Se cadesse il governo Berlusconi sarebbe giusto andare a votare?

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    Nelle ultime settimane il dibattito pubblico si è incentrato molto su un'importante questione politica: nel caso il governo Berlusconi dovesse perdere la maggioranza parlamentare e fosse quindi costretto a rassegnare le dimissioni, sarebbe corretto pensare alle elezioni anticipate come unica strada possibile per risolvere la situazione o ci sarebbe spazio per la creazione di una nuova e diversa maggioranza parlamentare e di conseguenza di un nuovo esecutivo?
    Vi propongo di analizzare questo quesito insieme in maniera quanto più possibile imparziale, prescindendo dalle nostre preferenze politiche e dalle previsioni sulla tenuta del governo, adottando una prospettiva di tipo politologico, ovvero andando al di là del dettato costituzionale formale, che in materia è chiaro: in caso di crisi di un governo la palla passa al capo dello Stato che ha il dovere di verificare se esistano le condizioni per la formazione di una nuova maggioranza parlamentare che esprima un nuovo governo. Quello che vi invito a fare è andare oltre alla teoria, dibattendo sulla decisione che a nostro avviso il presidente Napolitano dovrebbe prendere nel caso il governo Berlusconi cadesse e ci fossero i numeri per dar vita a una nuova e diversa maggioranza parlamentare. La domanda è: nel caso si realizzasse lo scenario ipotizzato, il presidente della Repubblica dovrebbe tentare la via della formazione di un nuovo governo o piuttosto dovrebbe sciogliere immediatamente le Camere non appena ricevute le dimissioni di Berlusconi? E' evidente che non è e non deve essere nostro intento sostituirci a Giorgio Napolitano, che di certo conosce le prerogative del suo ruolo meglio di noi e sa perfettamente come esercitare le sue funzioni; il nostro scopo è solo quello di dare una nostra opinione e confrontarci su un problema di interpretazione della Carta costituzionale.
    Per fornire il mio personale punto di vista ritengo doverosa una breve dissertazione storica. In Italia si parla spesso di una "prima" e di una "seconda" repubblica; si fa coincidere la fine della prima con Tangentopoli, e cioè con i primi anni dell'ultimo decennio del secolo scorso. In realtà formalmente nulla è mutato nella nostra Costituzione: siamo tuttora una repubblica di tipo parlamentare, nella quale i governi godono di un potere limitato e dipendono per la loro stessa esistenza dal Parlamento. Tuttavia nella realtà politica, nella Costituzione materiale, qualcosa è cambiato e non possiamo fermarci a una lettura strettamente giuridica delle regole. Dopo il 1994, pur soltanto con un cambio della legge elettorale, abbiamo abbandonato un modello di democrazia per abbracciarne un altro, anche senza una modifica della Costituzione; abbiamo, seppur faticosamente e non senza contraddizioni, abbracciato la logica dell'alternanza al governo. Nella cosiddetta prima repubblica, le elezioni erano uno strumento con cui i partiti si contavano e non uno mezzo per decidere chi governava; dopo le consultazioni post-elettorali la D.C. cercava di volta in volta nuove alleanze per formare una maggioranza parlamentare. I governi così nati duravano molto poco, in media un anno, e i primi ministri cambiavano anche cinque o sei volte nel corso di una sola legislatura. Tutto ciò aveva un senso: gli italiani andavano alle urne per decidere la composizione dei due rami del Parlamento, senza alcuna indicazione sulle alleanze e il nome del futuro premier in caso di vittoria del loro partito; inoltre era il Parlamento ad avere il vero potere sulle leggi, e ciò era necessario per permettere al P.C.I., che rappresentava sempre circa un terzo degli italiani (quasi come la D.C.) ma che per ragioni di equilibri internazionali non poteva stare al governo, di avere una voce in capitolo proporzionata al suo bacino elettorale. Con la cosiddetta seconda repubblica questa logica di funzionamento di tipo consensuale, ovvero di composizione di tutte le posizioni politiche, ha progressivamente lasciato spazio ad una logica competitiva (per adottare la tipologia del professor Sergio Fabbrini). Con la fine dell'impossibilità per una parte consistente dell'elettorato di essere rappresentata nel governo, conseguente alla fine della Guerra fredda, con la formazione di due opzioni possibili di governo contrapposte e con una legge elettorale che ha indirizzato il nostro sistema politico verso una configurazione di tipo bipolare, le elezioni sono diventate uno strumento attraverso il quale i cittadini eleggono non solo, e per certi versi non tanto, il Parlamento, quanto un presidente del consiglio che risulta chiaramente incaricato, senza bisogno di vere consultazioni con il Quirinale, in caso di vittoria di uno o dell'altro schieramento e che si pone a capo di un esecutivo più forte che in passato.
    Per queste ragioni storiche è innegabile, dal mio punto di vista, concludere che una Costituzione materiale è subentrata nei meccanismi elettorali e di formazione dei governi a quella formale; nella situazione attuale, nonostante i cittadini in teoria continuino a votare solo per rinnovare le assemblee parlamentari e non per eleggere il capo dell'esecutivo, come invece avviene in altre democrazie, sono convinto che l'unico governo legittimo sia quello guidato dal presidente del consiglio espressione della coalizione che ha vinto le elezioni, il cui nome compare sulla scheda elettorale al momento del voto. Ciò ovviamente non preclude la possibilità di trovare maggioranze parlamentari trasversali per singoli provvedimenti, ma a mio avviso comporta che non ci sia più spazio per governi tecnici o cambi di maggioranze con lo spostamento di gruppetti di parlamentari. In definitiva io credo che se il governo Berlusconi cadesse, sarebbe politicamente giusto andare subito a votare. Insomma, in questo caso, strano ma vero, concordo con l'interpretazione fornita dal PdL (anche se confesso di non essere del tutto certo che chi oggi è in maggioranza avrebbe sposato questa linea se in una circostanza analoga fosse stato all'opposizione).
    Ora la parola a voi: qual è la vostra opinione?
     
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  2. lupog
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    parto subito da una premessa: il passaggio teorizzato dal professor Fabbrini, da una prima Repubblica dominata da una logica consensuale a una seconda Repubblica in cui ha preso piede una logica competitiva non mi convince per nulla. Il consociativismo è una vecchia malattia del sistema politico italiano tanto più insidiosa perchè praticata con procedure piuttosto opache. L'inciucio D'Alema- Berlusconi praticato ai tempi della Bicamerale è quanto più lontano da logiche competitive e ugualmente non può essere spiegata con questi criteri interptretatativi l'inerzia con cui il centro sinistra al governo si è approcciato al Porcellum.
    Proprio la legge progettata da Calderoli mi consente di venire al nocciolo della questione posta da Oskar: mi pare di aver capito che l'avvento del bipolarismo avrebbe segnato lo spostamento dal sistema parlamentare disegnato dalla costituzione a un tendenziale presidenzialismo accentuato dagli effetti dell'ultima legge elettorale che ha introdotto l'indicazione del candidato premier nella scheda elettorale con conseguente diffusa percezione dell'opinione pubblica di recarsi alle urne per eleggere direttamente il capo del governo.
    Secondo me questa interpretazione è contestabile sotto diversi punti di vista:
    Anzitutto la prima considerazione elementare è che bipolarismo e parlamentarismo non sono incompatibili ( vedi Gran Bretagna)
    Inoltre il ragionamento presuppone una radicale contrapposizione tra costituzione formale e materiale. Quest'ultimo elemento può costituire un completamento e un innovazione del dettato della Costituzione formale, ma non può arrivare a contraddirne radicalmente la ratio, sopratutto quando sono previste espresse procedure speciali per la sua modifica ex art. 138
    Alla natura rigida della costituzione si collega il terzo punto: un cambiamento della forma di governo sarebbe da imputare principalmente all'evoluzione determinata dalle leggi elettorali, le quali però non solo sono approvate con procedura ordinarie ma vanno a regolare esclusivamente la competizione per il voto, non intaccando minimamente l'assetto isitutuzionale.
    Infine anch'io penso che si sia diffusa la percezione che si vada a votare per eleggere il presidente del Consiglio. Resta il fatto che questa è una percezione del tutto errata, e come tale completamente inadeguata a modificare di per se la forma di governo. L'Italia resta un sistema in cui i cittadini eleggono i propri rappresentanti, mentre la legittimità del ruolo ricoperto dal capo del governo rimane legata al rapporto di fiducia esistente tra l'esecutivo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene. In tal senso fu un grave errore del presidente Ciampi non aver allora rimandato alle Camere una legge che prescrivendo l'indicazione del candidato premier era in palese contrasto con la struttura istituzionale esistente e che per ciò avrebbe solo ingenerato confusione a cui si aggiungeva l'impossibilità di creare un rapporto diretto tra elettore e condidato con conseguente scarsa legittimazione in termini di rappresentatività e ridicolizzazione del momento della selezione della rappresentanza.
    da ciò emerge un quadro istituzionale sgangherato caratterizzato da fragili equilibri tra poteri dello Stato e con un Parlamento ridotto a notaio delle decisioni prese dell'esecutivo.
    Il presidente della Repubblica in caso di crisi non deve fare altro che assolvere al proprio dovere secondo prassi costituzionale: verificare l'esistenza di una eventuale maggioranza alternativa ( peraltro improbabile) e in caso di esito negativo sciogliere le camere e indire nuove elezioni.

    Edited by lupog - 9/11/2010, 21:22
     
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    Assolutamente inattaccabile l' esposizione di Lupo , purtroppo queste sono le regole , nella pratica si è votato per il presidente del consiglio , ma la grammatica dice che abbiamo eletto dei deputati e a loro spetta appoggiare o meno uno o l' altro candidato alla presidenza , liberi di cambiar campo e organizzare altre maggioranze .
    Moralmente però , a mio giudizio sarebbe meglio andare a votare , un governo nato dagli inciuci , senza il sigillo del voto e un chiaro programma approvato dagli elettori nòn potrebbe avere una grande autorità .

    Edited by Romeottvio - 9/11/2010, 17:53
     
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  4. Armilio
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    Sinceramente penso che una grande maggioranza creata per fare riforme costituzionali e modificare anche la legge elettorale mi andrebbe bene, e sarebbe anche legittimo farla. Come dice Lupog, in ogni caso un nuovo governo se appoggiato da una maggioranza sarebbe legittimo, ma sarebbe meglio evitare di fare tutto nel "palazzo", visto che già di suo la politica gode di poca fiducia, meglio tornare alle urne. Anche perchè sinceramente vedo possibili maggioranze alternative moooolto traballanti.
     
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    Mi trovo dìaccordo con l' analisi di Lupo. E' sicuramente possibile un interpetazione evolutiva anche della costituzione, ma solo nei limiti concessi dal dettato. E la mancanza di un vincolo invalicabile nella formazione di un governo è più che chiara.
    Certo c'è stata un evoluzione della prassi ( non ricordo se la legge elettorale del 1994 riportasse la dizione "indicazione del candidato premier, ma il porcellum se ricordo bene almeno su questo dovrebbe essere corretta e parla di capo della coalizione) e il presidente della repubblica ha una facoltà di scelta in qualche modo più limitata, ma in crcostanze eccezionali ( lo sarebbe anche il caso di elezioni d acui non nasca una maggioranza coerente nelle due camere, e il ftto che una maggioranza si dissolva non è troppo dissimile) ritrova il suo pieno potere.
    D'altra parte lo sforzo per evitare lo sciglimento è un altro prassi ancor più consolidata.
    Un governo con una maggioranza diversa da quella che ha vinto le elezioni sarebbe perfettamente legittimo, anche perchè i singoli deputati sono tutti uguali e non è possibile suddividerli fra quelli che possono concorrere ad una maggioranz ai governo e quelli no. Questo si che sarebbe un colpo di stato
    Detto questo sulla legittimità , come cittadino e sostenitore del centro sinistra non vedo bene il cd governo tecnico, o almeno lo vedrei bene solo nel caso che si formasse avendo già un accordo dettagliato per modificare la legge e lettorale e poi votare subito.
    Vedrei malissimo un esecutivo aborracciato sche svivacchia: è l' unic acosa che riporterebbe in auge Berlusconi. Ma qui -come annunciato - sto parlando come supporter di una fazione
     
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  6. lupog
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    CITAZIONE (lucrezio52 @ 10/11/2010, 01:12) 
    non ricordo se la legge elettorale del 1994 riportasse la dizione "indicazione del candidato premier, ma il porcellum se ricordo bene almeno su questo dovrebbe essere corretta e parla di capo della coalizione)

    hai ragione Lucrezio: nel Porcellum si parla di "capo della coalizione", terminologia usata proprio per aggirare l'evidente contrasto con l'art 92 della Costituzione che riserva il potere di nomina del premier al Capo dello Stato. Il Quirinale non capì la gravità delle conseguenze di tale escamotage e non vi si oppose con la dovuta incisività.
     
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    Ancora una volta l'opinione che avevo più o meno chiara in mente è stata in parte smontata da un'analisi seria, convincente e interessante di lupog, che mi ha fatto molto riflettere. Molti interessante in particolare l'osservazione sulle responsabilità del Quirinale per non aver rigettato il passaggio sul "capo della coalizione" contenuto nel porcellum. Devo dire che l'analisi di lupog, che mi piacerebbe sentire anche in dibattiti pubblici troppo spesso di basso livello o ridotti a pillole di confronto, mi induce a pensarla per certi versi come Romeo: l'auspicio di andare a votare in caso di crisi ha solo una connotazione di "giustizia morale".
     
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    Andare a votare si, ma solo per la camera dei deputati.
    Siamo alla follia, a parte un mare di altre considerazioni andare a votare nel marzo del 2011 per la camera e tornare a votare nell' aprile del 2013 per il senato .
    Chi propone che il paese abbia una campagna elettorale di 28 mesi :woot: in momento come questo .... come chiamarlo ? basso tradimento ? qui di alto non c'è proprio più nulla :tdown:
     
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  9. _SmokY_
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    CITAZIONE (lucrezio52 @ 15/11/2010, 01:04) 
    Andare a votare si, ma solo per la camera dei deputati.
    Siamo alla follia, a parte un mare di altre considerazioni andare a votare nel marzo del 2011 per la camera e tornare a votare nell' aprile del 2013 per il senato .
    Chi propone che il paese abbia una campagna elettorale di 28 mesi :woot: in momento come questo .... come chiamarlo ? basso tradimento ? qui di alto non c'è proprio più nulla :tdown:

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  10. lupog
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    CITAZIONE (_SmokY_ @ 15/11/2010, 08:18) 
    CITAZIONE (lucrezio52 @ 15/11/2010, 01:04) 
    Andare a votare si, ma solo per la camera dei deputati.
    Siamo alla follia, a parte un mare di altre considerazioni andare a votare nel marzo del 2011 per la camera e tornare a votare nell' aprile del 2013 per il senato .
    Chi propone che il paese abbia una campagna elettorale di 28 mesi :woot: in momento come questo .... come chiamarlo ? basso tradimento ? qui di alto non c'è proprio più nulla :tdown:

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  11. Armilio
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    CITAZIONE (lucrezio52 @ 15/11/2010, 01:04) 
    Andare a votare si, ma solo per la camera dei deputati.
    Siamo alla follia, a parte un mare di altre considerazioni andare a votare nel marzo del 2011 per la camera e tornare a votare nell' aprile del 2013 per il senato .
    Chi propone che il paese abbia una campagna elettorale di 28 mesi :woot: in momento come questo .... come chiamarlo ? basso tradimento ? qui di alto non c'è proprio più nulla :tdown:

    E' incredibile la sfacciatagine di quest'uomo: così se vince, è a posto, se perde, avrà l'asso della manica del senato. Ma io dico...
     
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    CITAZIONE (Armilio @ 15/11/2010, 15:19) 
    E' incredibile la sfacciatagine di quest'uomo: così se vince, è a posto, se perde, avrà l'asso della manica del senato. Ma io dico...

    Io lo trovo geniale , forse nòn se ne farà niente , ma finalmente usa i metodi e i cavilli costituzionali tipici della sinistra , se le norme ci sono , bisogna rispettarle , no?
    La proposta è talmente paradossale che sembra nata dall' opposizione , così antipolitica e rivoluzionaria che mi fà rivalutare l' intelligenza del Berlusca e anche il suo sense of humor , ultimamente molto appannati. :D

    Edited by Romeottvio - 15/11/2010, 17:14
     
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  13. Endgame®
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    Letto tutti gli interventi precedenti e documentato un poco vi dico che è possibile sciogliere solo la camera secondo l'articolo 88 della Costituzione.
    Per quanto previsto dalla Costituzione riterrei però vergognoso il continuare dell'azione di governo in quanto attualmente la maggioranza che non è più quella che ha ottenuto il consenso dell'elettorato.
    Per questo motivo ritengo che la soluzione più consona potrebbe essere quella delle elezioni.
     
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  14. Armilio
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    CITAZIONE (Endgame® @ 15/11/2010, 17:14) 
    Letto tutti gli interventi precedenti e documentato un poco vi dico che è possibile sciogliere solo la camera secondo l'articolo 88 della Costituzione.

    Ma questo è ovvio, se no non lo chiedeva. Il bello però è che questa proposta viene dal primo sostenitore della superiorità della costituzione "materiale", cioè delle prassi ormai consolidate, e quella di fare sempre elezioni per entrambe le camere contemporaneamente, visto che siamo in un bicameralismo perfetto, è una prassi ben più consolidata di quelle che lui considera "costituzione materiale", come un certo presidenzialismo latente. Il nostro bicameralismo perfetto è conseguenza di un pasticciato compromesso tra DC e sinistre, che alla fine non ha accontentato nessuno. Tra i pasticci c'è quell'articolo, adatta ad altri tipi di bicameralismo. Dovendo pensare al bene della nazione, non avrebbe alcun senso per il Colle accettare una cosa del genere, per quanto sia permesso farlo.
     
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  15. Endgame®
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    Ok chiedo scusa se non avevo dato per scontato la conoscenza dell'articolo sopra citato :(
     
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86 replies since 9/11/2010, 13:19   856 views
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