Idea di riforma fiscale

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  1. Comneno
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    Da tempo, ho cominciato a riflettere su come si potrebbe radicalmente semplificare il sistema fiscale. Confrontandomi con una collega che ha vissuto a Singapore, mi sono reso conto di quanto siano infondate certe caratteristiche del nostro sistema tributario. Cose che consideriamo normali per la forza dell'abitudine, ma che in realtà sono cervellotiche. Premesso che l'Italia non potrebbe (ne neppure dovrebbe) essere un paradiso fiscale, si può mantenere una pressione fiscale medio-alta, tipicamente europea, ma rendere tutto più facile ai cittadini ed alle imprese.

    Cominciamo dalla base: "cosa" può essere tassato e come?
    - I redditi prodotti dal lavoro (autonomo o dipendente) . Tuttavia c'è un fatto di cui tenere conto. Esiste un sistema pensionistico che, per questioni di equilibrio demografico, richiede contributi importanti. Dunque, imposte e contributi si sommano e nel sistema italiano di oggi ci sono casi in cui il reddito netto è meno della metà di quello lordo. Una situazione che deprime i consumi e porta alla depressione economica. C'è poi un secondo problema. Se tassiamo i frutti del lavoro in maniera progressiva, scoraggiamo la produttività (non si fanno straordinari, o si fanno "in nero"; non si aumentano le qualifiche dei lavoratori, oppure ugualmente lo si fa "in nero").
    - Le "rendite" (immobiliari, finanziarie, pensionistiche). Le rendite sono a mio parere i redditi per i quali è più adatta la tassazione progressiva. Preciso che le pensioni, spesso assimilate ai redditi da lavoro, le considererei fra le rendite per una semplice ragione "tecnica": il pensionato non versa più contributi previdenziali (e poi vedremo perché si tratta di un fattore importante, nella mia riflessione).
    - Il patrimonio. Se le rendite sono già tassate in maniera progressiva, tassare anche il patrimonio può sembrare un accanimento. Tuttavia, si può giustificare questo tipo di tassazione come un "male necessario" per sostenere gli enti locali. Ma una cosa è certa: tre tasse immobiliari sono una assurdità, così come lo è avere una specifica tassa per ciascuna automobile o motociclo... e persino per il televisore :wallbash:
    - I profitti delle imprese. Qui c'è un problema culturale. Spesso si afferma che le imprese, in quanto tali dovrebbero pagare di più delle persone comuni, sopratutto quelle a basso reddito. Tuttavia, l'impresa è il motore dello sviluppo di un paese, quindi in realtà sarebbe meglio per tutti se le tasse sulle imprese fossero basse.
    - I consumi e gli "affari". Le imposte indirette sono la categoria più numerosa e tutta questa varietà non è giustificata. Oltretutto, le imposte di consumo sui carburanti e sull'energia alzano i costi delle imprese e le rendono meno competitive.

    Bene, dopo aver visto i principi che hanno ispirato le mie riflessioni, procedo ad illustrare la riforma fiscale che farei io.

    Contributi previdenziali e buste paga

    1) Trasformazione dei "contributi a carico del datore di lavoro" in reddito del dipendente.
    Ciò porterebbe alla scomparsa del concetto di "cuneo fiscale" e le scelte di politica previdenziale diventerebbero neutre rispetto alle aziende.

    2) Ritenuta unica
    Il reddito del dipendente (aumentato rispetto ad oggi del 25% circa, a seguito del punto 1) ) sarebbe tassato con una ritenuta secca del 50% interamente destinata al sistema previdenziale. Per il lavoratore ci sarebbe la possibiltà di calcolare la propria retribuzione lorda anche "a mente", conoscendo il netto, ed altrettanto semplice sarebbe avere un'idea del proprio credito previdenziale.

    3) Lavoratori autonomi e professionisti
    Stesso regime dei lavoratori dipendenti, ma con aliquota ridotta la 25% (questi lavoratori sono al tempo stesso "imprese") e possibilità di versare una quota maggiore su base facoltativa.

    4) Dichiarazioni annuali
    Come conseguenza dell'esenzione dei redditi di lavoro dal fisco, chi percepisce solo redditi da lavoro non dovrebbe dichiarare più nulla al fisco, perché avrebbe per interlocutore solo il suo ente pensionistico. I requisiti che oggi portano a deduzioni e detrazioni di imposta sarebbero gestiti tutti a livello previdenziale, tramite l'ISEE e le relative agevolazioni.

    Riepilogo: i redditi da lavoro diventano esenti dall'imposta sul reddito, e sono soggetti solo all'onere dei versamenti pensionistici, peraltro con aliquote che rendono il calcolo semplice ed immediato. Buste paga "a prova di analfabeta". La proporzionalità dell'imposta non scoraggia la produttività.


    Imposta sul reddito (IRPEF)
    Identica rispetto ad oggi, sarebbe pagata da coloro che hanno redditi diversi dal lavoro oppure aggiuntivi rispetto ad esso. Non essendoci più il problema della produttività (rispetto a quella le rendite sono indifferenti) la progressività potrebbe essere anche più accentuata rispetto ad oggi. In questo modo si potrebbero colpire maggiormente le cosiddette "pensioni d'oro" avvantaggiando invece i cittadini con la "minima".


    Imposta sulle società (IRES)

    1) Abolizione dell'IRAP
    Una imposta "infelice" che vorrei eliminare, possibilmente insieme alla sua ragion d'essere (le Regioni, ma ora stiamo parlando di imposte non di spending review)

    2) Arrotondamento dell'IRES al 25% (oggi è al 27,5%).

    3) Eliminazione dei principi fiscali di redazione del bilancio:
    l'utile determinato con i normali principi contabili deve essere la base imponibile, senza complicate rettifiche ed aggiustamenti dovuti alla normativa fiscale.

    Riepilogo
    Una sola imposta per le società, calcolata nel modo più semplice possibile.


    Imposta Municipale

    1) Istituzione del Registro Unificato dei Cespiti Significativi (RUCS)
    un database che incorporerebbe i dati del Catasto, del PRA e dei registri navale ed aeronautico. Grazie a questo registro unico, oltre ad ottenere una sinergia tra uffici e procedura si potrebbe avere un sintesi del patrimonio di una persona fisica/giuridica (approssimata, perché limitata ai beni registrati, ma comunque attendibile).

    2) Riordino delle imposte municipali con una unica imposta come aliquota sul patrimonio risultante dal RUCS


    Imposte indirette

    1) Cancellazione delle imposte di fabbricazione, di consumo, delle accise
    Tre sono i problemi delle accise e delle imposte simili: sono anacronistiche; prevedono un sistema normativo ed amministrativo dedicato; sono un costo per le imprese e ne riducono la competitività (soprattutto quelle sull'energia).

    2) Sostituzione delle imposte al punto 1) con un'aliquota IVA più alta
    Invece delle accise, si può ottenere gettito e scoraggiare certi consumi (come gli alcolici) aumentando l'aliquota IVA. In generale, rivedrei l'IVA prevedendo tre aliquote: 5% per i beni oggi assoggettati al 4% ed all'10%; 25% come aliquota generale; 50% per i prodotti che oggi sono colpiti da tasse particolari (alcolici, tabacchi, carburanti, energia elettrica...). Trattandosi di IVA, le imprese non ne sarebbero penalizzate.

    3) Abolizione dell'imposta di registro
    Anche queste imposte, come le accise, prevedono un sistema normativo ed amministrativo dedicato (uffici del registro, modello F23...) per un gettito che non è poi così importante. L'imposta di registro riguarda soprattutto gli affitti, ma sui proprietari immobiliari abbiamo già scelto di far gravare tanto una imposta sulle rendite quanto una patrimoniale: una terza imposta sarebbe troppo.

    4) Abolizione dell'imposta di bollo
    L'effetto perverso dell'imposta di bollo è che se le "scartoffie" devono essere accompagnate dal pagamento di una tassa, il legislatore avrà interesse ad aumentare la burocrazia, perché ogni scartoffia in più vale la sua bella marca da bollo.

    Riepilogo
    Delle imposte indirette, oggi numerosissime, resterebbe quindi soltanto l'IVA. In verità ci sarebbe anche un'altra imposta indiretta, quella sui giochi, per la quale non ho trovato una possibilità di innovazione.


    Riepilogo generale
    In seguito alle innovazioni proposte, il sistema fiscale italiano si ridurrebbe a queste imposte ed aliquote:
    - contributi previdenziali: 50% per i dipendenti, 25% (con facoltà di aumento volontario) per autonomi e professionisti
    - IRPEF: aliquote progressive sui redditi diversi dal lavoro;
    - IRES 25%;
    - imposta locale sul patrimonio: aliquota da stabilire
    - IVA: 5% (agevolata); 25% (ordinaria); 50% (alcolici, tabacchi, prodotti energetici)
    - imposta sui giochi
    Meno imposte significa meno scadenze ed adempimenti, e come vedete nella maggior parte dei casi le aliquote sono tali da rendere i calcoli estremamente semplici.

    Che ne dite?
    (E scusate se mi sono dilungato un po', io quando parto, parto...gif )
     
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    Questo ottimo (ancorché impegnativo) intervento merita una discussione a sé stante. Appena avrò il tempo di analizzarlo a dovere lo commenterò molto volentieri.
     
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    La tua proposta complessiva Comneno è davvero interessante.

    Sono pienamente d'accordo con tutte le forme di semplificazione di imposte indirette e locali che, oltre a gravare eccessivamente sui cittadini, hanno l'enorme difetto di alimentare una burocrazia farraginosa, in larga parte inutile e inefficiente. Molte risorse per sostenere simili misure potrebbero essere trovate grazie alla riduzione della spesa pubblica causata proprio dalla appena citata burocrazia.

    Ci sono però alcuni punti che non mi convincono, due in particolare.

    1. La ritenuta unica. Sarebbe a mio avviso penalizzante per i redditi più bassi ed eccessivamente premiante in termini pensionistici per quelli più alti, soprattutto se non accompagnata da misure di solidarietà che ne attenuino il carattere puramente proporzionale. Inoltre ritengo che l'idea per cui le imposte proporzionali scoraggino la produttività sia più una scusa per fare del nero piuttosto che una reale causa del lavoro nero stesso.

    2. L'aumento dell'IVA. Tu sostieni che "Trattandosi di IVA, le imprese non ne sarebbero penalizzate." Non mi risulta (da non esperto, sia chiaro) sia così: un aumento dell'IVA comporta un aumento dei prezzi per i consumatori che porta per definizione a un calo della domanda dei beni prodotti dalle imprese, che sarebbero quindi penalizzate da una simile misura. Io credo che l'IVA dovrebbe essere al massimo al 20%.
     
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  4. Comneno
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    CITAZIONE (Oskar @ 25/1/2015, 16:07) 
    La tua proposta complessiva Comneno è davvero interessante.

    Sono pienamente d'accordo con tutte le forme di semplificazione di imposte indirette e locali che, oltre a gravare eccessivamente sui cittadini, hanno l'enorme difetto di alimentare una burocrazia farraginosa, in larga parte inutile e inefficiente. Molte risorse per sostenere simili misure potrebbero essere trovate grazie alla riduzione della spesa pubblica causata proprio dalla appena citata burocrazia.

    Ci sono però alcuni punti che non mi convincono, due in particolare.

    1. La ritenuta unica. Sarebbe a mio avviso penalizzante per i redditi più bassi ed eccessivamente premiante in termini pensionistici per quelli più alti, soprattutto se non accompagnata da misure di solidarietà che ne attenuino il carattere puramente proporzionale. Inoltre ritengo che l'idea per cui le imposte proporzionali scoraggino la produttività sia più una scusa per fare del nero piuttosto che una reale causa del lavoro nero stesso.

    2. L'aumento dell'IVA. Tu sostieni che "Trattandosi di IVA, le imprese non ne sarebbero penalizzate." Non mi risulta (da non esperto, sia chiaro) sia così: un aumento dell'IVA comporta un aumento dei prezzi per i consumatori che porta per definizione a un calo della domanda dei beni prodotti dalle imprese, che sarebbero quindi penalizzate da una simile misura. Io credo che l'IVA dovrebbe essere al massimo al 20%.

    Grazie per la tua attenzione Oskar. In verità ho atteso qualche giorno sperando di ricevere altre risposte, ma l'argomento è certo meno affascinante di altri...

    Prima di rispondere alle tue interessanti osservazioni, volevo precisare una cosa.
    E' chiaro che a livello macroeconomico abbiamo bisogno di una riduzione delle imposte come obiettivo a breve termine. Abbiamo bisogno di una semplificazione e razionalizzazione delle imposte come obiettivo di lungo termine. L'istinto ci direbbe di seguire prima di tutto l'obiettivo di breve termine ma... per ottenere quello:
    a) ci vuole un sistema fiscale già semplificato e razionale altrimenti, come dimostra la storia degli 80 euro, qualsiasi sforzo finisce in ben poca cosa;
    b) ci vuole una vera spending review che consenta a un governo di rinunciare a 20/30/50 miliardi senza che il famigerato spread arrivi a 1.000 e che Angela Merkel scenda con l'elmetto vichingo a picchiare il ministro del tesoro italiano.

    Dunque io non mi sono posto il tema della riduzione delle imposte, ma solo della loro semplificazione, che considero il passo preliminare.

    Tornando alle tue ossevazioni...

    1. Le misure di solidarietà sarebbero quelle già erogate dagli enti di previdenza, tipo assegni familiari. Oggi, la funzione "redistributiva" passa per metà dalle prestazioni basate sull'ISEE e per metà dall'IRPEF, appunto perché ci sono due sistemi paralleli. A una ritenuta unica, corrisponderebbe una funzione redistributiva interamente gestita con l'ISEE. L'effetto del prelievo proporzionale ci sarebbe senz'altro ma si può compensare rendendo più "sostanziosi" i sussidi sociali. Magari avremmo finalmente un welfare realmente europeo.
    Comunque vorrei rassicurarti sui "redditi alti". Chi ha un reddito alto, difficilmente lo trae solo dalla sua professione: probabilmente ha investimenti immobiliari o finanziari, e l'Irpef progressiva è lì che aspetta al varco :D

    2. Attenzione, la mia frase "Trattandosi di IVA, le imprese non ne sarebbero penalizzate." non si riferiva all'IVA in generale, ma all'idea di aumentare l'IVA sui beni chiamiamoli "speciali" (alcolici, sigarette, carburanti...). Perché le accise e le altre imposte di questo tipo non sono deducibili, quindi per le aziende il costo dell'energia è molto alto. L'IVA è invece deducibile per le imprese: immagina tu che vantaggio per un'azienda della ceramica, che lavora con processi ad alta temperatura ed investe molta energia; immagina i settore dei trasporti...
    Invece di puntare a ridurre il costo del lavoro (che poi significa ridurre i salari e/o la protezione sociale), io vorrei rilanciare la competitività delle imprese riducendo le tasse dirette (Ires e Irap) e appunto riducendo il costo dell'energia.
    In generale, ho cercato sull'IVA di realizzare un cambiamento a somma zero:
    - una prima aliquota arrotondata al 5%, che è poco più del 4%, ma è la metà del 10 (l'aliquota 10% riguarda ad esempio servizi di turismo e ristorazione ;) )
    - una seconda aliquota più elevata di oggi (dal 22% al 25%, ma un ritocco dell'IVA, dopo aver eliminato tante altre imposte, serve forse a dare un tocco di realismo alla proposta)
    - l'ultima aliquota sarebbe riservata a beni il cui prezzo è oggi gonfiato dalle accise. E credo che, facendoci due conti, se invece del sistema attuale avessimo l'IVA al 50%, la benzina alla pompa costerebbe decisamente meno di oggi. Poi certo, le accise variano a seconda dei beni, in qualche caso ci guadagnerebbe il consumatore, in qualche altro lo Stato. Appunto ci avviciniamo al gioco a somma zero: semplificare il sistema senza mettere in crisi le entrate dello Stato, che poi era il fine che mi proponevo.
     
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    I tuoi interventi in materia fiscale Comneno sono davvero interessanti, lo dico sinceramente; penso abbiano pochi commenti solo perché impegnativi.

    Comprendo meglio ora la proposta sull'IVA e credo sia condivisibile, anche se ahimè lontanissima dagli scenari programmatici di qualunque forza politica (se non altro perché prevede di abolire o almeno ridurre le accise).

    Il mio punto di disaccordo sulle tue proposte rimane sulla ritenuta unica. Tu dici Comunque vorrei rassicurarti sui "redditi alti". Chi ha un reddito alto, difficilmente lo trae solo dalla sua professione: probabilmente ha investimenti immobiliari o finanziari, e l'Irpef progressiva è lì che aspetta al varco.
    Tieni però conto che i redditi alti hanno già enormi agevolazioni di recupero fiscale sui fondi pensione e sulle altre spese deducibili.
    La progressività delle imposte sui redditi, anche in virtù di vantaggi per i redditi alti come quello del recupero fiscale che almeno in parte compensano il surplus di tassazione, costituisce a mio avviso la base dell'equità sociale, sebbene sia evidente che chi ha redditi alti difficilmente li trae integralmente della propria professione.
     
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