Effetto Renzi: il PD guadagna voti ma perde la base degli iscritti

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    Vi riporto un bell'articolo preso dal sito de La Repubblica sul crollo delle iscrizioni registrato dal PD:

    Pd senza base, solo 100mila tessere. In un anno persi 400mila iscritti

    I dati shock di settembre. In Sicilia, Basilicata, Molise, Sardegna e Puglia il reclutamento non è praticamente partito. Mentre aumentano gli elettori, nei 7.200 circoli la militanza langue. È la mutazione genetica del partito, sempre più simile al modello Usa. Anche le casse sono in sofferenza

    Nel Pd è sparita la base. Gli iscritti, i militanti, quelli che si facevano autografare la tessera plastificata dal segretario e dai dirigenti alle feste dell'Unità. Gli elettori ci sono, tantissimi, fino a raggiungere la cifra record del 40,8 per cento delle Europee. Le tessere non più. L'allarme è scattato dopo il flop di affluenza alle primarie dell'Emilia Romagna, la storica regione rossa: solo 58 mila elettori ai gazebo. Ma il dato non ha sorpreso chi conosce i numeri segreti del Nazareno: siamo sotto quota 100 mila iscritti in tutta Italia, 5 volte meno del 2013 quando i tesserati erano 539.354. Nei corridoi, forse per colpa del panico, si diffondono voci ancora più catastrofiche. Qualcuno parla infatti di 60 mila iscritti. Significherebbe che poco più di un militante su 10 ha rinnovato la sua fede nel Partito democratico. Come dire: la spina dorsale del Pd non esiste più.

    Il quadro, regione per regione, presenta alcuni buchi neri assoluti. Il tesseramento non è praticamente partito in Sicilia, Basilicata, Molise, Sardegna, Puglia. E mancano solo tre mesi alla fine dell'anno. In Campania idem. Nel 2013 Napoli e le altre province contavano 70 mila iscritti. Oggi le tessere, raccontano, si possono calcolare nell'ordine delle centinaia, nemmeno migliaia. Qualcuna nel capoluogo, qualcun'altra a Salerno dove l'attivismo dell'eterno sindaco Vincenzo De Luca mette una pezza. Fine. I circoli sono tristemente deserti anche nei quartieri delle percentuali bulgare per Valenzi e Bassolino: Ponticelli, Barra, San Giovanni. Era molto affollata invece la Fonderia delle idee, un'iniziativa organizzata lo scorso week end dall'eurodeputata Pina Picierno per lanciare la sua candidatura alla regione. Però in quella sede non compariva un solo simbolo del Pd. Neanche piccolo piccolo.

    La mutazione genetica del partito nasce così. Ci si apre alla società, ma i circoli (7200 in Italia, 89 all'estero) languono e la militanza scompare. Un modello che a destra conoscono bene, dalla discesa in campo di Berlusconi. Ma che per l'altra parte rappresenta ancora uno choc. La "base" è stata la storia e la memoria della sinistra, come raccontò l'indimenticabile documentario di Nanni Moretti La Cosa (1990). Adesso non più. È l'altra faccia dell'effetto Renzi. Il leader carismatico, attivissimo, presente su tutti i media compresi i social, capace di traghettare i democratici al record del 41 per cento ha come contraltare la debolezza della struttura. La ditta ha molti clienti ma un solo poliforme trascinatore. E le tessere crollano.
    A Torino e provincia gli iscritti erano 10 mila lo scorso anno, oggi sono appena 3000. A Venezia partecipavano all'attività delle sezioni 5500 persone nel 2013, scese a 2000 nel 2014. In Umbria si è passati da 14 mila tesserati a poco meno della metà, anche se le stime sono molto provvisorie. Se tutto va bene, dicono a Perugia, si toccherà il traguardo dei 10 mila prima di dicembre, il 40 per cento. Soffrono anche i luoghi dello zoccolo duro, dove la sinistra non perdeva mai iscritti.

    Altri tempi, certo. E la crisi delle "vocazioni" a sinistra non è una novità dell'ultimo anno. In fondo, il partito liquido è un'idea di Walter Veltroni datata 2007, ormai 7 anni fa. Ma il dato di 100 mila fa lo stesso impressione. Matteo Renzi ha un modello di partito completamente diverso dal passato. La Fonderia delle idee non è altro che l'epigono meridionale della Leopolda, l'appuntamento dei renziani a Firenze, anche quello rigorosamente svuotato dalle simbologie del Pd. Anche quest'anno il premier risponderà alla manifestazione dei sindacati sull'articolo 18 dalla Leopolda anziché da una barbosa conferenza sul lavoro targata Partito democratico. L'identificazione presidente del Consiglio-segretario porta poi il primo a oscurare il secondo. Il capo temporaneo accentra su di sé attenzioni e responsabilità mentre la macchina partitica passa decisamente in secondo piano. Se il crollo degli iscritti non è voluto, è dunque messo nel conto, sviluppo naturale di un'idea diversa della rappresentanza politica, forse più al passo della storia. Semmai gli oppositori osservano: "Non c'è più il partito, ma c'è la disciplina di partito". Oppure: "Se chi vuole discutere è sempre un gufo o un rosicone, i circoli si svuotano". I renziani obiettano: "Ma le urne sono piene" e lo testimoniano gli 11 milioni e 200 mila voti delle Europee.

    Le primarie in Emilia, il tonfo del tesseramento sono però i sintomi di un problema, che coinvolge identità e ruolo del Pd, dei partiti in generale. Tanto più quando la crisi della militanza si accompagna alla progressiva morte del finanziamento pubblico. Il Pd riceverà nel 2014 12,8 milioni. Nel 2011 erano 60. Le casse quindi sono in sofferenza. Ieri il tesoriere Francesco Bonifazi ha spedito una mail a tutti i parlamentari settentrionali. Oggetto: "Cena del Nord". Ognuno deve portare 5 imprenditori, che pagheranno 1000 euro a testa, a un evento in programma a novembre. Dove la star ovviamente sarà Renzi. Obiettivo: raccogliere 1 milione. Si chiama fundraising, il modello sono gli Usa, Obama. La rottamazione è anche di sistema, non solo delle persone.

    Fonte: http://www.repubblica.it/politica/2014/10/...221/?ref=HREA-1


    Ecco le reazioni dal PD, con in testa gli esponenti della minoranza del partito:

    Pd, flop tessere. Bersani attacca: "Solo elettori? Non è più un partito"

    Guerini: "Polemica inutile". Per i democratici l'obiettivo è di 300mila iscritti nel 2014. L'anno scorso furono più di 500mila. Civati: "La causa è Renzi che guarda a destra"

    Uno shock, dai primi dati del tesseramento anticipati oggi da Repubblica, quello che sta attraversando il Pd. In un anno, a questo punto della campagna, risultano persi 400mila iscritti. Un segnale preoccupante dopo quello del flop dei votanti alle primarie in Emilia Romagna per la scelta del candidato a presidente della Regione. "Sarebbe bello non diffondere dati a caso", scrive su Twitter piccato il vice segretario Lorenzo Guerini. Ma la reazione dell'ex segretario Pier Luigi Bersani è durissima: "Un partito fatto solo di elettori e non più di iscritti, non è più un partito. Lo Statuto dice che il Pd è un partito 'di iscritti e di elettori'. Ovviamente - dice Bersani - se diventasse solo un partito di elettori diventerebbe un'altra cosa... Uno spazio politico e non un soggetto politico. Ma non siamo a questo e - assicura - non finiremo lì".

    Per Alfredo D'Attore bisogna fermarsi un attimo e riflettere sul futuro del partito altrimenti si rischia di finire "per diventare un mero spazio elettorale, nel quale le sorti della collettività si riducono alla sorte del leader di turno". Renzi, per D'Attore, ha le sue responsabilità sul crollo delle tessere: "In questi mesi si è acuito un processo per cui l'iscritto ha la sensazione di non contare nulla, non c'è alcuna discussione alla base che preceda la scelta della leadership".

    Ma il Pd nega che questi dati siano un segnale di crisi. "Spiace che qualcuno, basandosi su proiezioni inventate, apra una polemica inutile", scrive in una nota il vice segretario del partito e responsabile organizzazione Lorenzo Guerini, aggiungendo che l'obiettivo "è superare i 300mila iscritti a fine anno, veri". Stima che comunque risulterebbe decisamente inferiore a quella dello scorso anno, quando le tessere del Pd erano 539.354 (un livello sicuramente favorito dalla scadenza congressuale) e anche molto inferiore alla media degli anni precedenti, sempre intorno ai 500mila iscritti. "Il vero tema del nostro confronto - sostiene il vice segretario - non dovrebbe riguardare il numero degli iscritti, bensì l'apertura di questi iscritti agli elettori delle primarie".

    Il Pd comunque in una nota spiega che "il tesseramento è iniziato il 25 aprile del 2014, le tessere sono state distribuite a partire dal mese di giugno, e terminerà il 31 dicembre 2014. Al momento le cifre sugli iscritti che provengono dai territori sono comunque decisamente superiori ai dati riportati". Per il partito il calo è dovuto all'impegno dei circoli per la campagna elettorale europea che ha messo in secondo piano l'attività ordinaria: "I risultati ci hanno dato ragione".

    Ma per Pippo Civati il problema c'è e va affrontato: "Non sono io a volere la scissione, ma la condotta di Renzi che rischia di allontanare pezzi di partito come dimostrano anche i dati del tesseramento. L'atteggiamento del premier sembra guardare altrove piuttosto che al nostro campo".

    "C'è soltanto un po' di ritardo", spiega il segretario regionale del Pd toscano, Dario Parrini, che aggiunge: "Abbiamo cominciato a maggio perché la consegna delle tessere col chip ai nostri iscritti è avvenuta in ritardo". Per quanto riguarda la Toscana "non abbiamo motivi di allarme. Intensificheremo il lavoro nei prossimi mesi, per arrivare alla fine dell'anno ad un bilancio di iscritti positivo".

    Ancora più ottimista, il segretario regionale emiliano, Giorgio Sagrini: "Se c'è un crollo nel tesseramento dei democratici l'Emilia Romagna pare immune. Viviamo in un momento di difficoltà per la politica e per i partiti ma quest'anno non abbiamo riscontrato particolari problemi. Anzi - aggiunge - vale la pena sottolineare che i nuovi iscritti nel 2014 sono oltre 1.800. E i recuperati, ovvero quelli che per qualche motivo non avevano rifatto la tessera negli anni scorsi e sono tornati a farla, sono 2.100. Segno di un rinnovato impegno e interesse per le attività del partito democratico".

    Fonte: http://www.repubblica.it/politica/2014/10/...039/?ref=HREA-1


    ANALISI
    Siamo di fronte a un evento importante per la storia della nostra politica nazionale: il partito principale della sinistra si sta sempre più trasformando, volente o nolente, in un partito liquido, privo di struttura, segnando un solco con la propria storia.
    Questa trasformazione è chiaramente figlia della perdita di identità di partito "di sinistra" del PD; in questo senso hanno ragione gli esponenti di minoranza dei Democratici.
    La cosa apparentemente strana è che questo sgretolamento della base avviene proprio nel momento storico in cui il partito ha raggiunto il proprio massimo picco elettorale. La contraddizione, però, a un'analisi più attenta, non appare poi così forte: l'annacquamento del profilo di sinistra del PD certamente ha allontanato molti storici attivisti dal loro impegno verso il partito, basato sulla pura passione politica, ma altrettanto certamente ha reso il Partito Democratico molto più accettabile per vasti strati dell'elettorato che non si possono definire di sinistra.
    Urne piene e circoli vuoti: sembra questa la strada intrapresa dal PD di Renzi. Finché questa formula continuerà a essere valida nella sua interezza molto difficilmente le critiche degli esponenti della minoranza potranno mettere in pericolo la leadership del partito da parte del presidente del Consiglio. Se però il PD dovesse perdere voti nei prossimi appuntamenti elettorali stiamo certi che questo calo degli iscritti, francamente sorprendente nella sua portata, sarà una forte arma nelle mani dei detrattori dell'ex sindaco di Firenze.
     
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    Bell' analisi Oskar , mi sono permesso di riprenderla per il mio sito , spero non ti dispiaccia , ho solo aggiunto questo commento

    A questo ci sentiremmo di aggiungere solo un altra osservazione : quando si cerca di assottigliare sempre più la differenza nei momenti decisionali fra iscritto e simpatizzante perchè mai qualcuno dovrebbe iscriversi ? Mentre è comprensibile la partecipazione dei non iscritti all' individuazione di candidati alle cariche istituzionali (anche se un minimo di filtro sarebbe logico) , quando anche il segretario del partito viene eletto anche dai non iscritti che senso ha iscriversi. Tra l' altro non dimentichiamo che ils egretario non è solo chi decide la linea ,ma anche colui che legittimamente prende decisioni che coinvolgono gli iscritti si e i simpatizzanti no , ad iniziare dal regolamente disciplinare , dall'onere del tesseramente e la destinazione del patrimonio . Quest' ultima argoemntazione è normalmente considerata coem una quisquilia giuridica, ma è anche emblematica del livellod i distorsione di certe pratiche .Infine è difficile negare che mentre un tempo la militanza e quindi la possibilità di ricoprire cariche di partito rappresentava anche la possibilità di più agevolmente presentarsi per cariche istituzionali , nell' attuale ci si conforma alla communis opinio che chi ha cariche di partito è "apparato" e quindi sarebbe meglio che non fosse amministratore pubblico

    www.novefebbraio.it/dibattiti/il-partito-democratico-e-crisi
     
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    Dunque, non posso che citare ciò che scrissi il 26 Maggio dopo le elezioni europee:

    più che il PD mi pare abbia ultravinto Renzi, direi anzi che lo sconfitto maggiore è proprio il PD, o meglio il vecchio PD, che ora rischia veramente di sparire, è presto per dirlo in una situazione socioeconomica come la nostra e quella europea, dove i cambiamenti sono piuttosto repentini e difficilmente prevedibili a lungo termine, ma ora come ora c'è la possibilità, per quanto mi riguarda la speranza, che questo sia il funerale delle ideologie del PD, ex PDS, ex Ulivo,ex PC, ex gioiosa macchina da guerra ecc...., ne resterà solo uno, anzi, due, Renzi e il nome PD.
    https://storiaepolitica.forumfree.it/?t=68700750

    Aggiungerei che ciò che pare stia scomparendo siano i cascami del vecchio PC, forse definitivamente sconfitto, finisce il marxismo ideologico e rigido nel PD e nasce, forse, una socialdemocrazia.
     
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    Per lucrezio: la condivisione sul tuo sito è la benvenuta! Il commento che hai aggiunto è condivisibile: l'eccessiva vicinanza tra le prerogative di un iscritto e quelle di un simpatizzante di certo non aiuta i tesseramenti, ma va anche detto che per anni i simpatizzanti hanno votato alle primarie e i numeri delle iscrizioni sono rimasti alti. In ogni caso, in un'epoca di riduzione dei finanziamenti pubblici ai partiti (anche se bisognerà vedere l'impatto del 2 per mille voluto da Letta), probabilmente qualcosa verrà cambiato per arginare il crollo di iscrizioni e, conseguentemente, di soldi nelle casse del partito.

    Per Romeo: le tue parole di maggio sono state sicuramente profetiche!
    Per il resto i rimasugli del vecchio PCI sono certamente poco più che dei residuati in fase di sparizione, ma ho l'impressione che sia presto per pensare che al loro posto stia nascendo un partito socialdemocratico (insomma, hai fatto bene a scrivere "forse" )).
     
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  5. Il Campagnolo
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    A me sta sfuggendo qualcosa. Vedo Bersani, Dalema e altri che si stanno stracciando le vesti perché il PD non è più il PD, che Renzi sta distruggendo il partito, che i vecchi nostalgici tesserati non si tesserano più perché non riconoscono il loro partito. Ma io dico, un po' di storia, ma mica la storia di cento anni fa, dico della storia di 5 anni fa. Il PD, se non ricordo male, nacque dalla fusione dei DS (sostanzialmente ex-PCI) e la Margherita (sostanzialmente ex-DC) con l'intento di creare un grosso partito di centro-sinistra riformatore in grado di poter vincere le elezioni senza dover sorbirsi poi i ricatti dei piccoli partiti della coalizione (vedasi l'esperienza fallimentare dell'Ulivo). Il PD, quindi, nasce con due anime, una sorta di mostro a due teste che più di cercare di trovare una sintesi al suo interno ha cercato sin dall'inizio di coltivare la sua ambivalenza con le primarie, perchè le primarie sostanzialmente servono a questo: far scegliere agli elettori se far prevalere volta per volta l'anima ex-PCI o l'anima ex-DC. Per i primi 5 anni ha sempre prevalso una corrente e tutti abbiamo immaginato che solo quello può essere PD, tanto che su questa cosa ci ha giocato Berlusconi al gridare che c'erano ancora i comunisti che mangiavano i bambini. Ma il PD può essere anche questo, con un segretario come Renzi. Io penso che sia tutto normale: il PD è nato così e quindi ciclicamente sarà un po' comunista o sarà un po' democristiano.
     
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    Oskar per il finanziamento , il metodo l' hanno già trovato , era in fondo ad uno degli articoli che hai riportato "Ieri il tesoriere Francesco Bonifazi ha spedito una mail a tutti i parlamentari settentrionali. Oggetto: "Cena del Nord". Ognuno deve portare 5 imprenditori, che pagheranno 1000 euro a testa, a un evento in programma a novembre. Dove la star ovviamente sarà Renzi. Obiettivo: raccogliere 1 milione. Si chiama fundraising, il modello sono gli Usa, Obama. La rottamazione è anche di sistema, non solo delle persone." Immagino che Renzi abbia ripetuto loro la dichiarazione "l'art 18 è da cambiare perchè limita le libertà degli imprenditori".
     
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    Per lucrezio: avevo letto delle cene di fundraising, le sta facendo anche Forza Italia, ma ho seri dubbi che possano sostituire stabilmente il finanziamento pubblico nei conti già disastrati del PD.

    Per Il Campagnolo: la tua analisi storica sul PD è corretta, ma io credo che con Renzi il partito stia andando verso l'assunzione di un'identità post-PCI ma anche post-DC, acquisendo (almeno in parte) una propria fisionomia indipendente dagli schemi del passato.
    Al momento sembra che ciò comporti uno svuotamento della base, inedito per la sinistra ma non proprio neppure della DC, e un contemporaneo pieno alle urne grazie alla capacità di rivolgersi a un elettorato composito, fatto di persone tradizionalmente di sinistra, di altre tradizionalmente cattoliche, ma anche di tanti individui che non hanno una precisa collocazione politica. Vedremo quanto il tutto durerà.
     
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    Comunque permettetemi un'osservazione : partito liquido all'americana e l'idea che la direzione del partito decide a maggioranza e i parlamentari si adeguano non possono convivere. Renzi si decida !
     
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  9. Drago_Nero
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    I media pongono l'attenzione sul PD, ma e' tutta la politica ( ...ed i suoi partiti ) a perdere tessere e presenze.
    Ormai la disaffezione verso gli schieramenti e' tale che pochi ancora credono nelle riunioni d'un tempo quando, per inciso, si faceva notte per delineare la linea di condotta da tenere. Oggi decidono tutto le segreterie ed il Partito Democratico non fa eccezione alcuna.
    Poi, certo, ci sono gli appuntamenti elettorali, ma sono due contesti ben diversi, come dimostrano i risultati delle consultazioni.
    Mi preoccupa, semmai, la perdita d'interesse verso la politica attiva da parte degli under 30. Una volta noi giovani sentivamo come un dovere esserci alle riunioni. Le componenti 'verdi' erano così nutrite da godere di attenzioni e piccoli privilegi.
    In molti partiti non esistono più nemmeno le sotto sezioni per i ragazzi e le ragazze che vogliano fare politica attiva.
    Renzi e' il trascinatore mediatico del PD, coagula attorno a se il consenso del corpo elettorale ( anche se gli ultimi sondaggi lo danno in calo ), ma non coinvolge folle oceaniche e non attira nuovi iscritti. Un po' per le diatribe interne al partito, che non giovano, un po' perché e' inutile partecipare se, a decidere, e' 'un uomo solo al comando'.
     
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    Condivido in pieno l'analisi di Drago Nero, dall'inizio alla fine.
    Aggiungo solo una cosa: la perdita di interesse dei giovani per la politica, che respiro ogni giorno con tutti i miei amici e conoscenti nati, come me, negli anni '80, è davvero clamorosa e si traduce in molti casi non solo nell'apatia verso la cosa pubblica, ma in un vero e proprio odio per tutto ciò che è politica.
    E' un segnale inquietante per il Paese, ma è più che comprensibile: gli under 30 (e forse anche under 40) di oggi sono le persone che più di tutte stanno pagando sulla propria pelle decenni di sprechi, corruzione e favoritismi da parte della nostra classe politica. Essa, in ogni caso, soprattutto nella cosiddetta "seconda Repubblica", è stata e continua ad essere un enorme danno per il Paese quasi nella sua interezza (escludendo, ovviamente, chi ha possibilità di prendersi una fetta della torta).

    Su "Storia e Politica" difendiamo la nostra identità, fatta di rispetto e analisi politiche in profondità, e anche per questo non siamo in molti a intervenire; in altre sedi del web in cui si dibatte sui temi politici i messaggi carichi di acrimonia per chi gestisce la cosa pubblica si susseguono a migliaia ogni giorno.
     
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  11. Drago_Nero
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    ho sempre voluto partecipare attivamente alla vita politica della comunita' in cui sono cresciuto. ..nella mia 'carriera' politica ho avuto due tessere. ..quella del PSI e quella di FI. ..politicamente innamorato di Bettino Craxi ed avendolo conosciuto di persona. ..sono rimasto spiazzato dall'inchiesta milanese che. ..di fatto. ..ha smantellato un'intera classe politica. ..credo che la lontananza dalla politica sia nata proprio da quel 1992. ..molti miei giovani compagni di partito si sono allontanati in quel tempo. ..e sono diventati elettori non partecipanti. ..la coscienza politica e' forte. ..viva. ..come un magma che lavora nelle viscere della terra. ..semplicemente non e' sentita la necessita' di recarsi in una sezione di partito ogni sera. ..una volta era un modo buono per fare amicizia ed uscire a bere qualcosa insieme. ..in fin dei conti chi crede ad una politica che. ..per anni. ..ha tenuto i giovani ai margini?

    personalmente trovo questo forum assolutamente bello e completo. ..il fatto che si sia in pochi non puo' essere che paradigma di quanto gia' dibattuto. ..limitatamente alle mie possibilita' mi piace intervenire. ..completare un argomento. ..soprattutto confrontarsi con chi ha ancora voglia. ..tempo e pazienza di fare informazione. ..non ricordo nemmeno quando ho trovato questo gruppo ma. ..sino a quando saro' bene accetto e non disturbero' il prossimo. ..cerchero' di presenziare
     
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    E per noi è un grande piacere averti tra gli amici del forum Drago Nero!
     
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    CITAZIONE (Oskar @ 8/10/2014, 14:37) 
    E per noi è un grande piacere averti tra gli amici del forum Drago Nero!

    Sottoscrivo. :)
     
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  14. Drago_Nero
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    Vi propongo un'interessante analisi di Ilvo Diamanti che, partendo da un sondaggio sulle intenzioni di voto degli italiani e sul consenso a Renzi, si sofferma nell'ultima parte sulla solidità dell'affermazione dell'attuale premier (evidenzio la parte in blu):

    Consenso in ripresa, il premier sale al centro. Pd oltre il 41%, in affanno Forza Italia

    L'Atlante politico. Si ferma il forte calo registrato a settembre e Renzi riconquista due punti, attestandosi al 62 per cento. Stabili i 5Stelle, cresce la Lega, in grave difficoltà Ncd e Udc, mentre Berlusconi è al 15,6 per cento. Il sostegno al capo del governo aumenta soprattutto fa gli elettori di Fi, del Carroccio, fra i lavoratori autonomi e le piccole imprese

    L'AUTUNNO di Renzi si annuncia caldo. Ma il forte calo di fiducia nei confronti del premier - e leader del PD - registrato un mese fa, oggi sembra essersi fermato. È quanto emerge dal sondaggio dell'Atlante Politico di Demos (condotto nei giorni scorsi). Che suggerisce, anzi, alcuni - limitati - accenni di ripresa. Il credito verso il governo, infatti, è risalito di un paio di punti - dal 54% al 56%. La stessa crescita che fa osservare la fiducia personale verso il premier: dal 60% al 62%. Non era scontato. Era possibile, infatti, che le indicazioni fornite dall'Atlante Politico di un mese fa annunciassero la fine del legame di confidenza fra Renzi e gli elettori. Questo sondaggio, invece, suggerisce come il ridimensionamento osservato in settembre riflettesse il ritorno alla normalità. Dopo l'euforia prodotta, nel clima d'opinione, dal successo conseguito alle Europee dal PD guidato da Renzi. Il PDR. Una "normalità", peraltro, "eccezionale", rispetto alla storia elettorale del Centrosinistra, rimasto una "minoranza" anche dopo l'avvento di Berlusconi. Oggi non è più così.

    Il PD, secondo le stime elettorali dell'Atlante Politico, conferma e, anzi, rafforza, seppur di poco, il risultato delle europee. Supera, cioè, il 41%. Di gran lunga, il partito più forte, sul piano elettorale. Gli "sfidanti", invece, restano lontani. Il primo, e più importante, il M5s, si mantiene intorno al 20%. Il partito maggiormente in crescita è, però, la Lega che, ormai, sfiora il 9%. Crescono anche i Fratelli d'Italia, che, tuttavia, pesano poco. Meno del 4%. Ma superano, comunque, il NCD. Che, insieme all'UDC, è sceso al 2,6 %. Insomma, il Centro (destra) è scomparso, oppure è in grave difficoltà. Come dimostra il ripiegamento di Forza Italia, attestata intorno al 15,6%. Cioè, 3 punti meno di un mese fa. A conferma di come il PDR, dopo aver largamente assorbito i partiti di Centro, stia erodendo il voto degli elettori di Forza Italia. Ciò spiega le dinamiche e le ragioni del consolidamento di Renzi.

    Il brusco ridimensionamento del consenso verso il governo e verso il Premier rilevato a settembre, infatti, si era concentrato fra gli elettori di Centrodestra. E fra i piccoli imprenditori e i lavoratori autonomi del Nord. Le componenti dove, oggi, il sostegno risulta cresciuto maggiormente. I giudizi nei confronti del governo, infatti, nell'ultimo mese, sono risaliti proprio "a destra". Fra gli elettori di FI, in particolare: dal 34% al 46%. Ma anche della Lega e dei Fd'I. Sotto il profilo delle categorie professionali, la risalita più evidente, rispetto a settembre, riguarda, non per caso, i piccoli imprenditori, i lavoratori autonomi (dal 46% al 67%) e i liberi professionisti (dal 47% al 60%). Solo nella base del M5s la valutazione del governo resta molto negativa e non accenna a crescere.

    Questi mutamenti d'opinione appaiono conseguenti al dibattito intorno alla riforma del lavoro, il Jobs Act, approdato in Parlamento fra polemiche accese. Alimentate, soprattutto, dalla "revisione" dell'art. 18. Che Renzi ha sollevato, consapevolmente, per non vedersi spinto a Sinistra. Mentre il suo PDR guarda al Centro(sinistra). E mira a intercettare il voto di (centro)Destra.

    D'altronde, rispetto al marzo 2013, all'indomani delle elezioni politiche, il profilo politico di Renzi, fra gli elettori è cambiato profondamente. La fiducia nei suoi confronti, fra coloro che si definiscono di Sinistra: dall'84% è scesa al 62%. Venti punti in meno. Ma ne ha recuperati, in parallelo, dieci fra quelli di Destra. Mentre fra quelli di Centrosinistra si conferma all'80%. E nella base elettorale del Centro e del Centrodestra oscilla fra il 60 % e il 70%; in sensibile ri-crescita, comunque, rispetto a un mese fa. Anche per questo, il premier si è dimostrato cauto, e quasi elusivo, sul riconoscimento dei matrimoni gay celebrati all'estero. Cui si è opposto il ministro Alfano, leader del NCD. Perché è un tema sensibile, che, come mostra il sondaggio di Demos, ottiene un consenso crescente, fra gli italiani. Ma rischia di dividere il PDR, al suo interno. E, soprattutto, di "dividerlo" dagli alleati e dal Centrodestra.
    L'opposizione, così, non sembra più rispondere alla tradizionale alternativa politica, fra Sinistra e Destra, ma segue altre linee di demarcazione. Per prima, la frattura anti-europea, che, non a caso, accomuna il M5s e gli attori politici lepenisti: la Lega, ma anche i Fratelli d'Italia. Beppe Grillo, non a caso, nel corso della manifestazione del M5s al Circo Massimo, ha annunciato un referendum per uscire dall'euro.

    L'opposizione si presenta, in questo modo, come un'alternativa "di sistema". In nome di un diverso modello di democrazia: "diretta" invece che "rappresentativa". E per questo anti-parlamentare - pur agendo dentro al Parlamento. In nome di un diverso progetto geopolitico. Fuori dall'Europa. Anzitutto: dall'euro e dalla UE. Per questo, però, oggi Renzi appare senza alternativa. E può dedicarsi alla costruzione di un post-partito, dove l'identità personale si sostituisce alla tradizione e all'organizzazione del partito. Il PdR, per questo, appare un "partito di elettori", in grado di superare i confini territoriali e ideologici del passato. Così, guadagnato voti perdendo iscritti, in modo quasi speculare. Ma, allo stesso modo e per la stessa ragione, gli è difficile esercitare un controllo sui propri elettori. O, almeno, costruire un legame stabile con essi. Privi di fede, patria e comunità. Rischiano di diventare un popolo di apolidi. Scettici. Senza fissa dimora.

    Fonte: http://www.repubblica.it/politica/2014/10/...02209/?ref=fbpr


    L'intero articolo, e in particolare la parte che ho evidenziato in blu, mi sembra molto azzeccato: Renzi appare attualmente senza alcuna alternativa politicamente realistica. L'opposizione è formata da partiti anti-sistema a mio avviso poco credibili. Questo fa sì che probabilmente il consenso al premier continuerà nel breve-medio periodo ma sarà sempre più formato da un elettorato non di sinistra, molto mobile, pronto in futuro a essere intercettato da proposte di centro-destra che vadano oltre Berlusconi e oltre le facce degli ultimi vent'anni.
     
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17 replies since 3/10/2014, 15:27   189 views
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