|
|
|
Questa visione secondo cui il politeismo o il paganesimo sarebbero forme di religiosità più tolleranti e conciliabili con la società democratica rispetto a una fede monoteistica come il cristianesimo è un luogo comune che si può contestare sia da un punto di vista storico che filosofico. Storicamente si possono citare il processo e la condanna a morte di Socrate, accusato di "non credere agli dei", l'aver esiliato alla vigilia della campagna militare decisiva della guerra del Peloponneso un generale come Alcibiade con l'accusa di aver sfregiato delle statue rappresentanti divinità, oppure le stesse sanguinose persecuzioni subite dai cristiani ad opera degli imperatori romani.
Da un punto di vista filosofico concettuale va riconosciuto come l'idea di laicità, di distinzione tra piano statale pubblico e piano spirituale sia proprio qualcosa che inizia a innestarsi nella coscienza comune occidentale con la rivoluzione cristiana. Mentre i "moderni" e "democratici" pagani divinizzano progressivamente la figura dell'imperatore, Gesù invitava a "dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio" e ribadiva che "il mio regno non è di questo mondo". Mentre la religiosità pagana, a partire dalla mitologia greca era una tradizione culturale tutta finalizzata a glorificare e celebrare la mondanità (la città tal dei tali meritevole di dominare sulle altre perché fondata da quell'eroe e patrocinata da quella divinità) e i poteri storici, concependo la religione come mero strumento politico, con il Cristianesimo inaugura la concezione della religione come trascendenza spirituale e interiorità, dimensioni incommensurabili rispetto alla politica. Il Dio cristiano non si identifica con l'imperatore, con la polis, è il Dio "di tutti e nessuno", il suo Regno non coincide con nessun potere mondano, nessun potere mondano può arrogarsi il diritto di ergersi a suo rappresentante... questo è il senso dell'Universalità cattolica. Ed ecco perchè i valori laici e liberali traggono la loro base storica e teorica dalla rivoluzione cristiana. La teocrazia pontificia è stata una deviazione evidente dallo spirito originario cristiano, deviazione che già la Patristica aveva previsto come inevitabile, con S.Agostino che, nel distinguere la Città Celeste, fondata sull'amore per Dio e Città Terrena, fondata sull'amore per l'uomo, considerava la Chiesa come commistione fra le due città, non perfettamente divina, dunque destinata ad agire in contrasto col vero spirito cristiano. E proprio il riconscere la Chiesa come umana e imperfetta conferma il principio di laicità, nessun potere che operi in questo mondo, nemmeno la Chiesa, può identificarsi con l'espressione perfetta della volontà divina.
Per quanto riguarda la presunta sovrapposizione tra cristianesimo e tradizioni religiose, si entra in un campo prettamente storiografico che mi interessa meno discutere rispetto a quello delle basi filosofiche concettuali della questione, mi limiterei a ricordare che di ciò che della grandezza culturale delle civiltà pagane possiamo oggi godere, dobbiamo ringraziare "l'oscuro medioevo" e il lavoro dei monaci cristiani amanuensi, che sapendo andare al di là delle divergenze dogmatiche, si sono impegnati a preservare i tesori della cultura classica, riconoscendo, per l'appunto, laicamente, un valore culturare oggettivo di una certa tradizione, al di là dell'aspetto prettamente fideistico. Atteggiamento ben diverso da quello che i cristiani hanno dovuto subire in tante epoche della storia, dalle persecuzioni romane, alle violenze del Terrore giacobino o dei regimi improntati all'ateismo di stato nell'Europa dell'est.
|
|
.
.
Web