IL PROCESSO A GALILEO DEL 1633 E LA CONDANNA

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  1. Cornelio Scipione.
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    Galileo si reca a Roma per la convocazione avutagli dal Papa Urbano VIII.
    Arrivato nella Capitale dello Stato Pontificio resta per 40 giorni in quarantena secondo la legge per vedere se era stato infettato dalla peste che imperversava tra la Toscana e il Lazio.

    A Roma Galileo è ospite dell'ambasciatore di Toscana con sede a Roma , e si informa sulla sua situazione, ma il consiglio che gli viene dato è:"Non vedere nessuno e non parlare con nessuno"; e il Nicolini gli consiglia di non esporsi più sul Copernicanesimo.
    Sempre Nicolini si recò dal papa per cercare di risolvere la situazione di Galileo dicendogli che Galileo gli è devoto e sottomesso; ma il Papa gli risponde che Galileo ha disubbidito al Bellarmino e quindi lui(Il Papa) sarà Giusto.
    Giusto voleva dire che la condanna era il Rogo.

    Galileo è prigioniero del Santo Uffizio ,ma lui non lo sa ancora.

    Il 13 aprile del 1633 Galileo viene convocato dal papa e gli viene chiesto perchè non ha rispettato gli ordini del Bellarmino.
    Galileo si difende dicendo che lui ha rispettato i patti e tira fuori il testamento che il Bellarmino gli aveva rilasciato nel 1616, in cui si dice che è possibile parlare del Copernicanesimo purchè venga esposto come un'ipotesi, ma la copia dell'attestato che possiede il Santo Uffizio è diverso nel contento, ovvero vi è la frase "In Quovis Modo", ovvero che non si può parlare del Copernicanesimo in nessun modo; però l'attestato del santo Uffizio non è munito ne della firma di Galileo, ne della firma del Notaio, mentre la copia di Galileo è sottoscritto da tutti.

    Il Papa incarica 3 teologi di revisionare l'opera Dialogo sui due massimi sistemi del Mondo per vedere se galileo avesse rispettato l'ordine del Santo Uffizio: e i risultato è che Galileo non ha rispettato quanto detto dal Bellarmino!

    Il Maculano vuole una confessione da parte dello Scienziato Pisano, ma quest'ultimo insiste di non aver sbagliato perchè ha rispettato quanto scritto nell'attestato rilasciato dal Bellarmino.

    Il 30 aprile avviene il terzo interrogatorio e questa volta Galileo confessa :"Error Mio", e non solo confessa ma afferma che scriverà contro il Copernicanesimo.(altrimenti sarebbe finito sul rogo come Giordano Bruno se non si sarebbe arreso).

    Molti storici si chiedono perchè Galileo dice addirittura che scriverà contro il Copernicanesimo; la risposta è che Galileo sceglie la Vita !

    Il 10 maggio del 1633 vi è la conclusione del processo e Galileo si era scritto da solo la sua difesa: Affermerà al processo che lui non ha colpe , perchè lui si era affidato a quanto scritto nel suo attestato, ma poi alla fine Abiura e resta così prigioniero all'ambasciata Toscana(come i nostri arresti domiciliari).

    Il 16 Giugno del 1633 il papa vuole la condanna per Galileo e se avesse riparlato del Copernicanesimo sarebbe finito sul rogo; e così vi fu l'Abiura di Galileo. Bisogna dire che Galileo prima di abiurare era stato minacciato di Tortura se non si fosse rimangiato tutto quello che aveva scritto.

    Il 21 Giugno del 1633 vi fu l'interrogatorio finale a Galileo.

    Il 22 giugno del 1633 ci fu la conclusione definitiva del Processo e la condanna: due erano le correnti, una del Maculano che voleva conciliare, e un'altra con a capo il Papa che vuole una condanna esemplare.
    Il giorno del processo si riproducono le frasi della lettera che Galileo aveva scritto a Benedetto Castelli, ma in maniera alterata , perchè questa lettera era stata portata al Santo Uffizio da Lorini che riporta delle espressioni della lettera modificate che non rispondono a quanto scritto da Galileo.
    Le accuse a Galileo avvengono su basi del "Sentito dire" !
    Il Papa fa in modo che il documento che possiede Galileo non abbia nessun valore, nonostante disponesse di tutte le firme e di tutte le convalide.
    Anche se Galileo confessa , non sono ancora convinti, o meglio vogliono condannarlo comunque.

    Francesco Barberini , nipote del papa , era vicino a Galileo e lo difese, ma il giorno conclusivo del processo non era presente.

    Il pensiero del Maculano di preservare l'immagine del santo Uffizio svanisce, perchè a prevalere è il pensiero del papa che se ne fregò se Galileo disponesse dell'attestato del Bellarmino con tutte le firme.

    Galileo non può essere considerato un eretico perchè nel processo del 1616 il Copernicanesimo non viene considerato eretico, quindi lo scienziato Pisano deve essere considerato come una persona che sbaglia.

    Nella sentenza si impone a Galileo come condanna il carcere formale nel santo Uffizio e di recitare il rosario una volta alla settimana per 3 anni.

    A condannare galileo erano solo in 7, mentre dovevano essere 10, ma non si sa perchè.

    La Chiesa con la Condanna a galileo voleva mettere a tacere per sempre il Copernicanesimo.






     
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  2. _SmokY_
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    Ieri ho letto un interessante articolo sulla rivista Civiltà (luglio 2012), e volevo chiedere:
    E' vero che Galileo aveva ottenuto un ordine minore della Chiesa per poter usufruire del beneficio ecclesiastico (prebende di due canonicati)? E che per via di questo ordine il granduca Ferdinando II non potè opporsi al papa per l'espatrio dello scienziato?






    Edited by _SmokY_ - 9/7/2012, 14:02
     
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  3. Cornelio Scipione.
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    Non ne ho mai sentito parlare di questo fatto...ma non per questo vuol dire che sia falso... se qualcuno ne sa qualcosa intervenga pure.
     
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  4. _SmokY_
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    Sempre in quel numero (Civiltà luglio 2012) si può leggere un interessante articolo sulla vicenda piccante dello scienziato toscano. L'articolo è scritto da Niccolò Capponi (giornalista e scrittore) la cui fonte è Galileo a Roma. Trionfo e tribolazione di un genio modesto di Mariano Artigas e W. R. Shea.
    L'autore esordisce scoppiettando scrivendo che la percezione oggi più diffusa sul caso Galileo è lo scontro tra la libertà di pensiero e l'oscurantismo religioso. Aggiunge però che è paradossale che la condanna dello scienziato sia avvenuta anche nel nome della verità scientifica e non contro di essa. In effetti l'intera vicenda assomiglia molto ad una commedia degli errori.
    Più che dall'oscurantismo religioso, Galileo divenne vittima di uno scontro politico in cui il carattere polemico dell'astornomo non fece che aggravare la situazione. Per molto versi Galileo se l'andò a cercare.
    Le sue teorie sul moto dei pianeti erano per l'appunto solo teorie, non riuscì mai a provarle. Va ricordato che tra gli scienziati europei ben pochi erano coloro che sostenevano l'eliocentrismo, la maggioranza di essi era convinta della validità del modello tolemaico, sia a causa dei canoni empirici aristotelici sia perchè non pareva in contraddizione con le scritture. Visto che l’eliocentrismo sarebbe stato provato solo nel XIX secolo, Galileo avrebbe fatto meglio a presentare le sue affermazioni come ipotesi ancor più dopo la messa all’indice nel 1616 degli scritti di Copernico. Non in toto si badi bene e non in quanto eretici, ma perché l’eliocentrismo era in contrasto con certi passi della Bibbia e quindi poteva confondere le menti non sufficientemente istruite.

    L’autore continua scrivendo che se Galileo avesse presentato le proprie teorie sotto la veste di un ipotesi matematica sarebbe stato dentro una botte di ferro. Purtroppo invece egli preferì entrare nel campo della speculazione filosofica e teologica, entrambi terreni minati in cui era incapace di muoversi.

    Continua ancora spiegando la diatriba sul “Dialogo” e la caricatura del Papa che si arrabbiò moltissimo con lui e lo convocò a Roma sebbene l’accusa principale fosse se lo scienziato avesse intenzionalmente o meno ignorato l’ammonizione del 1616.

    Infine finisce così: L’eliocentrismo che lo aveva cacciato nei guai si sarebbe dimostrato in seguito esatto, ma all’epoca nessuno poteva saperlo, probabilmente nemmeno Galileo.


    Io l'ho trovato molto interessante, voi cosa ne pensate di questo punto di vista sul Caso Galileo?

    Edited by _SmokY_ - 10/7/2012, 09:23
     
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    Mi paiono tesi accettabili, l'errore, se di errore si può parlare, fu proprio quello di presentare una teoria scientifica in un dialogo filosofico, ad imitazione degli antichi filosofi, a cominciare da Platone, questo portava l'opera, da un piano puramente teorico e scientifico, a un piano filosofico, mettere nel finale le tesi già esposta precedentemente da UrbanoVIII in bocca a Simplicio (il cui nome pareva di persè un'offesa) non poteva non essere notata, il discorso si trasformava in politico, e provocò l'ira del Papa.
     
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4 replies since 14/1/2010, 22:53   7747 views
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