Storia e Politica

Votes taken by davemustaine_88

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    E' un argomento macabro ma molti ormai hanno letto cose come torture abominevoli, sofferenze indicibili, crudeltà inaudite. Eppure erano uomini, non è che fossero diversi da noi... la domanda sorge spontanea. Non è che per caso ci siamo lasciati " gabbare " dalle solite esagerazioni? E' noto che l' esagerazione era tipica degli storici antichi, come ad esempio quel tale ( credo Livio ) che disse che l' armata di Dario ammontava a mezzo milione di uomini (!), quando in realtà stando a valutazioni moderne e razionali, erano all'incirca centomila, cioè molto, molto meno.

    Ovvero, chiedo ma anche sto speculando, non è che sia tutta una cosiddetta presa in giro?

    La mia ipotesi nasce da alcune documentazioni internet, secondo le quali ad esempio i vari strumenti di tortura servivano come metodo di dissuasione, nel senso che raramente erano usati, ma ai vari colpevoli venivano appunto mostrati tali strumenti, per indurli ad essere più " sinceri ". La stragrande maggioranza preferiva la confessione, e di conseguenza una punizione relativamente modesta, cioè le torture in pratica erano effettuate solo per quei casi " patologici " nei quali uno negava l' evidenza ripetutamente.

    Passiamo poi al famoso " impalamento " ossia quella tortura ( o esecuzione ) estremamente brutale, non spiego i particolari. Non ricordo dove perchè purtroppo non puoi ricordare tutto, ma da qualche parte avevo letto che Vlad l' impalatore usava perlopiù cadaveri di persone già morte, per dare il suo " spettacolo ". L' impalamento da vivo è facile che fosse assai raro, cioè solo per criminali incalliti, responsabili di omicidi, stupri, furti etc....

    In pratica, credo personalmente, che noi uomini moderni siamo fuorviati da resoconti inaffidabili, e che miravano ad impressionare il lettore. Ossia, gli uomini antichi non erano per nulla crudelissimi come pensiamo... certo erano più feroci, più inclini alla violenza, questo è sicuro.

    Ma da li a passare per macellai sadici e assassini immondi, ce ne passa..... voi cosa ne pensate? Avete delle fonti che siano realmente affidabili, secondo le quali gli uomini un tempo erano effettivamente torturati con metodi assolutamente disumani?

    Perchè a me, racconti del tipo, il re " X " fece impalare 5.000 uomini vivi, suonano un po' come una presa per i fondelli... cioè, lo sappiamo bene noi, uomini razionali, che si tende ad esagerare il nemico, l'avversario politico, a volerlo far apparire come una persona disgustosa, abominevole.

    E' un trucco vecchio quanto efficace, nel senso che la gente poi ci crede davvero.

    Edited by Oskar - 30/9/2019, 20:34
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    A parte il discorso " impero più longevo ", secondo me è più interessante discutere su QUALE cultura abbia prevalso, e della quale noi siamo in un certo senso eredi.... e sicuramente i romani sono stati i nostri " insegnanti ". Ci hanno trasmesso cioè il senso della civiltà stessa, la difesa di essa, la complessità burocratica ( antipatica ma necessaria ), nonchè una certa unità a livello organizzativo... cioè i romani, già più di 2.000 anni fa, avevano capito come si governa una popolazione. Nel bene e nel male, il fine era mantenere l' integrità dello stato/impero.

    I romani però devono molto ai greci, senza dubbio... da essi, stando a innumerevoli esempi, hanno ereditato un senso di civiltà, di unità, di dovere militare e religioso. Credo in pratica che i romani abbiano più o meno insegnato al mondo intero dei concetti semplici quanto efficaci ( come ad esempio avere un sistema giuridico sensato, seppur complesso, e che nessuno è immune, o immortale, il dovere di un imperatore o di un console è di assicurare un primis la prosperità dello stato/impero, la quale è la base che impedisce all' umanità di cadere di nuovo nella barbarie, nell'anarchia )
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    Le " destre estreme " cosi come le " sinistre estreme " sono solo un danno ai rispettivi partiti. Vogliono azioni estreme, il cui risultato è danneggiare il partito. Non rappresentano gli ideali originari. Ma solo una estremizzazione dell'ideologia.

    D'altronde " cacciare giù per la gola " idee che non approvi, non funziona. Convincere invece con argomenti assai mordaci il nemico, funziona molto di più. Forse il segreto sta li. Usare la parola in modo sublime e convincente, vincerà la sinistra, o la destra. Però, ciò necessita di consapevolezza e profondità intellettuale. Personalmente preferisco un connubio di destra e sinistra. Però è innegabile che chi saprà fare il discorso più profondo, più intelligente, avrà successo, 100 volte di più di un atto violento, che anzi separa ulteriormente i partiti.
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    Scusami ma probabilmente ti manca la saga di " total war " :D. È un videogame, bada bene. Ma gioca ad esempio al primo episodio. D'accordo non puoi farlo perché su Win10 non funziona. Gli altri sono meno realistici. Comunque ti mettono in evidenza il combattimento antico, Certo con errori grossolani qua e la.

    Però ad esempio ti faceva capire, spesso con conseguenze disastrose, che non puoi caricare una formazione di lancieri posizionati in difesa, con la tua cavalleria. Certo ne ammazzavi un bel pò, ma perdevi anche buona parte dei cavalieri. Non era conveniente. Saggio era invece distruggere la cavalleria nemica, per poi attaccare i fanti alle spalle e ai fianchi.

    MA, occhio ad arcieri e schermagliatori. I cavalli sono sensibili alle frecce perché scoperti. Tranne i catafratti, logico. Quindi un tiro sostenuto poteva abbattere buona parte dei tuoi cavalieri, dimezzandone di fatto la potenza di attacco.

    I fanti erano poi distinti in 2 categorie: difensivi e attaccanti. Quelli difensivi, ottimi contro la cavalleria, armati di lance scudi e corazze medie dovevano essere usati per agganciare il nemico e tenerlo sul posto. E, ovviamente come forza anti cavalleria. Gli " attaccanti " avevano spade o asce, scudi più piccoli, e non dovevano combattere in formazione difensiva. Dovevi lanciarli contro un nemico, possibilmente fanteria, e lasciare loro il compito del massacro.

    Ok è un videogame... però ti obbliga a capire certi concetti.

    Poi... dimenticavo cosa importante. I legionari erano sia difensivi che offensivi. Potevano difendere una posizione in modo eccellente, ma anche assaltare il nemico rompendo i ranghi. Parliamo di una fanteria " unica " al mondo. D'altronde erano il meglio che Roma poteva mettere in campo quindi non ha neanche senso parlare di cosa e cosa non erano capaci di fare. Con ogni probabilità potevano fare tutto, e primeggiare ( tra cui, respingere la cavalleria )
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    Sono totalmente ignorante ma... chiedo. Non è che l'islam abbia fatto un percorso simile al cristianesimo? Cioè da dottrina " pura " a dottrina che predica l'annientamento dell'infedele? In pratica una religione " convertita " ai bisogni di dominio dei potenti ( del passato ).


    A me, da l'impressione di essere proprio cosi. Cosa ne pensate voi?
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    Per come la immagino io. I fanti vedo la cavalleria nemica formarsi in gruppo, mettere le lance salde sotto l'ascella, urlare ordini a squarciagola. È il momento della carica. I fanti sono lancieri medievali, hanno un pò di esperienza, sono protetti da grandi scudi, lance e armature di cuoio. I più fortunati hanno la cotta di maglia. Non fa molta differenza. Si tratta di reggere tutti assieme il peso di una carica di cavalli, ognuno pesante dai 400 ai 600 kg.

    Non è facile, hanno il potenziale per schiacciare il nemico MA la fanteria non è stupida. Affiancano gli scudi, puntano le lance all' altezza degli occhi dei cavalli, e dei cavalieri. Giunge il momento della carica.

    Nessuno storico ha mai stabilito cosa accade di preciso in tale azione, forse perché nessuno ha visto l'azione da vicino, in prima persona.

    Lo immagino io: i cavalli partono e accelerano, fino a raggiungere la massima velocità. Fosse solo per questo, la fanteria è spacciata. Ma un cavallo è un essere vivente, soggetto a paura e senso del pericolo. Vedendo le lance puntate contro i loro occhi, la loro faccia, in parte rallentano, in parte si fermano del tutto. Il resto invece si schianta contro il muro di scudi e lance. Non è un massacro a senso unico. Molti fanti sono travolti, feriti, hanno le ossa rotte. Ma quelli rimasti sani, dietro alla prima/seconda fila, possono fermare la carica e infilzare i cavalli, o i cavalieri. Con gli scudi, possono " battere " i cavalli sul volto e parare i colpi di spada che arrivano dall'alto, dai cavalieri.

    Durante la carica inoltre diversi cavalieri sono disarcionati perché l'impatto col muro di scudi li catapulta in avanti, finendo in mezzo ai nemici, e trucidati.

    La vittoria è dei cavalieri che possono benissimo smontare da cavallo in mezzo alla mischia, combattendo più efficacemente. Hanno comunque subito perdite, ferite, perso molti cavalli. Non è stata una vittoria facile.


    Ho messo contro i cavalieri ( prendiamo quelli medievali, del 1200 circa ) ad una fanteria " media " che non era ne carne ne pesce. Buoni in difesa, discreti in attacco, nulla di eccezionale.


    Se erano fanti di leva, deboli e privi di esperienza, finivano travolti e macellati. Se erano fanteria d'elite e molto pugnace ( prendiamo i legionari romani ) forse i cavalieri erano in un mucchio di guai. Dopo aver travolto la prima fila, sarebbero stati massacrati dalla seconda e terza. Se la fanteria erano picchieri, magari i possenti sarissophoroi di epoca macedone, i cavalieri semplicemente non avrebbero caricato. I cavalli si sarebbero fermati per non essere infilzati dalle lunghissime picche.



    Voi esperti cosa ne dite? Io dico, la cavalleria era una forza possente ma da utilizzare con criterio. Caricare una vasta formazione di fanti pesanti e preparati, non era saggio. Era meglio distruggere i fanti leggeri e la cavalleria nemica, per poi dedicarsi al grosso, caricando alle spalle o ai fianchi.

    Ecco in breve da me esposta, la tattica della cavalleria e la fin dove arrivava la sua efficacia.

    Fonti: in parte libri di vario genere, in parte modifications di videogame, che analizzano in profondità le tattiche militari. In parte, ci metto del buon senso personale, e una immedesimazione immaginaria dei panni dei fanti e dei cavalieri.
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    La famosa decima legione, doveva essere composta dai migliori legionari, e in genere gli individui più esaltati e pugnaci. Non per niente a Farsalo questo modesto gruppo d'uomini resistette alla massiccia cavalleria pompeiana, mandandola in fuga rovinosa verso gli accampamenti. Non si azzardarono nemmeno a tornare in battaglia. La battaglia fu cosi vinta senza tanta fatica. Dopotutto si trattava dei migliori legionari che affrontarono galli, belgi, britanni, germani... non doveva essere un problema per loro, sbaragliare qualunque nemico, fanteria o cavalleria.
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    Pongo questa domanda perché mi è stato detto che una volta la guerra era costante, leggi e governi cadevano da un giorno all'altro, per la maggior parte era anarchia e caos.

    Adesso mi chiedo: siamo sicuri? Le guerre più devastanti le hanno fatte gli uomini " moderni, nella prima e seconda guerra mondiali. Eccidi, torture, massacri, siamo ormai documentati. Mettiamoci dentro le bombe lanciate su hiroshima e nagasaki.

    Adesso chiedo se si possa davvero dire che noi siamo diversi, considerando che è passato meno di un secolo dalla guerra più sanguinosa della storia umana. Certo adesso, in questo momento, siamo occupati tra lavoro, vita sociale, social network, tecnologia. Ma siamo davvero migliori dei nostri antenati, dei bisnonni? Io non lo so. Abbiamo la tecnologia e il benessere che smorza i nostri istinti omicidi. Ma se dovessero mancare? Cosa accadrebbe? Credo che il nostro pacifismo getterebbe la maschera per rivelare in realtà ciò che siamo: creature violente e rapaci, esaltate nella potenza, vili nella sconfitta. Di certo tutt'altro che santarelli.

    Inoltre credo che la violenza si manifesta tutt'oggi, ma in forme nascoste. Film violenti, pornografia, videogame, litigi sui social network, bullismo giovanile.

    A mio avviso siamo gli stessi personaggi di mille, duemila, tremila anni fa... nessuna differenza. Cambia lo stile di vita, Certo. Oggi ci si permette il lusso di essere " buoni " ma solo perché abbiamo abbondanza di tutto, o quasi.
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    Mi pare che sia già stato esposto abbondantemente, che i cavalieri ( tra cui nobili e feudatari ) dovevano la propria posizione predominante al fatto di poter permettersi, in parole povere, un cavallo, un' armatura e un addestramento adeguato. Infatti per lunghissimo tempo ( credo a partire da Carlo Magno ) il sistema feudale e dei cavalieri era quello predominante, e la ragione era che non esisteva miglior combattente del cavaliere, il quale naturalmente esigeva in premio delle terre da governare, in base al rango e ai meriti.

    Dunque quando e come iniziò la crisi dei nobili cavalieri? Non per ragioni politiche ma militari, praticamente quando iniziò a diffondersi un armamentario differente che permetteva ai fanti di abbattere i nobili senza particolare sforzo. La battaglia di Crecy ( 1346 ) ne è un grande esempio, perchè gli inglesi coi loro archi lunghi fecero strage della nobiltà francese, e fu un durissimo colpo. Gli svizzeri poco dopo avevano reintrodotto la picca come arma tuttofare, erano cosi abili nell' utilizzo di tale arma che potevano fronteggiare con successo qualunque cavalleria o fanteria e si erano guadagnati grande fama tramite una serie di battaglie vittoriose, al servizio ora dell' una, ora dell' altra potenza... vedendo quindi il loro successo anche i vari re e imperatori iniziarono ad addestrare i loro soldati alla maniera svizzera, con le stesse armi.

    In pratica in breve tempo il predominio del cavaliere entra in forte crisi, e inoltre si espande anche tra i borghesi la facoltà di comperare armi e armature e partecipare alle guerre... certo erano visti di cattivo occhio dalla classe nobile, che li considerava delle volgari imitazioni, ma in pratica avevano sul campo la stessa efficacia.

    Non esisteva più la necessità per il re/imperatore di tenersi stretti i feudatari e vassalli, per garantirsi l' appoggio militare. Non avendo più molta importanza il cavaliere, la guerra si poteva fare benissimo con le picche ( arma economica e semplice da usare ), e il supporto di arcieri, archibugi e artiglieria. Inoltre si diffondevano sempre di più le famose compagnie di mercenari, in pratica veterani di guerra che vendevano il proprio servizio al miglior offerente. A volte era cosi importante il loro supporto che i re se li disputavano a suon di denaro, giacchè la fazione che riusciva a comperarli era in netto vantaggio.

    La fine del feudalesimo ufficialmente avviene nel 1648, ma di fatto era già avvenuta molto tempo prima.

    In pratica, in parte l' utilizzo di nuove tattiche, in parte la tecnologia e l' espansione dei borghesi avevano estromesso dal gioco i cavalieri e di conseguenza il sistema feudale, permettendo una netta evoluzione che avrebbe portato gradualmente all' epoca moderna... ma l' origine vera e propria del cambiamento era in pratica avvenuta sul campo di battaglia.

    Secondo me è proprio vero, quando si dice che l' evoluzione umana ha origine nel conflitto. Sempre, la continua guerra ha portato da una parte sofferenza e povertà, dall' altra evoluzione tecnologica e sociale.
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    Narrerò un breve riassunto delle vicende di questi due personaggi romani, che furono famosissimi per la lotta contro l' ingiustizia e morirono da martiri in nome della causa.

    Si era allora in un momento difficile a Roma in quanto il popolo era stato privato dei diritti che aveva sui terreni conquistati alle altre città dell' italia. Secondo la tradizione romana, metà del terreno coltivabile sottratto ai nemici andava distribuito al popolo meno abbiente in cambio di un modesto affitto, in modo che avesse di che sostenersi, e metà veniva venduto. Accadeva dunque che i nobili e i ricchi offrissero denaro ben maggiore per acquistare tutta la terra, lasciando nulla ai poveri.

    Questa forte ingiustizia era causa di grande risentimento e di odio da parte del popolo nei confronti degli optimates e del senato.

    Tiberio Gracco era allora un personaggio romano che godeva di grande stima per l' onestà e la virtù. Aveva partecipato alla guerra contro i numantini, e solo per intercessione sua si potè salvare l' esercito dal massacro ( 20.000 vite furono risparmiate ), guadagnandosi cosi grande fama e prestigio. Si propose candidato a tribuno della plebe, che era la carica alla quale ambiva più di tutto, infatti tramite essa poteva finalmente sanare le ingiustizie ed eccitare il popolo contro gli aristocratici. Naturalmente fu eletto e la prima cosa che fece fu presentare la lex agraria, con la quale limitava il possesso della terra ad una certa quantità, ed il resto venisse distribuito ai cittadini.

    Inutile dire che con questa mossa si fece subito molti e mortali nemici, è proprio il caso di dirlo, dato che più tardi fu assassinato barbaramente e gettato nel fiume come il più infimo dei balordi, quando era invece uno degli uomini più onorevoli che ci fossero mai stati.

    Comunque, la costante opposizione dei nobili alla legge, i quali erano arrivati addirittura a corrompere un altro tribuno della plebe affinchè annullasse la proposta, aveva esasperato Tiberio a tal punto che fu obbligato ad estromettere dalla carica il tribuno a lui ostile, cosa mai successa prima. Con l' appoggio del popolo furono votate dunque le dimissioni e Tiberio aveva via libera per la legge.

    Essa sarebbe stata approvata se non fosse che a quel punto Tiberio iniziava già a temere per la vita, dato che girava voce che ci fossero già dei sicari pronti a ucciderlo, è obbligato dunque a circondarsi dagli amici e da una parte del popolo che lo difendeva di notte e di giorno. Con tale pretesto il senato allora accusava Tiberio di volersi fare dittatore, dato che aveva il potere sul popolo, e osava dimettere dalla carica gli altri tribuni. Inoltre si adoperarono i nobili, allora, di staccare furbescamente il popolo da Tiberio, opponendogli delle proposte addirittura più generose delle sue, cosi che il popolo non guardava più solo Tiberio come salvatore, ma anche altri personaggi che erano stati incaricati a bella posta.

    Cosi facendo, il giorno della votazione della famosa lex agraria, vedeva da una parte la fazione dei nobili e il senato che aspettava Tiberio, con l' intenzione di ucciderlo, ora che non aveva più la protezione di tutto il popolo. Comunque anche lui aveva il suo seguito di amici che lo accompagnavano, ne nacque dunque una zuffa in cui molti cittadini furono uccisi tra cui Tiberio, bastonato a morte mentre cercava di fuggire.

    Infatti, pur potendolo fare, aveva scelto di non assumere guardie armate, ne di eccitare il popolo a difenderlo, e tutto per mantenere piuttosto la dignità della sua persona e la nobiltà dei suoi ideali. Preferiva insomma affrontare la morte piuttosto che scatenare una guerra civile, e questo unicamente per il bene di Roma. Questa fu dunque la fine di Tiberio, che per aver osato sanare le ingiustizie, trovò una morte indegna ad opera di quegli stessi personaggi che lo accusavano di prepotenza. La legge fu comunque in seguito approvata, onde evitare tumulti da parte del popolo.



    Gaio Gracco era fratello minore di Tiberio e molto più giovane. Era simile negli ideali al fratello in tutto ma diverso nel carattere, più impetuoso e iracondo. Eletto anche lui tribuno della plebe, era intenzionato a portare avanti l' opera del fratello, e di questo il senato e gli optimates ne erano consapevoli. Attuò dunque una serie di riforme e leggi che davano più diritti al popolo e diminuivano quelli dei nobili.

    Non ci sarebbero stati problemi, almeno per il momento, dato che era stato ucciso poco prima Tiberio, tribuno della plebe, e pareva dunque una cosa sacrilega ammazzare anche il fratello, pure lui tribuno ( bisogna sapere che i tribuni erano considerati sacri e inviolabili ). Se non chè Gaio ebbe l' ardire di proporre una legge molto più ambiziosa, cioè allargare la cittadinanza romana a tutti i latini, e quella latina a tutti i popoli italici.

    Cosi il senato ebbe l' occasione giusta per sbarazzarsi anche di Gaio, che con quella proposta si era reso nemica non solo la nobiltà ma anche la plebe che invidiava il potere enorme che aveva acquisito, tanto da proporre leggi che parevano assai esagerate. Allora fu costretto a rifugiarsi, lui e i suoi partigiani, sul colle aventino, ma poi molti lo abbandonarono dietro promessa di impunità e rimase quasi solo. Si fece allora uccidere dal suo servo fidato per non cadere in mano ai nemici, fu poi maledetto pubblicamente il nome dei Gracchi, come ultimo atto di spregio.

    Finiva cosi anche la vita di Gaio Gracco, un altro grande martire che aveva osato opporsi ai potenti.
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    Dalla storia sappiamo che i barbari del nord europa erano considerati: rozzi, feroci, scostumati, e privi di leggi. Questo perchè la storia la scrivono i vincitori e pertanto era usanza comune screditare il nemico per giustificarne il massacro, o l' asservimento.

    In realtà le cose non stavano proprio cosi, ad esempio Cesare fu abbastanza onesto nel descrivere usi e costumi dei galli, e ne esce un quadro ben lontano dall' immagine comune del guerriero tutto muscoli e niente cervello.

    Innanzitutto i barbari erano divisi in tribù, ma ognuna era legata alle altre spesso da parentele, amicizie, dal commercio. Infatti i galli commerciavano tra di loro, addirittura si dice che acquistassero dei prodotti dai commercianti greci che sbarcavano a Massilia, città grande e importantissima a quei tempi. Avevano moneta propria con cui acquistare. Parlavano più o meno la stessa lingua, coi dialetti locali.

    Alla testa di ogni tribù stava il concilio dei druidi che erano la massima carica. L' importanza dei druidi viene ben spiegata da Cesare in quanto dice che essi erano i depositari della cultura, delle leggi e della storia della civiltà, infatti mancando una forma di scrittura, ogni druido doveva imparare a memoria tutto ciò che era il bagaglio culturale e religioso del suo popolo. Tale apprendistato durava ben 20 anni ma in realtà un individuo non finiva mai di imparare.

    La loro importanza era tale che per ogni questione ci si rivolgeva unicamente a loro, eseguivano i sacrifici agli dei, discutevano di religione e astronomia, di filosofia. Insegnavano ai giovani concetti come l' immortalità dell' anima, la potenza degli dei, il sacro dovere di difendere la patria dai nemici. Praticavano anche sacrifici umani, è vero, ma per la maggior parte si trattava di criminali o individui già colpiti dalla pena di morte. Cosi si credeva che la divinità fosse felice, se venivano castigate persone malvagie. Sicchè, per quanto cruenti, avevano una loro funzione, non era diverso quindi dai romani quando condannavano a morte i personaggi colpevoli di gravi crimini.

    Dopo i druidi veniva il Re, che era eletto dal concilio e la cui carica durava un solo anno. In tal modo si impediva che un individuo accumulasse troppo potere e ricchezza, o portasse troppo in alto le mire del suo popolo. Infatti i barbari più di ogni cosa amavano la libertà e non avevano affatto mire espansionistiche. Non erano cioè una Roma, che inglobava i territori e i popoli vinti in guerra, ma si accontentavano del territorio natio, le guerre tra di loro erano in realtà frequenti schermaglie e razzie di modesta entità. Rare erano le battaglie campali.

    Si narra che se un grave torto era inflitto, il metodo più comune per risolvere la disputa era il duello. Non esisteva metodo più onorevole per i barbari di risolvere una contesa, se non un confronto a tu per tu con l' offensore. Questa usanza era invero comune a moltissimi popoli, quindi non c'è da nulla di cui stupirsi, ne li si possono giudicare violenti in quanto faceva parte di una cultura ben delineata attraverso le generazioni.

    Più volte infatti, quando due tribù erano in conflitto per un qualunque motivo, si decideva per il duello, anzichè fare una inutile carneficina, ognuna delle parti sceglieva l' individuo più abile e combattevano, la fazione perdente era obbligata a pagare un tributo ai vincitori, risparmiandosi cosi un bagno di sangue. I barbari quindi, come i popoli civili, ritenevano ingiusto spargere sangue se si poteva farne a meno.

    Per quanto riguarda la società, si può dire che fosse piuttosto equa, e non esisteva schiavitù, se non per quegli uomini che erano carichi di debiti ed erano obbligati ad asservirsi al creditore per ripagarlo. Tutti gli uomini infatti erano liberi dalla nascita e nulla i barbari apprezzavano più della libertà. Odiavano l' asservimento più di ogni altra cosa, specialmente a stranieri oppure ai despoti. Infatti i Re dei barbari erano eletti dal concilio dei druidi e dalle assemblee del popolo. Quindi erano per forza quegli individui più apprezzati e generosi, ma a volte anche bellicosi e pugnaci, quando il popolo era desideroso di battaglia.

    La forza guerriera, l' arte del combattimento certo era anche uno degli elementi più importanti della società barbarica, i giovani dovevano prima dimostrare il loro valore con le armi, per avere il diritto di sposarsi, di partecipare alle assemblee di guerra, di essere considerati veri uomini. I combattenti erano giudicati individualmente e non come gruppo, sicchè i maggiori onori andavano a quei singoli che davano prove di coraggio e magari avevano il corpo coperto di cicatrici. Questa mentalità faceva si che le battaglie tra di loro fossero molto rapide e puntavano tutto sull' impatto iniziale della massa di uomini che caricano con urla selvagge e sinistri canti di guerra. Uno stile di combattimento che i romani inizialmente avevano imparato a temere, e in seguito a domare.

    In effetti esisteva un certo " machismo " tra i barbari, che li portava ad attaccare a testa bassa senza pensare alle strategie, si dice che gli uomini combattessero a torso nudo anche d'inverno e alcuni totalmente nudi per dimostrare la propria forza e la devozione agli dei. C'erano anche i più disciplinati che combattevano in formazione, ma questi erano i più anziani ed esperti guerrieri, che erano troppo importanti per lanciarsi verso la morte in ordine sparso e a casaccio. Nessuno dei galli comunque considerava dignitoso restare dietro ai compagni, come a farsi scudo di essi per paura di morire quindi era raro vedere gruppi tenuti indietro come riserva.

    Non erano cosi selvaggi comunque da disdegnare corazze di ferro, elmi, spade di buona fattura, ma questi oggetti erano destinati a chi poteva permetterseli. E' vero poi che la cosidetta maglia celtica, cioè la maglia di ferro, furono proprio i galli a inventarla ed erano esperti nel lavorare il metallo, e i romani copiarono da loro questo tipo di protezione. Si dice che diversi dei nobili galli erano splendidamente adornati con armature, mantelli, complessi simboli religiosi sugli scudi, ed elmi di bronzo, quindi non da meno di un greco o un romano. Le abitazioni variavano molto, da rozze capanne di legno fino a dimore lussuose, per quanto potesse essere l' abilità degli architetti, adornate da armi e trofei di guerra, coppe d'oro e d'argento.

    Le città, almeno quelle importanti, non erano affatto sguarnite di mura, anzi racconta Cesare che le mura dei galli erano decisamente solide, di semplice costruzione, e belle al vedersi.


    Infine è necessario dire che poi esiste pure una certa contraddizione nella mentalità dei galli, che da una parte non sopportavano l' asservimento agli stranieri, dall' altra erano notoriamente affamati di oro e pertanto si facevano assumere come mercenari in lungo e in largo per tutta la terra conosciuta... era addirittura possibile trovare mercenari galli in egitto, in africa, nel ponto. La loro abilità guerriera era infatti ben pagata da chi poteva permetterseli.

    Questi insomma erano i galli, un popolo per nulla selvaggio e privo di cultura o tecnologia, sebbene ci fossero le dovute differenze tra le varie tribù ( alcuni erano veri selvaggi, come i nervii, mentre altri galli erano abbastanza civili e ben organizzati come gli edui e i sequani )

    PS: ho parlato di galli e barbari come se fosse una cosa sola. In realtà io sto parlando principalmente dei galli, che comunque hanno molto in comune con gli altri popoli del nord. Bisogna distinguere però galli e germani che sono due stirpi diverse, o almeno cosi erano considerati. I germani ( intesi come tutte quelle tribù a nord del reno e della scandinavia ) infatti erano i più selvaggi e rozzi tra tutti, ed erano considerati barbari dagli stessi galli. Principalmente la differenza era dovuta all' asprezza del clima e dei territori, i germani erano poveri e vivevano tra fitte foreste. In guerra comunque erano temuti per la grande statura e il vigore ( si dice che fossero i più grandi di tutti i barbari )
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    Innanzitutto introduciamo il personaggio di Licurgo, che visse all' incirca tra 800 e 700 a.c. ( quasi 3.000 anni fa! )

    Parliamo dunque di tempi antichissimi ed è difficile dare informazioni precise. Comunque pare che i primi spartani fossero un popolo turbolento, poco incline alla disciplina, avido di ricchezze, esattamente come tutti i barbari. Licurgo fu il primo re di sparta che si mise in testa di creare uno stato completamente diverso da quello, anche se prima di attuare i suoi progetti dovette subire un esilio che lo portò in giro per il mondo, opportunità che adoperò per studiare i governi locali e le usanze dei popoli stranieri.

    Tornato a sparta, mise finalmente in atto i suoi piani per trasformarla nella mitica città dei guerrieri disciplinati, insensibili all' oro e al lusso, dedicati ad una vita frugale ma sana allo stesso tempo e al rispetto della legge come se fosse sacra.

    Bandi' quindi tutte le monete d' oro e d'argento e al loro posto introduce quelle di ferro dallo scarso valore. In questo modo era impossibile comperare beni costosi perchè la quantità di denaro sarebbe stata esorbitante da trasportare. Inoltre non potevano commerciare con gli altri popoli in quanto nessuno voleva le loro misere monete di ferro. Gli spartani quindi si abituano lentamente a vivere con quello che produce la terra e ad accontentarsi di case modeste e rustiche, questo creava però il primo seme di quella che sarebbe stata la potenza di sparta, perchè i cittadini con il tempo imparano a disprezzare cose come la vanità, il piacere fisico, e a valorizzare invece la disciplina e lo spirito di gruppo.

    Anzichè pranzare ognuno a casa propria, i banchetti erano pubblici e all' aperto, e si mangiava tutti la stessa pietanza ( definita disgustosa dagli altri popoli ), che consisteva in un brodaglia nera e del pane. Il vino non era proibito ma ubriacarsi era considerato un delitto e veniva punito. Al fine di mostrare che l' ubriachezza rende ridicoli, portavano apposta degli schiavi e li facevano bere moltissimo, poi li mostravano al pubblico per svergognarli e mostrare quanto fossero indecenti.

    Su come Licurgo educò i giovani spartani, già sappiamo molto in quanto è conoscenza comune che fin da bambini erano attentamente esaminati e se giudicati non idonei, gettati giù da una rupe in quanto si pensava che fosse ingiusto sia per il bambino, sia per lo stato, crescere un individuo debole. Forse questa è una mezza leggenda ma è comunque vero che gli spartani si adoperavano affinchè gli uomini più belli e vigorosi facessero figli con le donne migliori in modo da generare quella che dovrebbe essere stata una razza di superuomini, un concetto comunque diverso da quello dei nazisti che valorizzavano la razza sopra le altre, mentre gli spartani si consideravano elleni esattamente come tutti gli altri popoli della grecia.

    I ragazzini erano educati dai tutori pubblici che li portavano a fare esercizi all' aria aperta, e a cui veniva insegnata l' obbedienza e la disciplina, sotto lo sguardo degli anziani della città, giacchè a sparta tutti più o meno si sentivano in dovere di educare le nuove generazioni. Alla prima adolescenza iniziava l' addestramento vero e proprio, veniva difatti tolto loro il cibo, o quasi, in modo che fossero incoraggiati a rubarlo, diventando cosi scaltri e intelligenti. Quelli colti in fallo erano puniti per essersi dimostrati poco furbi. Dormivano su rozzi pagliericci addossati gli uni agli altri come le bestie, d'estate cosi come d'inverno. Degli sport, essi praticavano molto la lotta, specialmente il pancrazio ( misto di pugilato e lotta libera ), tanto che erano considerati imbattibili in quella disciplina.

    Si narra poi della crudele istituzione della Crypteia, ossia la caccia allo schiavo. Questa forse è anche una mezza leggenda ma si dice che ogni tanto veniva dichiarata al fine di educare i giovani all' arte dell' assassinio, cioè potevano uccidere quegli schiavi che erano trovati soli in qualche luogo, oppure addirittura nel loro letto mentre dormivano.

    Al raggiungimento della maggiore età ogni giovane si sceglieva il cosidetto protettore, o amante come lo si voglia chiamare, il quale aveva il compito di completare l' educazione dell' individuo, portandolo a caccia, a fare esercizi, e insegnandogli quelle cose che potevano essere utile nella vita. Terminato anche questo percorso, il giovane era pronto per l' addestramento militare e si veniva alloggiati allora in caserma assieme ai coetanei, dove veniva insegnata l' arte militare vera e propria.

    Del modo di parlare degli spartani, sappiamo che essi divennero assai famosi per tutta la storia, in quanto agli individui veniva insegnato che parlare molto è un segno di debolezza, e le parole vanno ponderate esattamente come le azioni. Di qui nasce il cosidetto stile laconico, cioè un modo di parlare che stringeva al massimo il numero delle parole, ed esprimeva concetti anche profondi, con pochissimi versi. Ogni frase doveva insomma racchiudere un significato, come delle sentenze. Arti come la filosofia, demagogia, la politica erano dunque inesistenti a sparta dato che non ne sentivano alcun bisogno. Venne istituito piuttosto il consiglio dei 30 anziani, che erano i cittadini più saggi e onesti che avevano superato i sessant'anni, essi avevano un potere equivalente a quello del re, e con quello si consultavano sulle faccende importanti.

    Della musica, essi praticavano il flauto, che era utilizzato per dare il ritmo di marcia durante le spedizioni militari. Forse lo praticavano anche per diletto, ma come sappiamo a sparta le varie arti che miravano al piacere non erano viste di buon occhio. Quindi presumo che fosse proibito pubblicamente dare esibizioni di musica. Gli spartani non erano comunque insensibili allo scherzo e non era affatto proibito divertirsi in tal modo, a patto che non cagionasse danni importanti. Si dice che gli spartani sapevano sopportare bene gli scherzi, nonostante la rigida disciplina.

    Per quanto riguarda la distribuzione della terra, essa era divisa in parti uguali tra tutti i cittadini e gli abitanti del contado. Con questo sistema Licurgo eliminava di fatto la competizione e nessuno si preoccupava di aumentare i propri possedimenti, ne le proprie ricchezze.

    Per quel che riguarda i vari mestieri, gli spartani credevano che unico dovere del cittadino fosse quello di difendere la patria, praticare una vita onesta, e generare figli sani e robusti. Pertanto giudicavano indegno il lavoro e lo lasciavano agli iloti, gli schiavi. Essi provvedevano a tutto ciò che serve perchè gli spartani veri e propri potessero vivere liberi da impegni e fossero sempre pronti alla battaglia, e liberi di discutere delle cose più importanti.

    Nasceva insomma in tal modo la mitica civiltà di sparta, temuta per la potenza militare, ma anche per l' orrore dello stile di vita che agli altri elleni appariva terribile. Infatti il tipico spartano vestiva con una rozza mantellina e una tunica di lino, mangiava un brodo disgustoso, viveva in case spoglie e brutte, e andavano alla guerra festanti e col sorriso sulle labbra, giacchè ( dicevano gli altri popoli ), con la morte gli spartani non facevano altro che sottrarsi ad una vita miserabile. In realtà andavano fierissimi dei loro costumi e consideravano il massimo degli onori morire in battaglia al fianco dei compagni. Tali erano quindi gli spartani.



    Com'era ovvio, tutto ciò non era destinato a durare a lungo, allorchè ad un certo punto l' oro e l' argento tornarono a circolare grazie agli ingenti bottini di guerra, tornò quindi l' avidità, il lusso, e degenerava l' antica disciplina e il rigore. Fu anche in parte dovuto al fatto che il numero degli spartani veri e propri era in calo per via delle guerre, e gli schiavi erano diventati numerosi più dei cittadini con il rischio di una ribellione, si dovette quindi concedere loro maggiori diritti in cambio del servizio militare. Allargando cosi la cerchia dei cittadini, era impossibile mantenere quella rigida selezione che voleva solo individui perfetti e dalla medesima educazione. Cadeva cosi il sogno di una città ideale costituita dagli individui migliori, dove regnasse solo la virtù militare e la frugalità dei costumi.


    Della fine di sparta sappiamo che fu un lento ma costante declino, dovuto principalmente alla natura stessa della società spartana. Infatti la classe dirigente era pochissima di numero in rapporto ai territori governati e le varie città erano sempre pronte alla ribellione, inoltre i governi imposti da sparta erano mal tollerati per via della rudezza e anche dell' avidità con cui trattavano i cittadini. In breve gli spartani veri e propri erano sempre meno, uccisi nelle varie guerre mentre cresceva il numero dei non spartani che abitavano fuori delle mura e coltivavano la terra, e per far fronte alla mancanza di effettivi si dovette concedere loro la cittadinanza. Furono poi sconfitti sonoramente dai macedoni di Filippo padre di Alessandro e infine assimilati dall' impero romano, che tutto inglobava e inghiottiva in una catena infinita di guerra.
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    Si può proprio dire che la guerra per Roma non ebbe mai fine perchè conclusa una guerra, se ne presentava subito un' altra e poi un' altra ancora, in una escalation che li portò al dominio assoluto.

    Cartagine era stata vinta e distrutta nel 201 a.c., e il re Filippo V di macedonia era stato alleato dei fenici nelle fasi finali della guerra, attaccando gli stati clienti dei romani nelle regioni della grecia e illiria, inoltre, cosa gravissima agli occhi dei romani, in precedenza era entrato in trattative con Annibale per spartirsi l' italia in una guerra su due fronti. Caso volle che non se ne fece nulla perchè gli ambasciatori furono catturati e le trattative interrotte.

    Nel 197 a.c. dunque il console Flaminio scende in campo con le legioni e giunge alle famose " teste di cane " due colline di media grandezza nell' antica Tessaglia, che formavano appunto la forma della testa di un cane.

    Filippo V porta con se la falange e il resto delle truppe a ridosso delle colline a nord, mentre i romani si accampano a sud. Nessuno aveva intenzione di combattere una battaglia in salita, ma era conveniente prendere la cima delle colline con truppe leggere e i cavalieri, per avere un quadro della situazione ed eventualmente difendere la zona.

    La battaglia in pratica si svolse cosi: Filippo manda per primo un modesto gruppo di truppe leggere ad occupare la cima delle colline, il console Flaminio fa la stessa cosa ma vede che i suoi retrocedono e sono in difficoltà, manda allora altre truppe in supporto e respingono cosi i macedoni. Al vedere i suoi in difficoltà, Filippo manda altre truppe di rincalzo e i cavalieri, ristabilendo l' equilibrio. Lo stesso fanno i romani, portando avanti le legioni dell' ala sinistra e i cavalieri.

    Da una piccola schermaglia era dunque nata una battaglia vera e propria contro le intenzioni di ambedue i comandanti, e non è possibile ormai tirarsi indietro. Filippo manda avanti dunque metà della falange per respingere i legionari che arrivano dalla parte opposta. I picchieri respingono lentamente i legionari giù per il colle grazie alla loro densa formazione mentre Filippo ordina al resto della falange di arrivare in supporto alla sinistra dei suoi, dato che la destra dei romani stava risalendo il colle a passo di corsa.

    A questo punto inizia la disfatta di Filippo, i suoi falangiti erano stati troppo lenti a risalire il colle ed entrano in contatto coi legionari senza aver prima completato la formazione a falange, ne consegue una breve strage e una fuga precipitosa verso l' accampamento. A quel punto il resto delle truppe di Filippo è circondata e fatta a pezzi.

    Si dice che i falangiti alzarono allora le picche in segno di resa com'era consuetudine ma i romani non capivano e continuano il massacro fino a quando restano pochi soldati superstiti. Il resto dei macedoni che era fuggito al campo si arrende e si consegnano ai romani.

    Questa battaglia, di per se piccola e priva di perdite consistenti, ha però un effetto simbolico importantissimo, ossia la fine dell' egemonia della falange, che era fino ad allora considerata la forza di fanteria migliore che ci fosse. I legionari infatti si sono rivelati molto superiori grazie alla maggiore flessibilità tattica, l' utilizzo di giavellotti, e non ultima la rapidità con cui erano in grado di muoversi nonostante il pesante equipaggiamento.

    Da allora infatti inizia un lento declino della falange che era stato il simbolo della potenza dei diadochi, cioè dei vari Re successori di Alessandro che allora governavano buona parte del mondo conosciuto. Privati quindi della loro arma invincibile, i diadochi subirono nel tempo una serie di sconfitte che portò alla loro disgregazione, e al dominio incontrastato di roma anche in quei luoghi remoti della terra.
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    Probabilmente il quadro era più complesso di quello che crediamo noi uomini moderni, con le nostre limitate fonti storiche. C'è da ponderare il fatto che Roma aveva ancora molte città alleate e che non erano disposte a darsi al cartaginese. Annibale si aspettava che una volta giunto in Italia, tutti i popoli si sarebbero sollevati contro Roma e invece trovò che gli erano fedeli... in parte ciò è dovuto al fatto che si era sparsa la voce che il cartaginese fosse un uomo duro e crudele coi vinti. Insomma gli italici non ritenevano necessario sostituire un padrone con un altro più duro e feroce... questa è la mia spiegazione.

    Di qui la scelta di non assediare la capitale, in quanto gli sarebbe costato molto tempo e risorse, e c'era il pericolo che gli alleati accorressero in aiuto.

    Probabilmente ciò non sarebbe successo perchè tutti erano terrorizzati da Annibale dato che aveva distrutto cosi tanti eserciti.

    Senza dubbio è vero che Annibale fece un errore di calcolo, cioè per la troppa prudenza si lasciò sfuggire l' unica occasione buona ( cit. Plutarco ) dato che non ce ne sarebbero state altre. Inoltre i rinforzi promessi da Cartagine arrivarono tardi e in parte catturati dalla flotta romana. Forse Annibale aspettava proprio quelli, prima di iniziare l' assedio... ma ormai era passato il momento propizio.
14 replies since 26/1/2012
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