Effetto Renzi: il PD guadagna voti ma perde la base degli iscritti

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    Vi riporto un bell'articolo preso dal sito de La Repubblica sul crollo delle iscrizioni registrato dal PD:

    Pd senza base, solo 100mila tessere. In un anno persi 400mila iscritti

    I dati shock di settembre. In Sicilia, Basilicata, Molise, Sardegna e Puglia il reclutamento non è praticamente partito. Mentre aumentano gli elettori, nei 7.200 circoli la militanza langue. È la mutazione genetica del partito, sempre più simile al modello Usa. Anche le casse sono in sofferenza

    Nel Pd è sparita la base. Gli iscritti, i militanti, quelli che si facevano autografare la tessera plastificata dal segretario e dai dirigenti alle feste dell'Unità. Gli elettori ci sono, tantissimi, fino a raggiungere la cifra record del 40,8 per cento delle Europee. Le tessere non più. L'allarme è scattato dopo il flop di affluenza alle primarie dell'Emilia Romagna, la storica regione rossa: solo 58 mila elettori ai gazebo. Ma il dato non ha sorpreso chi conosce i numeri segreti del Nazareno: siamo sotto quota 100 mila iscritti in tutta Italia, 5 volte meno del 2013 quando i tesserati erano 539.354. Nei corridoi, forse per colpa del panico, si diffondono voci ancora più catastrofiche. Qualcuno parla infatti di 60 mila iscritti. Significherebbe che poco più di un militante su 10 ha rinnovato la sua fede nel Partito democratico. Come dire: la spina dorsale del Pd non esiste più.

    Il quadro, regione per regione, presenta alcuni buchi neri assoluti. Il tesseramento non è praticamente partito in Sicilia, Basilicata, Molise, Sardegna, Puglia. E mancano solo tre mesi alla fine dell'anno. In Campania idem. Nel 2013 Napoli e le altre province contavano 70 mila iscritti. Oggi le tessere, raccontano, si possono calcolare nell'ordine delle centinaia, nemmeno migliaia. Qualcuna nel capoluogo, qualcun'altra a Salerno dove l'attivismo dell'eterno sindaco Vincenzo De Luca mette una pezza. Fine. I circoli sono tristemente deserti anche nei quartieri delle percentuali bulgare per Valenzi e Bassolino: Ponticelli, Barra, San Giovanni. Era molto affollata invece la Fonderia delle idee, un'iniziativa organizzata lo scorso week end dall'eurodeputata Pina Picierno per lanciare la sua candidatura alla regione. Però in quella sede non compariva un solo simbolo del Pd. Neanche piccolo piccolo.

    La mutazione genetica del partito nasce così. Ci si apre alla società, ma i circoli (7200 in Italia, 89 all'estero) languono e la militanza scompare. Un modello che a destra conoscono bene, dalla discesa in campo di Berlusconi. Ma che per l'altra parte rappresenta ancora uno choc. La "base" è stata la storia e la memoria della sinistra, come raccontò l'indimenticabile documentario di Nanni Moretti La Cosa (1990). Adesso non più. È l'altra faccia dell'effetto Renzi. Il leader carismatico, attivissimo, presente su tutti i media compresi i social, capace di traghettare i democratici al record del 41 per cento ha come contraltare la debolezza della struttura. La ditta ha molti clienti ma un solo poliforme trascinatore. E le tessere crollano.
    A Torino e provincia gli iscritti erano 10 mila lo scorso anno, oggi sono appena 3000. A Venezia partecipavano all'attività delle sezioni 5500 persone nel 2013, scese a 2000 nel 2014. In Umbria si è passati da 14 mila tesserati a poco meno della metà, anche se le stime sono molto provvisorie. Se tutto va bene, dicono a Perugia, si toccherà il traguardo dei 10 mila prima di dicembre, il 40 per cento. Soffrono anche i luoghi dello zoccolo duro, dove la sinistra non perdeva mai iscritti.

    Altri tempi, certo. E la crisi delle "vocazioni" a sinistra non è una novità dell'ultimo anno. In fondo, il partito liquido è un'idea di Walter Veltroni datata 2007, ormai 7 anni fa. Ma il dato di 100 mila fa lo stesso impressione. Matteo Renzi ha un modello di partito completamente diverso dal passato. La Fonderia delle idee non è altro che l'epigono meridionale della Leopolda, l'appuntamento dei renziani a Firenze, anche quello rigorosamente svuotato dalle simbologie del Pd. Anche quest'anno il premier risponderà alla manifestazione dei sindacati sull'articolo 18 dalla Leopolda anziché da una barbosa conferenza sul lavoro targata Partito democratico. L'identificazione presidente del Consiglio-segretario porta poi il primo a oscurare il secondo. Il capo temporaneo accentra su di sé attenzioni e responsabilità mentre la macchina partitica passa decisamente in secondo piano. Se il crollo degli iscritti non è voluto, è dunque messo nel conto, sviluppo naturale di un'idea diversa della rappresentanza politica, forse più al passo della storia. Semmai gli oppositori osservano: "Non c'è più il partito, ma c'è la disciplina di partito". Oppure: "Se chi vuole discutere è sempre un gufo o un rosicone, i circoli si svuotano". I renziani obiettano: "Ma le urne sono piene" e lo testimoniano gli 11 milioni e 200 mila voti delle Europee.

    Le primarie in Emilia, il tonfo del tesseramento sono però i sintomi di un problema, che coinvolge identità e ruolo del Pd, dei partiti in generale. Tanto più quando la crisi della militanza si accompagna alla progressiva morte del finanziamento pubblico. Il Pd riceverà nel 2014 12,8 milioni. Nel 2011 erano 60. Le casse quindi sono in sofferenza. Ieri il tesoriere Francesco Bonifazi ha spedito una mail a tutti i parlamentari settentrionali. Oggetto: "Cena del Nord". Ognuno deve portare 5 imprenditori, che pagheranno 1000 euro a testa, a un evento in programma a novembre. Dove la star ovviamente sarà Renzi. Obiettivo: raccogliere 1 milione. Si chiama fundraising, il modello sono gli Usa, Obama. La rottamazione è anche di sistema, non solo delle persone.

    Fonte: http://www.repubblica.it/politica/2014/10/...221/?ref=HREA-1


    Ecco le reazioni dal PD, con in testa gli esponenti della minoranza del partito:

    Pd, flop tessere. Bersani attacca: "Solo elettori? Non è più un partito"

    Guerini: "Polemica inutile". Per i democratici l'obiettivo è di 300mila iscritti nel 2014. L'anno scorso furono più di 500mila. Civati: "La causa è Renzi che guarda a destra"

    Uno shock, dai primi dati del tesseramento anticipati oggi da Repubblica, quello che sta attraversando il Pd. In un anno, a questo punto della campagna, risultano persi 400mila iscritti. Un segnale preoccupante dopo quello del flop dei votanti alle primarie in Emilia Romagna per la scelta del candidato a presidente della Regione. "Sarebbe bello non diffondere dati a caso", scrive su Twitter piccato il vice segretario Lorenzo Guerini. Ma la reazione dell'ex segretario Pier Luigi Bersani è durissima: "Un partito fatto solo di elettori e non più di iscritti, non è più un partito. Lo Statuto dice che il Pd è un partito 'di iscritti e di elettori'. Ovviamente - dice Bersani - se diventasse solo un partito di elettori diventerebbe un'altra cosa... Uno spazio politico e non un soggetto politico. Ma non siamo a questo e - assicura - non finiremo lì".

    Per Alfredo D'Attore bisogna fermarsi un attimo e riflettere sul futuro del partito altrimenti si rischia di finire "per diventare un mero spazio elettorale, nel quale le sorti della collettività si riducono alla sorte del leader di turno". Renzi, per D'Attore, ha le sue responsabilità sul crollo delle tessere: "In questi mesi si è acuito un processo per cui l'iscritto ha la sensazione di non contare nulla, non c'è alcuna discussione alla base che preceda la scelta della leadership".

    Ma il Pd nega che questi dati siano un segnale di crisi. "Spiace che qualcuno, basandosi su proiezioni inventate, apra una polemica inutile", scrive in una nota il vice segretario del partito e responsabile organizzazione Lorenzo Guerini, aggiungendo che l'obiettivo "è superare i 300mila iscritti a fine anno, veri". Stima che comunque risulterebbe decisamente inferiore a quella dello scorso anno, quando le tessere del Pd erano 539.354 (un livello sicuramente favorito dalla scadenza congressuale) e anche molto inferiore alla media degli anni precedenti, sempre intorno ai 500mila iscritti. "Il vero tema del nostro confronto - sostiene il vice segretario - non dovrebbe riguardare il numero degli iscritti, bensì l'apertura di questi iscritti agli elettori delle primarie".

    Il Pd comunque in una nota spiega che "il tesseramento è iniziato il 25 aprile del 2014, le tessere sono state distribuite a partire dal mese di giugno, e terminerà il 31 dicembre 2014. Al momento le cifre sugli iscritti che provengono dai territori sono comunque decisamente superiori ai dati riportati". Per il partito il calo è dovuto all'impegno dei circoli per la campagna elettorale europea che ha messo in secondo piano l'attività ordinaria: "I risultati ci hanno dato ragione".

    Ma per Pippo Civati il problema c'è e va affrontato: "Non sono io a volere la scissione, ma la condotta di Renzi che rischia di allontanare pezzi di partito come dimostrano anche i dati del tesseramento. L'atteggiamento del premier sembra guardare altrove piuttosto che al nostro campo".

    "C'è soltanto un po' di ritardo", spiega il segretario regionale del Pd toscano, Dario Parrini, che aggiunge: "Abbiamo cominciato a maggio perché la consegna delle tessere col chip ai nostri iscritti è avvenuta in ritardo". Per quanto riguarda la Toscana "non abbiamo motivi di allarme. Intensificheremo il lavoro nei prossimi mesi, per arrivare alla fine dell'anno ad un bilancio di iscritti positivo".

    Ancora più ottimista, il segretario regionale emiliano, Giorgio Sagrini: "Se c'è un crollo nel tesseramento dei democratici l'Emilia Romagna pare immune. Viviamo in un momento di difficoltà per la politica e per i partiti ma quest'anno non abbiamo riscontrato particolari problemi. Anzi - aggiunge - vale la pena sottolineare che i nuovi iscritti nel 2014 sono oltre 1.800. E i recuperati, ovvero quelli che per qualche motivo non avevano rifatto la tessera negli anni scorsi e sono tornati a farla, sono 2.100. Segno di un rinnovato impegno e interesse per le attività del partito democratico".

    Fonte: http://www.repubblica.it/politica/2014/10/...039/?ref=HREA-1


    ANALISI
    Siamo di fronte a un evento importante per la storia della nostra politica nazionale: il partito principale della sinistra si sta sempre più trasformando, volente o nolente, in un partito liquido, privo di struttura, segnando un solco con la propria storia.
    Questa trasformazione è chiaramente figlia della perdita di identità di partito "di sinistra" del PD; in questo senso hanno ragione gli esponenti di minoranza dei Democratici.
    La cosa apparentemente strana è che questo sgretolamento della base avviene proprio nel momento storico in cui il partito ha raggiunto il proprio massimo picco elettorale. La contraddizione, però, a un'analisi più attenta, non appare poi così forte: l'annacquamento del profilo di sinistra del PD certamente ha allontanato molti storici attivisti dal loro impegno verso il partito, basato sulla pura passione politica, ma altrettanto certamente ha reso il Partito Democratico molto più accettabile per vasti strati dell'elettorato che non si possono definire di sinistra.
    Urne piene e circoli vuoti: sembra questa la strada intrapresa dal PD di Renzi. Finché questa formula continuerà a essere valida nella sua interezza molto difficilmente le critiche degli esponenti della minoranza potranno mettere in pericolo la leadership del partito da parte del presidente del Consiglio. Se però il PD dovesse perdere voti nei prossimi appuntamenti elettorali stiamo certi che questo calo degli iscritti, francamente sorprendente nella sua portata, sarà una forte arma nelle mani dei detrattori dell'ex sindaco di Firenze.
     
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