|
|
Certo un sistema elettorale idoneo ad un Paese politicamente "complesso" come l'Italia pare non esserci. Eppure democrazia impone che si voti per cercare di trovare un equilibrio rappresentativo tra gli aventi diritti. E non solo, ovviamente.
Avendo vissuto negli Stati Uniti ho trovato più che interessante il sistema elettorale americano, con presidenzialismo ad elezione diretta atto a dirimere una contesa ridotta a soli due partiti. Come tutti ben sappiamo la corsa alla Casa Bianca à "cosa" tra Repubblicani e Democratici. Il popolo ha un potere immenso, infatti decide egli stesso chi ha diritto a rappresentarlo e chi, temporaneamente, no.
Ma l'Italia può oggettivamente ambire ad un simile sistema elettorale ? Attualmente la mia risposta appare negativa ed i motivi sono presto elencabili.
Prima d'ogni cosa occorre cambiare la Carta costituzionale, aggiungendo il termine "federale" quando si parla di Repubblica. Unica ed indivisibile, ma federata con regioni che vivono di vita propria, seguengo pochi quanto precisi dettami tracciati da Roma. Oggi abbiamo un federalismo fiscale che pare non essere nè carne, nè pesce. Un passo interessante, ma ampiamente incompleto. Per il federalismo politico ed amministrativo sembrano non esserci speranze immediate.
Il bipartitismo italiano é imperfetto, se non inesistente. Mentre a destra abbiamo due partiti che, a loro modo, formano una coalizione; a sinistra si pone un insieme di due idee politiche piuttosto diverse, unite per fare voti alle varie tornate elettorali. In passato si ricordano schieramenti disomogenei con le "ali" estreme dei due schieramenti a fare da ago della bilancia, "sporcando" i programmi originali dei partiti "maggiori". Il centro che vediamo oggi rappresentato non potrebbe esistere se si decidesse di rappresentare in toto la linea elettorale americana. Oggi, invece, alcuni partiti (divenuti insospettabilmente "forti") spostano equilibri laddove, per esempio, c'era la sinistra antagonista o AN, poi confluita nel PDL. Per ovviare a questa stortura, incompatibile con il metodo a me caro, é assolutamente necessario escludere ogni possibile frammentazione del voto, riducendo lo spazio di manovra dei "cespugli" o di quei movimenti che non hanno collocazione certa.
Infine trovo doveroso ricordare che vige, in Italia, un bicameralismo "perfetto", unico esempio tra i Paesi democraticamente evoluti. Una perfezione tale che rende impossibile governare con snellità, tra un passaggio e l'altro dove Camera e Senato votano la stessa legge o la modificano in modo sostanziale, stravolgendone l'impianto originario. Se il Senato delle regioni, di cui si dibatte da troppo tempo, vedesse la luce, naturale conseguenza del Federalismo politico, amministrativo ed economico, si potrebbe delegare alla sola Camera il compito di approvare (in unica seduta) i disegni attuativi dello Stato centrale, poi recepiti dalle stesse regioni ed adattate alla veriegate esigenze territoriali di cui il Sentato delle regioni (appunto) avrebbe compito consultivo.
Piccolo, ma non trascurabile particolare. Oggi l'Italia mostra, tra le tante, un'anomalia non riscontrabile altrove. Infatti abbiamo un premierato debole a fronte di una presidenza "dimezzata", dove il primo é letteralmente ostaggio del Parlamento, alleati compresi (o soprattutto); il secondo non ha funzioni tali da indirizzare la politica italiana dandole una guida certa ed incontrovertibile. Con l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, l'eliminazione della figura del premier (divenuta inutile con il sistema americano), il rafforzamento dei poteri della presidenza il sistema sarebbe pronto per essere applicato.
Unico problema: in Italia la lentezza legislativa ha "affossato" fior di cambiamenti quanto a leggi elettorali, mentre sono molti i mal di pancia allorquando si parla di Federalismo "globale" e di presidenzialismo all'americana. La presenza di partiti e partitini di cui sopra altri non é che un reale ostacolo alle doverose ed urgenti riforme che lo Stato chiama a gran voce attraverso i cittadini, sempre più disorientati dalla farraginosa legge elettorale attualmente in vigore.
Conclusione: appare decisamente difficile cambiare oggi quanto erroneamente creato ieri. Il "mostro" elettorale é cresciuto a dismisura nel tempo e conviene a tutti che così rimangano leggi e leggine a riguardo. A tutti tranne a chi viene escluso dal Parlamento, sempre pronto a fare la voce grossa. Nongià per spirito di Patria, ma per mero calcolo politico ed economico. Ogni partito, poi, propone qualcosa che non si adatta alle altrui idee, mentre i soliti diplomatici di turno cercano, invano, di trovare la "quadra" ad argomento ormai intrattabile.
|
|