La Grancontessa Matilde di Canossa

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Member
    Posts
    12,043
    Reputation
    +82
    Location
    HIPPOCRATICA CIVITAS

    Status
    Offline
    Con mio grande stupore non trovo più nella sezione "Storia Medievale" i due bellissimi post di Romeo sulla Contessa Matilde...ad ogni modo, a chiosa di quanto scritto dall'autore, riporto una breve trattazione su questo nobile e insigne personaggio vissuto agli albori del Basso Medioevo.

    Prima di trattare di questo illustre personaggio è opportuno un piccolo excursus storico sulla situazione geopolitica in Toscana (o come si chiamava allora, la Tuscia) prima dell'arrivo dei progenitori di Matilde.
    Un'antica tradizione popolare riporta che fu l'imperatore Carlomagno a riabilitare la città di Firenze, ridotta a un cumulo di rovine all'indomani dell'invasione dei barbari, goti e longobardi in primis; di talché quando gli ambasciatori fiorentini si presentavano al cospetto di qualche re franco non mancavano di ricordare al sovrano di essere figli di "Monsignor San Carlo Magno", che aveva reso a Firenze una nuova cerchia di mura, borghi e castelli intorno, decorazioni nel Battistero, un frammento della Santa Croce, e perfino il nome che era stato mutato da Flurentia in Fiorentia.
    Era più che altro una leggenda: quando lo stesso Carlomagno e la moglie Ildegarda scesero nei pressi di Fiorenze, il borgo non era altro che un agglomerato di casupole di qualche centinaio di anime e nulla più. Una testimonianza l'abbiamo allorquando alla corte del re franco si presentarono alcuni monaci dell'abbazia di Sant'Ilario che chiedevano giustizia contro il gastaldo longobardo Gudibrando; questi era stato eletto dal re longobardo duca di Firenze.
    Carlo depose il nobile longobardo ed eresse Firenze al rango di contea, ponendo a suo capo un suo fedelissimo, tale Scrot. Di questi conosciamo poco, solo che organizzò la traslazione dei resti dei SS. Genesio ed Eugenio da Roma a Firenze, chiedendo al papa di allora, come compenso, un osso del corpo di Genesio. Ottenuta la sacra reliquia, se ne ritornò nei territori aviti (era originario del lago di Costanza) e di lui non si seppe più nulla.
    A poco a poco il conte di Firenze incamerò sempre nuovi territori e da tenutario della sola città, il suo potere e la sua influenza si estesero all'intera Toscana, allora nota come Tuscia. Ma chi fossero questi signorotti, quale fosse il loro effettivo potere, su quali territori avessero un controllo diretto questo è difficiile a dirsi. Sappiamo solo che ben presto le due città di Firenze e Fiesole si fusero in un "comitato", eretto di lì a poco in Contea; era la più importante ed influente dell'Italia Centrale perché comprendeva in sé due grandi vescovadi, quello di Firenze e Fiesole, appunto.
    I territori circonvicini non erano sotto l'influenza diretta del conte ma di suoi subalterni, i vicecomites, o visconti, che lo rappresentavano. Ma risulta anche che c'erano rapporti diretti tra le due città e l'impero, per cui sembra strano come ci fossero questi delegati del conte da un lato, ma nell stesso tempo le città interloquissero direttamente con l'imperatore.
    Ottone III elesse conte di Firenze un tal Ugo che la storia riporta come una persona magnanima e buon benefattore. Era tale perché difendeva gli interessi della Chiesa, in particolare dei conventi, dei monasteri, concedendo rendite a vari ecclesiastici che operavano sui suoi territori: ma affermare che fosse comunque una persona trasparente negli affari di Stato è difficile asserirlo con certezza.
    Morto Ugo, non avendo lasciato eredi, e al momento che Ottone III era calato nella tomba appena un mese dopo di lui, il nuovo imperatore Enrico di Baviera nominò Conte un parente del defunto, Bonifazio. Costui si rese conto ben presto che il suo predecessore aveva dissipato il patrimonio concedendo lauti donativi a vari conventi e abbazie: ben presto il convento di S. Michele aveva più possedimenti terrieri che lo stesso conte. Senza batter ciglio confiscò i territori donati alla Chiesa e, alle proteste dell'abate, scacciò lui e i monaci dal convento (che si diceva avesse un vasellame in oro e argento).
    Bonifazio fu un feudatario abile e accorto che non solo scacciò qualsiasi pretesa della Chiesa negli affari laici, ma s'intromise in quelli ecclesiastici perorando la causa del basso clero contro quello alto, mondano e simoniaco. Il vento riformatore che a quell'epoca era rappresentato da Pier Damiani, fu scorto da Bonifazio nel monaco francese Maurilius. Lo nominò abate, a dimostrazione di quanta inlfluenza poteva esercitare anche nel campo ecclesiastico. Si dice che anche nei matrimoni avesse un forte ascendente; le donne, prima di maritarsi, dovevano chiedere il suo assenso: per le brutte chiedeva un compenso in denaro; per quelle giovani, belle e avvenenti...uno in natura.
    Lucca, che era stata una volta capitale della contea, fu vessata da iniqui balzelli; Firenze ebbe l'umiliazione di essere governata da un visconbte che era stato servo di Bonifazio. Questo subordinato del conte era il capostipite di quella famiglia che un giorno avrebbe avuto molta influenza a Firenze, di cui lo stesso Dante ne sarebbe stato parente e vittima: i Donati.
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Member
    Posts
    12,043
    Reputation
    +82
    Location
    HIPPOCRATICA CIVITAS

    Status
    Offline
    Quando Bonifazio morì, si disse, a mezzo di una freccia avvelenata durante una battuta di caccia, la vedova Beatrice di Lotaringia venne a trovarsi in una difficile situazione: il marito le aveva lasciato sì una grande eredità, ma altrettanto grandi nemici interni, ed esterni, in primis l'imperatore. Beatrice cercò a questo punto un protettore e lo ritrovò nel suo conterraneo Goffredo il Barbuto, che caratterialmente era molto simile a Bonifazio.
    Allorquando Bonifazio fuggì dall'Italia temendo la ritorsione imperiale, Enrico III non potendo vendicarsi contro di lui, lo fece nei confronti della parente Beatrice. Questa gli si presentò con la figlioletta Matilde a Firenze, nelle vesti di umile penitente, rinnegando le gesta di alto tradimento del marito, asserendo pubblicamente che non interloquiva negli affari di stato del consorte. Enrico non le credette e la sua reazione fu quella di tenerle prigioniere nelle sue terre in Germania. Ma durante il tragitto giunse alle due sciagurate la notizia che l'altro fratello, erede dei possendimenti del conte, e la sorella, rifugiatisi a Canossa, erano improssivamente morti. I sospetti caddero subito sull'imperatore.
    Ben presto la situazione si rovesciò: Enrico III morì lasciando la vedova e il figlioletto di 6 anni (il futuro Enrico IV) in balia dei grandi feudatari. I superstiti dell'imperatore dovettero scendere a compromessi con questo e quel signore...ed anche con Goffredo. Questi non solo chiese la liberazione dei parenti prossimi, ma si fece riconoscere signore di Lorena e Toscana.
    Alla morte di papa Vittore II, Goffredo fece eleggere al soglio pontificio un proprio fratello, col nome di Stefano IX, al fine di farsi coronare da lui re d'Italia.
    Morto il fratello papa, le potenti famiglie romane elessero pontefice Benedetto X.
    Nel 1073 sale sul soglio di Pietro Ildebrando di Soana col nome di Gregorio VII di cui la contessa Beatrice aveva tanto perorato la casua di riforma della Chiesa quando aveva ospitato lui e Pier damiani a Firenze anni addietro. E il papa ricambiava l'aiuto offertole per il passato, prima di tutto cercando di combinare, secondo le intenzioni della madre, un buon matrimonio per Matile. La scelta cadde suol fratellastro, figlio di primo letto di Goffredo il Barbuto, anche lui di nome Goffredo. Matilde non lo tollerava, anche, ma non solo, per il suio aspetto fisico: era infatti gobbo.
    Ma il matrimonio era comunque destinato a non avere esiti felici; dopo una prima separazione e riconciliazione, Matilde abbandonò definitivamente il marito ritirandosi nei tenimenti aviti di Canossa. Goffredo giunse in Italia per reclamarla, ma non ci fu verso. Lo stesso pontefice, che in un primo momento aveva suffragato l'unione, adesso considerava inutile la prosecuzione del matrimonio: inutile perché era venuto a conoscenza di un lascito testamentario di Beatrice che lasciava tutti i territori di Canossa, alla sua morte, alla figlia Matilde e quindi, per suo futuro tramite, alla Chiesa. Poco più che una dichiarazione d'intenti se si pensa che i feudi era di proprietà dell'imperatore che, seppur formalmente, poteva revocarli al titolare quando questi fosse rimasto privo di eredi.
    Gregorio VII ebbe un forte ascendente su Matilde; alcuni asseriscono che la forte dedizione alla causa della Chiesa fosse la compensazione naturale alla sua frustrazione per non essere riuscita a coronare una serenità matrimoniale e coniugale.
    Al suo fianco, in qualità di confessore, Gregorio la affidò a Anselmo, un vescovo che aveva la stessa tempra riformatrice del pontefice. Fu talmente "attratta spiritualmente" da questo monaco che si dice che per per curare un fastidioso eczema che l'affliggeva da anni si stendesse nuda sul tavolo dove fu lavato il corpo di Anselmo subito dopo la morte.
    Ad ogni modo profuse ogni momento della sua vita per perorare la causa della Chiesa riformanda, con mezzi sia pacifici, che violenti.

    Edited by Romeottavio - 5/11/2014, 16:35
     
    Top
    .
  3. _SmokY_
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Grazie per il contributo :)
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Member
    Posts
    12,043
    Reputation
    +82
    Location
    HIPPOCRATICA CIVITAS

    Status
    Offline
    CITAZIONE (_SmokY_ @ 21/6/2013, 07:32) 
    Grazie per il contributo :)

    Grazie a voi, amici.
    Ad ogni modo, Matilde si appressava a batter guerra contro il papa filoimperiale Clemente III eletto sotto gli auspici di Enrico, che nel frattempo si era ritirato in Germania per sedare i riottosi feudatari che a lui si erano ribellati. Ma organizzò una spedizione di suoi seguaci lombardi contro la cugina che ottenne una clamorosa vittoria e Sorbaia nel modenese. Sarebbe stata, forse l'inizio di un'altra era per Matilde se non fosse sopraggiunta la morte del caro amico Anselmo. Presa dallo sconforto e dal dolore, si ritirò dalla vita politica attiva anche a seguito, si racconta, di una forte depressione.
    Nel frattempo a Roma Gregorio, esiliato a Salerno, in punto di morte aveva suggerito il nome di tre papabili. Il popolo romano, vistosi alle prese con l'arrivo e il saccheggio dei normanni, di tutta fretta reclamò al soglio di Pietro l'abate di Montecassino, Desiderio, uomo molto devoto, ma che nelle beghe per il potere a Roma e contro l'impoeratore non voleva intromettersi. Solo dopo diverse esortazioni cinse la tiara papale: fu eletto come Vittore III.
    Dal momento che i fedelissimi di Clemente sbarravano il passo al nuovo pontefice, questi se ne ritornò a Cassino. Matilde organizzò un forte esercito, scese a Roma, ingaggiò battaglia contro l'antipapa, insediò Vittore, mentre Clemente si barricò nella città leonina. Vittore tornò di nuovo a Cassino, tentando di insediarvisi, ma Matilde ridiscese e lo riportò a Roma. Questa rimase divise in due schieramenti per quasi un anno.
    Alla fine Vittore se ne tornò defintivamente a Montecassino e vi morì. Di lì a poco in un concilio tenuto da cardinali, vescovi e abati fu proposto il nome di Ottone di Lagéry, vescovo francese di Ostia: fu eletto come Urbano.
    Nel frattempo Matilde si stava preparando nell'infliggere un colpo mortale al cugino imperatore: con le lusinghe contattò il figlio primogenito di Enrico, Corrado, facendogli balenare l'idea di divenire re d'Italia. E così fece, invitando a Canossa il rampollo della dinastia di Franconia. Subito dopo a Monza, alla presenza dell'arcivescovo di Milano, Corrado cinse la corona ferrea di Teodorico, nella speranza di divenire un effettivo re.
    Anche la moglie di Enrico, la principessa russa Prassede, raggiunse Corrado a Canossa; si fomentarono reciproche accuse da ambo le parti: Prassede accusava l'imperatore di concederla ai suoi paggi; Enrico puntava di il dito contro di lei dicendo che la sua libidine la portava volontariamente a concedersi a tutti...addirittura icestuosamente a Corrado. Questi ben presto si accorse che il titolo che gli era stato concesso aveva poco più che un valore nominale: non aveva esercito, non aveva feudi, per mangiare doveva essere ospite qua e là di qualche signorotto suo accolito. Papa Urbano per risollevarlo da quella situazione di quasi indigenza, gli programmò il matrimonio con la figlia del re Ruggero, sovrano di Sicilia: si diceva che avesse una ricchissima dote.
    In effetti il matrimonio fu celebrato a Pisa nel 1095, ma la dote si rivelò meno sostanziosa del previsto. Adesso "Cono", come fu soprannominato dagli italici suoi contemporanei, poteva vivere in un vecchio maniero in Borgo S. Donnino, l'attuale Fidenza; ma le sue influenze politiche nello scacchiere italiano furono quasi nulle.
    Intantoo colto dai rimorsi verso il padre che aveva tradito gettandosi in quellla sciagurata impresa, e astio verso Matilde che lo aveva ridotto così in basso, nel 1101, all'età di ventisette anni, il legittimo erede alla corona di imperatore muore, uffficialmente di febbri malariche.
    Enrico non fece una fine migliore: sulla via per Magonza fu catturato dal suo secondo figlio, di nome Enrico come lui, che nel 1004 era passato dalla parte della Chiesa, ritenendo di non poter sopportare l'onta del padre derivante dalla scomunica. Sulla strada per Magonza Enrico imperatore fu catturato dal figlio, rinchiuso in una torre e obbligato a cedergli i poteri imperiali. Il popolino non stette inerme. Liberò il prigioniero assegnandogli anche un esercito per combattere contro il figlio traditore. Enrico non riuscì a sopportare quest'altra sciagura familiare: in pochi anni aveva perso, fisicamente o sentimentalmente Corrado, il primogenito, Prassede, la moglie e Enrico, il secondo figlio: prima di ingaggiare battaglia contro quest'ultimo che gli aveva usurpato il titolo, morì presso Visé nel 1106. Prima di morire chiese i sacramenti, che il confessore gli impartì.

    Edited by Romeottavio - 9/11/2015, 19:29
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Member
    Posts
    7,412
    Reputation
    +647

    Status
    Offline
    E grazie a te, caro Seiano, per i compendi storici. :)

    Edited by Romeottavio - 5/11/2014, 16:34
     
    Top
    .
4 replies since 20/6/2013, 17:54   280 views
  Share  
.