GIUSEPPE MAZZINI E LA GIOVINE ITALIA: PENSIERO E AZIONE

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    Il 3 luglio del 1849 i francesi entravano a Roma e l' assemblea della Repubblica Romana approvava la costituzione della RR, a mio avviso un documento avanti di un secolo .

    Il 4 luglio l' esercito francese intimò all' assemblea di sciogliersi .

    A presiedere l'Assemblea in quel momento è Carlo Luciano Bonaparte, cugino di Luigi Napoleone Bonaparte, Presidente della Repubblica Francese. Luciano aveva partecipato alla Repubblica Romana di cui era stato un fervido sostenitore.

    Qurico Filopanti consegna agli ufficiali francesi il seguente documento redatto e approvato da tutti i presenti:

    "In nome di Dio e del popolo degli Stati romani... in conformità all' art V della Costituzione della repubblica Francese ... l' Assmblea costituente Romana protesta in faccia all' Italia, alla Francia , in faccia al mondo incivilito contro la violenta invasione della sua sede, operata dalle armi francesi alla ore 6 pomeridiane del giorno 4 di luglio 1849"

    L'art. V del Préambule della Costituzione repubblicana francese del 4 novembre 1848 recitava: "Essa rispetta la nazionalità estere , come intende far rispettare la propria , non imprende alcuna guerra a fini di conquista e non adopera mai le sue forze contro la libertà di alcun popolo "

    il 5 Luglio dal triunvirato che non ratificò la resa Giuseppe Mazzini inviava questa lettera ai Romani







    5 luglio 1849





    Romani!
    La forza brutale ha sottomesso la vostra città; ma non mutato o scemato i vostri diritti. La repubblica romana vive eterna, inviolabile nel suffragio dei liberi che la proclamarono, nella adesione spontanea di tutti gli elementi dello Stato, nella fede dei popoli che hanno ammirato lla lunga nostra difesa, nel sangue dei martiri che caddero sotto le nostre mura per essa. Tradiscano a posta loro gl'invasori le loro solenne promesse. Dio non tradisce le sue. Durate costanti e fedeli al voto dell'anima vostra, nella prova alla quale Ei vuole che per poco voi soggiacciate; e non diffidate dell'avvenire. Brevi sono i sogni della violenza, e infallibile il trionfo d'un popolo che spera, combatte e soffre per la Giustizia e per la santissima Libertà.
    Voi deste luminosa testimonianza di coraggio militare; sappiate darla di coraggio civile ...
    Dai municipii esca ripetuta con fermezza tranquilla d'accento la dichiarazione ch'essi aderiscono volontari alla forma repubblicana e all'abolizione del governo temporale del Papa; e che riterranno illegale qualunque governo s'impianti senza l'approvazione liberamente data dal popolo; poi occorrendo si sciolgano. ... Per le vie, nei teatri, in ogni luogo di convegno, sorga un grido: Fuori il governo dei preti! Libero Voto! ...
    I vostri padri, o Romani, furon grandi non tanto perché sapevano vincere, quanto perché non disperavano nei rovesci.
    In nome di Dio e del popolo siate grande come i vostri padri. Oggi come allora, e più che allora, avete un mondo, il mondo italiano in custodia.




    La vostra Assemblea non è spenta, è dispersa. I vostri Triumviri, sospesa per forza di cose la loro pubblica azione, vegliano a scegliere a norma della vostra condotta, il momento opportuno per riconvocarla










    www.maat.it/livello2/1849-repubblica-romana.htm





    nel film "in nome del popolo sovrano l' ingresso delle truppe francesi e l' episodio della consegna della protesta con una bella interpretazioen di Carlo Croccolo

    www.youtube.com/watch?v=adFboCKI8t4&feature=related



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    Per il testo della Costituzione della Repubblica Romana:
    www.ossimoro.it/p41.htm
     
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  3. _SmokY_
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    CITAZIONE (Italo-romano @ 22/1/2011, 17:52) 
    Sul piano tattico-militare ritengo si possa definire Mazzini come un estimatore di Carlo Bianco di San Jorioz, il primo italiano a codificare una teoria organica sulla migliore modalità attuativa del progetto repubblicano; nella sua fondamentale opera del 1829, Della guerra nazionale d'insurrezione per bande, egli riprende le teorie già sviluppate dal polacco Tadeusz Kociunsko nel 1794, esaltando quasi fideisticamente il ruolo delle bande capillarmente distribuite come strumento principale per passare dalla cospirazione all'insurrezione, anche se Carlo Bianco credeva nella guerra di bande per sostenere l'insurrezione repubblicana una volta scoppiata, mentre Mazzini dimostrò di credere nella guerra di bande per affermare l'insurrezione.

    Sul piano strettamente militare, comunque, si rivelarono ambedue forse troppo sicuri dell'efficacia del metodo guerrigliero, che ad es. aveva sì riscosso gran successo in Spagna contro Napoleone, ma soprattutto perchè, una volta scioltosi l'esercito regolare e caduta Madrid, a sostenere gli insorti furon il clero e gli Inglesi di Wellington dalle loro basi in Portogallo.

    Insomma credo si possa affermare che tutta questa fiducia nella guerriglia popolare fosse sostanzialmente malriposta, poichè presupponeva delle masse popolari maggiormente autoconsapevoli della propria "soggettività rivoluzionaria", ossia della loro capacità di farsi soggetto attivo della storia.

    E' in buona sostanza la critica che mosse il Pisacane alla suddetta concezione tattica, partendo dalla sua opera sulla guerra del 1848/'49, in cui egli, già brillante ufficiale di carriera, demolisce appunto in concreto la fattibilità della guerriglia, declassandola alla funzione di mero supporto, ad es. in caso di assedio di un esercito nemico ad una città fortificata e presidiata (si veda l'esempio di Brescia nel marzo 1849, con l'azione delle bande di don Boifava).

    E voi cosa ne pensate, amici? Sul piano eminentemente tattico, chi aveva ragione? Pisacane, che credeva nell'efficacia risolutiva di inquadrare - politicamente,oltrechè militarmente - le masse popolari in grandi unità capaci di ingaggiare battaglia anche in campo aperto contro gli eserciti stranieri invasori, o Mazzini, che reputava decisiva la costante e capillare azione "molestatrice" delle bande come piccole unità mobili alle spalle ed ai fianchi delle truppe nemiche, attivando una escalation destinata a terminare coll'insurrezione generale del popolo stanco delle rappresaglie?

    Da notare che la suddetta differenza di visione tattica presupponeva anche una oramai netta distinzione per così dire ideologica tra i due, col Pisacane oramai già arruolabile come "protosocialista", mentre sappiamo bene quale fosse l'opinione di Mazzini sulle coeve dottrine collettivistiche.

    Arrivo con secoli di ritardo ma volevo dire anche io qualche cosa partendo da questo ottimo spunto di Claudio.

    Come premessa volevo dire che l'Italia in quel periodo aveva tante capitali, tante "Roma" sparse in vari staterelli, non aveva solamente Parigi dove bastava lì insorgere e si coinvolgeva un poco tutto, come a Vienna e Berlino, l'Italia è un caso anomalo ed indipendente.
    Nella varie insurrezioni il popolino raramente fu coinvolto e raramente si fece coinvolgere, quindi pensare alla guerrilla o meglio chi ci pensava era in errore (Mazzini prima Garibaldi poi)... Per es. nelle 5 giornate di Milano ci furono svariati episodi anti-sabaudi e pro-autriaci (di cui nessuno parla) durante la marcia verso la I guerra d'indipendenza sul Mincio, paradossale pensando alla gloria del '48 non credete?
    Gli eserciti inoltre erano formati non guardando alla bravura acquisita sul campo dai vari soldati ed ufficiali... tutti gli ottimi eserciti post napoleonici fuorno smantellati piano piano e furono poi costruiti in modo che mai offendessero il sovrano. I quiz per diventare ufficiale non parlavono di carriera, di capacità militari, seguivano solamente il pensiero politico dell'interessato (probabile cospiratore o no?). Guai mettere armi in mano a possibili rivoltosi. Eserciti piccoli quindi e anche scadenti, pensate che c'erano generali che si vantavano di aver ottenuto il loro grado senza nemmeno aver mai letto un libro. E da questo si possono capire i vari fallimenti in alcune imprese belliche risorgimentali. Popolino praticamente indifferente, eserciti impreparati, sovrani tentennanti, solo la borghesia trainava il risorgimento.





     
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  4. Italo-romano
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    Smoky, hai tantopiù ragione se applichiamo il tuo discorso al caso piemontese, giacchè l'esercito sabaudo era appunto una forza sostanzialmente dinastica, ossia concepita precipuamente per difendere il potere monarchico da minacce sovversive e cospirative interne, non certo come strumento offensivo (tanto che avrebbe palesato numerose negligenze ed incongruenze sia logistiche che tattiche proprio durante la "guerra regia" della primavera-estate del 1848, testimoniateci anche dai diari dell'epoca dei duchi di Genova e di Savoia, figli di Carlo Alberto e 2 dei 5 comandanti di divisione di cui si componeva la forza complessiva dell'armata sarda).

    Ad onor del vero, un discorso simile si potrebbe fare anche per l'esercito duosiciliano, la sola altra forza "autoctona" militare significativa presente allora nella penisola.
     
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  5. _SmokY_
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    Si, ma non commise più gli stessi errori del '48 '49 per esempio nel '59, l'unico episodio se vogliamo dove il piemonte volle visceralmente la guerra senza stare lì a cavalcare l'onda ed aspettare gli eventi. L'esercito in quell'occasione fu preparato con maggiore dovizia e l'appoggio francese fece il resto come sappiamo. Anche i volontari (che nella I guerra d'indipendenza furono completamente lasciati soli) inqudrati nei ranghi piemontesi furono questa volta circa 10mila, 3 mila con Garibaldi e il resto camuffato dentro le file regolari. Sia chiaro che solo i francesi vinsero la II guerra d'indipendenza, i piemontesi appoggiarono solo ma in ogni caso il successo politico è stato enorme.
    Cmq sia dobbiamo anche ricordare che il Piemonte fu l'unico stato a mantenere lo statuto, gli altri come i napoletani o il papa l'abolirono dopo l'ennesima restaurazione del 48/49.
     
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  6. Italo-romano
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    CITAZIONE (_SmokY_ @ 10/9/2011, 14:53) 
    Si, ma non commise più gli stessi errori del '48 '49 per esempio nel '59, l'unico episodio se vogliamo dove il piemonte volle visceralmente la guerra senza stare lì a cavalcare l'onda ed aspettare gli eventi. L'esercito in quell'occasione fu preparato con maggiore dovizia e l'appoggio francese fece il resto come sappiamo. Anche i volontari (che nella I guerra d'indipendenza furono completamente lasciati soli) inqudrati nei ranghi piemontesi furono questa volta circa 10mila, 3 mila con Garibaldi e il resto camuffato dentro le file regolari. Sia chiaro che solo i francesi vinsero la II guerra d'indipendenza, i piemontesi appoggiarono solo ma in ogni caso il successo politico è stato enorme.
    Cmq sia dobbiamo anche ricordare che il Piemonte fu l'unico stato a mantenere lo statuto, gli altri come i napoletani o il papa l'abolirono dopo l'ennesima restaurazione del 48/49.

    ____________________________________________________________




    Ma è tutto giustissimo caro Smoky, Carlo Alberto ebbe comunque il merito di rischiare davvero il tutto per tutto, anche guidando in prima fila i suoi soldati, con evidente ed ammirevole sprezzo del pericolo, attaccando per ben due volte una stra-potenza militare come l'Austria, inoltre fu anche tanto coerente da dimettersi praticamente la sera stessa della disfatta di Novara, mentre nè lui nè tanto meno il suo successore pensarono mai di abrogare lo Statuto: io mi limitavo semplicemente a rilevare le gravi deficienze tecniche e logistiche appunto manifestate durante la conduzione della guerra regia, che nulla tolgono ai molteplici episodi di eroismo e che del resto, dopo la spedizione di Crimea, servirono appunto di lezione nella pianificazione ed organizzazione dello sforzo bellico per la seconda guerra d'indipendenza, un decennio più tardi.

    Insomma ritengo l'armata sarda sostanzialmente impreparata allo sforzo bellico richiestole nel 1848, ma ciò non toglie che soldati e comandanti dettero ampiamente prova di abnegazione e determinazione, riuscendo talvolta anche a supplire alle suddette mancanze (mentre, a livello di pianificazione strategica, il vertice militare e politico non fu purtroppo sempre all'altezza e quindi capace di sfruttare queste energie).
     
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    Un episodio non molto conosciuto della permanenza a Londra di Mazzini , spiato dai "servizi " asburgici con la complicità del governo conservatore inglese . L' esule riesce a svelare la violazione dei suoi diritti con espedienti tecnici e l' opinone pubblica "liberal ", impone una correzione di rotta.
    Buona lettura

    http://www.ilpost.it/2013/07/04/lettere-gi.../2/?repeat=w3tc
     
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    Questo è il frutto di una ricerca congiunta con alcuni amic di Facebook , la poltica sociale di Mazzini , ad iniziare dal tema della tassazione . Possiamo dire che (nel 1857) era un programma socialdemocratico post Bad Godesber
    Dopo aver auspicato un "mercato unico italiano" propone
    1) la tassazione deve colpire il superfluo non ciò che serve per sopravvivere
    2) La disoccupazione si combatte con opere di pubblica utilità e con
    le sovvenzioni alle società operaie, ma non contributi in conto capitale
    , ma prestiti agevolati per le spese di gestione
    3) Queste politiche devono essere sostenute dalle confische
    patrimoniali ai danni di chi si oppone alla rnazione, Chiesa, monarchia
    oppositori della democrazia
    4) si devono salvaguardare comuque i deboli (preti poveri , figli di traditori...)

    http://www.novefebbraio.it/dibattiti/mazzi...mo#comment-1341
     
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    Quattro punti estremamente interessanti in questo momento storico. La tassazione eccessiva, le strategie, nazionali e comunitarie, spesso sbagliate e/o insufficienti per combattere la disoccupazione, la necessità di confische patrimoniali nei confronti dei nemici della democrazia (oggi soprattutto le mafie ma anche sulla Chiesa si potrebbe discutere, almeno in termini di ripensamento dell'8 per mille) e la necessaria salvaguardia di chi non ha mezzi sono temi centrali dell'attuale, apparentemente interminabile, crisi economica.
     
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    L'amico lavori,archeologici in un altra discussione sosteneva che ilDio di Mazzini non è un Dio sincretico e men che meno immanente , ma è quello dei cristiani .
    Suggerisco due letture archiviate del mio sito ormai congelato uno di Sauro Mattarelli l'altro di un comune amico , mio e di lavoriarcheo ,meno ufficiale di Mattarelli ma estremante documentato.
    Mi sembrano due riflessioni molto utili sul tema
    http://www.novefebbraio.it/articoli/la-rel...ione-mazziniana

    http://www.novefebbraio.it/documenti/edera...o-e-religiosita
     
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    CITAZIONE (lucrezio52 @ 14/4/2016, 15:42) 
    L'amico lavori,archeologici in un altra discussione sosteneva che ilDio di Mazzini non è un Dio sincretico e men che meno immanente , ma è quello dei cristiani .
    Suggerisco due letture archiviate del mio sito ormai congelato uno di Sauro Mattarelli l'altro di un comune amico , mio e di lavoriarcheo ,meno ufficiale di Mattarelli ma estremante documentato.
    Mi sembrano due riflessioni molto utili sul tema
    www.novefebbraio.it/articoli/la-rel...ione-mazziniana
    www.novefebbraio.it/documenti/edera...o-e-religiosita

    Un importante blog che da troppo tempo è in stato di non-aggiornamento! Servirebbero dei volontari!

    Sauro Mattarelli è difficlmente smentibile su quello che letteralmente scrive (e non dico solo in questo caso), però sulla questione specifica mi pare che l'opinione sia amorevolmente "orientata": mi sembra trapelare di fondo la volontà di rappresentare un Mazzini coerente con la "vulgata" tardo-ottocentesca (il pensiero mi corre all'importante ruolo di Ernesto Nathan, per esempio) e non troppo problematico, quando forse farne apparire l'estrema problematica spigolosità (anche interiore) sarebbe persino più interessante.

    Ovviamente tanto Mattarelli quanto l'autore del nostro secondo link non arrivano a dire giù brutalmente quello che noi qui per semplicità sintetizziamo, però è vero che si strizza l'occhio ad un laicismo (che io non ci vedo) e sembra accarezzarsi una idea di religiosità indistinta verso una divinità non troppo impegnativa perché velatamente indistinta, quasi simbolica di "qualsiasi divinità".
    Come ho scritto in altra discussione io ho l'impressione che questa sia una chiave di lettura che riflette un pensiero importante del XIX e XX secolo, che a Mazzini si è non di rado riferito, ma che non è propriamente Mazzini.
    Per farvela breve io negli scritti originali ci trovo piuttosto una problematicità religiosa cristiana così profonda da rendere insdipensabile l'affermazione di laicità (non laicismo), non per indeterminatezza del presupposto intimo e scatenante, ma per comprensione della necessità di porre la forza della fede di fronte ad una realtà civile veramente repubblicana.

    Il secondo link con il contributo di un comune amico (detto così sembra quasi di riferirsi all'"uomo della strada" mentre si tratta di un profondissimo conoscitore e ponderato argomentatore di questioni mazziniane) ad ancor maggior ragione mi sembra consapevolmente ed autorevolmente ispirato a quella importante ma assai particolare (nel senso proprio di "parte") interpretazione per la quale anche qui il riferimento a Nathan sarebbe per più di un motivo culturale ed ideale palesemente calzante.

    Vorrei in fine sottolineare come non sarebbe affatto strano (ma io mi rammarico di non avere una conoscenza abbastanza profonda per farlo) se qualcuno rileggendosi gli scritti trovasse anche il senso di una evoluzione religiosa dal pensiero giovanile a quello ultimo o più semplicemente dall'approccio fervente e quasi mistico di Fede e Avvenire (quasi il San Giovanni dell' Apocalisse) e quello doloroso ma tenace de I Doveri (quasi il San Paolo della Seconda a Timoteo).

    Edited by LAVORI ARCHEOLOGICI - 15/4/2016, 07:55
     
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    Un bell'intervento di Roberto Balzani sulla figura di Aurelio Saffi

     
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    Oggi è la giornata contro lo sfruttamento minorile, vorrei celebrarla con un post sulla scuola gratuita per i bambini italiani a Londra fondata da Mazzini il 10 novembre 1841. Ho aggiornato il post con la descrizione della scuola che fa lo stesso Mazzini riportato da Jessie White Mario . E' il terzo post di questa discussione


    https://novefebbraio.forumfree.it/?t=72649297
     
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    in occasione dell' anniversario della morte di Mazzini un ampio sunto di una tavola rotonda su Storia illustrata del dicembra 1961 sul Maestro , tra gli altri partecipano Ugo La Malfa, Giovanni Spadolini e Riccardo Lobardi

    https://novefebbraio.forumfree.it/?t=77417649
     
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    Una ricerchina sull' ipotesi dello storico Salvo Mastellone che il Manifesto di Marx sia stato una risposta alle tesi di Mazzini, con gli interventi di Villari e Colombo

    #entry644766548
     
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