Il processo di allargamento dell'UE: storia e prospettive

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    STORIA E ANALISI DEGLI ALLARGAMENTI DELL'EUROPA UNITA
    L'Unione Europea conta oggi (2014) ventotto Stati membri. Solo sei di essi diedero vita nel 1951 alla Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA), l'organizzazione internazionale che si può a tutti gli effetti considerare come l'antenata dell'attuale UE. Ripercorriamo passo dopo passo le tappe dell'allargamento dell'Europa unita:

    1951: Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo, Olanda e Italia danno vita alla CECA
    L'ambizioso progetto della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio nacque per iniziativa dell'allora ministro degli Esteri francese, Robert Schuman, che nel 1950 espose il suo piano che aveva il fine di unire l'Europa dopo decenni di guerre.
    La CECA, prima espressione di questo progetto unitario per cui lo stesso Schuman, il suo primo ministro Jean Monnet, il cancelliere della Germania ovest Konrad Adenauer e il nostro presidente del Consiglio Alcide De Gasperi tanto si adoperarono, ancor prima che come forma di cooperazione economica internazionale, fu quindi concepita come una risposta alla primaria esigenza di evitare che il nostro continente conoscesse nuovamente le devastazioni di una guerra. L'idea di fondo era quella di costruire le condizioni per una pace stabile e duratura unendo e rendendo interdipendenti i due nemici storici dell'Europa, la Francia e la Germania, mettendo in comune le risorse naturali fondamentali, abbondanti proprio sul confine franco-tedesco.
    I tre Stati del Benelux si unirono alla nuova organizzazione internazionale principalmente per avere un patto stabile con i loro potenti vicini, ma anche per cooperare nella gestione di risorse che si trovavano o nei loro confini o subito ai loro margini. L'Italia, la cui adesione da un punto di vista geografico ed economico era meno naturale, decise di aderire alla CECA per avere un ancoraggio sicuro all'Occidente del mondo, oltre che per uscire dalla disastrosa situazione economica in cui versava dopo la guerra.
    I risultati, nonostante qualche iniziale battuta d'arresto politica come quella del fallimento della CED (Comunità Europea di Difesa, progetto prematuro naufragato per l'opposizione francese), si rivelarono positivi sotto ogni punto di vista e attirarono nuove richieste di adesione al progetto comunitario.

    1973: Regno Unito, Irlanda e Danimarca entrano in Europa
    Regno Unito, Irlanda e Danimarca (compresa la Groenlandia, che uscirà dalla CEE nel 1982), Stati storicamente gelosi della propria sovranità nazionale, decisero di abbandonare l'EFTA (European Free Trade Area, organizzazione internazionale ancor'oggi esistente ma di fatto insignificante, che contrapponeva alla CECA il suo modello di libero mercato senza obblighi di cessione di sovranità per i suoi membri) per unirsi alle più dinamiche Comunità europee, ovvero la CECA e le altre due Comunità nate nella seconda metà degli anni '50, l'Euratom, Comunità europea per l'energia atomica, e la ben più importante CEE, Comunità Economica Europea (rinominata Comunità Europea, CE, con il trattato di Maastricht del 1992).
    L'ingresso del Regno Unito, dal quale informalmente dipendevano anche quelli di Irlanda e Danimarca, divenne possibile solo dopo il ritiro del presidente francese Charles De Gaulle, che per anni si era opposto all'entrata in Europa degli inglesi, da lui considerati troppo vicini politicamente agli Stati Uniti (le decisioni sull'allargamento dei confini europei richiedono l'unanimità dei voti favorevoli degli Stati membri).

    Anni '80: L'Europa unita si allarga a sud. La Grecia diventa Stato membro nel 1981, la Spagna e il Portogallo nel 1986
    L'allargamento in due tempi dell'Europa negli anni '80 fu difficile: i tre Stati che già dalla fine del decennio precedente si proponevano come nuovi membri della CEE erano decisamente più poveri dei nove Paesi dell'Europa unita e, quindi, rappresentavano un serio problema per le politiche di coesione comunitarie; essi, inoltre, erano appena usciti da anni di governo di regimi autoritari, non conformi allo spirito del progetto europeo. Per queste ragioni Grecia, Spagna e Portogallo dovettero affrontare un lungo periodo di preparazione politica ed economica, non privo di temporanee bocciature e richiami, prima di essere accolti in Europa.
    Il loro inserimento nell'Europa unita costituisce uno dei maggiori successi del processo di integrazione comunitaria: da Stati instabili, i tre Paesi dell'Europa del sud in solo un ventennio sono diventati democrazie consolidate.

    1995: Austria, Svezia e Finlandia portano il totale degli Stati membri dell'UE a quindici
    Negli anni '90 l'ormai Unione Europea, nata ufficialmente con il trattato di Maastricht, in cui le comunità divennero uno dei suoi tre "pilastri" (gli altri due erano la politica estera e di sicurezza comune, PESC, e la cooperazione in materia di giustizia e affari interni), non dovette affrontare grandi problemi nella sua politica di allargamento. In effetti l'unico ampliamento che presentò qualche dilemma per i leader delle istituzioni comunitarie e degli Stati membri fu quello, informale, rappresentato dalla riunione delle due Germanie, con il conseguente ingresso dell'ex DDR in Europa.
    L'allargamento vero e proprio dell'ultimo decennio del Ventesimo secolo, quello a nord, fu semplice: Austria, Svezia e Finlandia non ebbero alcun problema a rispettare i tre criteri stabiliti a Copenaghen nel 1993 per l'adesione all'Unione Europea, ovvero avere istituzioni democratiche stabili, essere dotati di una solida economia di mercato e accogliere l'acquis communautaire, ovvero i trattati e gli altri documenti già sottoscritti dai membri dell'UE; a questi va aggiunta la condizione preliminare, esplicitata nel trattato firmato nella capitale danese, per la quale solo gli Stati geograficamente europei possono aspirare a entrare nell'UE. Questo pre-requisito ha bloccato negli anni le richieste di adesione di alcuni Stati dell'Africa settentrionale.
    Fatta eccezione per la parentesi Heider in Austria, i tre Stati entrati nell'UE nel 1995 si sono dimostrati membri modello dell'Unione.

    2005-2007: l'UE si allarga ad est. Entrano in Europa ben dodici nuovi Stati, tra i quali solo due non reduci da decennali esperienze di partiti comunisti al potere
    Nei primi anni del Terzo millennio, l'Unione Europea ha affrontato il suo allargamento più difficile. Oltre alle piccole e solidamente democratiche isole di Cipro e Malta, dieci Stati dell'Europa dell'est (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria nel 2005, Bulgaria e Romania nel 2007 perché rimandate nel 2005) sono entrati nell'UE, sconvolgendone gli equilibri economici, istituzionali e socio-politici.
    Cosa spinse gli allora quindici membri dell'Unione Europea a imbarcarsi in un'avventura tanto complicata? Le ragioni furono molteplici: stabilizzare politicamente l'area confinante con le frontiere dell'Unione, favorire una piena transizione degli Stati dell'Europa orientale alla democrazia e all'economia di mercato, allargare il mercato comunitario.
    E' ancora presto per tracciare un bilancio definitivo sulla coraggiosa scelta dell'UE di ammettere gli Stati ex comunisti dell'Europa dell'est nell'Unione prima che questi fossero del tutto pronti a rispettare i criteri economici e politici per l'adesione: se da un lato infatti l'importante obiettivo di stabilizzare l'est europeo è stato raggiunto, elemento questo che non va dimenticato quando si giudica la politica di allargamento dell'UE, sono anche sotto gli occhi di tutti i problemi causati da questi affrettati ingressi in materia di politica agricola, politica estera e politica di coesione, così come le difficoltà burocratiche determinate dall'aumento della popolazione e delle lingue ufficiali dell'Unione. Diversi tra i nuovi membri dell'UE, inoltre, aventi vocazioni più atlantiste e filo-americane che europeiste, hanno spesso mostrato atteggiamenti euroscettici, che hanno ostacolato l'armonico sviluppo del processo di integrazione europea. Essi, in più, hanno creato in svariate occasioni imbarazzo all'Unione a causa di alcune loro discutibili iniziative o dei loro inadeguati rappresentanti. L'allargamento del 2005 ha avuto, infine, un'ulteriore controindicazione: ha contribuito a creare un senso di disaffezione verso l'UE e anche di xenofobia in quegli Stati, come l'Italia, che hanno visto aumentare il numero di stranieri nel loro territorio a seguito dell'ingresso dei Paesi dell'Europa dell'est nell'Unione Europea e nella cosiddetta area Schengen (area in cui tutti i cittadini, oltre alle merci, ai servizi e ai capitali, possono muoversi liberamente attraverso le frontiere degli Stati che ne fanno parte).

    2013: dopo dieci anni di attesa, la Croazia entra nell'UE
    Nel luglio 2013 la Croazia è diventata il ventottesimo membro dell'UE dopo lunghi e complessi negoziati, durati dieci anni. Le principali controversie che ne hanno ritardato l'adesione all'Unione hanno riguardato la richiesta tassativa da parte dell'UE di cooperazione, da parte dello Stato della ex Jugoslavia, con il Tribunale Internazionale sui crimini nella ex Jugoslavia, richiesta che ha creato un lungo dibattito sulla scena politica interna croata.

    PROSPETTIVE FUTURE DELLA POLITICA DI ALLARGAMENTO DELL'UE
    Qualunque valutazione si dia alla politica di allargamento dell'Unione Europea è certo che l'attuale assetto a ventotto dell'UE è destinato a non durare per sempre. In futuro l'Islanda e forse la Norvegia e la Svizzera, qualora queste ultime due decidano di ripresentare domanda di adesione e questa non sia bocciata da un referendum come già avvenuto in passato, entreranno probabilmente a far parte dell'Unione: il loro ingresso nell'UE non ne modificherà gli equilibri né ne metterà in pericolo l'unità.
    Diverso discorso per alcuni Stati balcanici, ancora provati dalla guerra e molto distanti dal poter soddisfare i requisiti per l'ingresso nell'Unione. La loro eventuale adesione all'UE comporterà svariate difficoltà e comunque non avverrà in tempi brevi.
    Il vero dilemma, però, rimane la possibile adesione della Turchia il cui ingresso in Europa, per le enormi dimensioni del Paese, la sua posizione geografica prossima al Medio Oriente, la sua storia e, soprattutto, il suo orientamento religioso musulmano, rappresenterebbe una sfida enorme per la politica di allargamento dell'Unione Europea, che potrebbe portare addirittura l'UE a perdere membri, cosa mai avvenuta finora ma che nulla nei trattati europei vieta possa accadere in futuro. Preoccupazioni analoghe, anche se frutto di considerazioni politiche solo parzialmente simili, sono suscitate dall'idea, oggi assai poco praticabile, di alcuni leader europei di aprire le porte dell'UE a Israele. Ma di questi complessi argomenti, che suscitano un vivace dibattito, ci occupiamo in altre discussioni nella presente sottosezione del forum.

    BIBLIOGRAFIA E FONTI
    -Brunazzo, Marco, Come funziona l’Unione europea. Le istituzioni, i processi decisionali, le politiche, Roma-Bari, Laterza, 2009.
    -Gozi, Sandro, Il governo dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 2006.
    -Nugent, Neill, Governo e politiche dell'Unione Europea, Bologna, Il Mulino, 2008.
    -www.europa.eu

    Edited by Oskar - 1/9/2014, 12:46
     
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  2. The Shrike
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    Croazia ed Islanda; per questi, come per la Norvegia e la Svizzera

    Ti dico quello che ho sentito in più conferenze del Daniele (impostante giurista ed professore di Diritto dell'UE) ha detto in proposito. La Croazia è facile che entri appena risolve i problemi economici e di corruzione. L'Islanda era tendente al no, ma dopo l'eruzione del vulcano è "sicuro" (così disse a maggio di quest'anno) che entrerà per poter far circolare liberamente le merci e le persone. La Norvegia di volontà popolare non vuole (temono l'invasione dei tedeschi), ma è facile che l'UE la "supplicherà" per il petrolio (terzo produttore mondiale) e concedendogli parecchi benefici (sopratutto dati dalle clausole di opting-out del Trattato di Lisbona). La Svizzera invece è facile che non entri mai. Dovrebbero riscrivere 3/4 del loro (bellissimo, va detto) codice di commercio per adattarlo all'acquis communautaire. Quindi, visto il ruolo in cui verrebbero a trovarsi le banche, è quasi impossibile, ora come ora, che entri.
    Non so quanto sia veritiera o quanto si verificherà, ma mi sembra interessante come analisi (ovviamente ho semplificato i punti chiave, sennò dovrei copiare le 5 pagine di appunti XD)
     
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  3. SamuelSanchez
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    La Svizzera è contro l'entrata in UE -e secondo fa bene- ma ha comunque gli accordi bilaterali che permettono più scambi -lavoro, merci, scuola e altro, nonché un aiuto finanziario da parte della Svizzera a chi entra in UE-. In Svizzera, specialmente nel Ticino, cantone italofono confinante all'Italia gli accordi bilaterali vengono percepiti come Monolaterali, in quanto per le scelte scolastiche e lavorative l'Italia non è utile per i ticinesi. Le scuole, a parte le università d'arte e qualche scuola particolare, non offrono niente in più delle nostre, il lavoro invece per costi di vita differenti non val la pena economicamente. Invece l'Italia ci può guadagnare con scuole come apprendistati vari e come frontalieri.

    Sbaglio o Germania e Inghilterra cercano di allontanarsi dall' UE, l'Inghilterra ha vietato le banconote da duecento [?] Euro -facilmente falsificabili la notizie ufficiale- e la Germania ha paura di dover sostenere il PIGS [Portogallo, Italia, Grecia e Spagna]. Qualcuno sarà sicuramente più aggiornato di me in materia siccome io mi fermo alle notizie di Giugno.

    Inoltre l'Euro che dovrebbe rimanere stabile continua a scendere e questo non un buon segno economico.
     
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  4. The Shrike
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    Sbaglio o Germania e Inghilterra cercano di allontanarsi dall' UE, l'Inghilterra ha vietato le banconote da duecento [?] Euro -facilmente falsificabili la notizie ufficiale- e la Germania ha paura di dover sostenere il PIGS [Portogallo, Italia, Grecia e Spagna]. Qualcuno sarà sicuramente più aggiornato di me in materia siccome io mi fermo alle notizie di Giugno.

    Più che allontanarsi avranno fatto opting-out. Anche se, non mi risulta che né de facto né de iure nulla si sia concluso. Onestamente, ti dico che mi sembra strano che una nazione (dell'UE) vieti la circolazione di una banconota; banalmente per questioni di polizia europea. Per esempio, un anno fa, si parlava della falsificazione delle banconote da cinquanta. Prodotte per lo più dalla Polonia, smistate in Italia e vendute per lo più in Germania. L'UE era cosciente di ciò e lasciava che circolassero per scoprire chi fossero produttori, intermediari e compratori. Se è vero che i 200 (e se anche fosse....non sono banconota comune, quindi non sono furbi XD) sono più falsificabili, questo è un ottimo motivo per lasciare che circoli (in maniera controllata, of course).
     
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  5. SamuelSanchez
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    Adesso ho cercato su Google, erano quelle da 500 euro, qua c'è il passaggio chiave:

    "Quella che prima era solo un'ipotesi è stata confermata dai fatti - ha detto un dirigente della Soca (Serious Organised Crime Agency) -. Solo il 10% delle banconote da 500 euro vendute nei mercati britannici viene utilizzato in modo legittimo".
    ecco la fonte:
    http://www.libero-news.it/news/411031/Band...n_Bretagna.html

    NB: la storia dell'allontanarsi mi è stata spiegata dalla mia docente di Economia e Diritto.
     
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  6. The Shrike
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    CITAZIONE
    "Quella che prima era solo un'ipotesi è stata confermata dai fatti - ha detto un dirigente della Soca (Serious Organised Crime Agency) -. Solo il 10% delle banconote da 500 euro vendute nei mercati britannici viene utilizzato in modo legittimo".
    ecco la fonte:
    www.libero-news.it/news/411031/Band...n_Bretagna.html

    Ok perfetto. Capito; le banche hanno smesso di vendere le banconote. In precedenza avevi scritto "l'Inghilterra ha vietato", che poteva significare che la giurisprudenza inglese o/e il parlamento o la Regina hanno dichiarato che sono illegali sul territorio inglese. Scusami la pignoleria, ma nel diritto è importante: pensa al fatto che, visti i pesanti problemi di applicazione, il protocollo di Berlino del 1945 ha sostituito un punto e virgola con una virgola! (nell'ambito della carta tribunale internzionale)
     
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  7. SamuelSanchez
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    CITAZIONE (The Shrike @ 24/8/2010, 22:29)
    CITAZIONE
    "Quella che prima era solo un'ipotesi è stata confermata dai fatti - ha detto un dirigente della Soca (Serious Organised Crime Agency) -. Solo il 10% delle banconote da 500 euro vendute nei mercati britannici viene utilizzato in modo legittimo".
    ecco la fonte:
    www.libero-news.it/news/411031/Band...n_Bretagna.html

    Ok perfetto. Capito; le banche hanno smesso di vendere le banconote. In precedenza avevi scritto "l'Inghilterra ha vietato", che poteva significare che la giurisprudenza inglese o/e il parlamento o la Regina hanno dichiarato che sono illegali sul territorio inglese. Scusami la pignoleria, ma nel diritto è importante: pensa al fatto che, visti i pesanti problemi di applicazione, il protocollo di Berlino del 1945 ha sostituito un punto e virgola con una virgola! (nell'ambito della carta tribunale internzionale)

    Scusami, prima parlavo erroneamente per ricordi, cosa che dovrò assolutamente evitare di fare. Da adesso mi informo prima [mi sono iscritto al forum proprio per rimanere informato sui fatti non avendo più lezioni di economia e diritto]. Scusami ancora per l'imprecisione ma è la prima volta che partecipo ad un forum così colto :), devono ancora fare pratica
     
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    riprendo questo topic per chiedervi, secondo voi quale stato e quando? entrerà nell'unione europea? escludo i paesi che hanno rapporti di scambi con la UE come Svizzera, Norvegia,Islanda ecc...

    turchia non credo proprio ad esenpio
     
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    Credo che l'UE si allargherà progressivamente nei Balcani, anche se con tempi lunghi. La Svizzera non penso farà più domanda, e la vedo improbabile anche per Norvegia e Islanda, ma mai dire mai.
    Non vedo altri credibili candidati all'ingresso nell'Unione. La Turchia nell'UE, possibilità di cui si parla da anni, sarebbe invece a mio avviso un grave errore, almeno finché ci sarà Erdogan. E' uno Stato quasi dittatoriale pericolosamente vicino a forme di Islam radicale che non c'entra molto neanche con la NATO.
    Israele nell'Unione europea sarebbe infine un suicidio politico.
     
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    Ho letto solo i post precedenti più prossimi.
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    turchia non credo proprio ad esenpio

    Temo che invece insisterà parecchio, e gli USA premono. Spero di no! E voi?
    Leggo qua e là di una ripresa del dibattito sulle due Europe: un gruppo forte che s'impegna seriamente a portare avanti il progetto politico dell'unione, gli altri paesi più marginali e con minore capacità decisionale.
    Quanto al tormentone Inghilterra, c'è un buon articolo di Massimo Riva su L'espresso di questa settimana. Titolo/sinossi: Lasciamo che Londra vada per la sua strada
     
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    Ora come ora penso sia più probabile che qualcuno voglia uscire o almeno abbia forti spinte interne in questo senso, ci mancherebbe anche la Turchia di Erdogan, se piace tanto all'amministrazione americana e alla Nato, che poi pare sia la stessa cosa, se la associno loro, che parlano tanto di Democrazia e poi per pura convenienza militarpoliticaeconomica vanno a tarallucci e vino con Cuba, Iran, Arabia Saudita, Oman, Cina e chi più ne ha più ne metta, e l'Europa dove è?
    Dovrebbe essere la seconda o anche prima potenza, invece si presenta ...........già, non si presenta proprio, lascia che la Merkell paghi i turchi (con soldi anche nostri) per tener lontani i siriani che solo un mese fa invocava teneramente, ora si parla di Mini Shenghen nordica, e l'Europa dov'è?
     
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    A oltre un anno dall'ultimo intervento, e a quasi 7 dall'apertura del topic, è incredibile come le prospettive siano cambiate. Per la prima volta un paese ha deciso di uscire, e si sta discutendo sulle questioni tecniche relative a questo passaggio storico. Prima neppure si concepiva la possibilità di un "restringimento".
    Certo per un paese che esce ce ne sono altri che ancora fremono per entrare, come la Serbia e l'Albania (attratti, come tutti gli stati dell'ex mondo comunista, dalla prospettiva di accedere ai fondi europei e di libertà d'immigrazione e lavoro per i propri cittadini nei paesi più ricchi). Rispetto al passato però non si parla più di ingresso della Turchia. Il paese, messo alla prova dall'esplosione della violenza islamista nel mondo arabo, ha mostrato di non (poter o voler) rispettare alcuni importanti requisiti necessari per l'ingresso nella UE.
    In linea teorica il forfait della Turchia poteva essere compensato dall'Ucraina, grande paese conteso all'influenza politica ed economica russa. Il problema è che l'Ucraina è un paese in ginocchio, prostrato da una guerra civile strisciante proprio nelle aree del paese più sviluppate a livello industriale, e la sua condizione economica e finanziaria non è compatibile con la UE. Far entrare l'Ucraina sarebbe offensivo rispetto a tanti altri paesi che hanno dovuto attendere molti anni e lavorare profondamente sul loro sistema economico e legislativo per aderire all'Unione.
    E quindi? Sembra che la fase di allargamento della UE sia finita, salvo qualche marginale ritocco.
    Resta per esempio sullo sfondo la questione di Israele, la cui adesione è stata caldeggiata in passato da qualche esponente politico, ma che oggi come oggi considera l'Europa una entità ostile, filo-araba.
     
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    E quindi? Sembra che la fase di allargamento della UE sia finita, salvo qualche marginale ritocco.

    Personalmente spero sia così. A mio avviso anche l'allargamento eccessivo e frettoloso degli anni 2000 verso Est ha contribuito alla crisi dell'UE e alla fuoriuscita della Gran Bretagna. Un eventuale ingresso nell'Unione di Paesi assolutamente instabili come Turchia, Israele, Ucraina o alcuni degli stessi Stati balcanici sarebbe un autogoal pazzesco per la traballante Europa unita.
     
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    All'epoca dell'allargamento ad est ricordo si discusse molto sull'opportunità di quell'allargamento. Circolava l'idea, in alternativa, di rendere più stretta l'unione tra i paesi di più antica entrata.
    Considera però che la crisi finanziaria ci sarebbe stata comunque, non è collegata ai paesi dell'Est di recente ingresso. L'unica cosa che si può rimproverare alla scelta della Commissione Prodi è stato lo spostamento, quasi brutale, delle politiche europee di sostegno dalle regioni meridionali a quelle dell'Europa orientale (perché quelle avevano un reddito pro-capite più basso). Questo certamente ha pesato, le nostre regioni meridionali, senza quei fondi e con il sopraggiungere della crisi finanziaria, hanno patito conseguenze pesantissime. Io ti dico che sono in Abruzzo, regione che ha sempre voluto considerarsi "del centro Italia" e la situazione economica è davvero una sconfortante palude. Non oso immaginare come possa essere in Basilicata o in Calabria...
     
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    a sensazione credo che per diversi anni non entrerà nessun nuovo paese(anzi occhio che non ne escano altri). per il futuro le solite nazioni balcaniche sono plausibili, cioè serbia,montenegro e albania.

    israele sarebbe interessante ma li sappiamo che ci sono altri problemi gravi da risolvere prima
     
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45 replies since 23/8/2010, 13:41   2495 views
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