La conferenza di Monaco e le sue conseguenze: una lezione della storia

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    LE PREMESSE E I PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA
    Il 29 e il 30 settembre 1938 a Monaco di Baviera i leader dei quattro grandi Stati europei (Francia, Inghilterra, Italia e Germania) si riunirono per provare a dirimere una controversia che minacciava la pace in Europa. La causa delle fibrillazioni era la sempre più insistente richiesta del dittatore tedesco Adolf Hitler di annettere al suo Reich la regione occidentale della Cecoslovacchia, i Sudeti, uno dei territori finiti al di fuori degli Stati di lingua germanica dopo la prima guerra mondiale a seguito dei trattati di pace di Versailles (tra vincitori e Germania) e Saint-Germain-en-Laye (tra vincitori e Austria). Pochi giorni prima della conferenza di Monaco, Hitler aveva lanciato un sostanziale ultimatum al presidente cecoslovacco Edvard Beneš il quale, appoggiato dal suo coraggioso popolo, non era intenzionato a cedere i Sudeti senza combattere. Le democrazie occidentali, alleate della Cecoslovacchia sin dal momento della sua costituzione (avvenuta dopo la fine della prima guerra mondiale), da settimane si adoperavano per una soluzione diplomatica della disputa e, pur di scongiurare il pericolo di una nuova guerra in Europa, si erano progressivamente piegate ai diktat di Hitler, nonostante si trovassero in una condizione militare di vantaggio in terra, in mare e in cielo rispetto alla Germania.

    A Monaco c'era equilibrio numerico tra i partecipanti alla conferenza: da un lato figuravano i leader alleati, il primo ministro francese e quello inglese, dall'altro i dittatori dell'Asse Roma-Berlino. Solo questi ultimi, però, ebbero l'accortezza di concordare una strategia prima dell'incontro; i primi non si parlarono neppure, forse perché entrambi imbarazzati per l'arrendevole atteggiamento che erano intenzionati a tenere alla conferenza.
    A capo della delegazione francese figurava Édouard Daladier, un uomo meno scialbo di quanto la figura che fece a Monaco lasci pensare, condizionato in occasione della conferenza dalla consapevolezza che il suo popolo guardava con terrore alla prospettiva di un conflitto bellico e dalla fondata convinzione di non potere contare sugli inglesi in caso di guerra.
    In rappresentanza dell'impero britannico c'era Neville Chamberlain, l'uomo dell'appeasement, la ricerca della pace anche attraverso concessioni al nemico. La sua arrendevole strategia aveva radici profonde: al momento dello scoppio della prima guerra mondiale un giornale inglese aveva titolato "All'inferno la Serbia"; l'idea che l'Inghilterra non dovesse imbarcarsi in un conflitto per difendere un Paese lontano si era affermata definitivamente nei cuori dei cittadini di Sua Maestà dopo le sofferenze della Grande Guerra; per questo, al momento della conferenza di Monaco, i britannici chiedevano al loro leader di scongiurare il pericolo di un nuovo conflitto anche a costo di sacrificare un alleato. Gli errori di Chamberlain, inoltre, furono figli del suo sincero amore per la pace, come riconobbe Winston Churchill, suo successore nonché grande avversario politico, quando, dopo la sua morte (1940), lo commemorò davanti alla Camera dei Comuni.
    C'era poi Benito Mussolini, il Duce dell'Italia fascista, che si presentò a Monaco come il grande mediatore; anche gli Alleati lo videro come tale, non essendo a conoscenza di alcuni fatti (che emergeranno nelle prossime righe) che avrebbero rivelato loro il suo vero ruolo di alleato di Hitler. Mussolini era il leader minore della conferenza, ma poteva vantarsi di esserne stato l'ispiratore: aveva contattato Hitler il 28 settembre, giorno passato alla storia come "mercoledì nero", quando una soluzione pacifica della disputa sui Sudeti sembrava ormai impossibile (Alleati, Cecoslovacchia e Germania avevano già iniziato i preparativi per la guerra), proponendo al Führer di ritardare di un giorno la mobilitazione delle truppe e di indire immediatamente un incontro internazionale per appianare le divergenze. Va chiarito che l'intervento del Duce non sarebbe probabilmente bastato a far tentare a Hitler una soluzione pacifica; fu piuttosto l'ostinazione con cui Chamberlain si sforzò di soddisfare tutte le richieste tedesche che tolse al capo nazista ogni pretesto per un attacco. Per Hitler, comunque, la proposta di Mussolini, suo unico alleato e stimato collega, fu importante, anche perché il Duce gli aveva fatto capire che lo avrebbe appoggiato nei colloqui ma che non avrebbe marciato con lui in guerra.
    L'ultimo leader presente a Monaco era, ovviamente, il padrone di casa, Adolf Hitler. Il Führer già nel Mein Kampf (1925-26) aveva inserito la Cecoslovacchia tra gli Stati che il Terzo Reich doveva annientare per procurarsi il Lebensraum, lo "spazio vitale" (per inciso in merito alla politica nazista nei Sudeti, così come per le successive mosse internazionali del Terzo Reich, ci si può chiedere perché gli Alleati furono colti tanto di sorpresa, visto che Hitler aveva annunciato con largo anticipo le sue intenzioni nel suo libro). Nelle settimane antecedenti la conferenza il dittatore nazista aveva deciso di invadere con la forza lo Stato cecoslovacco, col pretesto di liberare i Sudeti e la loro popolazione in maggioranza di lingua tedesca che la propaganda del Reich dipingeva come vittima di continui soprusi; era convinto che Francia e Gran Bretagna non sarebbero intervenute in difesa del loro alleato, nonostante soprattutto i francesi avessero accordi militari vincolanti con Praga. Il 26 settembre Hitler aveva imprudentemente annunciato le sue intenzioni al suo spaventato popolo, la cui paura emerse sotto forma di imbarazzante silenzio quando, il giorno seguente, il Führer fece sfilare l'esercito illudendosi di suscitare una reazione entusiastica, simile a quella verificatasi prima della Grande Guerra. Anche numerosi ufficiali della Wehrmacht erano terrorizzati; alcuni di loro, consci dell'impreparazione dell'esercito, predisposero un piano per destituire Hitler in caso fosse stato dato l'ordine di procedere al "Piano verde", l'attacco alla Cecoslovacchia.
    Come si sarà notato, nonostante a Monaco l'argomento di discussione fossero dei territori della Cecoslovacchia, nessun rappresentante cecoslovacco fu invitato alla conferenza, per volere di Hitler e per colpa dell'accondiscendenza degli Alleati. Anche l'URSS, alleata di Francia e Cecoslovacchia, fu esclusa; ciò costituì un altro tassello della disfatta delle potenze occidentali: i russi, sentendosi traditi dagli Alleati, iniziarono a considerarli partner inaffidabili e a ripensare i loro rapporti con la Germania nazista (un discorso simile vale per diversi altri Stati dell'Europa centro-orientale). Insomma, a Monaco furono gettate le basi del patto Molotov-von Ribbentrop dell'agosto 1939, che permise alla Germania di non dividere le sue forze su due fronti al momento dello scoppio della seconda guerra mondiale, con effetti disastrosi per gli Alleati occidentali.

    LE DECISIONI PRESE
    Il 29 settembre Mussolini presentò le sue idee di mediazione (in realtà istruzioni fornitegli dai tedeschi che si limitò a leggere), che programmavano che i Sudeti fossero pacificamente annessi alla Germania (come avvenuto in occasione dell'Anschluss, l'annessione della terra natale di Hitler, l'Austria, al Terzo Reich, vietata dai trattati ma a cui le potenze occidentali si erano piegate, incoraggiando nuove rivendicazioni del capo nazista). Le proposte "italiane", nonostante fossero totalmente (e ovviamente) sbilanciate a favore della Germania, furono velocemente accolte quasi nella loro interezza dai leader alleati e divennero la base degli accordi di Monaco, che prevedevano che l'occupazione tedesca dei Sudeti avrebbe seguito fasi concordate e sarebbe stata completata entro il 10 ottobre. Inghilterra e Francia si impegnavano a confermare al nuovo Stato ceco-slovacco (il trattino comparve ufficialmente dopo Monaco) la loro assicurazione di esistenza (sul cui valore la conferenza aveva gettato molte ombre); Italia e Germania ne avrebbero data una analoga una volta risolte alcune questioni riguardanti popoli ungheresi e polacchi residenti in Cecoslovacchia (questo impegno di Hitler, al pari di tutte le sue promesse internazionali, si sarebbe presto rivelato carta straccia). Il patto fu sottoscritto dai quattro leader nella prima mattina del 30 settembre, ma ufficialmente datato 29. Con la loro frettolosa firma, gli Alleati permisero a Hitler di far avanzare le sue truppe il primo ottobre, come aveva molto imprudentemente assicurato al suo popolo e a tutto il mondo, e soprattutto svendettero in un solo colpo l'integrità della Cecoslovacchia e la loro posizione strategica nel continente in cambio di una pace che non sarebbe durata neppure un anno dopo la conferenza.
    L'annessione dei Sudeti al Terzo Reich, salutata da scene di giubilo nella regione, fu incruenta: i cecoslovacchi, informati dagli Alleati che in caso di guerra avrebbero dovuto combattere da soli contro la Germania, dovettero subire le umilianti clausole degli accordi di Monaco, sulle quali non erano neppure stati consultati.
    Quando Hitler entrò trionfante nei Sudeti, al comando del suo battaglione di scorta fu posto un ufficiale il cui nome sarebbe divenuto di lì a pochi anni leggendario: Erwin Rommel.

    LE CONSEGUENZE SUGLI EQUILIBRI EUROPEI
    Un demoralizzato Daladier, che aveva subito il corso degli eventi e che temeva di essere linciato dai francesi, e un ingenuo Chamberlain tornarono da Monaco con un accordo umiliante, osannati da folle che volevano solo la pace e che, al pari del leader inglese e a differenza di quello francese, non si rendevano conto che la guerra era soltanto rimandata. Il premier inglese, celebrato come "The Good Old Neville", esibì anche un ridicolo protocollo aggiuntivo che aveva fatto sottoscrivere a Hitler, che prevedeva che Germania e Inghilterra avrebbero usato il metodo delle consultazioni per appianare le loro eventuali divergenze future al fine di mantenere la pace in Europa; paragonò addirittura gli accordi con cui era tornato da Monaco a quelli, ottimi per la Gran Bretagna, che Disraeli aveva riportato dal congresso di Berlino nel 1878. Non sapeva che Hitler e Mussolini, prima della conferenza, avevano convenuto che in futuro sarebbe stato per loro inevitabile combattere fianco a fianco (come per altro stavano già facendo in Spagna, dove erano impegnati a vincere la guerra civile per Franco) contro Francia e Inghilterra.
    Il Duce fu similmente accolto da una folla oceanica, acclamato come "angelo della pace"; anche re Vittorio Emanuele III e papa Pio XI si complimentarono con lui. Ma Mussolini non era felice: la sua "nazione guerriera" si mostrava ben poco simile a lui nell'ambizione di gloria sui campi di battaglia.
    Paradossalmente anche Hitler non era del tutto soddisfatto; nonostante al termine della conferenza i suoi occhi brillassero di gioia per tutto quello che aveva ottenuto, in fondo desiderava la guerra ed era rammaricato che Chamberlain gliel'avesse soffiata da sotto il naso nell'unico modo possibile, ovvero piegandosi a tutte le sue richieste. Sfogò anche la sua frustrazione su Hermann Göring, il suo potente capo dell'aviazione che aveva spinto per la soluzione diplomatica, rimproverandogli mancanza di coraggio.
    In realtà Hitler aveva tutti i motivi per essere al settimo cielo: aveva evitato il pericolo di un conflitto senza speranze per la Germania, ottenuto l'ennesima conquista incruenta (dopo la rioccupazione militare della Renania del 1936 e l'Anschluss del marzo 1938), inglobato una regione strategicamente importante, ottimamente fortificata e difesa da un esercito forte e agguerrito, screditato i suoi nemici, bloccato sul nascere una cospirazione ai suoi danni pronta a scattare in caso di guerra, guadagnato ulteriore consenso popolare e avvalorato la sua fama di genio politico capace di prevedere le mosse degli avversari e di riunire i popoli tedeschi, e tutto questo in cambio di una misera e molto generica promessa di pace.

    Quale fu la causa della resa degli Alleati a Monaco? Rispondere a questo interrogativo non è semplice. Personalmente mi pare assurdo asserire, come ha fatto l'ambasciatore francese nella Germania nazista André François-Poncet, che i leader occidentali abbiano calcolato che con qualche mese di pace si sarebbero potuti mettere al pari della Germania quanto ad armamenti, visto che dopo Monaco furono i tedeschi a rafforzare maggiormente il proprio esercito. Inoltre in caso di un conflitto su due fronti nell'ottobre del 1938, con le armate di Francia e Gran Bretagna da una parte e i forti della Cecoslovacchia (e magari le truppe dell'URSS) dall'altra, Hitler sarebbe stato schiacciato in poco tempo. Questa tesi è supportata dalle parole del generalissimo francese Maurice-Gustave Gamelin, secondo il quale, nell'eventualità di una guerra in seguito al fallimento della conferenza, "le nazioni democratiche avrebbero dettato la pace", e da quelle del generale tedesco Alfred Jodl, vicecapo dell'OKW, il comando unificato delle armi germaniche, che al processo di Norimberga definì "militarmente impossibile" una vittoria del Terzo Reich all'epoca dell'incontro di Monaco. Mi risulta più convincente sostenere che le disastrose decisioni dei leader delle nazioni democratiche siano state dettate dalla loro irrazionale paura per la guerra e, non di meno, dalla loro volontà di autoconvincersi che Hitler si sarebbe fermato una volta raggiunto quello che ritenevano il suo fine ultimo, ovvero annullare le durezze del trattato di Versailles, che aveva diviso i popoli germanici in molti Stati e distrutto l'economia tedesca per anni.
    Quel che è certo, comunque, è che l'esito della conferenza, in termini strategici e di reputazione, fu catastrofico per gli Alleati; l'unico che se ne rese conto fu Churchill che, sommerso dai fischi, alla Camera dei Comuni disse che Francia e Inghilterra avevano subito una "disfatta totale e senza scusanti", prevedendo che quello sarebbe stato solo l'inizio delle pretese di Hitler, la cui fame espansionistica, anche grazie all'evidente rafforzamento post-Monaco, non si sarebbe certo appagata coi Sudeti. Lo stesso Churchill commentò con grande capacità predittiva il comportamento dei leader occidentali con queste parole: "Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra".
    Anche i cecoslovacchi misero profeticamente in guardia gli Alleati sull'inestinguibile sete di conquista della Germania nazista che presto o tardi avrebbe travolto tutta l'Europa. Le prime conferme non tardarono ad arrivare: l'occupazione tedesca dei Sudeti, per quanto vigilata da una commissione internazionale, trasgredì quasi tutti i laboriosi punti concordati. Solo per fare un esempio alcuni territori ad etnia mista che, in base ai patti, dovevano essere assegnati a seguito di un plebiscito, sul modello di quello che aveva sancito il ritorno della Saar alla Germania nel 1935, vennero invece fagocitati arbitrariamente dal Terzo Reich.
    Pochi mesi dopo divenne definitivamente chiaro a tutti che gli accordi di Monaco non costituivano "l'ultima pretesa territoriale in Europa" della Germania, come Hitler aveva più volte dichiarato. I tedeschi occuparono anche le regioni ceche della Boemia e della Moravia, dove le popolazioni di etnia germanica erano solo una minoranza, trasformandole in un loro protettorato, e resero la Slovacchia uno Stato satellite del Terzo Reich sotto la guida del sacerdote collaborazionista Jozef Tiso; per farlo i gerarchi nazisti, insieme ai più importanti generali della Wehrmacht, fecero firmare al presidente ceco Emil Hácha una richiesta di "protezione" del suo Stato alla Germania, usando come mezzo di persuasione delle minacce così forti che fecero venire un malore all'anziano presidente, dal quale si riprese solo grazie alle famigerate iniezioni del dottore del Führer, Theodor Morell (con enorme sollievo dei nazisti, che temevano di essere accusati di aver eliminato Hácha di proposito). Questi sviluppi furono la prova che Hitler non desiderava solo riunire i popoli tedeschi superando le clausole fortemente punitive del trattato di Versailles, come le potenze occidentali avevano voluto credere, ma puntava a dominare l'Europa.
    L'occupazione della Boemia e della Moravia rappresentò la fine del democratico e leale Stato cecoslovacco, che aveva cessato di fatto di esistere già a Monaco, dove era stato privato, oltre che delle fortificazioni, anche di gran parte delle sue risorse naturali; poco prima che esso scomparisse dalle cartine d'Europa, anche Polonia e Ungheria si precipitarono come avvoltoi per spartirsene i resti. I polacchi si ritennero soddisfatti degli sviluppi post-Monaco perché Germania e Italia assegnarono loro con un arbitrato una fetta della Cecoslovacchia; con la stessa miopia degli Alleati non vollero rendersi conto che il Reich di Hitler, che ormai li accerchiava, prima o poi avrebbe puntato anche al loro Stato. Meno di un anno dopo la conferenza i nazisti invasero la Polonia, dando il via agli anni più terribili della storia polacca.

    LA "LEZIONE DI MONACO"
    A seguito degli sviluppi successivi alla conferenza di Monaco gli Alleati realizzarono che Hitler non si sarebbe mai appagato di concessioni territoriali concordate, come avevano a lungo sperato; anzi, ogni palmo di terra ceduto alla Germania non faceva che aumentare la fame di conquista del dittatore. Quando il Führer volse il suo sguardo sulla Polonia, col pretesto di ottenere la città libera di Danzica e ricongiungere la Prussia orientale al Reich, le potenze occidentali non si piegarono al suo ennesimo sopruso ed ebbe inizio la seconda guerra mondiale, una guerra che se fosse scoppiata solo un anno prima avrebbe comportato uno spargimento di sangue molto minore.
    La convinzione che l'unica linea di politica estera lungimirante sia quella di non fare mai concessioni unilaterali ai nemici, specialmente ai regimi autoritari, appresa dagli Alleati a proprie spese dopo la conferenza di Monaco, ha guidato costantemente le strategie internazionali della NATO e degli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, sia durante i governi democratici che durante quelli repubblicani, portando a grandi vittorie diplomatiche, su tutte la pacifica risoluzione della crisi missilistica a Cuba. In quell'occasione il trionfo dell'amministrazione Kennedy consistette non solo nell'aver evitato la guerra, ma anche nel non aver ceduto ai ricatti sovietici: in questo sta l'essenza di quella che gli studiosi di relazioni internazionali chiamano "lezione di Monaco".

    BIBLIOGRAFIA
    -Foradori, P., Rosa, P., Scartezzini, R., Immagini del mondo. Introduzione alle relazioni internazionali, Milano, Vita e Pensiero, 2008.
    -Fraser, David, Rommel. L'ambiguità di un soldato, Cles (TN), Mondadori, 1996.
    -Hitler, Adolf, Il "Mein Kampf" di Adolf Hitler, a cura di Giorgio Galli, Milano, Kaos Edizioni, 2006.
    -Shirer, William L., Storia del Terzo Reich, Milano, Fabbri Editori, 1978.



    Appendice: il testo dell'accordo di Monaco, sottoscritto dai quattro leader europei
    Le quattro Potenze: Italia, Germania, Regno Unito e Francia, considerato l'accordo che è già stato raggiunto per la cessione alla Germania dei territori sudetici tedeschi, si sono trovate d'accordo sulle seguenti condizioni e termini a tale cessione e sulle misure che ne derivano, e in base al presente accordo, si ritengono reciprocamente responsabili per l'adozione delle misure necessarie, atte ad assicurarne l'adempimento.
    1. L'evacuazione avrà inizio il 1° ottobre.
    2. L'Italia, il Regno Unito e la Francia concordano che l'evacuazione del territorio sarà completata entro il 10 ottobre, senza che nessuna delle esistenti installazioni sia distrutta, e che il Governo Cecoslovacco sarà ritenuto responsabile per condurre a termine l'evacuazione senza danno alle installazioni medesime.
    3. Le condizioni che dovranno regolare l'evacuazione saranno definite in dettaglio da una Commissione internazionale composta da rappresentanti dell'Italia, della Germania, del Regno Unito, della Francia e della Cecoslovacchia.
    4. L'occupazione per gradi del territorio prevalentemente tedesco da parte delle truppe germaniche avrà inizio il 1° ottobre.
    I quattro territori indicati nella carta allegata saranno occupati dalle truppe tedesche nell'ordine seguente (al di là delle zone indicate sulla cartina allora allegata è interessante notare la scansione temporale delle annessioni tedesche):
    Il territorio indicato col N.1 nei giorni 1 e 2 ottobre; il territorio indicato col N.2 nei giorni 2 e 3 ottobre; il territorio indicato col N.3 nei giorni 3, 4 e 5 ottobre; il territorio indicato col N.4 nei giorni 6 e 7 ottobre.
    Il territorio restante di carattere prevalentemente tedesco sarà ulteriormente accertato dalla suddetta Commissione e sarà occupato dalla truppe tedesche entro il 10 ottobre.
    5. La commissione internazionale di cui all'art. 3 determinerà i territori nei quali dovrà effettuarsi il plebiscito.
    Questi territori saranno occupati da Corpi internazionali fino a che il plebiscito non sia ultimato.
    La stessa Commissione fisserà le condizioni in cui plebiscito dovrà essere tenuto, prendendo come base le condizioni del plebiscito della Saar.
    Tale Commissione fisserà altresì la data, non oltre la fine di novembre, alla quale il plebiscito dovrà tenersi.
    6. La determinazione definitiva delle frontiere sarà effettuata dalla Commissione internazionale. Questa Commissione avrà anche la facoltà di raccomandare alle quattro Potenze, Italia, Germania, Regno Unito e Francia, in taluni casi eccezionali modifiche di minore entità, nella determinazione strettamente etnografica delle zone che devono essere cedute senza plebiscito.
    7. Vi sarà un diritto di opzione per entrare a far parte o per cessare di appartenere al territorio trasferito. L'opzione dovrà essere esercitata entro sei mesi dalla data del presente accordo.
    Una Commissione tedesco-cecoslovacca dovrà determinare i dettagli dell'opzione, studiare i mezzi atti a facilitare il trasferimento della popolazione e risolvere le questioni di principio che sorgono da tale trasferimento.
    8. Il Governo cecoslovacco, nel termine di quattro settimane dal giorno della conclusione del presente accordo, congederà dalle sue formazioni militari e di polizia tutti i Tedeschi dei Sudeti che lo desiderino.
    Nello stesso termine di tempo il Governo cecoslovacco rilascerà tutti i detenuti tedeschi dei Sudeti, i quali scontino pene per reati politici.

    ANNESSO I
    I Capi dei Governi delle quattro Potenze dichiarano che i problemi delle minoranze polacche e ungheresi in Cecoslovacchia, qualora non siano risolti entro tre mesi per accordi fra i rispettivi Governi, dovranno formare oggetto di un'altra riunione dei Capi dei Governi delle quattro Potenze qui presenti.

    ALLEGATO ALL'ACCORDO
    Il Governo del Regno Unito e il Governo francese hanno stipulato l'accordo di cui sopra sulla base che essi mantengono l'offerta contenuta nel paragrafo 6 delle proposte anglo-francesi del 19 settembre, che si riferisce a una garanzia internazionale delle nuove frontiere dello Stato cecoslovacco contro una aggressione non provocata.
    Quando la questione relativa delle minoranze polacche e ungheresi sarà stata regolata, la Germania e l'Italia daranno per parte loro una garanzia alla Cecoslovacchia.

    DICHIARAZIONE SUPPLETIVA
    Tutte le questioni che risultano dal trasferimento dei territori sono di competenza della Commissione internazionale.

    ANNESSO II
    I quattro Capi di Governo qui presenti convengono che la Commissione internazionale prevista nell'accordo da essi firmato in data odierna sarà composta dal segretario di Stato del Ministero degli Esteri germanico, dagli ambasciatori italiano, britannico e francese accreditati a Berlino, e da un rappresentante che dovrà essere nominato dal Governo della Cecoslovacchia.

    Fonte del documento: Shirer, William L., Storia del Terzo Reich, Milano, Fabbri Editori, 1978, pagina 494.
    E' disponibile anche su vari siti con traduzioni dall'inglese leggermente diverse.
    Il testo tra parentesi è stato aggiunto da me con finalità esplicative.



    jpg I leader che parteciparono alla conferenza di Monaco: da sinistra Chamberlain, Daladier, Hitler e Mussolini.

    jpg
    Cartina che mostra l'espansione del Terzo Reich prima della seconda guerra mondiale.

    jpg "E per me non c'è una sedia?" domanda Stalin ai quattro leader di Monaco in questa vignetta di Low, apparsa sull'"Evening Standard".

    Edited by Oskar - 29/9/2014, 15:50
     
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    Vorrei solo criticare la seguente frase e il giudizio sull'amministrazione americana:

    In quell'occasione il trionfo dell'amministrazione Kennedy consistette non solo nell'aver evitato la guerra, ma anche nel non aver ceduto ai ricatti sovietici: in questo sta l'essenza di quella che gli studiosi di relazioni internazionali chiamano "lezione di Monaco".

    Ci si dimentica di ricordare che fù proprio l'amministrazione Kennedy
    ad organizzare l'operazione della Baia dei Porci e quèl disastro fornì l'alibi a Castro e ai Sovietici pèr l'installazione dei missili a Cuba.
     
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    CITAZIONE (Romeottvio @ 25/8/2010, 12:28)
    Bellissimo post Okar.
    Vorrei solo criticare la seguente frase e il giudizio sull'amministrazione americana:

    In quell'occasione il trionfo dell'amministrazione Kennedy consistette non solo nell'aver evitato la guerra, ma anche nel non aver ceduto ai ricatti sovietici: in questo sta l'essenza di quella che gli studiosi di relazioni internazionali chiamano "lezione di Monaco".

    Ci si dimentica di ricordare che fù proprio l'amministrazione Kennedy
    ad organizzare l'operazione della Baia dei Porci e quèl disastro fornì l'alibi a Castro e ai Sovietici pèr l'installazione dei missili a Cuba.

    Mettiamo in chiaro una cosa Romeo: io non intendevo esprimere alcun giudizio sull'amministrazione Kennedy, e non lo farei mai in un topic che non ha a che fare con la storia americana; il mio giudizio era rivolto solo ed esclusivamente al comportamento del governo Kennedy nella specifica situazione della crisi missilistica di Cuba, nella gestione di quel drammatico momento durato tredici giorni. Sugli altri atti di JFK e della sua amministrazione sono più che disponibile a un confronto, ma in altre, più opportune, sedi del forum.
    Precisato questo, ti ringrazio dei complimenti.
     
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    Se Chamberlain avesse avuto gli attributi come a Winston Churchill la Germania poteva essere già spezzata nel 1936 quando occupò la Renania che era sotto amministrazione civile tedesca e sotto amministrazione militare francese. Da ricordare che i tedeschi usarono 3 battaglioni motorizzati che si fa per dire che erano motorizzati visto che andavano in bicicletta.Un azione breve ed efficace avrebbe fatto cadere il governo nazista, invece gia nel 1938 dubito che le forze alleate avrebbero avuto vita facile contro l'esercito tedesco
     
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    CITAZIONE (tonnio93 @ 28/8/2010, 10:25)
    Se Chamberlain avesse avuto gli attributi come a Winston Churchill la Germania poteva essere già spezzata nel 1936 quando occupò la Renania che era sotto amministrazione civile tedesca e sotto amministrazione militare francese. Da ricordare che i tedeschi usarono 3 battaglioni motorizzati che si fa per dire che erano motorizzati visto che andavano in bicicletta.Un azione breve ed efficace avrebbe fatto cadere il governo nazista, invece gia nel 1938 dubito che le forze alleate avrebbero avuto vita facile contro l'esercito tedesco

    Concordo sulla prima parte del tuo intervento, meno sulla seconda: nel 1938 sicuramente l'esercito tedesco era più forte che nel 1936, ma altrettanto certamente lo era molto meno che dodici mesi dopo. Nell'anno intercorso tra la conferenza di Monaco e la seconda guerra mondiale i nazisti potenziarono enormemente il proprio arsenale di carri armati, navi e aerei; nel settembre 1938 in caso di una guerra su due fronti il Reich sarebbe stato schiacciato in breve tempo, cosa questa confermata dal generale Jodl al processo di Norimberga.
     
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  7. Aeroplano Italiano
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    La mia idea è che chi attacca per primo ha sempre un vantaggio: conosce le proprie intenzioni e sa dove colpire. Chi invece è sulla difensiva, ha bisogno di un certo tempo per valutare il senso dell'azione mossa dall'attaccante e la reazione da mettere in atto. Inglesi e francesi andarono a Monaco già intenzionati a non reagire e alla fine si attaccarono alla pagliuzza della garanzia da parte di Hitler che i Sudeti sarebbero stati la sua ultima rivendicazione. Non fu posto nessun pegno a questa garanzia. Il primo paletto sarà Danzica.
    Il tempo di reazione anglo francese fu veramente lungo e non avvenne appieno nella circostanza di Danzica e nemmeno in Norvegia: se Hitler avesse proposto trattative di pace prima della Campagna di Francia, ci sarebbe stata un'altra Monaco.
    La prima vera reazione, il punto di non ritorno, fu la Battaglia d'Inghilterra. Solo allora si comprese che non si poteva vivere , senza la distruzione del nazismo.
     
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  8. Aeroplano Italiano
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    Ma esiste anche un fattore sorpresa del difensore. Quando questi ha modo di riprendersi, può preparare un tiro mancino. Un esempio è la cosiddetta "sorpresa di Smolensk" . In questa battaglia, ormai quasi presso Mosca, i tedeschi videro apparire per la prima volta i carri sovietici T34 Josiph Stalin: più grandi, con cingoli larghi per far presa su neve e fango , e con una silhouette stimata che faceva deviare i colpi tedeschi. Erano immuni ai carri germanici. Si potevano distruggere solo con i cannoni antiaerei da 88. I russi non sapevano bene ancora come impiegarli, ma molti tedeschi capirono che si metteva male.
     
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    nel settembre 1938 in caso di una guerra su due fronti il Reich sarebbe stato schiacciato in breve tempo, cosa questa confermata dal generale Jodl al processo di Norimberga.

    Eppure della II Guerra Mondiale tra l'autunno del 1939 e la primavera del 1940, denominata strana guerra dimostra che britannici, francesi e sovietici erano ancora più impreparati dei tedeschi.
    Hitler certamente aveva solo una piccola parte degli aerei e dei carri armati di cui voleva dotarsi, ma l'esercito tedesco aveva già acquisito l'organizzazione e le dottrine che lo avrebbero reso l'esercito più temibile di quegli anni. Gli altri non solo non avevano le armi, ma non avevano neppure idea di come condurre il conflitto. Se davvero si poteva schiacciare la Germania nel 1938, allora nel 1939, mentre Hitler stava conquistando la Polonia gli anglo-francesi potevano oltrepassare il Reno e fare ciò che gli americani avrebbero fatto solo nel 1945.
    Quanto all'Armata Rossa, era stata decimata nel periodo delle purghe staliniane e per attaccare la Germania avrebbe dovuto attraversare la Polonia, retta da un governo nazionalista che avrebbe anche potuto scegliere di schierarsi con Hitler.

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    la Germania post-Versailles si ritrovò circondata da diversi stati più piccoli: Polonia, Cecoslovacchia, Austria e le ulteriori nazioni derivanti da essi, come l'Ungheria e la Slovenia. Militarmente non c'era confronto, se prima la Germania aveva dei colossi subito fuori dai suoi confini, ora c'erano dei facilmente occupabili stati. Questo rafforzò strategicamente il paese tedesco, dando il via alle mire espansionistiche di Hitler.

    A questo si era cercato di porre rimedio con le scelte di geografia politica del 1945. Oggi la Germania è democratica e pacifica, però le condizioni geografiche possiamo dire che siano tornate quelle di allora tanti piccoli stati tutti decisamente filo-tedeschi.
     
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    Ho un ricordo molto lontano della lettura mi sembra di "storia della Germania" di Taylor , in cui, sempre se la memoria non mi tradisce, si diceva che nel 1938 il rapporto fra l'aviazione britannica e tedesca era molto più sfavorevole a Londra che nel 1939. Non ho mai approfondito l'argomento, a voi cosa risulta?
    Altro argomento la Cecoslovacchia era sicuramente più democratica di tutti i suoi vicini, ma , anche qui ricordi lontani quindi con beneficio di inventario, uno stato in cui i cechi predominavano pesantemente sulle minoranze ( quand'anche fosse è ovvio che non giustifica l'aggressione hitleriana)
     
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    Altro argomento la Cecoslovacchia era sicuramente più democratica di tutti i suoi vicini, ma , anche qui ricordi lontani quindi con beneficio di inventario, uno stato in cui i cechi predominavano pesantemente sulle minoranze

    Questo è possibilissimo perché era uno stato giovane, nei primi anni di esistenza di uno stato il patriottismo è abbastanza acceso: oggi per esempio alcuni giovani stati europei sono definiti democrazie etniche (definizione che era stata inventata per Israele - indica la forte identificazione tra l'etnia e lo Stato) e risultano avere atteggiamenti severi nei confronti delle nazionalità minoritarie.
     
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    Premesso che la storia non si fa con i se, la situazione nel settembre del 1938 si presentava drammatica per la Germania in caso di conflitto. Il Reich aveva un esercito molto più debole di quello del 1939 e a Est avrebbe dovuto fronteggiare la Polonia, le 35 divisioni bene armate e bene addestrate della Cecoslovacchia, che potevano contare su un sistema di forti difensivi formidabile, e probabilmente l'URSS, alleata della Cecoslovacchia, mentre a Ovest ci sarebbero stati francesi e britannici. Nessuno può sapere se questi ultimi sarebbero rimasti inattivi come, catastroficamente, fecero tra il settembre del 1939 e la primavera del 1940, ma ciò che è certo è che tutto fa credere che la Germania nazista sarebbe potuta essere annientata in molto meno tempo di quanto fu necessario nella realtà.

    Jodl a Norimberga disse:
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    Con cinque divisioni di combattimento e sette divisioni di riserva nelle fortificazioni occidentali (che non erano altro che una postazione difensiva) era escluso che si potesse tenere testa a cento divisioni francesi. Era militarmente impossibile.

    Il suo diretto superiore all'OKW, generale Keitel, aggiunse a proposito dei giorni immediatamente successivi alla conferenza di Monaco:
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    Fummo quanto mai lieti che non si giungesse a operazioni militari perché avevamo sempre avuto la convinzione che i nostri mezzi per attaccare le fortificazioni di frontiera della Cecoslovacchia fossero insufficienti.

    E il generale Manstein, uno dei più brillanti e audaci comandanti tedeschi della seconda guerra mondiale, sentenziò:
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    Se fosse scoppiata una guerra, né la nostra frontiera occidentale né quella polacca avrebbero potuto essere difese efficacemente e non v'è dubbio alcuno che se la Cecoslovacchia si fosse difesa, saremmo stati arrestati dalle sue fortificazioni, perché non avevamo i mezzi per sfondarle.

    Anche se il dato sull'aviazione riportato da lucrezio fosse confermato (non ho fonti che lo smentiscano né che lo avvalorino), lo squilibrio di forze terrestri ai danni della Germania nel 1938 era tale che si può ragionevolente pensare che l'avventura di Hitler si sarebbe potuta concludere in pochi mesi.


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    Altro argomento la Cecoslovacchia era sicuramente più democratica di tutti i suoi vicini, ma , anche qui ricordi lontani quindi con beneficio di inventario, uno stato in cui i cechi predominavano pesantemente sulle minoranze

    Su questo non ci sono dubbi, anche se va riconosciuto che un pur accidentato, e non privo di contraddizioni, percorso di riforme per garantire le minoranze era in atto prima che lo Stato cecoslovacco fosse smembrato dai nazisti.
     
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