Diritto di copyright

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    Cosa ne pensate dell'approvazione della direttiva europea sul copyright?

    https://www.hwupgrade.it/news/web/legge-su...opeo_81507.html

    Quello che mi lascia perplessa è il compatto voto contrario di Lega e 5 stelle, notoriamente fruitori di un web disinvolto, strumentale a campagne elettorali zeppe di fake news. Ma anche l'allarme espresso da Wikipedia mi fa pensare al tentativo di rendere talmente onerosa la condivisione da ridurre di fatto la fruibilità di tutti i contenuti. Mentre è anche vero che i giganti del web non possono essere i soli a guadagnare sulla distribuzione di contenuti prodotti da altri. Qualcuno ne sa più di me?
     
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    In Germania la legge è stata fortemente osteggiata dai fautori, come dici, del web "disinvolto" e anche Wikipedia, pur non toccata direttamente dalle nuove norme, si è schierata contro quella che viene vista come una potenziale forma di censura. La legge, che non riguarda piccole piattaforme, prevede che i grandi del web debbano provvedere a che non vengano pubblicati, anche da utenti singoli, contributi contenente opere di ingegno altrui senza che vi sia un'autorizzazione a farlo da parte di chi ne detiene i diritti. O viene richiesta tale autorizzazione, in genere concessa a pagamento, o il contributo viene cancellato o non messo in rete. Ciò può in pratica avvenire solo con filtri automatici, che vengono avvertiti come una forma di censura.

    Personalmente sono a favore della protezione dei diritti degli autori, siano testi, immagini, musiche o altro. In alcuni paesi, come la Francia questo avviene già senza che ci siano problemi, a quanto ho letto. Naturalmente i diritti di citazione e di parodia sono garantiti dalla legge approvata recentemente.
     
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    In pratica, il link che ho riportato nel primo messaggio è ancora una citazione consentita?
    Ho letto anche che questo controllo non potrebbe avvenire con filtri automatici.
    Ho l'impressione che sia una ennesima guerra di lobbies, che non riguardi diritti ma solo difesa dei profitti.
     
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    Il link è consentito, diverso sarebbe copiare il testo in un messaggio proprio. Non bisogna confondere la citazione di una fonte o l'indicare dove un testo ecc. sia reperibile con l'utilizzare un testo, immagine, musica in un'altra opera.
     
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    CITAZIONE (dceg @ 28/3/2019, 15:11)
    Ciò può in pratica avvenire solo con filtri automatici, che vengono avvertiti come una forma di censura.

    Personalmente sono a favore della protezione dei diritti degli autori, siano testi, immagini, musiche o altro. In alcuni paesi, come la Francia questo avviene già senza che ci siano problemi, a quanto ho letto. Naturalmente i diritti di citazione e di parodia sono garantiti dalla legge approvata recentemente.

    CITAZIONE (dceg @ 28/3/2019, 16:28)
    Il link è consentito, diverso sarebbe copiare il testo in un messaggio proprio. Non bisogna confondere la citazione di una fonte o l'indicare dove un testo ecc. sia reperibile con l'utilizzare un testo, immagine, musica in un'altra opera.

    Purtroppo caro Dceg non è così. O meglio è così solo sulla carta.
    Il diritto di citazione e di parodia saranno garantiti solo a chi avrà gli strumenti (ergo chi avrà abbastanza soldi e potere, quindi Crozza potrà continuare a farlo, ma lo sconosciuto in rete no)
    Ti ricordi o sai cos'è stato l'adpocalypse?
    Proprio per la questione dei filtri automatici ai piccoli sarà semplicemente impedito di uplodare. E questo perché l'algoritmo non è in grado di cogliere il cosidetto fair use. E dal momento che ad essere perseguite saranno le piattaforme saranno loro che preventivamente staccheranno tutto (come di fatto è già successo ai contenuti "controversi" di youtube con tutti i paradossi del caso).
    Ma c'è di più la legge obbligherà anche le piattaforme in realtà neanche troppo piccole a dotarsi di macchine con intelligenze artificiali, il che ovviamente porterà queste piattaforme a non poterne sostenere i costi.

    È una legge che cambia molto più di quel si pensa, sulla carta sembra tutto ok, ma si sa, è nei dettagli che si nasconde il diavolo.
    Chi volesse approfondire.
     
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    Mi spiace, è certo una mia pecca, ma ho provato a guardare (ed ascoltare) i video che hai indicato, ma non sono riuscito ad andare oltre qualche minuto. Per me sono insopportabili. Peccato, mi sarebbe davvero interessato capire che cosa si volesse dire.
     
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    CITAZIONE (dceg @ 28/3/2019, 22:04) 
    Mi spiace, è certo una mia pecca, ma ho provato a guardare (ed ascoltare) i video che hai indicato, ma non sono riuscito ad andare oltre qualche minuto. Per me sono insopportabili. Peccato, mi sarebbe davvero interessato capire che cosa si volesse dire.

    Provo a riassumere.
    Adpocalypse
    Per Adpocalypse, crasi di advertising e apocalypse, si intende quel fenomeno che su per giù un paio di anni fa ha investito yuotube.
    Ci sono diversi modi di fare lo youtuber, di fatto, anche se i loro contenuti sono gratis, anche loro devono mangiare. Per cui chi era bravo, riusciva a vivere del lavoro di creatore con i proventi della pubblicità che youtube metteva sui loro video, i video infatti possono essere monetizzati diventanto partner.
    Il problema è che 2 anni fa un video inneggiante al terrorismo fece scandalo perché monetizzato, quindi i giornali e i media di informazione (che sono gli stessi che hanno vinto questa battaglia) hanno tradotto la vicenda con titoli del tipo "la coca cola finanzia il terrorismo", facendo sì tutte le grandi multinazionali puntarono la pistola contro yuotube minacciando di andarsene e di ritirare la pubblicità in blocco (causando appunto a quel punto la chiusura di youtube).
    Ovviamente il video in questione non era affatto finanziato da "coca cola", anche perché la pubblicità non funziona così su youtube, ognuno vede la pubblicità selezionata in base al tipo di persona che il sistema pensa che sei.
    Come mossa riparatrice youtube ha modificato l'algoritmo (a.k.a. il filtri della sua intelligenza artificiale) di modo che ogni contenuto giudicato controverso venisse demonetizzato. Solo che appunto l'algoritmo non è in grado di capire se si sta inneggiando all'isis o lo si sta criticando, per cui entrambi i video vengono demonetizzati. Si è arrivati persino a dei paradossi cioè a cartoni inneggianti alle peggio cose (perché il fatto di avere "peppa pig" ti faceva passare il filtro), alla reazione opposta, ovvero interi canali cancellati perché contenevano immagini di cartoni animati regolari (in particolare canali di gamer con videogiochi sui pokemon). I filtri non sono così intellingenti.
    Ovviamente questo non significa che se un video critico dell'isis venga messo nei contenuti controversi perda solo la monetizzazione, no viene anche relegato nell'ombra, non entra in trending topic e sparisce dai video consigliati. Come a dire, non solo non ti permetto di guadagnare, ma ti faccio anche sparire negando quella visibilità che prima il tuo contenuto aveva.
    Ovviamente chi ha guadagnato da questo? La carta stampata e i media tradizionali. Chi vorrà criticare l'isisi lo potrà continuare a fare ma in tv e sulla carta stampata. Sulla carta il diritto di critica e di opinione è rimasto, sulla carta perfino il diritto di criticare l'isis su youtube è rimasto, ma di fatto se tu prima vivevi creando contenuti di informazione sull'isis su youtube devi cambiare mestiere.

    Questione del copyright
    Lo stesso meccanismo, solo molto più in grande e con effetti molto, molto più devastanti avverrà con la nuova legge sul copyright, che a tutto serve tranne a tutelare il copyright, perché i filtri quelli sono, ma anche un domani dovessimo migliorarli non è che io mi senta proprio bene in un futuro alla minority report.
    Già perché Crozza potrà continuamente fare quello che fa, così come tutti i programmi di informazione, potranno citare articoli di giornale per il diritto alla critica, alla parodia, alla citazione. Tutti gli altri canali della rete avranno invece un filtro.
    Sulla carta io posso parodiare una canzone e farne un video su youtube, nella pratica il filtro, riconoscendo la base musicale, mi impedisce l'upload. Moltiplicate questo per ogni immagine, articolo, canzone, video e vedrete l'enormità del problema e l'ipocrisia con cui i media tradizionali hanno trattato la vicenda. Il problema è che effettivamente le persone di una certa età non hanno ancora molta idea di come funzioni il web. Senza contare che appena uno arriva a tot contatti unici al mese, per legge, si deve dotare di quest'apparato di filtri, di fatto ammazzando ogni possibile nascita di realtà nuova sulla rete, perché con questa legge ti ammazzano nella culla. Quindi o sei irrilevante, e quindi va bene, o sei rilevante e controllabile (quindi vai in tv o sui giornali) o se sei rilevante ma indipendente e allora ti ammazzano.
    Certo sulla carta non è cambiato nulla, si cerca solo di difendere il copyright.
     
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    Premesso che ancora mi interrogo su come sia possibile diventare ricchi e famosi facendo gli influencers alla Chiara Ferragni, mi pare che più che alla libertà del web, troppa gente sia in pratica votata all’anarchia.
    Filtri automatici e algoritmi mi paiono strumenti diabolici, ai quali delegare la nostra responsabilità di scelta e la fatica del controllo vero, coi suoi costi economici e la sua efficacia.
    I guadagni stratosferici delle grandi piattaforme forse derivano proprio dalla messa in campo di questi automatismi, che rendono il web accessibile come una prateria presidiata da vecchi spaventapasseri.
    Il presidio vero e costoso comporta il confronto con i produttori di contenuto e la loro congrua remunerazione, mentre accumulare clic per accordi pubblicitari sembra essere l’unico obiettivo perseguito con tenacia e sovrana indifferenza verso qualsiasi altra considerazione.
    Un po’ come certe trasmissioni televisive, contenitori pubblicitari a basso costo e bassa qualità, scopertamente e desolatamente approntate per distribuire messaggi pubblicitari.
    E’ l’economia improduttiva di ricchezza sociale, ma generatrice di grandi profitti settoriali.
    Ed ho l’impressione che si voglia spacciare per una battaglia di libertà il desiderio di questi grandi protagonisti del web di lasciare le cose come stanno, indisturbati nel loro regno virtuale, dove si monetizzano persino i clic e le ricerche sbadate di navigatori annoiati, perché tutto fa guadagno.
    Non so se sia un caso che proprio mentre sperimentiamo tutta questa libertà di movimento sul web, con la relativa sensazione di poter accedere a qualsiasi informazione e di poter esaudire qualsiasi curiosità, le crisi economiche che si succedono in occidente hanno invece relegato milioni di persone all’immobilismo, tappate in casa dalla mancanza di risorse, regredite ad una condizione sociale insicura e umiliante.
    Inoltre, l’aperta contrapposizione al copyright europeo da parte di partiti come Lega e 5 stelle,che hanno lucrato e continuano a lucrare dal loro uso e abuso del web, mi fa riflettere su come certe campagne sconsiderate su vaccini e altre amenità antiscientifiche abbiano avuto la possibilità di crescere e diffondersi grazie alla irresponsabilità di chi avrebbe dovuto controllare le fonti, esercizio scomodo, costoso, e controproducente per gli autori delle campagne.
    E’ evidente che io non sono una esperta, ma la puzza di bruciato intorno alla piattaforma Rousseau è forte, e il fatto che si pretenda di estrarre da un mondo anarchico e incontrollato le regole di una nuova democrazia diretta mi sembra surreale e contradditorio, come voler estrarre regole di ingaggio da una rissa.
     
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    CITAZIONE (Soniadf @ 29/3/2019, 10:10) 
    Premesso che ancora mi interrogo su come sia possibile diventare ricchi e famosi facendo gli influencers alla Chiara Ferragni, mi pare che più che alla libertà del web, troppa gente sia in pratica votata all’anarchia.

    Mha, il web è sicuramente un po' anarchico, ma l'anarchia vera e propria non è nel web pubblico, quella è nel deep web, e lì nessuna istituzione o legge potrà arrivare mai se non tirando giù ogni collegamento con la rete.
    CITAZIONE (Soniadf @ 29/3/2019, 10:10) 
    Filtri automatici e algoritmi mi paiono strumenti diabolici, ai quali delegare la nostra responsabilità di scelta e la fatica del controllo vero, coi suoi costi economici e la sua efficacia.
    I guadagni stratosferici delle grandi piattaforme forse derivano proprio dalla messa in campo di questi automatismi, che rendono il web accessibile come una prateria presidiata da vecchi spaventapasseri.
    Il presidio vero e costoso comporta il confronto con i produttori di contenuto e la loro congrua remunerazione, mentre accumulare clic per accordi pubblicitari sembra essere l’unico obiettivo perseguito con tenacia e sovrana indifferenza verso qualsiasi altra considerazione.
    Un po’ come certe trasmissioni televisive, contenitori pubblicitari a basso costo e bassa qualità, scopertamente e desolatamente approntate per distribuire messaggi pubblicitari.

    Mi pare che stai facendo un po' un minestrone.

    Filtri automatici e algoritmi mi paiono strumenti diabolici, ai quali delegare la nostra responsabilità di scelta e la fatica del controllo vero, coi suoi costi economici e la sua efficacia. [...]Il presidio vero e costoso comporta il confronto con i produttori di contenuto e la loro congrua remunerazione,

    Concordo, però proprio perché costoso, molto costoso, non sarebbe possibile fare questi controlli con personale stipendiato.
    Prendiamo l'esempio di youtube, nel 2017 venivano caricate 300 ore di contenuto al minuto. Significa che per verificare di persona io dovrei assumere all'incirca 26.000.000 di dipendenti e questo solo per verificare i video. Calcolando che l'intero fatturato di google (che è proprietario di youtube) di un anno è all'incirca 28 miliardi, lo stipendio dei lavoratori necessari al solo youtube sarebbe di circa 90€ al mese.
    O chiudi youtube o fai pagare un abbonamento o metti un algoritmo.

    mentre accumulare clic per accordi pubblicitari sembra essere l’unico obiettivo perseguito con tenacia e sovrana indifferenza verso qualsiasi altra considerazione. Un po’ come certe trasmissioni televisive, contenitori pubblicitari a basso costo e bassa qualità, scopertamente e desolatamente approntate per distribuire messaggi pubblicitari.

    Signora mia (cit.), Google così come la carta stampata, Mediaset, La 7, Sky non sono ONLUS. Esistono per vendere. E siccome non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace, così gira il mondo, almeno quello democratico. Altrimenti torniamo all'intrattenimento e informazione di regime che "certifica" la qualità e dell'intrattenimento e dell'informazione senza preoccuparsi di vendere la pubblicità per sostentarsi visto che sarà pagata con le tasse.

    CITAZIONE (Soniadf @ 29/3/2019, 10:10) 
    Ed ho l’impressione che si voglia spacciare per una battaglia di libertà il desiderio di questi grandi protagonisti del web di lasciare le cose come stanno, indisturbati nel loro regno virtuale, dove si monetizzano persino i clic e le ricerche sbadate di navigatori annoiati, perché tutto fa guadagno.

    Qualcosa mi dice che lei non ha la minima idea di quanto in realtà sia difficile guadagnare sui clic. Le posso assicurare che senza un contenuto di un certo livello o una certa genialità nell'anticipare dove il pubblico andrà non si va da nessuna parte. Proprio perché il navigatore è annoiato e chiuso nel suo mondo non è così facile andare a stanarlo e fargli premere l'agognato clic. Se fosse così facile saremmo tutti influecer, mentre appunto di Chiara Ferragni ce n'è una. Tutti bravi a criticarla (anche io non è che ne abbia una gran opinione) ma nessuno è in grado di replicare i suoi risultati con lo schiocco delle dita. Non basta vedere i video di Marco Montemagno per essere come lui.

    CITAZIONE (Soniadf @ 29/3/2019, 10:10) 
    Inoltre, l’aperta contrapposizione al copyright europeo da parte di partiti come Lega e 5 stelle,che hanno lucrato e continuano a lucrare dal loro uso e abuso del web, mi fa riflettere su come certe campagne sconsiderate su vaccini e altre amenità antiscientifiche abbiano avuto la possibilità di crescere e diffondersi grazie alla irresponsabilità di chi avrebbe dovuto controllare le fonti, esercizio scomodo, costoso, e controproducente per gli autori delle campagne.

    Ma questo non c'entra propio niente. Io posso tranquillamente continuare a dire e a diffondere sul web che la terra sia piatta. Al massimo sono i miei competitor che eventualmente saranno svantaggiati perché il filtro impedirà di citare la bibliografia scientifica.

    CITAZIONE (Soniadf @ 29/3/2019, 10:10) 
    E’ evidente che io non sono una esperta, ma la puzza di bruciato intorno alla piattaforma Rousseau è forte, e il fatto che si pretenda di estrarre da un mondo anarchico e incontrollato le regole di una nuova democrazia diretta mi sembra surreale e contradditorio, come voler estrarre regole di ingaggio da una rissa.

    Ma questo posso anche condividerlo, ma non centra niente con le leggi sul copyright. Il motivo per cui la base dei 5 stelle è contro risiede semplicemente nella loro età anacrafica. Infatti mentre magari un trentenne cresciuto con youtube ha perfettamente idea di cosa sia il mezzo e di come funzioni un cinquantenne molto meno.
    Anche perché, riflettete, queste leggi non servono assolutamente a fermare la pirateria. Quindi a cosa servono realmente? Chi scarica musica, giornali, film come non lo poteva fare ieri, non lo potrà fare domani, solo che se ieri lo faceva continuerà a farlo anche domani. Se io mi scarico ogni giorno il mio quotidiano dal sito in pirata in questione, continuerò a farlo. Quei siti sono già illegali, ma quegli stessi siti hanno già preso tutte le misure necessarie per aggirare il divieto. Le nuove leggi non si muovono su questi fili, ma si muovono su fili completamente diversi, ovvero avere il controllo di chi produce informazione e intrattenimento. Capisco che la cosa possa sfuggire, non è cattiva volontà, è il cosiddetto gap generazionale, poi per carità chi vuole può approfondire, ma non è una cosa che porta via 10 minuti.
     
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    Anch'io non sono molto preparato su questa materia, quindi ritengo doveroso non prendere posizione in un senso o nell'altro senza prima aver approfondito.
    Capisco il senso delle argomentazioni di chipko, ma vorrei avanzare un dubbio: è giusto che i grandi monopolisti del web guadagnino miliardi grazie a contenuti che non producono e che non pagano se non pochi spiccioli? Esiste un modo per rendere la situazione più equilibrata senza arrivare a forme di censura?
     
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  11. sisifofelice
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    Io sulla materia sono pure peggio, quasi come un Goebbels che tiene una conferenza sui diritti umani.
    Però mi viene una domanda da associare a quelle di oskar: Invece dei pannicelli caldi delle multe insignificanti ai giganti web, è fattibile o no una web tax seria, progressiva sui guadagni da assumere a livello comunitario visto che siamo pure pure prossimi alla scadenza elettorale?
     
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    CITAZIONE (Oskar @ 30/3/2019, 09:11) 
    Anch'io non sono molto preparato su questa materia, quindi ritengo doveroso non prendere posizione in un senso o nell'altro senza prima aver approfondito.
    Capisco il senso delle argomentazioni di chipko, ma vorrei avanzare un dubbio: è giusto che i grandi monopolisti del web guadagnino miliardi grazie a contenuti che non producono e che non pagano se non pochi spiccioli?
    Esiste un modo per rendere la situazione più equilibrata senza arrivare a forme di censura?

    Non lo so.
    Anche perché poi il livello del dettaglio richiede una competenza che io non ho. Posso solo provare a parlare di ciò che "conosco" un pochino meglio.
    Prendiamo Google.
    Google funziona con l'indicizzazione delle pagine. Google apparentemente non ha proventi pubblicitari (non ha banner). C'è invece chi paga per comparire tra i primi risultati quando si digita una determinata parola. Se io oggi cerco "scarpa" i primi risultati sono di aziende che hanno pagato per stare lì.
    Ma non è questo il modo di fare soldi di Google. Il suo modo di fare soldi è quello di creare profili personali degli utenti al fine di poter proporre o rivendere a terzi analisi o pubblicità mirate (quindi sì il 90% degli introiti è dato dalla pubblicità, ma non quella del clic). Quindi se uno volesse limitare lo strapotere dei monopolisti del web più che varare nuove leggi sul copyright dovrebbe vararne sulla privacy.
    Di fatto la fetta più grossa viene dal profilare le persone, il meccanismo di google è basato su questo più che sui suoi contenuti. Certo indicizzazione e contenuti vanno insieme, io posso indicizzare una pagina perché ne conosco il contenuto, ma la posizione di alcuni giornali a riguardo è assurda (ricordo vagamente alcuni articoli che paragonavano le anteprime a chi fuori da un ristorante regalava stuzzichini gratis).
    Perché la posizione di questi giornali è falsa e pretestuosa?
    Perché senza l'indicizzazione loro sparirebbero dal web. Essere fra i risultati di google per un produttore di contenuti è una bella cosa, significa avere una vetrina ultra privilegiata. C'è stato un momento dove un mio post era stato indicizzato e compariva come primo risultato a chi cercava di risolvere un problema con Windows. Comparire prima di Aranzulla è certamente stato gratificante (è durata poco eh anche perché Microsoft risolse il problema).
    I giornali non vogliono mica sparire da google (non sono mica scemi).
    Una mia cara amica lavorava presso un'azienda che cercava di far rispettare il diritto all'oblio. Il suo lavoro consisteva appunto nel contattare le redazioni dei giornali per chiedere loro di deindicizzare i loro articoli che parlavano del caso x o il caso y. E attenzione, questo è il passaggio che occorre capire, questo non significa che la mia amica potesse pretendere la rimozione dell'articolo dal web (altrimenti sarebbe censura), ma solo che tale articolo sparisse dai risultati possibili del motore di ricerca di Google. Il punto è che se Google non indicizza il contenuto questo de facto sparisce dal web.
    Certo, facendo una ricerca per anno sul sito del giornale lo troverò ancora, ma non ha più la stessa visibilità di prima.
    A mio parere quindi c'è già molto equilibrio fra i produttori di contenuti e Google. Perché di fatto Google non guadagna sui contenuti (che utilizza per indicizzare) ma sulla profilazione (ovvero io studio che contenuti guardi e quindi capisco chi sei), inoltre il produttore di contenuti guadagna una grande, grandissima visibilità grazie all'indicizzazione.
    Non è un caso che appunto la riproduzione del contenuto utile ad indicizzare sia stata permessa, altrimenti sarebbe stato un enorme effetto boomerang per la carta stampata.

    Non so se sono riuscito a rispondere un pochino.
     
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    Primo: chi diavolo è Marco Montemagno? :rolleyes: :rolleyes:

    Secondo: questa storia della profilazione è spaventosa. Google è un motore di ricerca che ha bisogno di materiale per indicizzare e regalare visibilità, pardon, farsi pagare la visibilità.
    Mi pare che gli uni abbiano bisogno degli altri, e non si capisce perché coloro che indicizzano debbano essere quelli che ci guadagnano di più. E’ un po’ come il povero, vecchio mercato agricolo, in cui gli intermediari guadagnano più dei produttori, salvo che, nel caso del web, gli utenti finali non pagano.
    Ma è tutta apparenza, perché pagano in termini di privacy e di profilazione, sono il prodotto messo in vendita, l’elettore potenziale, una delle tante etichette profilate grazie agli algoritmi dei motori di ricerca.
    Quindi, l’apparente gratuità e onnipotenza di ricerca ci rende tutti complici di un sistema squilibrato e i maghi degli algoritmi sono consapevoli di essere gli intoccabili proprietari del giocattolo, cui si fa fatica a far pagare anche le tasse.
    Negli ultimi anni, questa profilazione è entrata a piedi uniti nel campo della costruzione del consenso, con esperimenti ampiamente riusciti di creazione di movimenti e sostegno elettorale.
    Forse, è anche questa considerazione che induce certe parti politiche ad essere benevole con quei demiurghi armati di profilazione elettorale.
    Questa superfetazione commerciale del web è l’emblema di una economia parassitaria, dove quello che si compra tutti i giorni il è il “target” impacchettato.
    Come quella storia del tavolo di poker: se non capisci chi è il pollo, il pollo sei tu. E noi, profilati ed etichettati, siamo il “prodotto” di qualsiasi libera navigazione sul web.
    Oggi sui quotidiani sono riportati articoli in cui si confessano “pentimenti” e richiesta di aiuto da parte delle piattaforme più note, il gioco sta diventando sempre più pericoloso, il totalitarismo elettronico è dietro l’angolo, e a noi non resta che guardare alle piazze, quelle vere, come a dei bugs che possano far saltare il sistema.
     
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    CITAZIONE (Soniadf @ 31/3/2019, 12:16) 
    Primo: chi diavolo è Marco Montemagno? :rolleyes: :rolleyes:

    www.youtube.com/watch?time_continue=32&v=W36GVrWl4d8
    Il video è lunghetto, l'ha scelto lui per dire chi è. È un produttore di video che seguo da un paio di anni. È molto famoso in realtà.
    Qui invece un suo video più tipico.

    CITAZIONE (Soniadf @ 31/3/2019, 12:16) 
    Google è un motore di ricerca che ha bisogno di materiale per indicizzare e regalare visibilità, pardon, farsi pagare la visibilità.

    Bhe non è proprio così, di fatto google la visibilità te la regala, quando uno paga per essere fra i primi risultati c'è la scitta accanto "ann."
    CITAZIONE (Soniadf @ 31/3/2019, 12:16) 
    Mi pare che gli uni abbiano bisogno degli altri, e non si capisce perché coloro che indicizzano debbano essere quelli che ci guadagnano di più.
    E’ un po’ come il povero, vecchio mercato agricolo, in cui gli intermediari guadagnano più dei produttori, salvo che, nel caso del web, gli utenti finali non pagano

    In che senso? Forse non mi sono spiegato. I produttori di contenuti non pagano per essere su google.
    Google è come se fosse un bibliotecario di un'enorme biblioteca. Se io sono il bibliotecario e Dceg viene tutti i giorni a chiedermi libri in prestito sulla medicina psichiatrica, indovinerò facilmente che probabilmente è uno che la lavora in clinica. Se poi viene Caravaggio e mi chiede sempre libri d'arte, intuirò che fa il pittore o il critico. Poi finito l'orario di lavoro chiudo la biblioteca e vado in piazza. Lì trovo due venditori, uno di psicofarmaci e l'altro di tele, sono disperati perché non trovano acquirenti. Allora io dico loro "se mi pagate vi do una dritta su dei probabili acquirenti". Perché mai dovrei dividere il mio profitto con chi ha scritto i libri di medicina o di arte? Come dicevo qui il copyright non c'entra praticamente niente, è solo uno specchietto per allodole.
    Il discorso non cambierebbe se anziché avere una biblioteca (che è gratuita) io avessi una libreria. Io comunque posso profilare Dceg e Caravaggio e se i libri li comprano chi li ha scritti percepisce tutti i diritti di questo mondo. I contenuti sul web sono sia gratis che a pagamento. Google ti dice solo dove sono, poi decide l'utente cosa fare.

    CITAZIONE (Soniadf @ 31/3/2019, 12:16) 
    Ma è tutta apparenza, perché pagano in termini di privacy e di profilazione, sono il prodotto messo in vendita, l’elettore potenziale, una delle tante etichette profilate grazie agli algoritmi dei motori di ricerca.
    Quindi, l’apparente gratuità e onnipotenza di ricerca ci rende tutti complici di un sistema squilibrato e i maghi degli algoritmi sono consapevoli di essere gli intoccabili proprietari del giocattolo, cui si fa fatica a far pagare anche le tasse.

    Sì è così, o meglio, anche io la penso così.

    CITAZIONE (Soniadf @ 31/3/2019, 12:16) 
    Negli ultimi anni, questa profilazione è entrata a piedi uniti nel campo della costruzione del consenso, con esperimenti ampiamente riusciti di creazione di movimenti e sostegno elettorale.

    Questo non so ancora fino a che punto sia vero. Siamo ancora alle prove generali, questa è comunque una delle mie inquietudini, ma spero di essere smentito.
     
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13 replies since 28/3/2019, 14:51   223 views
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