CASO ANTONVENETA

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. mambo
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Tutte le tappe della scalata di Fiorani

    ROMA - La decisione della Consob di bloccare le due offerte - Opa e Opas - lanciate dalla Popolare Italiana, la ex Popolare di Lodi, nei confronti di Antonveneta arriva dopo quasi tre mesi di botta e risposta tra la stessa Commissione e l'istituto di credito guidato da Gianpiero Fiorani, in corsa con gli olandesi di Abn Amro per conquistare la banca patavina. Ecco le tappe nelle quali la banca lodigiana ha presentato le offerte.

    29 aprile: il consiglio di amministrazione della Popolare di Lodi dà via libera al lancio di una Opas su Antonveneta, la quale prevede l'offerta di titoli valutati 26 euro.

    11 maggio: la Consob denuncia l'esistenza di un patto fra Fiorani, i fratelli Lonati, Coppola e Gnutti obbligando la banca lodigiana a lanciare un'Opa sul 100% di Antonveneta.

    13 maggio: dopo la presa di posizione della Consob sul "concerto", il cda della Banca Popolare di Lodi ha approvato l'Opa su Antonveneta. La decisione è di mantenere l'Opas su ordinarie e bond convertibili, offrendo in alternativa anche la possibilità di ottenere un pagamento in contanti per la parte del corrispettivo precedentemente costituito da titoli di debito Bpl di nuova emissione.

    17 maggio: Bpl presenta la sua Offerta su Antonveneta, che prevede anche un accordo parasociale con gli altri alleati stipulato il 16 maggio. Nel dettaglio la Popolare di Lodi deposita alla Consob le due offerte pubbliche, fra loro alternative, sul capitale di Antonveneta: l'Opa obbligatoria è in contanti e offre 24,47 euro, mentre l'Opas riconosce per ogni azione della banca padovana 26 euro, di cui 0,5 azioni ordinarie Bpl, 0,4 azioni ordinarie Reti Bancarie Holding, 3 euro in denaro e 0,4 euro come eventuale integrazione.

    26 maggio: la Consob vuole vuole vederci chiaro sul reale valore dell'offerta pubblica di acquisto e scambio della Lodi. La banca riceve una richiesta di chiarimenti dalla Commissione sulle modalità di determinazione del corrispettivo dell'offerta.

    16 giugno: La Popolare di Lodi deposita il prospetto di una nuova Opas a 27,5 euro.

    12 luglio: via libera della Banca d'Italia alle offerte su Antonveneta della Popolare di Lodi, appena rinominata Banca Popolare Italiana. "Dopo un'approfondita istruttoria - spiega una nota - la Banca d'Italia ha rilasciato alla Banca Popolare Italiana, ex Banca Popolare di Lodi, l'autorizzazione di competenza per l'Opa obbligatoria e per l'Opas su Antonveneta".

    20 luglio: parte l'Opas della Popolare Italiana a 27,5 euro L'Opas, che offre 27,5 euro per ogni azione Antonveneta (22,6 euro in titoli Lodi più 4,9 in contanti) durerà fino al 24 agosto.

    21 luglio: parte l'Opa di Popolare Italiana su Antonveneta. L'offerta obbligatoria imposta a 24,47 euro ad azione per il concerto tra la Lodi, Gnutti, i Lonati e Coppola si chiuderà il 25 agosto.

    Edited by Oskar - 19/11/2023, 12:12
     
    Top
    .
  2. mambo
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    da la repubblica del 27 luglio

    Spunta una talpa in tribunale. Nelle telefonate registrate
    i magistrati di Milano vedono le prove del "concerto"
    Antonveneta, Fazio nella tempesta Intercettati i colloqui con Fiorani
    Girandola di contatti per organizzare la scalata, da Ricucci a Gnutti
    Le vendite effettuate da Lodi per poter fare l'Opa sarebbero fittizie




    MILANO - Un'inchiesta che assomiglia ogni giorno di più a una valanga, che cresce e porta tutto con sé. E travolge una delle massime instituzioni del Paese, la Banca d'Italia e il suo governatore Antonio Fazio. Intercettazioni, atti dove compaiono personaggi sempre nuovi. Ci sono Fiorani, Ricucci, Gnutti e soci. Poi c'è Fazio (che non è indagato dalla Procura di Milano, ma compare in molte intercettazioni); anzi, la famiglia Fazio, perché anche la moglie del governatore di Bankitalia, Cristina Rosati, sembra svolgere un ruolo importante nella vicenda. Ancora: l'onorevole di Forza Italia Luigi Grillo (proprio dalla sua utenza telefonica al Senato, Gianpiero Fiorani avrebbe telefonato a Fazio) e un certo "Don Luigi" - figura fondamentale di raccordo tra i protagonisti della vicenda - che qualcuno identifica proprio con il parlamentare azzurro, altri con don Gigi Ginami, sacerdote romano confidente di molti potenti, amico sia di Fiorani che di Fazio (sia Grillo che don Ginami, però, negano tutto).

    E infine c'è l'ombra di una talpa a Palazzo di Giustizia di Milano. Sì, perché da un'utenza del Palazzo milanese è partita una telefonata diretta a un cellulare riconducibile a una persona coinvolta nell'inchiesta. Nella conversazione una figura finora ignota - ma gli inquirenti temono che sia un magistrato - avrebbe preso un impegno preciso: adoperarsi presso la Procura di Roma per evitare impedimenti giudiziari ai protagonisti del concerto Antoveneta.

    Ma l'inchiesta dei pubblici ministeri Eugenio Fusco e Giulia Perrotti potrebbe avere conseguenze imprevedibili nei prossimi giorni. Potrebbe coinvolgere altri personaggi eccellenti, dopo il sequestro delle azioni Antonveneta in mano ai "concertisti" (tra il 40 e il 50 per cento del totale). Una mossa clamorosa, che potrebbe essere soltanto la prima: i pm infatti sono convinti che le cessioni di quote di minoranza operate da Bpi (grazie alle quali è stato possibile rafforzare il patrimonio della banca in vista del lancio dell'Opa su Antonveneta) siano fittizie: l'ipotesi è che in realtà le società alienate siano sempre nella disponibilità dell'istituto di Lodi (magari con una clausola di retrovendita dopo un anno). Se l'accusa fosse confermata, tutto l'impianto su cui poggia l'Opa lanciata da Bpi si sfascerebbe, perché verrebbero meno i pilastri finanziari dell'operazione. Non solo: si sta indagando anche sul perché Bankitalia abbia ignorato il parere negativo dato da due suoi ispettori all'operazione.

    E ancora: presto la Procura milanese potrebbe sequestrare i capital-gain (circa 100 milioni di euro) derivati dai massicci acquisti di azioni Antonveneta (per 550 milioni di euro) operati da soggetti vicini a Fiorani. Un'operazione, sostiene la Procura, finanziata dall'allora Banca Popolare di Lodi e da Gianpiero Fiorani per giungere al controllo di Antonveneta. I protagonisti sarebbero stati "premiati" dalle generose plusvalenze.

    Ieri intanto la Procura ha nominato un custode giudiziario dei titoli sequestrati: è Emanuele Rimini, professore di diritto a Milano. Sarà lui a rappresentare la quota azionaria dei concertisti all'assemblea di oggi che probabilmente eleggerà un consiglio di amministrazione targato Abn Amro. La prossima tappa dell'inchiesta sarà all'inizio della settimana prossima, quando il gip Clementina Forleo deciderà se convalidare o meno il sequestro delle azioni, quasi centocinquanta milioni di titoli, praticamente il 50 per cento del totale. Gli avvocati dei concertisti temono la pausa estiva dell'attività giudiziaria: se il sequestro fosse confermato, la decisione del tribunale del Riesame rischierebbe di arrivare ben dopo l'estate.
     
    Top
    .
  3. keynes
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    la vicenda stà in questo modo: la banca olandese ABN-AMRO ha lanciato un OPA su banca antonveneta ela Banca d'Italia ha favorito un 'altra OPA di BPI venendo meno amio parere al suo ruolo di neutralità. ecco un articolo di illustri economisti sulla vicenda
     
    Top
    .
  4. sarah81
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    anche le intercettazione pubblicate dal corriere oggi 3 a gosto. Proprio unp schifo

    Le intercettazioni
    La telefonata a casa Fazio: mettiamogli paura
    Nel mirino Cardia e i controlli della Consob «Ora devi stare zitto, sei in una botte di ferro»

    STRUMENTI
    VERSIONE STAMPABILE
    I PIU' LETTI
    INVIA QUESTO ARTICOLO
    MILANO — «Il tenore di molte delle conversazioni intercettate— riassume il giudice Clementina Forleo— evidenzia che i rapporti tra gli indagati e altri personaggi» dell’inchiesta, «lungi dall’incanalarsi in fisiologici rapporti istituzionali o in rapporti meramente amicali, che legittimamente avrebbero potuto snodarsi parallelamente ai primi, appaiono contrassegnati da illegittime pressioni da un lato e da illeciti favoritismi dall’altro, in totale spregio delle regole poste a presidio del sistema dei controlli facenti capo in particolare alla Banca d’Italia». Eccone alcuni squarci, tratti dalla trama (finte cessioni di quote orchestrate a tavolino con la conoscenza in apparenza di Bankitalia, una frenetica ricerca di telefoni «puliti», l’operato della Consob sottoposto a minaccia in conversazioni tra un controllato da Consob e chi era un controllore come Bankitalia) disegnata dal centinaio di pagine dei provvedimenti firmati ieri dal gip Forleo.
    L. Fer.
    Sono le 21.40 del 27 giugno, e Cristina Rosati assicura a Fiorani di aver raccomandato al marito Antonio Fazio di richiamarlo:
    Rosati: «Ma chiama subito (sottinteso: ho detto a mio marito, ndr), va, perché tu, dico, mica mi puoi trattare così Giampiero, eh».
    Fiorani: «Poverino tuo marito, fa le cose che devono fare...veramente non se ne può più, anche oggi una giornata ancora bruttissima Cristina... ma no, perché questi maledetti (scusa il termine) della Consob mi han fatto ancora l’ennesimo ricatto, che abbiam forse rimosso e abbiamo spostato, però... Con Cardia che personalmente dice "ma ci sto ripensando", dopo che tutti i suoi collaboratori avevano approvato per intero il nostro progetto (...) È come ammazzarti col piede e poi schiacciarti, allora io mi sono arrabbiato e ho detto: benissimo, allora chiamate il mio avvocato, facciamo una letteraccia pesantissima, contro Cardia, mettiamogli paura anche noi a questo punto e vediamo di passare anche noi all’attacco perché sono veramente stufo stufo stufo, guarda veramente stufo... però improvvisamente loro davanti a questa minaccia allora alle sei mi tira fuori...ma allora forse la causa l’ha rimossa, forse va bene... insomma vigliaccate, Cristina, vigliaccate ».
    «Ora non sbagliamo»
    A questo punto del colloquio, la moglie passa il telefono a Fazio, che rassicura Fiorani indicandogli il riequilibrio dei coefficienti patrimoniali (perseguito dalla Bpi attraverso quella che la Procura ritiene finte cessioni di quote come alla Earchimede di Gnutti) come la mossa che potrebbe «risolvere tutto» ai fini del via libera di Bankitalia.
    Fazio: «Guarda che stavo a scherzare quando ho detto che son venuto in ufficio per te».
    Fiorani: «No, scusami no, ma Tonino mi spiace, anzi mi spiace da matti perché per colpa mia...sai questi ulteriori disagi! ».
    Fazio: «Ma che colpa tua, vabbè... va benissimo quello (incomprensibile)». Fiorani: «Stavo raccontando che sono cose incredibili che hanno dell’inverosimile, cioè non è un Paese questo dove si può...non si può Tonino».
    Fazio: (incomprensibile).
    Fiorani: «No, pazienza, certo certo, hai ragione e faremo l’impossibile per dare una risposta ferma... però ti par giusto che davanti a una nostra risposta minacciosa improvvisamente lui (Cardia, ndr) è tornato sui suoi passi oggi e allora dice che il nostro prospetto va bene così... ma non può, non può un Paese così andare avanti a lavorare per minacce e basta, non si costruisce niente ».
    Fazio: «(incomprensibile) non bisogna sbagliare nessuna mossa adesso». Fiorani: «No, infatti, guai... ma domani è importante (...) Ma non è programmato però di sentirlo Cardia, no non pensavi di sentirlo?».
    Fazio: «No, no, ma però ci penso io».
    Fiorani: «Non è il caso...».
    Fazio: «Tu vai avanti con quella cosa che...».
    Fiorani: «Ok, domani facciamo anche quella, vedrai Tonino».
    Fazio: «Ci son dei numeri molto buoni, insomma, ecco ».
    Fiorani: «E lo so, lo so, infatti».
    Fazio: «Adesso non mi dire quello che... insomma bisogna andare avanti, ecco, va bene adesso, eh va bene? ».
    Fiorani: «Chiarissimo chiarissimo, grazie ancora».
    Fazio: «Quello poi risolve... quello poi risolve tutto, va bene?».
    Fiorani: «Ma è chiaro, siamo arrivati fino a qua, figurati, domani facciamo».
    Fazio: «Va bene, appunto, se ci fosse quello va bene».
    Fiorani: «E certo, grazie Tonino».
    Fazio: «Stai tranquillo, ciao».
    «Facciamo l’ambaradan»
    A ruota, alle 21.50, Fiorani chiama Ricucci e gli dice che «su un passaggio bisogna riflettere», in quanto «fatti bene i conti, andiamo a beccarci uno sforamento dei coefficienti patrimoniali»: quindi è necessario fare tutto «l’ambaradan» dopo il 30 giugno. Ma Ricucci ha un problema: è la Deutsche Bank, dice, che sarebbe rigida nell’apporre sugli atti dell’operazione la stessa data in cui essa viene posta in essere. A rassicurare Fiorani, angosciato dal fatto che Fazio non gli abbia ancora dato l’agognata autorizzazione di Bankitalia, una sera è la stessa moglie del governatore. Fiorani, intercettato, viene chiamato da un tale Gigi che dispone di un cellulare che il provvedimento giudiziario di ieri indica essere «risultata intestata al Senato della Repubblica».
    Rosati: «Oh che non mi vuoi più bene».
    Fiorani: «No, no».
    Rosati: «Sono gelosa... sono gelosa».
    Fiorani: «Tu adesso mi vieni a dire...».
    Rosati: «Senti, tu adesso mi devi fare una promessa ».
    Fiorani: «Sì».
    «Devi, fino a domani, devi stare zitto, non parlà con nessuno. Sei in una botte di ferro, stai tran-quil-lo»».
    Fiorani: «Vedrai che non sarà così. Io non ho sbagliato, Cristina, non ho mai sbagliato».
    Rosati: «Manco io ho sbagliato, manco io ho sbagliato, e lo sai bene». Fiorani: Stavolta abbiamo purtroppo un presentimento diverso mio e tuo... però di presentimenti, guarda».
    Rosati: «Appunto, appunto, appunto Giampi, sì».
    Fiorani: «Vedrai».
    Rosati: «Guarda, qui non è solo, guarda è la reputazione di mio marito, di 40 anni di vita».
    Fiorani: «Ma lo fanno fuori, Cristina, lo fanno, c’è qualcuno che vuole farlo fuori, Cristina...».
    Rosati: «Ma lo so (...) Stai tranquillo, stavolta guardo io, e tu lo sai, figurati, ho provato».
    Fiorani: «Lo so, lo so».
    Rosati: «Davvero tutti i passi. Guarda io l’altra sera mi sono vista veramente persa, e lo sai, mi sono mossa tempestivamente».
    Fiorani: «Poi hai scoperto che non c’era motivazione (...) Quello che è successo te lo dirà Gigi, è una cosa incredibile, cioè c’erano delle incomprensioni da parte della struttura... non solo, non ricevevano più i miei... Ho dovuto, ho dovuto forzare la mano io con tuo marito e Diego (incomprensibile) A questo punto, Cristina, comunque pazienza, dai». Rosati: «No, no, no no, non ti voglio sentì parlare così... non stare arrabbiato... Io che fai, mi butto dal balcone domani?».
    Fiorani: «No, no, ma perché tuo marito è talmente buono, tuo marito è talmente buono, è talmente, è talmente... sì».
    Rosati: «No, no, ascolta, Titanic mica l’hanno fatto già due volte... non si buttano 40 anni dalla finestra. Ma guarda, io, io sono sono notti che non dormo neanch’io, ma non, io stasera guarda, chiamala pazzia, chiamala cosa, io stasera sono molto tranquilla, molto molto... quindi ci risentiamo caso mai più tardi, tu c’hai quel numero che ti ho dato...».
    «Tu sei l’aquilone devi volare alto»
    Che cosa rappresenti la moglie di Fazio per Fiorani, lo esterna lo stesso banchiere lodigiano in una intercettazione così sunteggiata dal brogliaccio degli inquirenti: «Fiorani le dice di essere il loro aquilone e di volare alto...Fiorani dice che loro possono tirare le fila, ma l’aquilone che deve volare lontano è lei». Meno poetica, e tutta da comprendere prima di trarne arbitrarie conclusioni, è quello che Fiorani dice alla moglie di Fazio il 18 luglio.
    Fiorani: «Poi domani ti porterò il documento, il primo documento di versamento che t’ho fatto da... mmh, da noi e poi da anche altri che saranno fatti, su quel conto corrente di conto terzi, ricordi...».
    Rosati: «Eh, poi questo ne parliamo perché...coso sì, va benissimo».

    È persino umoristico quanto la moglie di Fazio e Fiorani si preoccupino di essere sotto controllo e poi finiscano per esserlo lo stesso. Il 14 luglio alle ore 11.30, riassume un brogliaccio, la moglie di Fazio «chiama il Governatore che le comunica di aver intrattenuto una lunga telefonata con Fiorani, il quale è molto contento, ma la donna comunica che non passa più da loro perché ha paura, aggiungendo che la sera prima anche Gigi Grillo era preoccupato».
    Grillo è un senatore di Forza Italia, sostenitore di Fazio. «Va segnalato — aggiungono gli inquirenti — che il governatore comunica alla moglie di aver appreso che erano state disposte delle intercettazioni e che in particolare Fiorani era "sotto controllo". La moglie appare meravigliata dal momento che "quella persona", in contatto con "l’onorevole...amico di Grillo", aveva riferito "cose completamente diverse" ».
    Una novità di rilievo, per il cuore delle indagini, arriva dalle deposizioni di due dei consulenti esterni con i quali Fazio e il suo capo della Vigilanza, Francesco Frasca, aggirarono il no all’autorizzazione a Fiorani che gli ispettori di Bankitalia Castaldi e Clementi non avevano accettato di modificare. Se infatti il professor Merusi si è «appellato al segreto professionale », il professor Ferro Luzzi il 14 luglio ai pm «ammetteva di non aver mai letto l’atto della Consob e di non conoscere altri particolari della vicenda che invece avrebbero dovuto essergli comunicati, avendo a suo dire la Banca d’Italia abusato delle sue prestazioni professionali, per le quali non ha chiesto nè ricevuto compenso».
    Quando l’1 luglio «Fiorani chiama a un telefono dell’Unipol un tale Gianni, costui chiede al banchiere di dire "ai tre amici" che dovranno vendere all’Unipol al prezzo dell’Opa, "per poter rompere il fronte"». Il 2 luglio Fiorani sempre a Gianni (Giovanni Consorte?) «parla della riunione con Ricucci, Coppola e Gnutti, e riferisce di aver fatto presente che è lui, il Gianni, l’"allenatore", e che quindi loro devono adeguarsi. Con Ricucci "ci vuole pazienza" ».
    «Pronti con il bazooka»
    Il 28 giugno, nel seguito della telefonata delle 11.14, Fiorani e Gnutti tornano sul loro incubo Consob. «Fiorani: «Speriamo oggi pomeriggio la Consob... noi siamo pronti con i bazooka, con i bazooka siamo pronti, eh, non vogliamo sorprese, per cui qualunque sorpresa ci fosse noi siam pronti a partire, perché loro non possono permettersi di impedire che un’offerta vada sul mercato, noi partiamo con la diffida formale che abbiamo già steso... E quindi Cardia non può pensare di sognarsi le cose e poi... ma è solo lui il problema... solamente lui per logiche interne e... di qualunque tipo se non l’ha capiti oppure per altre cose, non possiamo scherzare con il fuoco».
    Gnutti: «Cazzo, fare una telefonata invece...ai massimi livelli e dire che "oh guarda che oggi..."?
    Fiorani: «Ah ma c’ho pensato anche a quello...ormai guarda che siccome la chiamata lui l’ha già ricevuta, io ho l’impressione che gli uomini lavorano nel migliore delle ipotesi per paura...allora bisogna partire noi con le minacce».
    Gnutti: «Noi lo facciamo di quarantotto».
    Ancora il 28 giugno, ma alle 13.11, Fiorani racconta a un suo manager il discorso che dice di aver fatto a un soggetto vicino al presidente della Consob Cardia, propedeutico alla riunione pomeridiana.
    Fiorani: «Gli ho detto testualmente: guardi, professore, io mi auguro che tutto quanto funzioni bene oggi, mi raccomando a lei, mi raccomando al Presidente, lo dice al Presidente, non facciamo che si alzi un ulteriore livello di conflitto che ne abbiamo già abbastanza, ma se così sarà noi dovremo farlo ahimè... Ho detto: dipende da te e dalla persona a cui vai a riferire a mezzogiorno...che sia molto chiaro il messaggio!».
    L. Fer
    03 agosto 2005
     
    Top
    .
  5. keynes
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    ecco le nuove intercettazioni pubblicate dal corriere

    L CASO BANKITALIA - LE INTERCETTAZIONI / 2
    «Notizie dalla Consob? Sì, ho degli uccellini»
    Ricucci: so tutto. Fiorani: talpe anche per l’Abn Amro

    STRUMENTI
    VERSIONE STAMPABILE
    I PIU' LETTI
    INVIA QUESTO ARTICOLO
    MILANO — Un’inchiesta a ostacoli. Uno slalom tra i più vari inquinamenti delle prove, dove, più ancora delle intercettazioni (peraltro temute dagli indagati), ha pagato soprattutto la corsa sul tempo dei pm, a volte arrivati a convocare di pomeriggio testimoni per interrogatori fissati la sera stessa allo scopo di impedire la sincronizzazione delle versioni e far meglio fruttare le perquisizioni.

    La prima perquisizione
    Come la prima perquisizione che si rivela un tesoro per gli inquirenti, quella del 25 maggio nella sede centrale della Bpl di Fiorani con il sequestro di alcuni computer: «Su alcuni di essi, e in particolare su quello in uso a Gianfranco Boni, direttore dell’Area Finanza, emergeva che numerosi file erano stati cancellati in ora notturna e a seguito dell’avvio delle indagini. Questi file erano stati inviati per il back-up a un server non indicato agli inquirenti e comunque non rinvenuto in sede di perquisizione».

    Ma sempre nell’ufficio di Boni «venivano poi trovati documenti in parte coincidenti con quelli cancellati e relativi a e-mail facenti riferimento a finanziamenti erogati dalla Bpi a soggetti che avevano poi acquisito rilevanti pacchetti azionari di Antonveneta».Come l’immobiliarista romano Stefano Ricucci: è qui (prima ancora che i terminali ricollegassero la circostanza al sequestro al valico italosvizzero di Brogeda il 21 febbraio nella Mercedes dei suoi collaboratori Guglielmo Fransoni, Luigi Gargiulo e Livio Cimbaro, di documenti su una società delle Isole Vergini Britanniche) che spunta per la prima volta il fido (apparente giustificazione: un complesso immobiliare da realizzare a Caorle) di 100 milioni di euro dalla Bpi alla Garlsson Real Estate sa, società appunto delle Isole Vergini «pacificamente riconducibile a Ricucci». E usata da Ricucci anche per parcheggiare 8,8 milioni di azioni della Rcs. Del resto, all’interno stesso della banca di Fiorani c’è chi ha confermato agli inquirenti un sospetto che va oltre la scalata Antonveneta: «Il responsabile della Bpi per le aree di Milano e del Piemonte, Bolis, aggiungeva di sapere che gli affidamenti che Ricucci aveva ottenuto» dalla banca di Fiorani «erano stati utilizzati per l’acquisto di titoli, tra cui» non solo Antonveneta maanche «Capitalia, Bnl e Rcs» (l’editrice del Corriere della Sera, in cui Ricucci è diventato primo azionista con il 20 per cento). Fosse stato per lui, Ricucci si sarebbe mosso in maniera diversa su Antonveneta: lo confida al suo collaboratore Guglielmo Fransoni alle 10.09 del 23 luglio, all’indomani della delibera Consob che lo ha inserito nella lista nera dei «concertisti» di Fiorani nella scalata ad Antonveneta. Ricucci: «Scusa, io ho comprato 4 milioni di titoli con 54 milioni di euro e con 100 milioni di linee di credito,mapossono inficià 'na roba del genere? (...) Qua ’stamo nel ridicolo, eh? Allora è finito il mondo, no? Eh? Do ’na in Consob la mattina prima, no?».

    Fransoni: «Ma poi, cosa c'entri tu con gli hedge found?».
    Ricucci: «Hedge found? Non so, ma io non so manco sono questi. (...)
    L’assemblea è saltata lunedì, no? Il problema è che...è di riappropriarci dei nostri diritti di voto per fare l’assemblea il 5 agosto».
    Fransoni: «Certo».
    Ricucci: «L’avevo detto, io... Guarda che... La cosa de ’a lista, famo la lista propria, famo tutte ’ste cazzate, che tanto non serve a niente tutta ’sta roba, ’stamo a fa’ i furbetti del quartierino». Fransoni: «Dici proprio parole sante... sono cose da avvocati di provincia, non da avvocati seri».
    Ricucci: «Ecco, no, no questo il professor Irti l’ha fatto. Eh, continuiamo a dar retta a tutte ’ste cazzate... Ma quando uno deve seguì ’na strada maestra no?...p’annà a Napoli tocca piglia’ l’autostrada del Sole, Roma-Napoli, non è che tocca annà sulla Casilina, no? Eh? Io non lo so, guarda, io vado al manicomio, non... Mache, uno ha rubato?Mase io avessi rubato, sai uno se deve nasconde’...ma che cazzo io non ho fatto niente... Io boh, non lo so. E’ una roba incredibile, uno non può credere in un progetto...io credo nel progetto della Banca Popolare Italiana. Punto. Fine. No, dice, er concerto...E sarà concerto...ma che cazzo me ne frega ame de ’sto concerto, o no? Ma chè, ’na cosa de penale?».
    Fransoni: «Ma poi una volta che è stato deciso...». Ricucci: «Mica me sto a mette’ con dei ladri, eh? Mi sto a mette’ insieme a una delle più grandi banche italiane e con altri imprenditori che sono rispettabili, fino a prova contraria, no? I Lonati, Gnutti, no? Giusto?».
    Fransoni: «Uno si dichiarava e basta. Invece ci sta...».
    Ricucci: «Basta...ma tanto...te devi dichiara’ perché c’eravamo rimasti solo noi co ’sto cazzo di cinque per cento in mezzo, no?».

    Sequestro d’urgenza
    Insieme a questa, è l’intercettazione delle 8.38 del 23 luglio fra Fiorani e Gnutti a far precipitare i pm Fusco e Perrotti a scrivere di notte il sequestro d’urgenza lunedì delle azioni Antonveneta del patto- Fiorani prima gli alleati facciano quello che al telefono progettano per riprendersi il diritto di voto sterilizzato dalla Consob.
    Fiorani: «Abbiamo ipotizzato una soluzione... potrebbe essere una soluzione».
    Gnutti: «E’ quella di farlo entrare nel patto!» (Ricucci, ndr).
    Fiorani: «Esatto! (...) Che noi, ehm, tra oggi e domani facciamo un patto nuovo! (...) Allora noi cerchiamo se riusciamo a fare tutto quanto tra domenica e lunedì affinchè riprendiamo i diritti di voto per quella...andiamo in seconda (convocazione dell’assemblea, il mercoledì successivo, ndr).
    Gnutti: «Vabbeh, questo sarebbe l’ideale! ».
    Fiorani: «Sarebe il massimo».
    Gnutti: «Se lo concertavano subito era già fatta».
    Proprio Gnutti è destinatario di uno sfogo di Ricucci, poche ore dopo ma sempre il 23 luglio, contro i «salotti buoni».
    Ricucci: «Eccoci».
    Gnutti: «Porca troia».
    Ricucci: «Da oggi siamo ufficialmente concertisti».
    Gnutti: «Concertisti. Ma che c’è di nuovo rispetto a prima?».
    Ricucci: «Ah niente. E però adesso è ufficiale, no? Ci hanno fidanzato ufficialmente da oggi, eh?».
    Gnutti: «Ma pensa te, porca troia».
    Ricucci: «Allora, quando io dico le cose di un mese fa, l’avevo detto, facciamo un patto di sindacato ufficialmente, io te e Giampiero, ma tanto che dobbiamo nasconde’? (...) Eh, è così, Chicco, ma questa mo’ la risolviamo. Ma il problema di fondo è un altro, che uno deve essere...ma tu l’hai letta stamattina l’intervista di quel deficiente di Tronchetti Provera su La Repubblica di stamattina?».
    Gnutti: «No».
    Ricucci: «E leggitela, va! Che parla de me e de te...C’è tutta l’intrevista del dottor Tronchetti Provera, che loro sono il salotto sano...».
    Gnutti: «Ah, ah!».
    Ricucci: «C’ha quarantacinque miliardi di euro di debiti...il salotto sano lui c’ha!».
    Gnutti: «Pensa te».
    Ricucci: «Ma è una roba incredibile, no?».
    Gnutti: «Eh sì, ma viene, viene a miti consigli anche lui, eh?».
    Ricucci: «Ah sì? E quando però?».
    Gnutti: «Eh, l’anno prossimo».
    Ricucci: «Ah, l’anno pro...cominciamo a diglielo subito...».
    Vista (anzi ascoltata) dal punto di vista delle microspie, sembra che in Consob entrambi i gruppi avversari abbiano punti di riferimento. Di sicuro Ricucci, visto che è lui il 28 giugno, alle 15.54, a far felice Fiorani su una certa notizia favorevole. Ricucci: «Ma mi sembra che sia positiva, eh, mi hanno detto...ho avuto degli uccellini che mi dicono sia positiva».

    Fiorani: «Chi te l’ha...no, è importantissima ’sta frase qua».
    Ricucci: «E beh, lo so che è importante , appunto ti stavo chiamando adesso...sono uccelini recenti, sì...ti dico di stare tranquillo».
    Fiorani: «Ok, sei sicuro e non posso chiedere niente al telefono, allora ci aggiorniamo a più tardi, vediamo se gli uccellini cantavano bene o cantavano male ».

    La sponda olandese
    Ma a sentire Fiorani e Gnutti la sera del 24 luglio, anche i loro avversari olandesi avrebbero una sponda in Consob. Solo che non si capisce, dal colloquio, se i due parlino in forza di una notizia precisa o del risentimento verso il presidente della Consob, Cardia.

    Fiorani: «Tieni conto che Abn Amro, da quanto mi ha detto l’avvocato Franco Gianni, adesso sapeva bnissimo del provedimento che la Consob avrebbe preso (la sanzione a Ricucci, ndr)...lo sapeva prima di noi». Gnutti: «Ah sì?».
    Fiorani: «Sì perchè la prima chiamata è arrivata all’avvocato da Abn Amro ieri sera, ma prima che lo sapessi io, eh? Quindi hanno delle talpe lì dentro, quindi, ma lì è Cardia, no? Lì è chiaramente Cardia, è Cardia che è al servizio di qualche potere forte».

    E a proposito degli olandesi, ecco la genesi dell’inchiesta, secondo quanto attestato dalla magistratura: l’avvocato di Abn Amro, nel suo esposto iniziale, «riferiva che il 26 aprile aveva appreso, all’interno dello studio del prof. Guido Rossi (consulente di Abn Amro nella vicenda), da un funzionario della Bpl che intendeva rimanere anonimo e che nell’occasione era accompagnato dal dr. Alssandro Daffinà (dirigente della banca Rothschild, advisor di Abn Amro sempre in questa vicenda), che presso la Bpl erano stati accesi 18 conti correnti intestati ad altrettante persone fisiche alle quali erano stati concessi finanziamenti per 545 milioni di euro a tassi particolarmente bassi, interamente utilizzati poi per l’acquisto di azioni Antonveneta. Tali "confidenze" venivano avallate da un documento che l’anonimo funzionario aveva prodotto e che appariva essere una comunicazione interna alla Bpl, inviata da un funzionario della Divisione Segnalazioni Istituizionali ai suoi superiori, in cui venivano segnalati finanziamenti concessi a tassi inferiori al tasso medio di sistema, tanto da creare anomalie nei tassiBce e anti-usura». Dal documento i pm risalgono al funzionario anonimo, da lui ai 18 correntisti, dai 18 a chi ha deciso di finanziarli. Fino, ora, quasi a Fazio.

    Edited by keynes - 4/8/2005, 10:56
     
    Top
    .
  6. keynes
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    L CASO BANKITALIA - LE INTERCETTAZIONI
    «Fazio ha già deciso: non ascolterà gli ispettori»
    Così fu cancellato il parere negativo a Fiorani


    MILANO — Fazio arbitro istituzionale della partita su Antonveneta tra la Banca Popolare Italiana di Fiorani e gli olandesi di Abn Amro oppure giocatore pro-Fiorani? Anche a prescindere dalle rassicurazioni di Fazio a Fiorani in corso d’opera («non bisogna sbagliare una mossa adesso»), un’intercettazione del capo della Vigilanza di Banca d’Italia, Francesco Frasca, mostra che il Governatore, prima ancora di leggere le ragioni del no tecnico pronunciato da due suoi ispettori al rilascio dell’autorizzazione a Fiorani per l’Opa su Antonveneta, il 9 luglio aveva già deciso di aggirarne lo stop interno al via libera a Fiorani, che il Governatore avrebbe poi ugualmente firmato l’11 luglio e comunicato al banchiere lodigiano nell’infelice telefonata di mezzanotte. Ed è un’altra intercettazione tra Frasca («E’ un disastro») e Fazio («E’ una cosa terribile») a fotografare lo smarrimento dei due allorché la sera del 22 luglio la Consob sterilizza i diritti di voto delle azioni di Ricucci e di fatto blocca i giochi degli alleati di Fiorani nell’imminente assemblea Antonveneta. Appunto «un disastro », specie dopo che Fazio si era talmente speso da scrivere di suo pugno ai due ispettori recalcitranti a certificare la solidità patrimoniale della Bpi, contestandogli in un manoscritto di «non aver tenuto in debito conto, come invece sarebbe stato doveroso » i pareri di consulenti esterni, valorizzati proprio per aggirare l’opposizione della struttura tecnica interna.

    Il parere in cassaforte
    Finora era già emerso che l’8 luglio gli ispettori di Bankitalia, Castaldi e Clemente, avevano protocollato e addirittura depositato in cassaforte il loro parere negativo a che via Nazionale concedesse l’autorizzazione a Fiorani. E che il giorno dopo, alle 8.59, il capo di tutta la Vigilanza, Francesco Frasca, aveva provato a fare cambiare idea a Castaldi.
    Frasca: «La puoi vedere questa questione della Popolare di Lodi?».
    Castaldi: «Senti, Francesco, il documento è stato firmato ed è definitivo... quello è un documento che va in mano ai magistrati... ognuno si firma quello che si sente di sottoscrivere».

    Ora, però, un’altra telefonata e una deposizione aggiungono ulteriore luce allo scontro dentro Banca d’Italia. Sempre il 9 luglio, alle 10.45, Frasca racconta infatti a un interlocutore non identificato.

    Frasca: «Gli uffici, due servizi che stanno sotto di me, a mia insaputa hanno concluso una istruttoria sulla possibile autorizzazione alla Popolare Lodi con un giudizio nettamente negativo, questa è l’istruttoria... Io adesso questo giudizio lo debbo trasmettere al Governatore, il quale mi ha già anticipato che lui vuol dissentire, adesso non le sto a dire il modo come...». Come «saltare» gli ispettori messisi di traverso? Facendo prevalere, come quasi mai successo nella storia di via Nazionale, i pareri di tre consulenti esterni, i professori Fabio Merusi, Agostino Gambino e Paolo Ferro Luzzi. Lo spiega ancora Frasca, alle 19.26 del 10 luglio, chiamando un altro interlocutore ancora da identificarsi (ma che sembra essere un funzionario di Bankitalia coinvolto nell’attività sulla Bpi).

    Frasca: «Quell’istruttoria è stato un colpo basso, poi Castaldi si è rifiutato di modificarla, venerdì sera è partito per l’Aquila, quindi ieri non è stato possibile parlare con lui... e vabbeh, sai ognuno si comporta... è stata una scelta proprio non istituzionale perché, insomma, non è mai accaduto all’interno dell’istituto... il Governatore era molto inquieto su questo.... Domani mattina il Governatore mi restituirà l’appunto (quello negativo degli ispettori, ndr), più i pareri allegati di Merusi e Gambino, io dovrei chiedere un parere alla consulenza legale».
    Funzionario: «Eh, ma qui c’è un problema anche per noi, Francesco. Noi abbiamo già fatto un parere che vincolava, in un certo senso metteva in luce i rischi».

    I dubbi dei funzionari
    Del resto all’interno di Banca d’Italia la spaccatura è ormai argomento quotidiano di discussione tra i vari funzionari. Come questi due altri, Longo e Stabile, parrebbe a proposito delle illusioni ottiche targate Bpi. Longo: «Questi continuano a fare 'sti giochetti che io non capisco». Stabile: «Noi andiamo avanti per la nostra strada. Di quello che vuole fare il vecchio non ce ne frega niente».

    Ma Fazio è determinato a disattendere il no dei suoi ispettori della Vigilanza. Già «il 9 luglio — riassume quanto emerge dagli atti il gip Forleo —, in concomitanza con le conversazioni intercettate, il Governatore Fazio inoltrava a Frasca breve missiva con la quale evidenziava che Clementi e Castaldi non avevano tenuto in debito conto, "come invece sarebbe stato doveroso", il parere del professor Merusi, richiedendo a Frasca "almeno un altro parere di un autorevole giurista"». Frasca ottiene i pareri dei professori Gambino e Ferro Luzzi (anche se poi, di fronte al pm, quest’ultimo dirà che «Banca d’Italia ha abusato» delle sue «prestazioni professionali» tacendogli informazioni «che avrebbero dovuto essere comunicate»); e, unitamente «alle osservazioni del Signor Governatore», Frasca rimanda i pareri dei prof ai due ispettori «per ulteriori riflessioni», avvertendoli con una nota a mano che «i tempi sono molto stretti, parliamone». Ma nello stesso giorno «Castaldi risponde a Frasca, confermando motivatamente le sue conclusioni »: Fiorani non ha i requisiti patrimoniali per avere l’autorizzazione di Bankitalia.

    Copia e incolla al computer
    Aquesto punto a Fazio non resta che forzare la situazione. Così l’atto di autorizzazione del Governatore a Fiorani risulta essere «stato materialmente redatto da Stefano De Polis, funzionario del tutto estraneo al settore di Bankitalia che si doveva occupare della questione», eppure «preallertato sin dal martedì precedente a rimanere a disposizione per il fine settimana» come egli stesso ammette quando il pm Fusco lo convoca d’urgenza in Procura alle 8 e mezzo di sera.

    «De Polis — illustra il gip — riferiva che l’atto era stato effettivamente da lui redatto dopo le ore 23 dell’11 luglio», e spiegava che «su indicazioni di Frasca aveva assemblato con il sistema informatico del copia- incolla parti della missiva che il Governatore (riprendendo il parere negativo degli ispettori) aveva inviato alla Bpi per le eventuali osservazioni, e parti dei pareri dei citati Merusi, Gambino e Ferro Luzzi.

    Nonostante l’ora tarda, Frasca aveva contattato telefonicamente Merusi e Gambino, che avevano suggerito delle modifiche apportate nel documento finale». Al momento di firmare, l’ispettore «Clemente si rifiutava, Frasca non la apponeva in quanto indagato (a Roma per l’ipotesi di abuso d’ufficio dal pmToro, ndr), e dunque l’atto veniva firmato dallo stesso Governatore e da Angelo De Mattia».

    La delibera della Consob
    Con questo grado di partecipazione alle sorti dell’operazione di Fiorani, non stupisce lo sconcerto che sabato 22 luglio pervade i vertici di Banca d’Italia allorché la Consob sanziona anche Ricucci sul rastrellamento di azioni Antonveneta. E «a seguito di tale delibera—annotano gli inquirenti — intervengono significative conversazioni ». Una proprio anche tra Frasca e Fazio. «Frasca comunica la delibera al Governatore, commentando che "è un disastro" e che verosimilmente congeleranno i diritti di voto per l’assemblea di lunedì. L’interlocutore (cioè Fazio, ndr) afferma che si tratta di una "cosa terribile"».

    Ma su cosa si è incagliato tutto il lavoro «che stiamo montando» (come dice Fiorani parlando con Gnutti) per rientrare nei requisiti richiesti da Banca d’Italia alla Bpi? Nel fatto che gli ispettori si erano accorti che le pubblicizzate cessioni di quote minoritarie di società controllate o partecipate dalla banca di Fiorani, teoricamente vendute ad amici che fanno sponda (come Gnutti con la sua Earchimede) e a tre banche internazionali, erano in realtà finte cessioni, che servivano a simulare introiti tali da riequilibrare i parametri patrimoniali della banca lodigiana.

    Lo illustra l’ispettore Clemente alla Procura nella sua audizione da teste: «I contratti visionati prevedevano una commissione del 7-8 per cento (altissima, ndr) per un periodo massimo di 12 mesi. Essendo il valore delmercato superiore a quello per il quale le cessioni erano avvenute, si era trattato, come poi confermato dallo stesso direttore finanziario della Bpi Gianfranco Boni (ora interdetto dalla sua carica, ndr) di un’operazione "necessitata" dall’"Offerta pubblica di acquisto e scambio" (Opas) in corso». Nella realtà, infatti, «alla fine dei 12 mesi la Bpl avrebbe esercitato l’opzione ricomprando le azioni allo stesso prezzo. Era la prima volta che capitava di vedere contratti di questo tipo (cessione-acquisto di minorities) in quanto di solito una banca acquista quote di minoranza in altre società affini o per motivi strategici o per motivi di redditività». Invece qui «il vantaggio per la Bpi era stato quello di incrementare al momento i ratios patrimoniali che appunto le occorrevano per potersi garantire l’Opas in corso».

    Quando il primo luglio Bpi emette un comunicato ufficiale, Clemente constata che «non erano state indicate le commissioni» stratosferiche del 7-8 per cento, che assimilavano l’operazione a un portage. Invece le commissioni indicate erano già state versate sotto forma di acquisto del diritto di opzione ». Conclusione dell’ispettore di Bankitalia: «Si trattava, pertanto, di un portage molto ben remunerato».

    Atti retrodatati
    Del resto, la cosmetica rappresentazione di cessioni che rimpolpassero i parametri patrimoniali della Bpi sembrerebbe aver spinto Fiorani sino a fabbricare letteralmente contratti. E’ ad esempio il caso di quello che gli inquirenti «ascoltano» in diretta il 6 luglio mentre il banchiere ne ordina a un collaboratore il perfezionamento cartaceo.

    Quando poi la Procura manderà i propri uomini in via Nazionale, «nella documentazione sequestrata presso la Banca d’Italia sarà in effetti rinvenuto tale contratto, pervenuto alla segreteria della Vigilanza in data 6 luglio 2005. Senonché il contratto riporta la data del 28 giugno, mentre dalla conversazione intercettata appare evidente che tali atti sono stati formati successivamente a tale data, e verosimilmente il 5 o lo stesso 6 luglio».
     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    135
    Reputation
    +1

    Status
    Offline
    INUTILE DIRE CHE PER IL BERLUSCA IL PROBLEMA NENCHE SI PONE
     
    Top
    .
  8. keynes
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    dal corriere della sera 11 agosto2005

    Il talloncino e l’appunto del Governatore

    STRUMENTI
    VERSIONE STAMPABILE
    I PIU' LETTI
    INVIA QUESTO ARTICOLO
    Interrogato a Milano il 13 luglio come testimone, Claudio Clemente, responsabile del servizio vigilanza di Bankitalia sugli enti creditizi, spiega come e perché ha detto no al suo capo (indagato) Frasca. «La mattina dell’11 luglio 2005 — dichiara Clemente — Frasca mi consegna i talloncini con gli appunti del Governatore e i pareri dei legali. Mi viene chiesto di predisporre una lettera autorizzativa... ...Ho incaricato De Polis, di una divisione diversa. Sottolineo che nel provvedimento che mi viene mostrato, nessuno del servizio, neanche Frasca, ha posto alcuna sigla. L’autorizzazione è stata firmata unicamente dal Governatore o comunque nessuno della struttura di vigilanza l’ha fatta propria: sarebbe stato incoerente ed illogico rispetto anche all’appunto dell’11 luglio, che era ancora negativo. Mi sono estraniato del tutto dalla redazione della lettera, sono tornato a lavorare sullo stampato alle ore 23 circa. Io ho consegnato la lettera a Frasca, che mi ha chiesto di andare a consegnarla al Governatore, perché non voleva andare lui. Io gli ho motivato il mio diniego perché la consegna da parte mia sarebbe stata contraddittoria con la mia linea... ... Sono uscito dalla banca subito dopo la mezzanotte con il dottor Frasca, ero molto provato: non abbiamo parlato dei fatti, ci sarà stata qualche frase,masolo di scoraggiamento. Torno a precisare che quando Frasca mi ha chiesto di preparare la lettera di autorizzazione, mi sono trovato in un «vicolo cieco», perché la struttura che fa capo a me è l’unica deputata a procedere, ma non volevo assumermene la paternità né personalmente né come capo della struttura ».
    La «voragine» della Bpi
    Il parere negativo dell’ispettore Clemente si fonda sulla scoperta che applicando i nuovi e più severi standard europei per i bilanci, dal patrimonio di Bpi (già Lodi) rischiano di mancare circa due miliardi di euro. «Con l’entrata in vigore degli Ias —si legge nel documento —il patto parasociale con gli altri soggetti coinvolti nel concerto ha effetti patrimoniali significativi che graveranno il 31.12.2005, con l’obbligo di riacquisto in capo a Bpi per un controvalore pari a 800 milioni di euro che potrebbe aumentare fino a 1,4 miliardi. Inoltre Bpi a fine anno dovrà coprire gli effetti delle opzioni put concesse sia a fondazioni azioniste delle ex Casse di risparmio acquisite (Lucca, Pisa, Livorno e Caripe) sia nel 2003 a Deutsche Bank. La diminuzione del patrimonio di vigilanza è valutabile in circa 495 milioni al 31.12.2005 e in ulteriori 231 milioni nel 2006; ovvero in circa 120 milioni di euro nel 2005 cui si aggiungerebbe una rata di 306 milioni nel 2006». In un’intercettazione «molto rilevante» del 23 luglio, anche il capo della vigilanza di Bankitalia, Francesco Frasca, conferma che la banca di Fiorani (Bpi) a questo punto potrebbe correre grossi rischi: «Il funzionario Marino dice a Frasca che le notizie dicono che Abn abbia rinunciato (all’Opa). Non essendoci più il paracadute Abn, se loro fossero costretti a revocare l’Opa, sarebbe un problema patrimoniale mica da ridere per la Lodi».
    «Nove ore per scrivere il sì»
    Verbale di Stefano De Polis (Bankitalia). «Per l’autorizzazione, ho fatto un copia e incolla fino al paragrafo 3, copiando integralmente dalla lettera di diniego già predisposta. La parte che ho redatto in prima persona è il paragrafo 4, che è stato estrapolato dai pareri di Merusi, Gambino e Ferro Luzi. Voglio precisare che in alcuni aspetti i pareri erano in contraddizione tra loro. Quanto all’articolo 53, ho tenuto conto delle indicazioni di Frasca. Per Clemente e Castaldi non c’erano i presupposti, ma la loro linea era avversata dai vertici».... ...«Ricordo la riunione di sabato: Frasca ha informato me e Clemente che il Governatore aveva esaminato le conclusioni dell’istruttoria e che l’avrebbero restituita unitamente agli altri pareri legali da cui emergeva la possibilità di giungere all’autorizzazione. Lunedì pomeriggio ho ricevuto i tre pareri, ho lavorato dalle 15 alle 23.30 circa. A un certo punto Frasca mi ha chiesto una copia che ha trasmesso agli studi Merusi e Gambino. Merusi ha suggerito una modifica della motivazione sulla situazione patrimoniale prospettiva. Frasca è venuto con una correzione a matita sull’originale. Ho assistito a una telefonata a Gambino che in viva voce gli suggeriva modifiche sull’art. 19, recepite integralmente. Alle 23 circa Perassi mi ha suggerito un’ulteriore piccola modifica che a suo dire proveniva direttamente dal governatore. L’intervento del governatore era su un termine specifico con valenza negativa, un termine come ad esempio anomalia».
    11 agosto 2005
     
    Top
    .
  9. keynes
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    I consigli a Consorte per l’operazione Bnl


    Il professor Ferro Luzi aveva descritto così il suo parere trasmesso l’11 luglio: «Caro Frasca, mi vergogno un po’ ma francamente il tempo è stato minimo...». Intercettazione dell’11 luglio, ore 23.55: il Governatore sta per firmare. «Uomo dice a Frasca che si trova con il Governatore e chiede se hanno il numero di protocollo perché sono al limite. Frasca dice che il numero si può prendere solo dopo la firma. L’uomo dice che ci sarebbe il modo di prenderlo anche prima...».
    Il topolino di Fiorani
    Deposizione di Giovanni Castaldi, responsabile servizio concorrenza di Bankitalia. Pm Fusco e Perrotti: «Qui c’è la situazione del topolino che vuole mangiare l’elefante, ci sono contratti con Deutsche Bank e Paribas in cui mancano i pezzi... Le rammentiamo l’obbligo di dire tutta la verità». Castaldi: «Dopo la delibera Consob, questo fatto dei finanziamenti ai 18 soggetti ci sembrava particolarmente grave perché evidentemente non avevano funzionato i controlli interni... Questo è l’appunto del 16 giugno a Frasca: "allo stato non sembra possibile concedere la nuova autorizzazione..."». Pm: «Frasca vi pose dei quesiti?» Castaldi: «Sì e i suoi dubbi sono tutti smentiti, tranne quello sul fare la revoca subito o attendere... Venerdì andiamo con Clementi da Frasca e gli diciamo che per noi è definitivo. Sabato lui lo trasmette al Governatore... Non ha espresso critiche però ha cominciato a fare annotazioni a matita. Allora gli abbiamo detto che noi insomma non pensavamo di discuterne il contenuto. Quindi Clemente chiude l’originale in cassaforte... Nel fine settimana ci sentiamo e Clemente mi dice c’è questo biglietto del Governatore...». Pm: «Ma non potevate chiedere chiarimenti? In queste carte con Deutsche, con Gp finanziaria... è un macello». Castaldi: «Per quanto mi riguardava non avevo motivo per allungare i termini». Pm: «Perfetto, questo mi interessava... L’ufficio legale dopo i pareri ha cambiato parere?». Castaldi: «No». Pm: «Quindi le uniche persone che dicevano qualcosa di diverso erano i tre professori non presenti alla riunione?» Castaldi: «Esatto». Pm:« C’era un motivo per fare l’autorizzazione prima di mezzanotte?». Castaldi: «Non lo so, non ho capito perché c’era la smania di darla in giornata... Dottore, noi abbiamo presentato una bozza di lettera negativa ed è uscita positiva...».
    L’amico Consorte
    Le intercettazioni di Frasca mostrano che il vertice Bankitalia dispensa consigli e discute della scalata a Bnl con Giovanni Consorte (Unipol), mentre si rifiuta di parlare con i banchieri spagnoli concorrenti del Bbva. 21 luglio, ore 21.07. Quesito di un funzionario a Frasca: è possibile parlare con Bbva? «Frasca dice che loro potrebbero dire che l’istruttoria è iniziata e di più non possono dire». Ma per Consorte è un’altra musica. 12 luglio 2005, ore 18.21. Gianni Consorte spiega a Francesco Frasca che i nuovi standard di bilancio (Ias) potrebbero creare difficoltà anche a Unipol. «Gianni gli dice che ha bisogno di lui. Gianni gli riferisce che domani dovrebbero chiudere l’operazione con gli immobiliaristi e coloro che comprano sono Credit Suisse, Nomura e Deutsche Bank (4,99% a testa), poi comprano anche le cooperative (4%) e compra Opa collocandosi cosi al 27,12... Allo stato delle cose loro dovrebbero avere il 51,6 per cento. Gianni dice che stasera devono chiudere quattro cose, ossia il pool di banche capeggiato da Credit Suisse e Nomura sottoscrivono 4 miliardi di euro di fidejussione per lanciare l’Opa... Il secondo punto è che sono riusciti ad ottenere un aumento di capitale per 2,5 miliardi di euro e gli firmano anche 1,5 miliardi di euro del prestito subordinato... Poi il fondo Clessidra prenderà il 18% di Aurora. Gianni dice che ha appena parlato con il presidente dell’Isvap Giannini.... A un certo punto con Giannini si è arrivati a parlare del conglomerato finanziario: hanno fatto una simulazione al 31/12/2004 e il cui risultato ha dato un’eccedenza di 1,2 miliardi di euro... (Invece) utilizzando altri metodi non usuali, poiché non ci sono i decreti attuativi (gli standard Ias, ndr), loro al 31/12/2004 non avrebbero i margini... Gianni allora gli chiede se può andare avanti e Frasca gli dice che si deve attenere alla normativa che oggi è in vigore... Gianni gli suggerisce di chiamare il dottor Clemente e di dirgli tutto». Ore 19.01, Frasca per Consorte: Frasca dice che il governatore voleva incontrarlo per capire bene tutta la struttura... Gianni gli riferisce che se è necessario scenderà domani aRoma per incontrarlo. Frasca gli chiede quali sono le banche interessate e Consorte gli riferisce che sono la Credit Suisse, Nomura e Deutsche Bank. Gianni dice che la Nomura mantiene le quote. Le banche italiane sono invece la Popolare Italiana, la Bp di Vicenza, la Cassa di San Vigeno e la Bp dell’Emilia. Frasca gli farà sapere dell’incontro con il governatore.
    «Quello è uscito di testa»
    13 luglio, ore 15.02. Telefonata di Consorte per Frasca. Consorte dice che dal Giappone hanno disco verde e che lui si è giocato il fatto che il governatore vede molto bene il loro ingresso, un posto in consiglio ecc. Gianni Consorte dice che dopo 30 minuti l’hanno richiamato e gli hanno detto che va bene... Gianni Consorte dice che alle 19 si vedranno da Frasca. 19 luglio, ore 16.40. Frasca chiede a Consorte della riunione del 21 aprile e quando avevano cominciato a parlare di Bnl perché il magistrato vuole tutte le date di Bnl. Consorte dice che l’argomento è iniziato a fine aprile / fine maggio, in quanto fino al 21 maggio avevano ancora l’1,97%. Consorte dice che su una rivista inglese autorevolissima è uscito che la Consob ha dichiarato che l’operazione fatta da Unipol è stata meticolosa e rigorosa. Consorte lo ringrazia e ridono. Ore 18.35. Un certo Enrico dice a Frasca che il presidente di Bnl è uscito di testa e minaccia azioni legali.
     
    Top
    .
  10. keynes
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    ancora dal corriere della sera

    verbali delle deposizioni davanti ai pm di Milano
    «Così Fazio impose il sì alla scalata Fiorani»
    L'inchiesta sul caso Antonventa. C'era il rischio di un buco da 1,5 a 2 miliardi di euro per la Banca Popolare di Lodi


    MILANO - È stato il rischio di un buco macroscopico da 1,5 a 2 miliardi di euro nei bilanci della Banca popolare italiana a far decidere agli ispettori della Banca d’Italia di negare l’autorizzazione all’offerta pubblica di acquisto della stessa ex Lodi sulle azioni di Antonveneta.
    Il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio (Emblema)
    Via libera, invece, poi concesso dal Governatore Antonio Fazio con un clamoroso intervento personale che ha segnato la prima spaccatura nella storia di Bankitalia tra struttura tecnica e vertice decisionale. Spaccatura documentata nei dettagli dagli atti dell’inchiesta milanese, oggi non più segreti perché depositati ai legali di tutte le parti in causa. Quella voragine, tanto grande da richiamare alla mente i crac Parmalat e Cirio, rischia di crearsi nelle casse della banca lodigiana quando bisognerà coprire i finanziamenti fatti ai 18 concertisti (correntisti finanziati in modo occulto dalla stessa banca per scalare Antonveneta) e gli accordi riservati (put and call) con le banche e con i finanzieri alleati nella scalata.
    RIVELAZIONI - A rivelare questa previsione catastrofica, nonché i retroscena della decisione di Fazio, sono i verbali degli ispettori e i brogliacci che riassumono le intercettazioni dell’inchiesta milanese per aggiotaggio. In particolare Claudio Clemente, uno degli ispettori di Bankitalia, spiega agli inquirenti milanesi: «Il patto parasociale con gli altri soggetti coinvolti nel concerto ha effetti patrimoniali significativi» che si ripercuoteranno sul bilancio di chiusura 2005 a causa della possibilità che la banca debba rimborsare gli stessi soggetti. La testimonianza di Clemente conferma l’esistenza di un «asse» di fatto tra gli ispettori scrupolosi di Bankitalia e i pm Eugenio Fusco e Giulia Perrotti che indagano sull’espansione del banchiere Gianpiero Fiorani.
    L'amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi Gianpiero Fiorani (Lapresse)
    E mentre gli investigatori (davvero pochi per le ferie) sono al lavoro, oggi pomeriggio i vertici della Popolare Italiana si riuniranno per il terzo consiglio di amministrazione in una settimana. Non ci sarà l’amministratore delegato Gianpiero Fiorani, sospeso dalla carica per due mesi dal gip Clementina Forleo che ha «congelato» le azioni della Antonveneta detenute da lui e dai suoi alleati (i finanzieri Emilio Gnutti con i tre fratelli Lonati, gli immobiliaristi Stefano Ricucci e Danilo Coppola) e ha sequestrato 100 milioni di euro guadagnati come capital gain dai 18 concertisti grazie alla manovra.
    STRATEGIE E INDAGINI - Il vertice della ex Lodi dovrà individuare le strategie per il futuro. Come quella che riguarda il consolidamento del patrimonio, la cui solidità è stata messa in discussione proprio dall’ispettore della Banca d’Italia e ora confermata dal declassamento stabilito dall’agenzia Moody’s. Fermata l’opa, ora si parla di un possibile compromesso tra la Bpi e gli olandesi dell’Abn Amro, protagonisti dello scontro che ha dato il via all’inchiesta. Da Amsterdam arrivano segnali di una qualche disponibilità a trovare una soluzione, azione della magistratura a parte. Ma il cda di Bpi dovrà anche tracciare le basi per raccogliere le informazioni richieste dalla Banca d’Italia che ha invitato l’istituto a fornire chiarimenti proprio sulla solidità del patrimonio e sull’andamento dell’aumento di capitale. In queste ore la Gdf di Milano sta eseguendo una serie di verifiche, a partire dal conto corrente vincolato della ex Lodi presso la filiale a Londra della Deutsche Bank, legato proprio alla questione del patrimonio di Bpi. Ma dalle indagini milanesi emergono anche nuovi elementi sulla scalata a Bnl tra i quali il rapporto privilegiato tra Bankitalia e Unipol.
    Paolo Biondani
    Giuseppe Guastella
    11 agosto 2005

    Edited by keynes - 11/8/2005, 15:26
     
    Top
    .
9 replies since 1/8/2005, 14:19   468 views
  Share  
.