Chi dopo Napolitano?

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    Sembra che Napolitano si sia convinto di essere arrivato al termine del proprio compito, forse perché ritiene che la situazione di emergenza politica per la quale aveva accettato la rielezione sia passata e forse anche per motivi legati all'età molto avanzata. Chi gli succederà? Il sito di Repubblica riporta la situazione caotica legata alla successione, con Renzi che si troverà a dover giocare una partita complessa:

    CITAZIONE
    Quando si apre il Conclave per eleggere il nuovo Papa, nella saletta attigua alla Cappella Sistina viene adagiato il vestito del nuovo Pontefice. Pronto all'uso, appena la fumata diventa bianca. Ma poiché nessuno sa quali saranno i risultati del voto cardinalizio, in realtà la sartoria del Vaticano ne cuce tre di abiti: uno di taglia piccola, uno media e uno grande. Nella liturgia laica per l'elezione del presidente della Repubblica sta accadendo una cosa analoga. Non tre indumenti da indossare per il giuramento, ma tre fisionomie. Tre caratteri distinti che rispondono a tre esigenze diverse. Come spesso accade in questi frangenti, il cuore della "grandi manovre" si trova a Palazzo Chigi. E questa volta ancor di più. Perché Matteo Renzi gioca la sua partita potendo sfruttare il doppio incarico: premier e segretario del principale partito presente in Parlamento.

    Molti dicono che in un cassetto della scrivania del capo del governo a Palazzo Chigi ci sia già una cartellina: con tre dossier. Tre potenziali identikit del futuro presidente della Repubblica. Certo, Renzi in realtà vorrebbe rinviare il fischio d'inizio di questa partita. Continua a sperare di poter convincere Giorgio Napolitano "a resistere nel suo incarico fino al primo maggio".

    Una data scelta non a caso. Contiene in se un valore politico ed uno simbolico. Per quel giorno spera che le Camere abbiano già approvato la delicata riforma elettorale, vero spartiacque di questa legislatura: "Ed io vorrei che fosse lui a firmare quella legge ". Il primo maggio, poi, si inaugura ufficialmente l'Expo di Milano che nei progetti di Palazzo Chigi dovrà rappresentare la vetrina per il rilancio internazionale dell'immagine del nostro Paese. Non solo. Il premier negli ultimi mesi ha scoperto in Napolitano una risorsa. Una sponda unica nelle questioni interne e di politica estera cui non vorrebbe rinunciare nel breve periodo.

    Eppure le "grandi manovre" per la successione al Colle sono ufficialmente partite. Le intenzioni del capo dello Stato di rassegnare le dimissioni a conclusione del semestre di presidenza italiana dell'Ue hanno infatti già scatenato la "corsa". Con tanti concorrenti impegnati in una gara ancora piuttosto lunga. Fatta di tanti ostacoli e strappi improvvisi. Di innumerevoli punti interrogativi e variabili imprevedibili. Un politico esperto come Pier Ferdinando Casini, ad esempio, ricorda bene che da sempre "chi entra Papa, esce cardinale". Chi pensa di entrare nell'emiciclo di Montecitorio con i voti in tasca, ne esce con le tasche vuote. A maggior ragione in questo Parlamento che - come ha dimostrato la tragicomica vicenda dell'elezione dei giudici costituzionali - si presenta piuttosto insofferente rispetto alla disciplina di partito e caricato di una dose massiccia di anarchia. La sola maggioranza governativa, dunque, sebbene sulla carta avrebbe i numeri per fare da sola.

    In realtà non sarà sufficiente. Troppe le vendette da consumare nei confronti di Renzi. Troppo recente il ricordo dei 101 che fecero fuori nel 2013 prima Franco Marini e poi Romano Prodi.

    In quella cartellina tenuta ben nascosta a Palazzo Chigi, allora, si compongono i tre identikit del futuro capo dello Stato. Il titolo del primo inserto è "I leader". "Tutti i segretari del Pd - ripetono spesso alla presidenza del consiglio - si sentono candidati". Una lista piuttosto lunga da cui però vanno spuntati tutti quelli che per il nuovo corso Dem rappresentano una sorta di "seme del contropotere". Un potenziale contraltare, se non un vero e proprio avversario della presidenza del consiglio. "Dopo quello che ha fatto, non parlatemi più di D'Alema ", aveva detto ad esempio proprio Renzi quando si è conclusa la nomina di Federica Mogherini come Alto rappresentante Ue per la politica estera. Ma in quell'elenco ci sono pure Giuliano Amato, Pierluigi Bersani, Romano Prodi, Walter Veltroni, Piero Fassino, Dario Franceschini.

    Sebbene non tutti sullo stesso piano. Veltroni ad esempio si è da tempo ritirato dalla "battaglia politica", ha rinunciato volontariamente a candidarsi alle ultime elezioni politiche e Renzi non nasconde che il progetto costruito sulla cosiddetta "vocazione maggioritaria " del Pd è stato un suo punto di riferimento. Mentre l'ex premier e ex presidente della Commissione europea potrebbe essere la carta che in extremis Beppe Grillo potrebbe buttare nel campo democratico per far crollare in quel frangente il Patto del Nazareno con Silvio Berlusconi. Del resto proprio il Cavaliere per il momento non ha ancora indossato la divisa per scendere nell'arena che selezionerà il futuro inquilino del Colle. In uno degli ultimi colloqui con il presidente del consiglio, a domanda esplicita e diretta ha risposto con un sorriso e un gesto. Ha messo la mano sulla spalla di Gianni Letta e ha detto: "È questo il mio candidato ". Un modo evidente per sottrarsi al gioco e non offrire indicazioni. Ma la gara prenderà un verso o un altro e i singoli candidati scaleranno la classifica in base alla qualità delle intese. Se intorno al perno-Pd ruoterà la Forza Italia di Berlusconi o il M5S di Grillo.

    Poi, quindi, c'è il secondo inserto. Il titolo è "Le donne". Il segretario democratico ha sempre puntato sulla svolta "rosa". La lista, in questo caso, però è abbastanza corta: Roberta Pinotti, attuale ministro della Difesa; Anna Finocchiaro, presidente della commissione affari costituzionali del Senato. E qualcuno avrebbe visto di recente un'aggiunta: quella di Marta Cartabia, giudice della Consulta, giurista milanese vicina alle posizioni di Comunione e liberazione. Nel Pd tutti vorrebbero che la scelta cadesse su una di loro. Ma pochi credono che davvero siano candidature in grado di superare le forche caudine dell'assemblea congiunta di Camera e Senato allargata ai rappresentanti delle regioni. Gli oltre mille "grandi elettori" (1008), infatti, rischiano di essere un organismo ingovernabile se non in presenza di un nome capace di garantire un alto numero di votanti. Su di loro, allora, si consumerà sicuramente il primo tentativo del leader democratico. Per poi voltare pagina. Con le modalità che da qualche giorno vengono sinteticamente definite "sistema Gentiloni". Il nuovo ministro degli esteri tirato fuori dal cilindro renziano dopo aver fatto circolare una ridda di nomi tutti al femminile.

    Ed ecco la terza cartellina. Il titolo è gli "Outsider". In realtà il loro identikit è quello che più si adatta alla linea renziana. Fuori dalla logica del "contropotere". Figure che allo stato non si mostrano potenzialmente in grado di rappresentare un "contropotere". Immagini non consumate, per alcuni di loro anche con l'atout della tradizione comunista. E quindi con la possibilità di rivendicare la scelta con il "popolo del Pci" che ancora costituisce la base più larga degli iscritti al Partito democratico. In questa lista diversamente modulabile su un accordo con i grillini o con i forzisti - ricompaiono quindi due ex segretari come Piero Fasssino (ora sindaco di Torino) e Dario Franceschini (ministro per i beni culturali). Lo stesso Gentiloni e poi Sergio Chiamparino (governatore del Piemonte), Antonio Zanda (capogruppo Pd al Senato), Graziano Delrio (sottosegretario alla presidenza del consiglio), Pierluigi Castagnetti (segretario del Ppi quando Renzi esordiva in politica), Pierferdinando Casini (ex presidente della Camera e ora presidente della commissione Esteri del Senato) e Piercarlo Padoan (ministro dell'Economia e con uno standing europeo).

    Ma esistono anche due "fuoriquota" che però nell'immaginario del vertice Dem non possono ascendere al momento la scala gerarchica dei candidati. Uno è Piero Grasso, presidente del Senato. Buoni rapporti con Berlusconi e all'inizio della legislatura un'ottima intesa con il M5S di Beppe Grillo.

    Il secondo è Mario Draghi, presidente della Bce. Anche se nei giorni scorsi il banchiere centrale confidava al suo staff di "non voler andare al Quirinale: non mi sento tagliato per quel ruolo. Non voglio tagliare nastri e poi devo completare il lavoro a Francoforte".

    Il suo incarico del resto scade il 31 ottobre del 2019. Ma soprattutto Renzi lo vedrebbe come un tentativo di "commissariamento" europeo e di condivisione della leadership. Soprattutto sa che intorno a Draghi potrebbero coagularsi tutti gli "scontenti", tutti quelli che vogliono vendicarsi. "Ma io - è il ragionamento che spesso fa il premier - posso contare su quasi 400 "grandi elettori". Forse devo condividere un candidato, ma di certo nessuno può eleggere un presidente della Repubblica senza di me". La "corsa" verso il Quirinale è solo all'inizio. Ma la prima salita è già molto ripida.

    Voi chi ritenete adatto a succedere a Napolitano?
     
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    Rosy Bindi.
     
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    Premetto che nessun nome fatto nell'articolo mi entusiasma, che poi il nuovo Capo dello Stato debba essere una femmina per forza, tanto per far piacere al "Boldrini pensiero" mi pare una forma di razzismo sessista, come se gli americani decidessero di eleggere un presidente di colore non per meriti personali, ma per il colore della pelle, e qualche professore svedese gli assegnasse il premio Nobel per la pace ad usum delfinii...........ops, forse non è poi tanto assurdo, fermate il mondo, voglio scendere. :huh: :lol:

    PS: A parte l'ironia, personalmente tra i nomi fino ad ora citati l'unico che potrei "appoggiare" è quello della Bonino, che dovrebbe essere garanzia di imparzialità, indipendentemente dal sesso.
     
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    Concordo sull'idea che il successore di Napolitano non debba essere per forza una donna; sembra banale dirlo, ma è essenziale che sia una figura davvero all'altezza della situazione, una persona preparata e super-partes che eserciti un'importante funzione di garanzia in questi anni difficili.
    Per tutti questi motivi spero sia uno tra Franco Marini e Massimo D'Alema :sick: .
    Scherzi a parte, i nomi avanzati fino ad ora non mi convincono: Rosy Bindi meno che mai, ritengo che la sua carriera politica sarebbe dovuta terminare da un pezzo; Emma Bonino già di più ma ho l'impressione che sia un nome che esce a ogni elezione del presidente della Repubblica e che non accontenta in realtà nessuno.
    Al momento non saprei chi indicare e sembra che i partiti siano nella mia stessa situazione. Forse andrei sul sicuro: Stefano Rodotà o Gustavo Zagrebrelsky, ma certo mancherebbe il (necessario) ricambio generazionale.
     
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    Citazione:

    Emma Bonino già di più ma ho l'impressione che sia un nome che esce a ogni elezione del presidente della Repubblica e che non accontenta in realtà nessuno.

    Comprendo le tue titubanze Oskar, anzi le condivido, ma forse qualcosa, grazie al dialogo Renzi/Berlusca è cambiato, o almeno lo spero, Stefano Rodotà o Gustavo Zagrebrelsky sono sempre referenti di una vecchia politica di sinistra, come altri nomi con referenze a destra, la Bonino, per ora mi pare l'unica papabile, in politica da sempre, quindi esperta, ma è senza referenti partitici, credo si possa affermare che un'ideologia ed un potere organizzativo, burocratico, economico ecc.. il Partito Radicale non l'abbia.
     
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    Infatti il nome della Bonino, non l'avevo fatto perché donna, ma perché mi pare una persona capace e di buon senso.
     
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    A differenza tua Kodiak ho l'impressione che molti, giornalisti e politici in testa, stiano facendo dell'elezione del futuro presidente una questione di genere. In questo senso ho sentito avanzare il nome di Anna Finocchiaro che reputo inadeguata. Vedremo, la partita è apertissima.
     
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    CITAZIONE (manfred.r @ 13/11/2014, 22:12) 
    Valter Veltroni

    Questo è un nome che non mi sarei mai aspettato. Veltroni mi sembra talmente lontano dalla politica attiva che non ho minimamente pensato a lui. Forse però la cosa potrebbe favorirlo. In ogni caso non mi sembra la persona adatta, anche se in effetti fatico a trovarne di corrispondenti alle mie aspettative per la presidenza della Repubblica.
     
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    Reputo Veltroni un uomo onesto,forse per questo è stato messo da parte
     
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    veltroni?

    a stò punto dico alemanno.
     
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    Difficile pensare attualmente ad un personaggio che possa ricoprire questa carica così importante. E nemmeno mi voglio sbilanciare a fare nomi, preferisco aspettare ancora un po' lo sviluppo dei fatti.

    Certo è che non voglio che si monti attorno a questa vicenda, quasi la forzatura di eleggere un nuovo PDR femmina. La troverei una grossa cavolata. Eleggere per meriti sì, ma soltanto per una questione di sessi no grazie.
     
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    Alemanno mi sembra una provocazione (giusto Ektor?). Più passano i giorni e più mi sembra che trovare un nome sia difficile, per me e, soprattutto, per i partiti.
     
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    sì ovviamente, i ricordi di Uolter come sindaco di Roma non mi hanno certo lasciato una bella impressione di lui.

    preferirei anchio una donna comunque.
     
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78 replies since 9/11/2014, 20:37   676 views
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