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Caro Lucrezio52, grazie per aver così cortesemente esposto il tuo punto di vista.
A) Io non sono contrario, per principio, ad una soluzione intermedia. Mi pongo di traverso per come é stata presentata la proposta. Per prima cosa é gravemente errato il 'contesto storico' in cui essa é stata formulata. Il Paese vive una fase di profondi cambiamenti. Forse non tutti se ne accorgono, ma la società italiana è radicalmente cambiata, in quest'ultimo quinquennio. Vivo in Grecia, certo, ma torno assai spesso nella mia terra. Una terra composta da industrie grandi, piccole e medie. Una terra dove ci sono innumerevoli esempi di integrazione ( settori come l'edilizia occupano quasi tutta manodopera extracomunitaria ) e, di contro, innumerevoli esempi di chiusura totale verso la realtà che circonda lo straniero. Cambiamenti, dicevo. La società autoctona vive la più profonda crisi economica di sempre. Perdita dei posti di lavoro, frantumazione dei sogni, rinunce spesso dolorose. Suicidi. Da un ministro per le Pari Opportunità, rappresentante del governo nazionale, ci si sarebbe aspettato un maggior coinvolgimento verso il popolo che rappresenta. Invece si é parlato, sin da subito, di cittadinanza per i neonati e vari altri diritti. L'unica conseguenza tangibile di questa improvvida scelta è facilmente sintetizzabile in un aumento della xenofobia e del razzismo. E dalle parole ai fatti il passo, si sa, é molto breve. Vedesse la luce, il provvedimento della signora Kyenge innalzerebbe il livello dello scontro sociale. Già in atto, ove qualcuno non se ne fosse ancora accorto. In alcune città, come per esempio Milano, il sindaco Pisapia (quello delle villette donate in uso ai Rom) ha chiesto un nuovo intervento dell'esercito, costretto a riconoscere quanto elevato sia il desiderio di sicurezza, messo in ambasce dai recenti fatti e da quanto avviene un giorno sì ed uno pure.
B) Secondo punto. Parimenti al suddetto provvedimento, la signora Kyenge ( il gelo verso la sua proposta, tra i colleghi ministri e parlamentari é abbastanza significativo ) parla di un abbattimento del reato di clandestinità. La Bossi-Fini é una legge imperfetta; i Centri di Identificazione ed Espulsione ( i famigerati C.I.E. ) andrebbero migliorati o, addirittura, chiusi. Tutto vero, ma l'immagine che ne consegue, almeno agli occhi dell'italiano medio, è disarmante. Un'ordalia di stranieri di varia nazionalità si abbatterebbe sul Bel Paese, di fatto rendendolo ingestibile quanto ad ordine pubblico. Cittadinanza ai neonati in Italia e derubricazione del reato di clandestinità sono argomenti potenzialmente ' esplosivi ', che il premier Letta ha il dovere di affrontare con serietà. Magari cercando di far capire al suo ministro che non v'é razzismo nel voler lasciare le cose come stanno. Si chiama necessità. Magari, tra un decennio e con una situazione economica più florida, potremmo riproporre la stessa idea. Non già per via parlamentare, ma per referendum popolare.
C) Terzo punto. Ci si può integrare in una società senza averne il passaporto. Basta volerlo veramente. Io vivo in Grecia da diversi anni, quindi appartengo alla categoria degli emigranti. Mangio l'ottimo cibo greco, conosco approfonditamente la cultura, la lingua e la società che mi ospita. Rispetto le sue leggi. Frequento i locali che frequentano gli ateniesi, vado regolarmente allo stadio ed al palazzo dello sport. Eppure non ho passaporto greco. Mi sento, almeno in parte, greco. Semplicemente, mi sono integrato presso la società che mi ha aperto le braccia, nonostante la crisi e l'innalzamento del livello di guardia verso gli extracomunitari o gli stranieri in generale. In Italia non sempre accade. Sono tanti gli esempi di mancata integrazione. Cioè di assoluta chiusura verso il mondo ospitante. Non v'é un'etnia diversa dalle altre; tutte tendono ad evitare il contatto con i locali. Spesso faticano a comprendere anche i più semplici comportamenti che regolano la vita sociale. Certo, é innegabile che un figlio d'immigrato, nato in Italia, apprenderà più velocemente il modo d'essere di un italiano che non quello del proprio padre. Ma la severa perseveranza nel difendere l'origine mal si accosta con la realtà dei fatti. A volte, quando torno a casa, mi accorgo che la mia mentalità, ormai ellenica, mal si accomuna con quella originaria. Debbo compiere un discreto sforzo per allinearmi alle persone che mi circondano. Se gli extracomunitari non comprendono questo, entreranno in rotta di collisione con i cittadini autoctoni. Probabilmente più di quanto già non accada ora.
D) Perché l'iniziativa del ministro Kyenge abbia un senso, occorre compiere un sostanziale passo. Un'antefatto, se vogliamo. Occorre, cioè, rimpatriare chi non ha diritto di stare sul suolo italiano. Lo svuotamento delle carceri, per esempio, sarebbe un atto di assoluto interesse. L'accompagnamento alle frontiere, oggi 'anello debole' della lotta alla clandestinità, deve essere potenziato. Soltanto con la presenza di stranieri realmente integrati ( casa, lavoro, scuola dei figli, etc etc ) si avranno le premesse per un cambiamento così radicale della società italiana. Sino ad allora vivremo in un contesto a due velocità. Gli ' indigeni ' che lamentano i troppi privilegi cui accedono gli stranieri. E questi ultimi costretti a vivere in disparte per paura delle manifestazioni di odio e rancore nei loro confronti.
Mi spiace argomentare così criticamente un provvedimento che, in altra epoca, avrebbe suscitato un serio e concreto dibattito. Mi spiace soprattutto anteporre la logica alla politica composta da serietà e solidarietà. Ma ho raccolto troppe testimonianze e troppi esempi di disparità palese ( verso cittadini italiani ) per non sentirmi in dovere di ' affossare ' l'operato del ministro Kyenge. Ribadisco, quindi, un concetto già espresso in un precedente intervento: l'Italia di oggi non è pronta per questo tipo di cambiamento. E non lo sarà nemmeno domani. Un giorno, forse, ma con tutte le premesse del caso. Oggi, probabilmente senza averne notizia, l'uscita dialettica della signora ministro ha innalzato solo la popolarità ed il populismo di chi non vedeva l'ora di potersi 'stracciare le vesti'. Un risultato disarmante e molto pericoloso per la vita sociale del Paese.
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