Il Veneto alluvionato e abbandonato

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    Come avrete forse sentito nei telegiornali o letto sui quotidiani, la mia regione, il Veneto, è stata flagellata negli ultimi giorni da pesanti precipitazioni che hanno causato esondazioni di fiumi e portato danni ingenti alle infrastrutture, alle aziende, alle persone e all'economia locale. L'alluvione che ha colpito il Veneto ha dimensioni catastrofiche, sia per la quantità gigantesca d'acqua riversatasi dal cielo sulle province di Vicenza, Verona e Padova (si parla di un volume di precipitazioni normalmente distribuito in molti mesi condensato in pochi giorni), sia soprattutto per la devastazione che ha lasciato dietro di sé in moltissimi comuni.
    Da quando le proporzioni dei danni hanno iniziato a palesarsi come catastrofiche sono cominciate le polemiche sulle mancanze strategiche della regione nella prevenzione di calamità naturali come questa. Il mio parere è che il Veneto abbia qualcosa da rimproverarsi, ma anche che l'evento sia stato davvero fuori da ogni possibilità di controllo e che con un intervento a tutto tondo si sarebbe potuto (e si potrà in futuro) solo attenuare gli effetti di un fenomeno naturale così pesante.
    Quello che qui mi importa discutere sono le altre polemiche, meno politiche e più territoriali, che questa tragedia ha fatto sorgere in maniera trasversale agli schieramenti partitici nella popolazione delle zone alluvionate. Il Veneto in questi giorni si è sentito e si sta sentendo abbandonato. I suoi sindaci, la sua élite politica ed economica e soprattutto i suoi cittadini stanno percependo un forte senso di ingiustizia per come lo Stato ha riposto finora alla calamità naturale. L'intervento della Protezione civile è stato limitato, e basato per lo più su volontari arrivati dai comuni veneti meno colpiti; la tragica situazione del Veneto è stata quasi taciuta nei telegiornali nazionali e la portata immane dei danni è conosciuta solo dai cittadini della nostra regione, grazie alle testimonianze dirette e ai tg locali. Inoltre non c'è stata alcuna mobilitazione popolare per aiutare il Veneto: nessun numero a cui mandare sms per fare arrivare aiuti a chi ha perso casa e lavoro; nessun codice ibam che scorresse in tv per raccogliere soldi per le piccole e medie imprese che nonostante la crisi davano lavoro a centinaia di famiglie prima di essere spazzate via dalla furia dell'acqua; nessuna mobilitazione nazionale per salvare le opere d'arte del vicentino e del padovano seriamente minacciate dalle esondazioni. Soprattutto non sono arrivati i soldi che servivano; l'altro ieri Bertolaso ha assicurato che verranno stanziati con la finanziaria, ma con il governo in uno stato di paralisi chissà quando questa verrà approvata. Le risorse servono subito: va emanato un decreto legge, e per una volta le condizioni di necessità e urgenza ci sono, per inviare denaro nelle zone colpite e attenuare i disagi.
    La sensazione che qui si respira è quella dell'abbandono; noi veneti ci sentiamo trattati come cittadini di serie b, come appartenenti a una regione a cui ogni anno si chiede tantissimo per finanziare ogni genere di intervento nelle altre parti d'Italia e che nel momento del bisogno è lasciata a se stessa, in nome forse di una logica perversa secondo la quale dato che storicamente siamo in un'area ricca del Paese, allora possiamo arrangiarci anche in caso di calamità naturale.
    Così non funziona; molti imprenditori vicentini hanno già minacciato lo sciopero fiscale se le risorse non giungeranno con la stessa celerità con cui sono arrivate in altre aree molto più sprecone del nostro Paese a seguito di calamità come questa. Per quanto mi riguarda sono con loro al cento per cento.

    Post scriptum: per chi volesse aiutare con un sms il Veneto un numero, anche se poco pubblicizzato, c'è. Lo trovate qui: www.facebook.com/sosalluvioneveneto?ref=nf
     
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  2. onestobender
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    Si tratta di un importante banco di prova anche dal punto di vista politico: dopo tante chiacchere vediamo se la Lega (di governo) aiuterà concretamente la Lega (d'opposizione).
     
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    Riporto un articolo simile per contenuti al mio topic:

    Nel Veneto sott'acqua
    una terra lasciata sola


    L'entusiasmo dei volontari, la rabbia per gli aiuti che non arrivano, la voglia di protesta fiscale. Viaggio nel Veneto ancora invaso dal fango. Centinaia di sfollati, migliaia di volontari, aziende in ginocchio. Mentre cresce la rabbia per la risposta debole delle istituzioni di Roma. "I leghisti si occupano di sagre e dialetto, cose di un'identità inventata". E gli imprenditori si preparano allo sciopero fiscale

    Si dovevano ascoltare i poeti. Come Andrea Zanzotto, quando prevedeva che questa terra palladiana finisse maciullata "sotto i cingoli dei diluvi". Lui, il grande vecchio che tutto vede dalla sua casa di Pieve di Soligo, si sente "asserragliato": "La cosa terrificante è che, per quanto fosse prevedibile qualcosa di spaventoso, non si è mosso un dito per fare quel minimo necessario di prevenzione. Se si ha amore, anche i grandi disastri possono essere arginati". Gli argini, invece, si sono sbriciolati. Il sindaco Achille Variati li indica dal Ponte degli Angeli, vestito con una giacca gialloblu della Protezione civile, mentre marcia a passo di carica. Il Bacchiglione scorre fangoso, ma (quasi) placato: "Una settimana fa l'acqua arrivava a filo del ponte, cioè cinque metri più in alto di adesso".

    Tutto intorno, fra piazza Matteotti e piazza XX settembre, si andava in canotto. Il fiume è sceso, restano sacchetti di sabbia agli angoli delle case, idrovore in funzione a svuotare le cantine, la tenda dei volontari proprio di fronte al Teatro Olimpico che, per poco, non è finito sotto. Variati è un tranquillo esemplare di purissimo democristiano, guida una giunta di centrosinistra, mostra con un accenno di commozione la casa del suo maestro Mariano Rumor. Ma l'emergenza l'ha trasformato. Aveva da affrontare danni immensi, centinaia di sfollati, aziende in ginocchio. La paura e la rabbia dei veneti, che per l'ennesima volta si sentono periferia, e non hanno tutti i torti. Il suo lavoro l'ha fatto con piglio churchilliano: "Vi prometto solo fango!", ha detto in tv ai ragazzi vicentini, chiamando alla mobilitazione. E quelli hanno risposto in 2500: "Un minuto dopo, arrivavano le prime telefonate. Sono stati fantastici". E sono ancora qui: studenti, disoccupati, operai, badanti rumene, neri africani, rom. Stanno sporchi di fango a spalare, da una settimana.

    Dal governo di Roma, dove stanno leghisti e berlusconiani che pure comandano in Veneto, la risposta è stata molto più lenta e debole. Ieri mattina il sindaco ha preso il telefono, ha fatto il numero del Quirinale: "Pronto, sono Achille Variati sindaco di Vicenza, vorrei parlare con il Presidente". Qualche minuto, e Giorgio Napolitano era in linea, a informarsi e promettere una visita per mercoledì. Il governatore veneto Luca Zaia, in una settimana, manco s'è fatto vedere. Variati, sempre marciando per la città quasi del tutto ripulita che pure lo inorgoglisce, mette in guardia: "Ti pare che la città sia tranquilla. Attento, non è così. È quella tranquillità pericolosa che può precedere la protesta civile". La protesta, peraltro, è già cominciata. E, con la destra impastoiata, è toccato agli imprenditori minacciare la protesta fiscale.

    "Non è una provocazione - dice Gaetano Marangoni, vicepresidente della Confindustria locale - È la conseguenza dell'aver verificato una risposta modesta o insignificante dal governo. Le imprese industriali e artigianali sono tramortite, flagellate. E i 20 milioni di euro divisi per quattro regioni dal governo sono praticamente niente. I veneti sono gente che lavora e non protesta, fin che le cose tornano. Se non tornano, se i soldi non saltano fuori da qualche parte, verseremo le nostre imposte su un conto corrente regionale. Non pagare la tasse è un modo per vedere se ci sono decisioni. Il tempo a disposizione è scarso, e questo è un banco di prova: per il governo, per la Regione". Marangoni, oltretutto, è uno del ramo: la sua azienda si occupa di opere idrauliche, le sue ruspe stanno lavorando a rimettere insieme gli argini. Ricorda: "Nel '92 erano state progettate e appaltate opere per mettere in sicurezza la città di Vicenza. Poi tutto si è fermato, i contratti sono stati rescissi, e si sono pagate anche delle penali".

    Il tempo delle minacce e delle recriminazioni è cominciato. Ma non è finito quello dei soccorsi. Qui a Vicenza gli sfregi lasciati dall'alluvione sono ancora freschi. Centinaia di negozi sono chiusi, con i commercianti che spalano liquame. Quaranta imprese hanno subìto danni da 50 mila euro a 2 milioni. Sul muro della Caritas, don Giovanni Sandonà mostra il livello raggiunto dall'onda, quasi un palmo sopra quello del 1966. Lui ci ha rimesso un'auto, e una montagna di vestiti, coperte, confezioni di cibo destinate ai bisognosi. Lo storico Emilio Franzina, che abita poco più in là, di auto ne ha perse due: "Secoli di inondazioni non avevano prodotto effetti così violenti e improvvisi. Questo ambiente è malato, s'è abbandonata ogni cura del territorio che non fosse legata a degli interessi". E anche sul monitoraggio del fiume, ci sarebbe da indagare: "Ecco qui un articolo di giornale, dice che già domenica sera la Provincia di Trento dava l'allarme". In Comune dicono che, alle 10 di sera, si segnalava un modesto pericolo. E che l'allarme è arrivato alle 4 del mattino, via email, quando era tardi.

    Il sindaco fa il conto degli organismi che hanno competenza sulle acque: "Ato, Consorzio di bacino, Magistrato delle acque, Genio civile, Regione, Provincia, Comuni, Gestori degli acquedotti. Ognuno per il suo pezzetto". Variati è nato in un pianoterra: "Di inondazioni ho qualche esperienza". La gente, per le strade, apprezza il fatto che Variati si sia da fare: pacche sulle spalle, ringraziamenti con gli occhi lucidi. In via Divisione Folgore c'è una delle zone ancora piene di fango. La signora Antonia Zanini, titolare della "Azeta astucci", lavora con gli stivali ai piedi in mezzo a un gruppo di volontari: "Se non fossero arrivati loro, avrei chiuso". Uno studente: "Siamo stati anche a Cresole e a Caldogno, ad aiutare, e ci hanno accolto a braccia aperte. Gente eccezionale". Giulio Ballarin, titolare del Red Quill Pub, ancora toglie melma dal locale: "Direi, a occhio, 40-50 mila euro di danni".

    Il famoso territorio, quello in cui bisogna obbligatoriamente radicarsi, è malato. Bepi De Marzi, compositore e organista, personaggio leggendario della cultura veneta, è angosciato e polemico: "Bastavano, come aveva la Serenissima, quattro "savi alle acque", ma adesso abbiamo i savi alle sagre. I leghisti si occupano di sagre e dialetto, delle cose sciocche di un'identità inventata. E si è costruito troppo, dappertutto abbiamo capannoni sfitti. Poi, se versi acqua in un vaso di fiori, l'acqua cola via. Ma se la versi su una tavola, dove finisce?". Già, si potrebbe cogliere l'occasione per pensare anche allo sviluppo selvaggio che ora presenta il conto. D'altra parte, tutto era noto e tutto era stato studiato. Anche i rischi del Bacchiglione, fiume per lo più pacifico e inoffensivo. Un volume della Regione Veneto del 2005 dedicava un capitolo alla "funzionalità fluviale", e i punti a rischio erano esattamente quelli, fra la zona sud di Padova e la città di Vicenza, dove settimana scorsa è successo il disastro.

    Andrea Goltara, direttore del Cirf (centro italiano per la riqualificazione fluviale) di Mestre, dice in sostanza che è inutile discutere di messa in sicurezza di un fiume, quando poi ogni comune costruisce dove gli pare. "Bisogna dire che un territorio dove la difesa è fatta costruendo, è debole. Si dovrebbe avere un federalismo di bacino, con annessa fiscalità, come in Francia. Vuoi costruire ovunque? I danni te li paghi a livello di bacino, non è che ogni volta chiedi poi fondi allo Stato". Ma è quello che sta accadendo. Anche perché il ricco Veneto, locomotiva economica e così via, sente i morsi della crisi. La produzione è scesa del 26 per cento. L'occupazione non tornerà più ai livelli dei tempi d'oro. "Nasce anche qui un bisogno - dice il sindaco Variati - Anche in questa terra ricca. C'è bisogno, dopo questa alluvione, di una risposta dello Stato. E forse questa è, per lo Stato, l'occasione di dire: ci sono, eccomi qua". Vedremo. Il poeta Zanzotto, in questa alluvione, vede solo "noncuranza e disordine che si infiltra. Si sapeva di dover trovare un modus vivendi con il disastro. Ora siamo asserragliati, e tristi".

    Fonte: www.repubblica.it/cronaca/2010/11/0...031/?ref=HREA-1
     
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  4. lupog
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    Ho letto che in Veneto ci sono state forti contestazioni.
    Andrea e Davide, dal vostro privilegiato punto di osservazione sapete dirci qualcosa di più?
     
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  5. stormtrooper
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    Io sono padovano, abito a meno di dieci kilometri dai comuni che ultimamente si sentono nominare tanto (Casalserugo, Bovolenta) e meno di un anno fa mi sono trasferito proprio da Casalserugo proprio verso il centro. Sempre a Casalserugo ho dei parenti che si sono trovati più di mezzo metro d'acqua in casa (e non era acqua pultissima, visto che vicino all'argine rotto c'era una discarica molto contestata in passato) che sono andato ad aiutare. Posso confermare quanto detto da Oskar e dall'articolo a lui citato: gli aiuti venivano dagli altri cittadini fortunatamente non colpiti dall'alluvione che si impegnavano con pompe e quant'altro a buttar fuori l'acqua, ma tra l'assenza di corrente e di aiuti dalla Protezione Civile e Vigili del Fuoco (arrivati troppo tardi) è stato molto difficile salvare la situazione. Ma l'Italia, i suoi quotidiani e i programmi TV avevano ben altro per la testa, tra Ruby e Bunga Bunga. Come dicono fin troppo spesso taluni di quei programmi "tutto questo in un altro paese occidentale non sarebbe successo".
    CITAZIONE (lupog @ 9/11/2010, 21:07) 
    Ho letto che in Veneto ci sono state forti contestazioni.
    Andrea e Davide, dal vostro privilegiato punto di osservazione sapete dirci qualcosa di più?

    Io posso dirti che passando per le vie di Padova (paralizzate dai manifestanti) si son visti striscioni da non sapere se ridere o piangere del tipo "Prova adesso Silvio a camminare sull'acqua".
     
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  6. karma207
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    Oskar cogli appieno una sensazione che provavo in questi giorni: pare che a nessuno freghi del Veneto. Leggo poi l'ultimo post di Spinoza e, sinceramente, rimango disgustato.
    Eccolo: www.spinoza.it/
    Certo, Spinoza a volte esagera anche su altre tematiche, ma in questo caso mi sembra eccessivo. In fondo la mia preoccupazione è che in giro ci sia una certa invidia, e un ragionamento stupido: "il Veneto è ricco e se la può cavare da solo". Non voglio aprire guerre nord-sud, però dall'Aquila arrivano aggiornamenti continui e, giustamente, i cittadini aquilani richiamano l'attenzione sui propri problemi. Da più di un anno. Tutta l'opinione pubblica concorde sul dramma. Invece non è così per il Veneto, un articolo sul Il Post critica innanzitutto i veneti stessi e i piani urbanistici. Eppure lo stesso discorso si potrebbe fare per l'Aquila, dove le case sono venute giù perché gli stessi aquilani hanno truffato sulle modalità di costruzione. Perché il Veneto è responsabile, mentre a l'Aquila si piange il dramma? Perché è ricco e civile, e gli altri invece sono dei poveracci? Ma allora si fa del triste razzismo, in entrambi i sensi. Temo che il modo in cui i media comunicano i disastri naturali sia solo un altro strumento per avere un ritratto deplorevole del paese.
    Perché nessuno ragiona in termini unitari e collettivi, tutti si fanno i propri conti. Invece la mazzata subita dal Veneto è per me, lombardo, una botta enorme per la nostra economia e per la salute del paese.
     
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  7. Armilio
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    Vabbè. lascia perdere Spinoza: è volutamente irriverente.
     
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  8. _SmokY_
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    Tanti dicono che il miracolo Nord-Est sia il risultato del disastro del Vajont i cui ingentissimi risarcimenti coinvolsero tutte e Tre le venezie. Proprio oggi sento da un noto imprenditore locale che nel suo dispiacere è anche contento perchè avrà assai lavoro da questo disastro. La differenza tra l'Aquila con altre zone disastrate in cui la gente vive ancora in container e il Veneto è che molto probabilmente qui i soldi non andranno in mano alle mafie, sono sicuro risorgeremo ancor più belli, come sempre del resto.
    Lo Stato c'è e ci sarà per tutti e ci mancherebbe, poi però stanziati i soldi dipende da altro...
     
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    Dunque , hò passato Lunedì della settimana scorsa a buttare fuori l' acqua dalla rimessa , e stavolta è andata bene ,solo qualche centimentro d' acqua , in primavera , la frazione di Cremona in cui abito era stata allagata per oltre un metro sulla strada principale e in certe villette l' acqua era arrivata al primo piano , nella mia rimesa sgorgava , come ci fossero sorgenti nel pavimento , finito il finimondo a nessuno è venuto in mente di chiedere risarcimenti o altro , dopo un paio di settimane quasi nessuno ne parlava più , niente lamenti e i danni erano stati riparati.
    Abito quì da 14 anni e nòn era mai successa una cosa simile.
    Spero che le popolazioni colpite vengano aiutate e sono sicuro che il veneto si rimboccherà le maniche e risorgerà più attivo e produttivo di prima .

    In Quanto a Spinoza (povero Baruch , gli hanno rubato pure il nome , si rivolterà nella tomba) , più che volutamente irriverente mi pare involontariamente inconsistente e sciocco.
     
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    Stormtrooper ha detto già molto. Io posso aggiungere che nella mia città si respira un forte senso di disillusione verso il governo e in parte verso la stessa Lega, che organizza spettacoli para-folklorici e poi è inconsistente quando servirebbe.

    Per il resto è vero, una calamità può anche essere un'occasione di crescita, ma questo nulla toglie al dramma che stanno vivendo le famiglie e le imprese coinvolte.
     
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9 replies since 9/11/2010, 13:21   119 views
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