La proposta dell'INPS sulle pensioni

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  1. Mr James
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    Sono recentemente incappato in un articolo in cui vengono elencati i punti chiave di un'ipotetica riforma del sistema previdenziale da parte del presidente dell'INPS Tito Boeri, e l'ho trovato particolarmente interessante. In sintesi:

    1) reddito minimo a 400 euro alle famiglie con almeno un componente più vecchio di 55 anni che sia disoccupato o sia appena stato licenziato. Questo viene giustificato da Boeri dal fatto che gli over 55 siano la fascia di popolazione più colpita (in termini proporzionali rispetto al periodo pre-crisi) dalla crisi.

    2) possibilità di entrata anticipata in pensione con alcune penalizzazioni nella percezione della stessa. La misura sarebbe finalizzata ad alleggerire il mercato del lavoro togliendo individui dalla "coda" più anziana della popolazione e dare più opportunità ai giovani.

    3) il finanziamento dei punti 1) e 2) viene dato dal classico livellamento delle pensioni per le categorie "privilegiate" (tutti coloro che per vari motivi sono stati esclusi dalle riforme pensionistiche degli ultimi anni) e da un taglio drastico alle solite pensioni d'oro.

    Allego il testo originale della proposta INPS.

    Cosa ne pensate? Io trovo siano misure degne di nota, anche se credo sia opportuno implementarle in un'ottica di breve periodo. Mantenere sussidi e pensioni anticipate a classi di età non troppo elevate (parliamo di over 55 e oer63), con la popolazione che invecchia e un'economia che non riprenderà mai una crescita a livelli molto alti, non penso siano sostenibili. Spero invece che trovi attuazione il punto 3), in ogni caso: c'è urgente bisogno di tagli agli sprechi.
     
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    In una parola: magari.
    Tito Boeri è una persona che gode della mia massima stima: è capace, preparato, intelligente e ha le idee chiare, idee che per altro condivido. Purtroppo la posizione che ricopre, direttore dell'Inps, è prestigiosa ma non gli lascia poteri decisionali.
    La sua proposta mi appare sacrosanta da tutti i punti di vista. Le "pensioni d'oro" sono un'offesa per chi percepisce assegni previdenziali da fame e per chi, a causa della sciagurata riforma Fornero, è rimasto senza lavoro e senza pensione. Senza arrivare a misure draconiane, si può intervenire per riequilibrare la situazione aiutando le famiglie in difficoltà. Allo stesso modo le pensioni dei politici vanno assolutamenre ricalcolate con il metodo contributivo, o la politica non sarà mai credibile quando parla di pensioni.
    L'uscita dal lavoro anticipata con decurtazione della pensione è un'idea che mi trova altresì concorde: per lo Stato il costo immediato si compensa con risparmi negli anni successivi; inoltre la misura può contribuire a sbloccare posti di lavoro e darebbe alle persone che non hanno necessità economiche stringenti la possibilità di godersi qualche anno in più di relax.
    Sono tutte idee di buon senso e buon governo. Per questo non verranno mai tradotte in leggi.
     
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    Le proposte di Boeri sembra siano destinate a restare buone intenzioni almeno per quest'anno, e non certo per colpa del presidente dell'INPS che anche oggi ha sottolineato che, senza interventi, per i giovani il rischio di non avere una pensione fino a tardissima età è fortissimo: http://video.repubblica.it/economia-e-fina...i/220567/219766
     
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  4. Comneno
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    Secondo me il sistema pensionistico andrebbe unificato ed uniformato. L'esistenza di altri enti oltre l'INPS e di diverse gestioni dentro l'INPS crea problemi enormi, ad esempio:
    - c'è chi non può andare in pensione, o deve pagare cifre enormi, solo perché nella vita ha fatto vari lavori e pagato contributi a enti o gestioni diverse: per le generazioni precedenti, che avevano "il lavoro della vita" questo problema riguardava poche persone; nel mondo di oggi, basato sul precariato, potrebbe riguardare tutti.
    - le cosiddette "pensioni d'oro" sono dovute al cumulo di pensioni diverse da parte di politici, magistrati, alti ufficiali delle forze armate: basterebbe una gestione unificata per evitare i privilegi.
    Vorrei quindi un unico ente pensionistico, con regole, aliquote e coefficienti uguali per tutti.
    Ciò renderebbe anche più semplice tutto il lavoro amministrativo a proposito di paghe e contributi, tanto dal lato pubblico quanto da quello privato.
     
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    Sono d'accordo con Commeno , comunque uno dei punti fondamentali quando si parla di pensioni e sopratutto di confronti europei è tener conto che i dati sono totalmente inattendibili perchè non tengono conto dei diversi regimi fiscali, questo uno studio della confersercenti

    I calcoli fatti ieri dal presidente di Confesercenti Marco Venturi rendono tutta la faccenda amara, aggiungendole un retrogusto di beffa. Primo: l’Italia, ha spiegato Venturi, è l’unico paese dell’Unione europea nel quale un pensionato «da quando è a riposo paga, in proporzione, più tasse di quante ne pagasse quando era attivo». Secondo: che il maggior prelievo è più alto per le pensioni di importo più basso. «Questa extra-imposta - dice Confesercenti - vale 72 euro per una pensione pari a tre volte il minimo Inps e 131 per quelle d’importo inferiore. Nel resto d’Europa non è così. Anzi, avviene il contrario. E comunque in tutti i paesi europei, a parità di reddito, un pensionato paga meno tasse di un lavoratore dipendente».

    Soprattutto, in tutti i paesi europei paga di meno in termini assoluti. Tornando all’esempio di un assegno pari a 1,5 volte il trattamento minimo Inps, «un italiano paga in tasse il 9,17% dell’assegno, mentre i suoi colleghi di Germania, Francia e Spagna e Regno Unito non pagano nulla». Se invece si prende in considerazione chi riceve tre volte il minimo si scopre che il pensionato italiano è soggetto ad un prelievo doppio rispetto a quello spagnolo, triplo rispetto a quello inglese e quadruplo rispetto a quello francese.


    in pratica quando diciamo che il sistema pensionistico itlaliano pesa tot sul PIL contiamo anche una partita di giro (l' l'IRPEF che lo stato da con una mano e si riprende con l' altra) che manca negli altri paesi

    http://www.lastampa.it/2014/06/29/economia...bIN/pagina.html

    lo studio Confesercenti corrisponde ad uno SPI CGIL di poco anteriore (guardate l' allegato 3)

    http://spier.it/notizia_dettaglio.asp?id=508

    ma questi dati Boeri non ve li darà mai
     
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    Boeri, giova ricordarlo, non parla solo di diseguaglianze intergenerazionali (diseguaglianze colossali che giustamente sottolinea), ma anche di iniquità nella situazione attuale ai danni di chi percepisce poco e paga proporzionalmente più tasse sul proprio assegno previdenziale.

    L'unificazione del sistema pensionistico suggerita da Comneno, con l'abolizione delle gestioni separate e la fine della cumulabilità delle pensioni, è un sogno magnifico, destinato purtroppo (credo) a rimanere tale perché intaccherebbe i privilegi dei politici e degli eminenti (...) giudici della Corte costituzionale. Non ci sono speranze.
     
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    CITAZIONE (Oskar @ 6/12/2015, 16:01) 
    Boeri, giova ricordarlo, non parla solo di diseguaglianze intergenerazionali (diseguaglianze colossali che giustamente sottolinea), ma anche di iniquità nella situazione attuale ai danni di chi percepisce poco e paga proporzionalmente più tasse sul proprio assegno previdenziale.

    si però i dati che ho riportato , se sono giusti , farebbero saltare tutta la propaganda sull' eccessivo peso attuale della spesa pensionistica su PIL rispetto alla media europea perchè confronterebbero le pensioni attuali (e future italiane ) lorde con quelle attuali (e previste) straniere quasi nette . Proprio sulla base di quelle considerazione , che sarebbero sballate, si sono ridotti i benefici pensionistici delle future generazioni per irportare la spesa futura italiana (lorda) alla media europea (quasi netta) . Mi chiedo se toglissimo la partita di giro (irpef su pensioni erogato e ripreso dallo stesso sistema pubblico, cosa che se sono veri quei dati non esiste ina ltri paesi ) anche per le pensioni future nonv i sarebbe più spazio anche per gli attuali giovani ?
     
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  8. Comneno
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    Verrebbe fuori, caro Lucrezio, che in realtà la spesa pubblica non squadra per colpa delle pensioni ma per altre tipologie di spesa, che per la politica sono ancora più sacre delle pensioni, perché significano posti di lavoro ed elettori sicuri. Quando si parla di pubblico impiego tutti si affrettano a dire che "il numero dei dipendenti pubblici è in linea con la media europea" Tutti però fanno finta di non vedere che i servizi erogati dal settore pubblico italiano non sono (per varietà, quantità, qualità) affatto in linea con la media europea. E' lì la vera inefficienza, che tra l'altro pesa anche sulla competitività del settore privato. Abbiamo un sistema pubblico che costa uguale agli altri paesi europei ma rende forse la metà. In senso economico, ciò significa distruggere continuamente ricchezza, in senso finanziario significa accumulare debito pubblico.
    E dove vanno a prendere i soldi? Sulle pensioni, ovviamente, perché il cittadino di essere stato truffato se ne accorge decenni dopo aver versato i contributi, e la frammentazione enorme del sistema fa si che ciascuno abbia un problema diverso, e che sia una lotta tra poveri.
     
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    Perfettamente d'accordo Commeno , quando si dice abbiamo tasse da Scandinavia e servizi da terzo mondo , magari con un po di esagerazione, e ferme restando le eccezioni, si dice una cosa vera. A me spaventa quanto sento dire che bisogna riequilibrare abbassando le tasse . Cioè tasse e servizi da terzo mondo .?
     
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    L'importante sarebbe la coerenza: se manteniamo servizi da terzo mondo almeno dovremmo pagarli come tali per non creare debito pubblico e lasciare risorse per avere, ad esempio, pensioni più decorose per i più poveri. Purtroppo non vedo significativi passi avanti né nella riduzione della spesa pubblica, né nel miglioramento delle prestazioni del pubblico impiego.
     
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  11. Mr James
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    Non sono un esperto in materia, ma il problema vero non penso consista nel livello attuale netto delle pensioni sul PIL, ma sulla dinamica nel tempo. E' vero che la nostra spesa pensionistica lorda è molto maggiore rispetto a quella di altri Paesi, ma se si considera, ad esempio, la spesa sociale nel suo complesso l'Italia è perfettamente in linea con il resto d'Europa (cito a memoria statistiche OCSE di qualche tempo fa, mi premuro comunque di controllare appena ho tempo). Il problema effettivo è che, con il sistema vigente prima della riforma Dini (e anche dopo, visto che quella famosa riforma si è premurata di distinguere tra votanti e non per mero calcolo elettorale), con una popolazione che invecchia e un PIL stagnante il sistema sarebbe collassato nel giro di qualche anno. Tutte le correzioni che sono state fatte successivamente sono proprio il tentativo di invertire questa dinamica da un lato, ma di dare comunque un contentino elettorale dall'altro, creando la giungla di enti e categorie di pensionati che Comneno ci ricorda. Giungla che, tra l'alrto, va a minare la stabilità stessa del sistema che vuole salvare.

    Faccio comunque notare che, anche se si prendono i numeri lordi attuali, per ottenere parità tra il livello di pensioni tedesche e italiane sul PIL bisognerebbe ipotizzare un'aliquota media di circa il 30% in Italia e 0 in Germania, cosa piuttosto assurda. Se più versoimilmente applichiamo un'aliquota del 20% in Italia e del 10% in Germania, per essere fedeli ai dati riportati da lucrezio, rimane un dato di fatto che la spesa italiana rimane superiore di 3 punti percentuali circa (i dati sul livello della spesa pensionistica sul PIL li ho presi qui, il resto è fantamatematica).

    Propaganda o no, il sistema pensionistico italiano non può dirsi in buona salute e, date le dinamiche demografiche e di crescita economica che si prospettano, continueranno a peggiorare senz'altro.
     
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  12. Comneno
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    Affinché il sistema sia in equilibrio bisognerebbe pagare più contributi. Solo che non si può fare perché la pressione fiscale complessiva è già molto (passo per berlusconiano se dico "troppo"?) alta. Si potrebbe aumentare i contributi solo a patto di ridurre le altre imposte, quelle che vanno a finanziare le spese "generiche" dello Stato. E questo non si riesce a fare, lo abbiamo visto che i progetti di spending review vengono impallinati uno dopo l'altro.
     
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    CITAZIONE (Comneno @ 9/12/2015, 18:57) 
    Affinché il sistema sia in equilibrio bisognerebbe pagare più contributi. Solo che non si può fare perché la pressione fiscale complessiva è già molto (passo per berlusconiano se dico "troppo"?) alta. Si potrebbe aumentare i contributi solo a patto di ridurre le altre imposte, quelle che vanno a finanziare le spese "generiche" dello Stato. E questo non si riesce a fare, lo abbiamo visto che i progetti di spending review vengono impallinati uno dopo l'altro.

    Vero, ma c'è (o per meglio dire ci sarebbe) anche un'altra strada, ovvero ridurre le spese intervenendo in senso restrittivo sulle pensioni in essere e su quelle in procinto di essere erogate. Mr James ha ragione: il nostro sistema pensionistico oggi può anche reggere, ma in prospettiva è fallito per ragioni demografiche ed occupazionali che sono sotto gli occhi di tutti (aumento dell'aspettativa di vita, crollo delle nascite, giovani senza lavoro).
    La riforma Dini, su cui ho scritto un intero e corposo approfondimento, e le successive correzioni (compreso il disastro della Fornero) sono arrivate a un'unica, tragica conclusione: i soldi per le pensioni future non ci saranno, perciò i giovani non avranno la pensione visto che i diritti (privilegi) acquisiti non si toccano. Le parole di Boeri, ottimo presidente INPS, confermano di fatto questa triste certezza. Io da anni sostengo, come Boeri, che è doveroso economicamente e moralmente tagliare le pensioni attuali per dare una possibilità ai pensionati di domani. Ovviamente non mi riferisco alle pensioni basse e medie, ma a quelle alte.
    Occorre a mio avviso stabilire il principio della non cumulabilità delle pensioni e mettere un tetto massimo (io proporreri 5-6 mila euro) agli assegni previdenziali. Inoltre tutte le pensioni dei politici andrebbero ricalcolate con il sistema contributivo. Questa sarebbe equità, e porterebbe un gettito enorme se si pensa che i destinatari delle "pensioni d'oro" sono meno del 5% del totale dei pensionati e da soli percepiscono quanto il 50% più povero dei lavoratori a riposo. Arriveremo mai a una svolta in questa direzione? No, non mi faccio illusioni. Sarebbe troppo costosa in termini elettorali per qualsiasi governo e comunque la gerontocratica Corte costuzionale sarebbe pronta a bocciare qualsiasi riforma per essere certa di preservare i propri benefici fino a che la barca INPS non naufragherà del tutto.
     
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    CITAZIONE (Mr James @ 8/12/2015, 23:41) 
    Faccio comunque notare che, anche se si prendono i numeri lordi attuali, per ottenere parità tra il livello di pensioni tedesche e italiane sul PIL bisognerebbe ipotizzare un'aliquota media di circa il 30% in Italia e 0 in Germania, cosa piuttosto assurda. Se più versoimilmente applichiamo un'aliquota del 20% in Italia e del 10% in Germania, per essere fedeli ai dati riportati da lucrezio, rimane un dato di fatto che la spesa italiana rimane superiore di 3 punti percentuali circa (i dati sul livello della spesa pensionistica sul PIL li ho presi qui, il resto è fantamatematica).

    Propaganda o no, il sistema pensionistico italiano non può dirsi in buona salute e, date le dinamiche demografiche e di crescita economica che si prospettano, continueranno a peggiorare senz'altro.

    Io però facevo riferimento al fatto che l' obbiettivo di riequilibirio del sistema pensionistico ottenuto con il previsto abbassamento delle pensioni future è calcolato , tra l' altro, puntando, per il futruo , ad una equiparazione del peso sul PIL fra pensioni lorde italiane e pensioni nette , o comunque al lordo di una molto minore imposizione fiscale estere. Il mio ragionamento era a favore di un aumento delle pensione future .
    C'è poi il tema , non piccolo di uan separazione seria di previdenza da asistenza , lo studio CGIL (che certo non è neutrale , ma non ho letto nulla che lo smentisca) calcola ancora in 45 miliardi l' anno il peso di prestazioni assistenziali confuse con quelle previdenziali
     
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    CITAZIONE (Oskar @ 9/12/2015, 20:16) 
    . Io da anni sostengo, come Boeri, che è doveroso economicamente e moralmente tagliare le pensioni attuali per dare una possibilità ai pensionati di domani.

    Il pessimo Boeri è il cattivo maestro della riforma Fornero, nel senso che la sua propaganda pluriennale ne è la premessa ideologica, sua è la reponsabilità della tragica favoletta , da lui ripetuta fino allo sfinimento, che l' innalzamento dell'età pensionabile non avrebbe comportato disoccupazione giovanile, sua è la reponsabilità di aver propagandato (da tecnico ed esperto) l'abolizione delle pensioni di anzianità come riforma a costo zero senza prevedere non dico ipotesi un pò elaborate come il problema dell'invecchaimento della PA o il ruolo sostituvo nelle famiglie dei pensionati alla mancanza di strutture di welfare come li asili, ma cose che sedicenti tecnici come lui che avevano sproloquiato in materia per anni avrebbero dovuto consocere e segnalare , come gli esodati o quindicennali .
    Passando alla proposta : la solidairetà fra chi sta meglio e chi sta o starà peggio è sicuramente doverosa , ma non capisco perchè addosarlo solo ad una categoria che acquistato un diritto, terminando totalmente la propria prestazione . E perchè no a chi ha case , patrimoni mobiliari....
    Tra l'altro la proposta sarebbe di scegliere coloro che hanno o avranno nei prossimi anni una pensione medio alta e che sono , con certezza matematica , coloro che , lavoratori dipendenti o autonomoni hanno pagato negli ultimi decenni insieme ai contributi sociali comunque considerevoli anche la quasi totalità dell' IRPEF di questo paese , questo paese caratterizzato dall' evasione che conosciamo. Che si chieda proprio a costoro un ennesimo contributo finanzairio mi sembra veramente , come dire , "originale".
     
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