Alcibiade

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  1. _SmokY_
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    Alcibiade (Atene, 450 a.C. – 404 a.C.)

    Questo eccentrico personaggio visse in Grecia durante l’età d’oro di Pericle. Atene in quel periodo era impegnata nella Guerra del Peloponneso contro Sparta e dopo dieci anni di rovina e devastazione, veniva dall’aver firmato un trattato di pace che prese il nome da uno dei suoi firmatari, Nicia.
    Alcibiade era un aristocratico come Nicia ma assai diverso nel comportamento. Irrispettoso degli dei, sempre senza soldi perché li scialacquava, egocentrico ed estroverso, non badava ai mezzi pur di far carriera. Si dice di lui che più per ambizione che per patriottismo, si era battuto contro gli spartani da eroe in due battaglie, ma qualcuno asserì che il vero autore di tali prodezze era Socrate che lo amava di un amore la cui natura è meglio non indagare.

    Alcibiade faceva parte di un gruppo di giovani intellettuali alla corte del Maestro. Purtroppo l’allievo, spesso e volentieri, si allontanava per correre dietro alle prostitute o ai guaglioni di equivoca fama facendo così andare Socrate su tutte le furie. Alcibiade allora tornava piangendo disperato tra le braccia del sofo che lo perdonava subito, e poi ne combinava un’altra delle sue!

    Non andò bene nemmeno quando prese moglie. In effetti, come poteva andare bene (il matrimonio) a un uomo che si faceva prestare i soldi dalle etére (Escort odierne), che per dimostrare che nessuna poteva resistergli si fece incidere sul suo scudo d’oro un Eros con la folgore in mano. La ragazza datagli in moglie dal ricchissimo Ipponaco, un giorno fuggì da casa e lo denunciò al tribunale per il divorzio. Ma egli, davanti ai giudici la rapì. Ipparete, la poverina, accettò il suo destino di donna tradita, subì le umiliazioni cui era costretta e morì di lì a poco di crepacuore.

    Questo era Alcibiade e Atene era pazza di lui grazie alla sua bellezza, allo spirito, il coraggio e l’insolenza che lo caratterizzavano.

    Ora, questo strano personaggio, violentatore non solo di donne ma anche di masse elettorali, era un guerrafondaio appartenente al partito democratico. Lo storico Tucidide lo definiva "demagogo" (capo popolo) assieme a tutti coloro che in seguito alla morte per peste di Pericle nel 429 a.C., cercavano di prendere il suo posto ingannando e seducendo l'ecclesìa, l'assemblea popolare ateniese, con inganni e false promesse [2] . Alcibiade detestava la pace solo perché portava il nome di Nicia. Tentò quindi di fomentare una coalizione contro Sparta (che Atene armò pur senza parteciparvi) e vinse una grande battaglia a Melo. Il partito democratico e chi lo sosteneva, lo elesse quindi generale al comando dell’esercito assieme ad altri nove colleghi (in Grecia il comando era diviso tra dieci generali). Plutarco racconta che, nell’udire questa notizia, Timone, un vecchio misantropo che odiava gli uomini e godeva delle loro calamità, si fregò le mani tutto giulivo. Usando tutta la sua abilità di oratore, Alcibiade convinse gli ateniesi che l’unico modo per riguadagnare prestigio e la fama imperiale era conquistare la Sicilia. Purtroppo mentre fervevano i preparativi, il caso ci mise lo zampino. Una notte la statua del Dio Ermete fu empiamente mutilata e i sospetti caddero subito su Alcibiade che forse, questa volta, non centrava nulla. Sta di fatto che in Sicilia assunse il comando Nicia, cioè il conservatore tanto odiato che non voleva la guerra; egli fu sconfitto e perse quasi tutta la flotta e l’esercito di terra, fu infine messo a morte dai siracusani. Correva l’anno 413 a.C..

    Siccome i guai non arrivano mai da soli, Atene dovette fare i conti anche con Alcibiade. Per evitare il processo sulla mutilazione della divinità e la conseguente condanna a morte, era scappato all’odiata Sparta e addirittura si era messo ai suoi servizi! A Sparta, per guadagnarsi la fiducia dei nuovi alleati, si diede a imitarne gli stoici e puritani costumi. V’immaginate colui che era “la moda” padrone di tutte le eleganze e raffinatezze, buttare via le scarpe per andare scalzo con una rozza tunica sulle spalle e nutrirsi di cipolle? Il rancore che aveva verso Atene era così grande che nessun sacrificio gli sembrava sproporzionato. Così riuscì a far muovere gli spartani a Decelia, cioè dove Atene si forniva d’argento, e a combinarne di tutti i colori verso l’ex casa madre. Purtroppo per lui, anche se sporco e mal vestito, restava sempre un bel ragazzo e le sue maniere a Sparta apparivano irresistibili. Le ragazze se ne innamoravano. S’innamorò di lui anche la regina e quando il re tornò a casa dopo un campo militare, trovò un nuovo marmocchio di cui sapeva, non esserne l’autore. Alcibiade dichiarò per scusarsi che non aveva saputo resistere alla tentazione di contribuire alla continuità di una stirpe gloriosa come quella dei re di Sparta, ma per precauzione, pensò bene di imbarcarsi il prima possibile verso l’Asia. E fece bene perché già i sicari erano sulle sue tracce. Tanto per combinazione, Alcibiade raggiunse un ammiraglio persiano e gli offrì i suoi servigi contro Sparta!

    Nel frattempo ad Atene le cose non andavano bene, dopo una serie di stravolgimenti al governo, pensarono di richiamare Alcibiade alla testa delle loro residue forze. Egli tornò in patria come se l’avesse sempre fedelmente servita. Vinse e fece bene sennonché, con il nobile intento di andare a procacciare le decime per i marinai (cui Atene aveva colpevolmente mancato), lasciò la flotta al comando del suo vice Antioco con l’ordine di non muoversi qualsiasi cosa accada. Ma quest’ultimo si mosse e perse la vita oltre che la flotta combattendo contro quella spartana. Alcibiade non centrava nulla ma fu ritenuto responsabile ugualmente e costretto a fuggire di nuovo. Andò a rifigurarsi a Làmpsaco e di lì a poco vi arrivò anche la nuova flotta ateniese per scontrarsi contro quella spartana. Da una collina, visto il pessimo schieramento degli ateniesi, corse per avvertirli ma i suoi compatrioti lo cacciarono tacciandolo di traditore. L’indomani Atene perse 200 navi su 208. Correva l’anno 407 a.C..

    Il generale spartano Luisandro, lo stesso della battaglia qui sopra e di quella con Antioco, venne a sapere del passo di Alcibiade e mandò un sicario per ucciderlo. Quest’ultimo si rifugiò nuovamente da un generale persiano, tal Farnabazo, in Frigia, con l’obiettivo di assicurarsi l’aiuto del re persiano Artaserse contro Sparta. Farnabazo gli diede un castello, una cortigiana ma anche uno squadrone di armigeri che in realtà erano dei sicari che dopo pochi giorni lo uccisero.

    Così, a quarantasei anni, si concluse la vita e la carriera del più brillante traditore che la storia ricordi.


    Ps. Atene comunque non gli sopravvisse di molto.


    Fonte principale: Storia dei Greci, I. Montanelli
    Per link [2] ed immagini: Wikipedia

    Edited by Oskar - 1/12/2014, 12:45
     
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    Ti faccio i miei complimenti Smoky ! Avvincente,da leggere tutto di un fiato.quanti contemporanei gli assomigliano!
     
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  3. _SmokY_
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    Grazie Rosaria! Era un personaggio straordinario! Ovviamente il contesto in cui avvengono i fatti cui Alcibiade è protagonista è molto più complesso. Ma Montanelli ne ha tratto un profilo così poetico e divertente che era impossibile non usarlo come falsa riga principale per il post :)
     
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    Splendido Davide! Non ero a conoscenza della portata delle avventure di Alcibiade, è stato un vero piacere leggerle nel tuo racconto.
     
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  5. _SmokY_
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    Grazie mille :)
     
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    Complimenti Smokyno, un racconto scorrevole e divertente, sui rapporti di Alcibiade con Socrate parla Platone nel "Simposio", dove il giovane si lamenta perchè il filosofo aveva respinto le sue profferte amorose, cosa strana, in un rapporto efebico, ell'epoca in Grecia la cosa era normale.
     
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  7. _SmokY_
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    Grazie ancora :)
     
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