arma identitaria di ogni buon Romano (credo che ancora in Cicerone -mi pare in riferimento al marito della propria figlia, ma potrei sbagliarmi- ci sia un cenno di disappunto verso l'esibizione di spade esageratamente lunghe).
    E alla fine è Manlio che vince.
    Insomma, si sta psicologicamente rappresentando un po' una situazione da "spaghetti western": quando un uomo con il gladio incontra un uomo con una spadona assurda . . . :D :D :D
     
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    Sì, sì, direi proprio che il tono è esattamente quello di "quando un uomo con il gladio incontra un Gallo con una spadona, il Gallo con la spadona è un uomo morto", ci manca solo qualche cespuglio che rotola nel vento e qualche primo piano di faccia messicana molto sudata :lol: :lol: :lol:
    E soprattutto direi che le indicazioni sull'armamento e sulla tecnica di combattimento sono fortemente ispirate a suggestioni etnico-nazionalistiche.
    Questo il testo:


    Eo certe anno Galli ad tertium lapidem Salaria via trans pontem Anienis castra habuere.

    Dictator cum tumultus Gallici causa iustitium edixisset, omnes iuniores sacramento adegit ingentique exercitu ab urbe profectus in citeriore ripa Anienis castra posuit. Pons in medio erat, neutris rumpentibus ne timoris indicium esset. Proelia de occupando ponte crebra erant, nec qui potirentur incertis viribus satis discerni poterat. Tum eximia corporis magnitudine in vacuum pontem Gallus processit et quantum maxima voce potuit , "Quem nunc" inquit "Roma virum fortissimum habet, procedat agedum ad pugnam, ut noster duorum eventus ostendat utra gens bello sit melior."

    Diu inter primores iuvenum Romanorum silentium fuit, cum et abnuere certamen vererentur et praecipuam sortem periculi petere nollent; tum T. Manlius L. Filius, qui patrem a vexatione tribunicia vindicaverat, ex statione ad dictatorem pergit. "Iniussu tuo" inquit, "imperator, extra ordinem nunquam pugnaverim, non si certam victoriam videam: si tu permittis, volo ego illi beluae ostendere, quando adeo ferox praesultat hostium signis, me ex ea familia ortum quae Gallorum agmen ex rupe Tarpeia deiecit." Tum dictator "Macte virtute" inquit "ac pietate in patrem patriamque, T. Manli, esto. Perge et nomen Romanum invictum iuvantibus dis praesta." Armant inde iuvenem aequales; pedestre scutum capit, Hispano cingitur gladio ad propiorem habili pugnam. Armatum adornatumque adversus Gallum stolide laetum et—quoniam id quoque memoria dignum antiquis visum est—linguam etiam ab inrisu exserentem producunt. Recipiunt inde se ad stationem; et duo in medio armati spectaculi magis more quam lege belli destituuntur, nequaquam visu ac specie aestimantibus pares. Corpus alteri magnitudine eximium, versicolori veste pictisque et auro caelatis refulgens armis; media in altero militaris statura modicaque in armis habilibus magis quam decoris species; non cantus, non exsultatio armorumque agitatio vana sed pectus animorum iraeque tacitae plenum; omnem ferociam in discrimen ipsum certaminis distulerat. Ubi constitere inter duas acies tot circa mortalium animis spe metuque pendentibus, Gallus velut moles superne imminens proiecto laeva scuto in advenientis arma hostis vanum caesim cum ingenti sonitu ensem deiecit; Romanus mucrone subrecto, cum scuto scutum imum perculisset totoque corpore interior periculo volneris factus insinuasset se inter corpus armaque, uno alteroque subinde ictu ventrem atque inguina hausit et in spatium ingens ruentem porrexit hostem. Iacentis inde corpus ab omni alia vexatione intactum uno torque spoliavit, quem respersum cruore collo circumdedit suo. Defixerat pavor cum admiratione Gallos: Romani alacres ab statione obviam militi suo progressi, gratulantes laudantesque ad dictatorem perducunt. Inter carminum prope in modum incondita quaedam militariter ioculantes Torquati cognomen auditum; celebratum deinde posteris etiam familiae honori fuit. Dictator coronam auream addidit donum mirisque pro contione eam pugnam laudibus tulit.

    Et hercule tanti ea ad universi belli eventum momenti dimicatio fuit, ut Gallorum exercitus proxima nocte relictis trepide castris in Tiburtem agrum atque inde societate belli facta commeatuque benigne ab Tiburtibus adiutus mox in Campaniam transierit.


    (Titi Livi Ab Urbe Condita, VII,9-11)
    www.thelatinlibrary.com/livy/liv.7.shtml#10


    La state sentendo anche voi la colonna sonora di Morricone? :lol: :lol: :lol:

    Notare che l'arma di Manlio ad un certo punto viene detta "mucro" e che il suo colpo è inferto di punta da distanza ravvicinatissima e dal basso, dopo una schivata ed un momentaneo impiego dello scudo per sbilanciare l'avversario. E' la tipica azione da combattimento legionario. Probabilmente l'ABC delle reclute romane di età repubblicana. :o:
     
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