LO STRAPPO TRA FINI E BERLUSCONI. RICOMPONIBILE O DEFINITIVO?

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  1. lupog
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    Ieri c'è stato un incontro tra Berlusconi e Fini in cui quest'ultimo avrebbe espresso il suo profondo dissenso verso la politiche della maggioranza e l'attuale sistema di poteri e di gestione del PDL, prospettando la possibilità di creare propri "gruppi autonomi" . Secondo le indiscrezioni non vi è stato alcun chiarimento e anzi le differenze e le diffidenze tra i due si sarebbero allargate. La rottura tra i due è insanabile o potrà essere ricomposta? e quali prospettive vedete per gli equilibri della destra e più in gnerale per la politica italiana?


    CITAZIONE
    Dopo una vita passata a condannare quelli che in un discorso alla Camera additò come i «puttani della politica», non sarà certo Fini a fare il voltagabbana. Semmai la constatazione del presidente della Camera è il segno dell’escalation nello scontro con Berlusconi. E dal tono basso della voce s’intuisce lo stato d’animo dell’ex leader di An, un misto di rabbia e di determinazione, l’idea cioè che era inevitabile lo showdown con l’altro «cofondatore » del Pdl, che non fosse possibile andare avanti così, «perché per un anno ho posto i problemi con le buone, e la cosa non ha sortito effetti. Ora vedremo se Berlusconi capirà».

    Durante il pranzo pare che il premier non l’abbia capito, se è vero che Fini ritorna con la mente al colloquio e lo racconta con un senso di stupore: «Io gli parlavo delle questioni e lui mi rispondeva con le frasi che aveva usato al comizio di piazza San Giovanni...». E le «questioni » sollevate sono altrettanti nodi politici, esplicitati con crudezza verbale inusitata: «Tu, Silvio, hai abdicato al tuo ruolo. E io sono stato condannato alla marginalizzazione. La Lega ti ricatta. L’economia è in mano a Tremonti. Il 30%, che era la quota di An nel Pdl, è composto da persone che hai comprato».

    www.corriere.it/politica/10_aprile_...44f02aabe.shtml


    Ieri pomeriggio Berlusconi si è sentito anche sollevato. Al termine dell'incontro con il presidente della Camera si è concesso una passeggiata per le vie del centro della capitale, risposta plastica ad un pranzo tempestoso. Ha scherzato con gli amici dicendo di sentirsi più leggero: non più legato al dovere di mediare continuamente sulle richieste del cofondatore del Pdl, che alla sua sensibilità sono sempre apparse questioni di lana caprina, inutile perdita di tempo.

    Di che si tratti è chiaro alla cerchia dei più stretti collaboratori di Berlusconi: Maurizio Gasparri non va più bene, a Fini, come capogruppo del Pdl al Senato? Non è un problema del Cavaliere. Ignazio La Russa dà ombra al presidente della Camera? Anche in questo caso il premier considera la questione minimale, comunque tutta interna alla matrice stessa della famiglia finiana. Alcuni coordinatori regionali andrebbero sostituiti? Alcuni indirizzi del governo modificati? Esistono un partito ed organi che discutono, si riuniscono e poi decidono. C'è un'assenza di democrazia interna? Non è una questione che si può risolvere a tavolino davanti a una sogliola. In sintesi, con le parole ufficiose di Palazzo Chigi: «I problemi li ha posti Fini, per noi non esistono, non sono mai esistiti, non dobbiamo dare alcuna risposta».

    Esiste invece, agli occhi del Cavaliere, una sostanziale questione di tempi. Fini, dice, i tempi li ha sbagliati tutti. Lui è appena rientrato dagli Stati Uniti, dal vertice sulla sicurezza nucleare voluto da Obama, sarà domenica ai funerali del presidente polacco, andrà alla fiera di Hannover lunedì prossimo, ha spedito ieri una lettera ai vertici della Ue scritta insieme a Sarkozy. Ultimo, ma non ultimo: ha appena vinto le elezioni. Se il vaso è colmo, agli occhi del presidente del Consiglio, è anche per l'accelerazione di un confronto mirato allo scontro su un'agenda ritenuta marginale, quasi pretestuosa ed in ogni caso tutta interna all'assetto della maggioranza, che i primi a non capire sono proprio gli elettori del Pdl.


    www.corriere.it/politica/10_aprile_...44f02aabe.shtml



    Edited by lupog - 16/4/2010, 13:36
     
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  2. Armilio
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    Probabilmente ci sarà un'altra momentanea ricucitura, o forse no, fatto sta che Fini sta tentando, non so quanto consapevolmente, un tutto e per tutto: se riuscirà dopo tutto questo percorso, entro l'inizio della prossima legislatura, ad avere una posizione dominante del partito, allora avrà vinto. Se no sarà costretto ad andarsene con i suoi fedelissimi, o a piegarsi, ma non credo che a questo punto lo farà. E non so nemmeno quanta probabilità abbia di spuntarla: A dispetto di quanto può sembrare, lui gode di molta stima tra gli elettori anche di centro-destra, ma non da parte degli iscritti e dei dirigenti del partito. Insomma se facessero le primarie alla PD potrebbe anche vincere. Però il PDL non le fa. Quindi sinceramente non lo so come andrà a finire. Una sua fuoriuscita dal PDL temo che gli farebbe fare la stessa fine di Follini. Se riuscisse invece a prendere il controllo del PDL, il partito diventerebbe molto più "destra europea", e lì si aprirebbero nuovi scenari politici perchè sarebbe incompatibile sia con la Lega, sia che con l'UDC.
     
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  3. _SmokY_
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    Quando Berlusconi andrà in pensione sarà Fini il suo sostituto - spero - ed allora sarà tutta un'altra musica... anche se questi disaccordi fanno pensare a tutto il contrario e cioè ad un inevitabile divorzio :)
     
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  4. Armilio
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    CITAZIONE (_SmokY_ @ 16/4/2010, 14:52)
    Quando Berlusconi andrà in pensione sarà Fini il suo sostituto - spero - ed allora sarà tutta un'altra musica... anche se questi disaccordi fanno pensare a tutto il contrario e cioè ad un inevitabile divorzio :)

    Infatti. Il problema è se sopravviverà politicamente Fini fino a quando Berlusconi andrà in pensione.
     
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    Credo che lo strappo tra Berlusconi e Fini si ricomporrà in breve tempo, almeno in apparenza. E, in apparenza, i due per un po' andranno d'accordo. Probabilmente Fini continuerà a dissentire su molte decisioni di maggioranza e Governo, entrambi chiaramente condizionati all'estremo dalla Lega, ma non farà mai cadere il Governo. Su quest'ultimo punto sarei pronto a scommettere. Ugualmente farei sul fatto che Fini non sarà il successore di Berlusconi: ormai è troppo compromesso anche nel suo stesso partito, oltre che con la Lega, per poter sperare di essere il leader di una coalizione di centrodestra. Inoltre, ultimo ma non ultimo, io non vedo all'orizzonte alcuna successione: Berlusconi punta decisamente a un sistema nel quale sarà il Presidente della Repubblica la figura predominante e mira altrettanto decisamente a sedere lui sulla poltrona oggi occupata da Napolitano. Sarà il leader del centrodestra ancora a lungo, per il suo carisma, il suo potere mediatico, il controllo che esercita sul PdL, il consenso che ha e perché è semplicemente insostituibile nel ruolo di collante delle forze politiche che oggi compongono la maggioranza.
     
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  6. lupog
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    CITAZIONE (Oskar @ 16/4/2010, 17:25)
    Credo che lo strappo tra Berlusconi e Fini si ricomporrà in breve tempo, almeno in apparenza. E, in apparenza, i due per un po' andranno d'accordo. Probabilmente Fini continuerà a dissentire su molte decisioni di maggioranza e Governo, entrambi chiaramente condizionati all'estremo dalla Lega, ma non farà mai cadere il Governo. Su quest'ultimo punto sarei pronto a scommettere. Ugualmente farei sul fatto che Fini non sarà il successore di Berlusconi: ormai è troppo compromesso anche nel suo stesso partito, oltre che con la Lega, per poter sperare di essere il leader di una coalizione di centrodestra. Inoltre, ultimo ma non ultimo, io non vedo all'orizzonte alcuna successione: Berlusconi punta decisamente a un sistema nel quale sarà il Presidente della Repubblica la figura predominante e mira altrettanto decisamente a sedere lui sulla poltrona oggi occupata da Napolitano. Sarà il leader del centrodestra ancora a lungo, per il suo carisma, il suo potere mediatico, il controllo che esercita sul PdL, il consenso che ha e perché è semplicemente insostituibile nel ruolo di collante delle forze politiche che oggi compongono la maggioranza.

    sono d'accordo con la tua analisi Oskar: Fini non vuole far cadere il governo né tantomeno fare il salto della quaglia. Nè i problemi sul rapporto simbiotico che il Pdl ha con la Lega possono essere liquidati come una manifestazione di malessere dovuta a perdita di visibilità.
    Resta da capire però se l'opposizione interna sarà tanto incisiva da osare mettere concretamente i bastoni tra le ruote al progetto di presidenzialismo, o meglio di sempresidenzialismo in stile padano caldeggiato dal Cavaliere. E in quel caso cosa farà Berlusconi: tirerà a campare per i prossimi tre anni contando su un consenso ancora solido nel Paese o proverà subito a liberarsi dell'irritante ( per lui) dissenso interno andando a elezioni anticipate? :hmm:
     
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  7. Armilio
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    Tze, se si mettono pure a litigare in sto modo...i finiani cominciano a sentirsi accerchiati:

    http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad...e&vxBitrate=300

    Un bell'articolo di Verderami che raccoglie un pò degli umori e delle critiche di Fini in questo momento.

    http://www.corriere.it/politica/10_aprile_...44f02aabe.shtml
     
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    Fini sembra muovere verso una almeno parziale riconciliazione, escludendo elezioni anticipate e gruppi autonomi, ma mantiene le distanze da Berlusconi:

    Pdl, Fini avverte Berlusconi
    "Resto, ma deve accettare il dissenso"


    IL PRESIDENTE DELLA CAMERA RIUNISCE I FEDELISSIMI: "NON SIAMO IL PARTITO DEL PREDELLINO"
    "NON PENSO A SCISSIONI MA CI VUOLE LIBERTÀ E CONFRONTO". "SBAGLIATO CRITICARE SAVIANO"


    Resta, ma non tace. Semmai organizza quel dissenso all'interno del Pdl a cui vuol dare voce. Se gli verrà permesso, ovviamente. Gianfranco Fini raccoglie i suoi fedelissimi e critica il Pdl ("che deve essere libero e non può essere il partito nato dal Predellino"). Un partito che, visto il rapporto privilegiato con la Lega, ha scarsa "attenzione alla coesione sociale del Paese". E avverte: "Non penso a scissioni o a elezioni e non cerco poltrone: ma non ho intenzione di stare zitto e farmi da parte". Svanisce l'ipotesi di fare gruppi autonomi. Si concretizza la nascita di una corrente di minoranza che vede in Fini il suo leader.

    La terza carica dello Stato si presenta a questo appuntamento (blindato ai cronisti) con addosso gli occhi del mondo politico. E non poteva essere altrimenti dopo lo scontro con Berlusconi 1. In sala sono in 40. Tra gli altri, Baldassarri, Siliquini, Laboccetta, Menia (che polemizza con Bocchino), Barbareschi, Tremaglia, Granata, Napoli, Bocchino, Ronchi, Paglia e Urso. Fini parte così: "Ci sono dei momenti in cui bisogna guardarsi allo specchio". Richiama Ezra Pound quando dice che "bisogna essere disposti a rischiare per le proprie idee". E lo vuol fare senza esitazioni: "Questo è il momento. Questa è una fase complicata, non ce la facevo più a porre sempre le stesse questioni a Berlusconi".

    E le questioni Fini le elenca l'una dopo l'altra. A partire dalla mancanza di "proposte precise sulle riforme", ai contrasti "politici e non personali" con Tremonti ("senza di lui saremmo come la Grecia"), al rapporto con la Lega "Che è un alleato importante ma non può essere il dominus della coalizione". C'è questo ma non solo. C'è anche un disagio a stare in un partito in cui si dice, come ha fatto Berlusconi, che i libri di Roberto Saviano fanno un favore alla mafia: "Come è possibile dire che Saviano con il suo libro ha incrementato la camorra? Come si fa a essere d'accordo?. Nessuno nega che Berlusconi sia vittima di accanimento giudiziario, ma a volte dice delle cose sulle quali è difficile convenire...".

    Poi l'attenzione torna sul Pdl. Fini nega trame ai danni del premier: "Non credo di avere attentato al partito o al governo dicendo che su alcuni temi c'è una distanza politica. Ho posto solo questioni politiche, mai personalistiche, e sempre con spirito costruttivo".

    Guarda alla direzione del Pdl di giovedì, il presidente della Camera. Se da quell'appuntamento uscirà "una pattuglia minoritaria in polemica con la maggioranza" significa "che ci sarà un confronto aperto". Ed allora, continua Fini, si aprirà "una fase nuova". Che, però, porterà con sè un interrogativo ancora irrisolto: "Il dissenso interno può esistere o siamo il partito del predellino?. Spero che Berlusconi accetti che esista un dissenso, vedremo quali saranno i patti consentiti a questa minoranza interna. Sarà il momento della verità".

    Una lunga riflessione messa nero su bianco su un documento che i circa 40 parlamentari presenti firmano. Molti nomi illustri hanno prese le distanze dal loro ex leader: La Russa, Gasparri, Alemanno, solo per citarne alcuni. Lui scivola sulla questione: "La componente che viene da An sarebbe dovuta restare unita, ma invece è andata diversamente".

    Il testo finale riconosce Fini quale rappresentante della componente interna al Pdl e frena "il solo parlare di scissioni e di elezioni anticipate". Con questo mandato il presidente della Camera si presenterà giovedì alla direzione. Ma la platea che avrà davanti sarà sicuramente meno facile di quella di oggi.

    Fonte: http://www.repubblica.it/politica/2010/04/...ssenso-3483537/

     
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  9. lupog
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    Dopo lo scontro avvenuto in direzione nazionale, Fini si presenta sempre più isolato. Berlusconi che odia vedersi criticato da chicchessia , ( figuriamoci all interno del suo partito) avrebbe una gran voglia di farlo fuori, ma frenato da Gianni Letta , aspetta il passo falso dell'ormai ex alleato almeno per salvare le apparenze

    I costi della guerriglia


    E’ finita un’epoca: non solo per il Pdl ma per il centrodestra. L’immagine di Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini che si accusano in pubblico, sotto gli occhi dei dirigenti del partito e del Paese, è a suo modo storica. Archivia sedici anni di sodalizio politico, perché quello personale si era guastato da tempo. E getta un’ombra sul futuro della maggioranza, del governo e della stessa legislatura. Da oggi comincia un rapporto che chiamare coabitazione è eufemistico: siamo alla vigilia di una guerriglia quotidiana, anche in Parlamento, capace di destabilizzare il Paese.

    Quella a cui si è assistito ieri a Roma, durante la direzione del Pdl, è stata una rottura esasperata, viscerale fino a sfiorare lo scontro fisico. È la conseguenza di un dialogo impossibile fra due visioni e due personalità ormai agli antipodi, non più complementari. E produce una frattura che Berlusconi vuole certificare, perché rifiuta l’idea di un Pdl lacerato dalle correnti; e che Fini cerca di tamponare, per non farsi spingere fuori dal partito e dalla presidenza della Camera: forse anche per dimostrare che il Cavaliere non è più così onnipotente.

    Può darsi che l’ex leader di An ottenga almeno questo risultato: a carissimo prezzo, però. Ieri mattina, le sue parole sono calate su una direzione del Pdl insieme nervosa e ostile: umori che si riflettevano fedelmente nei gesti impazienti del premier. Per il modo polemico col quale sono state allineate, le critiche finiane hanno mostrato non tanto le sue ragioni, ma la distanza ormai siderale da un partito nel quale dopo le Regionali di marzo si sono creati equilibri dai quali è escluso. Il Pdl ha ascoltato e osservato Fini con una diffidenza e un pregiudizio radicati, perché ormai viene percepito dal centrodestra come un apolide.

    Il suo scarto sembra soprattutto la reazione a un’alleanza con la Lega che lui subisce, e alla quale reagisce con uno smarcamento plateale ed esagerato: quello che in gergo calcistico si chiama fallo di frustrazione. L’irritazione berlusconiana fa capire che si tratta di un colpo doloroso, anche per le allusioni pesanti sulla giustizia. Quando il premier accusa i finiani di esporre il Pdl al ludibrio pubblico, dà voce a una preoccupazione diffusa. Dopo una vittoria elettorale netta, è difficile spiegare la rissa nello schieramento vincente mentre c’è una crisi economica grave: suona come un comportamento irrazionale e irresponsabile.

    Ma la minoranza sembra seguire una logica che ignora l’accusa di puntare al «tanto peggio tanto meglio ». Fini certifica col suo s t r a p p o l a p r o p r i a marginalità nel Pdl, pur di lesionare l’immagine del Cavaliere come amalgama della maggioranza: anche se per paradosso rafforzerà la Lega che vorrebbe arginare. Sono i frutti di un antiberlusconismo di destra che per ora rimane annidato nelle pieghe del Pdl; ma che difficilmente può sopravvivere in un contesto che logora tutti. A questo punto, Fini non ha nulla da perdere; Berlusconi e il Paese, molto di più.

    Massimo Franco
    23 aprile 2010

    www.corriere.it/editoriali/10_april...44f02aabe.shtml

    P.S: condivido la prima parte dell'analisi di Masimo Franco, non la sua conclusione. E rilancio: il Paese ci guadagna più da un PDL in cui il dissenso si può esprimere alla luce del sole o in cui viene equiparato al tradimento ?

    Edited by lupog - 24/4/2010, 15:22
     
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    CITAZIONE (lupog @ 24/4/2010, 14:43)
    Ma la minoranza sembra seguire una logica che ignora l’accusa di puntare al «tanto peggio tanto meglio ». Fini certifica col suo s t r a p p o l a p r o p r i a marginalità nel Pdl, pur di lesionare l’immagine del Cavaliere come amalgama della maggioranza: anche se per paradosso rafforzerà la Lega che vorrebbe arginare. Sono i frutti di un antiberlusconismo di destra che per ora rimane annidato nelle pieghe del Pdl; ma che difficilmente può sopravvivere in un contesto che logora tutti. A questo punto, Fini non ha nulla da perdere; Berlusconi e il Paese, molto di più.

    Massimo Franco
    23 aprile 2010

    www.corriere.it/editoriali/10_april...44f02aabe.shtml

    P.S: condivido la prima parte dell'analisi di Masimo Franco, non la sua conclusione. E rilancio: il Paese ci guadagna più da un PDL in cui il dissenso si può esprimere alla luce del sole o in cui viene equiparato al tradimento ?

    Sono d'accordo con ogni parola di Lupo :ok:
    E aggiungo : Massimo Franco non è un eretico del tutto estraneo alla costruzione della "linea" del corriere : qui leggiamo che una critica alla conduzione Berlusconi è diventata "antiberlusconismo di destra" ( quasi un "fini e di pietro uniti nella lotta") che fa male al paese .
    No comment :cry:
     
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  11. Armilio
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    Il corriere appoggia sempre la stabilità di un governo, di qualunque colore esso sia. Questo è la loro linea pro-establishment.
     
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    Personalmente a mel' idea di istituire correnti autonome nel PDL , magari con agguati di franchi tiratori come ai tempi della DC nòn piace , hà fatto bene il Berlusca a portare il dibattito in pubblico e a imporre l' adeguamento alla maggioranza , le riforme si devono fare e il programma deve essere seguito , le fronde nòn hanno mai fatto bene a nessuno.
    Se poi Fini non si adegua e se ne và (o viene sbattuto fuori) , la destra forse perderebbe il 2/3% ma penso che il centro e il PD perderebbero anche di più , il nuovo partto Finiano si ingrasserebbe più a spese dell' opposizione che della destra .
    Voi che ne pensate? :hmm:
     
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    I temi sul tavolo, connessi a questa storia, sono molti e assai diversi tra loro. Proverò ad andare con ordine nell'esaminarli ed esprimere la mia opinione su essi:

    1-Resto tuttora, malgrado tutto, dell'idea che Berlusconi e Fini in qualche modo riusciranno a evitare la rottura definitiva della maggioranza e che il Governo arriverà fino alla fine della legislatura. Certo, dopo questa faccenda credo che il suo operato sarà alquanto frenato e sono convinto che le tanto sbandierate riforme della Costituzione e del fisco, nonché quella del federalismo fiscale, finiranno in soffitta o al massimo saranno realizzate in minima parte rispetto ai progetti originali. Insomma, credo che il Governo tirerà avanti vivacchiando giorno dopo giorno, concludendo poco o nulla di significativo e continuando a sbandierare i sedicenti trionfi dell'Aquila, dei rifiuti campani e dell'abolizione dell'Ici.
    Se questo da un lato è un male, perché il Paese ha bisogno di riforme profonde, dall'altro non può che farmi piacere se significa bloccare la disastrosa riforma della Costituzione paventata da Calderoli con la sua famosa e agghiacciante bozza.

    2-Quanto avvenuto può essere una svolta politica nel breve e medio periodo: nonostante un'opposizione spaventosamente a corto di idee, progetti alternativi e personaggi carismatici, la rottura della destra può far cambiare il vento: innanzitutto nessuno del centrodestra potrà più vantare l'unità del suo schieramento come valore che lo distingue dal centrosinistra.
    Inoltre l'immobilismo che credo conseguirà al litigio Fini-Berlusconi porterà l'attuale maggioranza a perdere consensi. Penso che anche la Lega Nord finirà per essere penalizzata: per quanto sia ora un partito in ascesa, se tra tre anni non avrà portato a casa alcun risultato per i suoi elettori in termini di federalismo e di contrasto all'immigrazione, ritengo perderà qualche voto e penso che questo Bossi lo sappia e che lo faccia inferocire. Probabilmente alle prossime politiche pretenderà che il centrodestra scarichi Fini. E se questo avverrà credo che i voti che il presidente della Camera farà perdere al PdL saranno ben di più di quanti si pensi, anche perché ritengo rappresenti ancora una fetta significativa dell'elettorato della destra italiana. In definitiva credo che Fini sarà tradito molto meno dai suoi elettori dei tempi di AN che dai suoi ex colonnelli.

    3-Da osservatore politicamente esterno della vicenda, voglio aggiungere una considerazione: sono vagamente schifato da come Fini sia stato abbandonato dalla quasi totalità di quelli che fino a pochi anni fa erano i suoi fedelissimi, in molti casi solo per motivi di convenienza e non perché convinti dell'attuale PdL padronale. Penso ad esempio alla Meloni, che, pur di rimanere salda sulla sua poltrona di ministro, non ha esitato a voltare le spalle a colui al quale deve tutte le sue fortune politiche.

    4-Penso che le critiche di Fini, sul cui contenuto si è troppo poco dibattuto, siano giuste in larga parte e condivisibili da molti punti di vista. Innanzitutto trovo assurdo che in un grande partito non possa esserci un dibattito interno, che le minoranze siano considerate "metastasi" e che chi propone qualcosa che non sia perfettamente conforme alla linea del capo sia considerato un traditore. Inoltre trovo che le pur prudenti critiche di Fini in materia di giustizia e impunità del premier, mancanza di una linea chiara nel PdL sulle riforme e leadership della Lega in seno alla maggioranza siano fondate e significative. Dall'altro lato la replica molto stizzita di Berlusconi è il segnale di quanto lui, che da sempre ha voluto essere un sultano nel partito e nel Governo, sia un uomo profondamente poco democratico, insofferente a ogni critica e voglioso di mettere a tacere ogni dissenso. Personalmente io non potrei mai militare in un partito fondato su una leadership così intoccabile, arrogante e sorda, indipendentemente dal contenuto programmatico del partito stesso.
     
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  14. Armilio
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    Secondo Mannaimer (o come si scrive) Ora Fini potrebbe raggiungere anche un 6%, rubando in larga parte tra lega e pdl e poi anche al pd.

    Comunque nel suo discorso ha posto 3 punti secondo me fondamentali:

    1) Il rapporto con la lega: Può un partito di destra avere come alleato un partito che non smette di abbandonarsi a propagande anti-risorgimentali e secessioniste, oltre al fatto che di sparate contro i diritti umani ne fa a bizzeffe?

    2)Può un partito di destra portare colpi così pesanti alla magistratura (prescrivizione breve, ecc), quando invece la legalità dovrebbe essere un punto di forza di un partito di destra?

    3) Può un partito dal 30 e passa %, non accettare ne dissenso ne democrazia interna?

    Questi secondo me sono 3 punti fondamentali a cui Berlusconi non ha saputo rispondere. Il testo firmato alla fine assomigliava molto a quei testi con cui si dava il potere a una persona nei vari regimi sovietici o maoisti. Le correnti non sono un male, sono una normale conseguenza di avere tante anime all'interno di un partito. I discorsi con cui si dice "noi rappresentiamo una nuova politica che pensa ai bisogni della gente e non a questi bizantinismi" mi sanno molto di retorica e populismo. Anche perchè la democrazia non è un bizantinismo. Portando questo ragionamento a livello di governo nazionale gli effetti sono deleteri per la democrazia, e il passo è più breve di quanto sembri. Anche perchè voglio vederli quando Berlusca se ne andrà: O Berlusconi sceglie il proprio successore, oppure dovranno decidere con quel bizantinismo, quella cosa superflua, che è la democrazia, il loro nuovo leader.

    Edited by Armilio - 26/4/2010, 22:34
     
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  15. lupog
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    Per quanto io veda con favore la battaglia politica che Fini sta facendo all'interno del suo partito va detto che la questione delle correnti con annessa minaccia di formare gruppi autonomi è il vero tallone d'Achille della sua proposta e la parte meno lineare del suo ragionamento

    le correnti funzionavano in partiti dal forte accento burocratico, ma avevano il grande difetto di cristallizzare posizioni di potere rendendo non semplice l'emersione di energie nuove al loro interno. Oggi con la tendenza dei partiti a presentarsi con organizzazioni più snelle le correnti rischiano sopratutto di riproporre i loro vecchi difetti senza però che siano capaci di adattarsi a una politica in cui le idee si producono e rimescolano ( non sempre in maniera lucida per la verità) in modo molto più veloce rispetto a quanto accadeva solo pochi decenni fa.
    In tal senso lo stesso Fini all'assemblea di AN nel 2005 aveva definito le correnti "metastasi dei partiti". oggi il Secolo d'Italia ( diretto da Flavia Perina , una delle finiane doc) sembra proporci il loro sdoganamento. Qualcosa non quadra.
    Questo non giustifica affatto il tentativo di scomunica che il Cavaliere ha cercato di operare.

    Un ultima cosa: a sinistra farebbero meglio a non gongolare scioccamente per i dissidi nel PDL. Credo che invece debbano riflettere sul fatto che mentre continuano a non risolvere i loro problemi tirandosi le coltellate alle spalle, pochi giorni fa si è assistito a una divergenza di posizioni espressa alla luce del sole. A mio parere una differenza non di poco conto.
     
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88 replies since 16/4/2010, 12:18   1331 views
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