Quando la razza inferiore eravamo noi

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    Il titolo è volutamente provocatorio , mi serve per intrudurre una documentazione veramente preziosa a cura dei miei amici di "Democrazia pura" sito di ispirazione repubblicana promosso da un mio carissimo amico di Cassino.
    Si mostra una serie di terribili vignette antiitaliane di circa un secolo fa , quando ad emigrare eravamo noi . Ogni vignetta è accompagnata da una didascalia , consiglio di considerarle tutte , ma riporto qui di seguito quelle a mio modo più signifcative. Alcune sono veri incitamenti a linciaggi (che avvennero) ovviamente tutte sono piene di insulti ai "buonisti" di allora , alle politiche lassiste sull' immigrazione , che richiama la feccia da tutto il mondo.


    Figura 6. Assassini. The Mascot, New Orleans, 13 Aprile 18897. I risultati della politica di accoglienza in America: “Miserabili, vagabondi, assassini e altra feccia europea e asiatica. Rifiutati altrove, sono facilmente sbarcati qui”. In primo piano un italiano con un coltello insanguinato ed inciso dalla parola “vendetta”.

    Figura 8. Mafiosi. Litografia di Grant E. Hamilton apparsa il 4 Aprile 1891. Il titolo: “Dove è la colpa”. Un uomo vestito da giudice, con il cilindro in mano, dice a Zio Sam: “Se l’immigrazione fosse stata correttamente limitata non dovresti più preoccuparti dell’anarchia, del socialismo, della mafia e di altri simili maledizioni”. E indica un’orda di immigrati appena sbarcati qualificati come: socialista tedesco, anarchico russo, vagabondo polacco, brigante italiano, galeotto inglese, irlandese miserabile. Un accigliato Zio Sam si appoggia ad un edificio pubblico. Ai suoi piedi è posto un elenco dei mali di cui soffre l’America: mafia a New Orleans, anarchici di Chicago, socialisti a New York.

    Figura 16. La mano nera. Caricatura di Samuel D. Ehrhart pubblicata su The Puck Magazine del 2 Giugno 190917: lo stolto pifferaio. Zio Sam suona il piffero della “molle legislazione sull’immigrazione” trascinandosi dietro un’orda di ratti etichettati come assassini, ladri, truffatori, criminali, ecc. Spicca il simbolo della mano nera italiana. Sullo sfondo i governanti dei Paesi di origine esultano.

    Figura 19. Guappi. Life Magazine, 191120. Wop è un termine offensivo dello slang, specificatamente rivolto agli italiani, che sta per guappo o cafone. Deriva da “WithOut Passport o WithOut Papers” (senza passaporto o senza documenti) ma la pronuncia anglosassone uàp fa esplicito riferimento alla parola “guappo”. La descrizione: “un chilo di spaghetti e una bandana rossa, lo stiletto e i pantaloni di velluto; aggiungi l’aglio da inghiottire a grandi bocconi e un talento a lustrare stivali”.

    Figura 23. Pugno di ferro. Il settimanale illustrato The Wasp, pubblicato a San Francisco, si era specializzato nella polemica spesso feroce verso l’immigrazione cinese26. Già il nome, the Wasp (letteralmente la vespa) faceva chiaro riferimento all’acronimo White Anglo_Saxon Protestant ad indicare il tema prevalente trattato nella rivista e costituito dalla difesa degli interessi del nucleo americano originario. Con un’evidente connotazione razziale e religiosa. Il 4 Agosto 1888, la rivista pubblica una vignetta nella quale cinesi e italiani vengono accomunati per essere contrapposti alla comunità Wasp. La firma è costituita da una W la cui grafia ricorda l’autore di altri disegni, Walter. Essa mostra un colono bianco americano che tiene in pugno un immigrato cinese e uno italiano. Il sottotitolo: “Quello che vorremmo vedere”. Un’esaltazione della politica del pugno di ferro che non tarderà a produrre frutti.

    Figura 24. Un trattamento speciale. The Mascot, New Orleans, 7 Settembre 188827. Il titolo, posto nel mezzo, afferma “A proposito della popolazione italiana”. I riquadri superiori mettono in ridicolo alcune abitudini: la puzza dei piedi, i locali sovraffollati adibiti a dormitorio, le aggressioni di cui erano protagonisti gli emigranti e definite sarcasticamente “piacevoli passatempi pomeridiani”. I riquadri inferiori suggeriscono il modo di “smaltire” gli italiani: gettati a mare chiusi in una gabbia o catturati come animali. Anche questo invito alla maniere spicce non rimarrà inascoltato.

    Figura 25. I linciaggi. Nella copertina del settimanale newyorkese Puck Magazine del 25 marzo 1891, il fumettista Louis Dalrymple rappresenta la Mafia che terrorizza la giuria del processo per l’omicidio del sovraintendente di polizia di New Orleans David Hennessy28. Dell’assassinio erano stati accusati 19 italiani di origine siciliana, poi assolti al termine del dibattimento per l’assoluta mancanza di prove. L’episodio, narrato ne “L’Orda” di Gian Antonio Stella29, suscitò una vasta protesta nella popolazione autoctona. Il 14 Marzo 1891, una moltitudine di persone (tra le 3.000 e le 20.000) si riunirono in piazza e sotto la guida dell’avvocato William Parkerson assaltarono la prigione dove erano ancora detenuti undici italiani: due furono impiccati, gli altri assassinati a fucilate. Altri tumulti violentemente razzisti si ebbero nei giorni seguenti. Il Presidente Benjamin Harrison fu tra i pochi a mantenere i nervi saldi definendo il linciaggio “un’offesa contro la legge e l’umanità” e proponendo il risarcimento per i familiari delle vittime. Ricevette in cambio una richiesta di impeachment, una polemica feroce e l’accusa di sperperare i soldi pubblici per ricompensare degli assassini. Perse le successive elezioni presidenziali. Gli autori dell’eccidio rimasero impuniti.
    Figura 26. Diplomatici da strapazzo. A seguito dell’eccidio di New Orleans il governo italiano, pressato dall’opinione pubblica nazionale, chiese giustizia protestando vivacemente per la lentezza e la cautela delle indagini. La tensione con il governo americano crebbe sino alla rottura delle relazioni diplomatiche ed il richiamo in patria dei rispettivi ambasciatori30. Il 12 Aprile 1891 il “Philadelphia Inquirer” pubblica sull’argomento due vignette31. Nella prima, “I La causa”, si vede Rudinì, Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, che elemosina suonando l’organetto, l’ambasciatore italiano a New York Fava con le sembianze di scimmia ed il Re Umberto I che vende noccioline. Il Segretario di Stato americano Blaine rovescia il tavolo della mercanzia. Il sottotitolo è eloquente: ”la fine delle certezze italiane. I diplomatici dilettanti avevano trovato la propria strada sino a quando Blaine intervenne e rovesciò la situazione”. Il riferimento è ai mestieri di strada praticati dagli immigrati italiani e rappresentati nelle sembianze di suonatori ambulanti e venditori vari con cui sono mascherate le autorità governative. Nella seconda vignetta, dal titolo “II L’effetto”, si vedono le conseguenze della tensione tra Italia e Stati Uniti: Rudinì ed Umberto I sono intenti ad affilare uno stiletto, l’arma tipica della malavita italiana; l’ambasciatore Fava è ancora raffigurato sottoforma di scimmia innocua; a terra giacciono armi assai poco minacciose tra le quali un cannone giocattolo. Il sottotitolo chiosa sarcasticamente: “il sangue italiano che ribolle”. Immagini che irridono ad un Paese giudicato ridicolo. L’inchiesta delle autorità americana non darà alcun esito e gli imputati saranno tutti prosciolti. Qualche anno dopo, il 21 Luglio 1899, a Tallulah, in Lousiana, verranno linciati altri cinque italiani di origine siciliana: Francesco Fatta (30 anni), Giuseppe Fatta (36 anni), Pasquale Fatta (54 anni), Rosario Fiduccia (37 anni), Giovanni Cerami (23 anni). I motivi assolutamente futili32. I cinque italiani verranno impiccati e i cadaveri oltraggiati a fucilate.


    Figura 34. Vietato agli italiani. Hans Sigg, Neberspalter, 31 Agosto 1960 “Stanze in affitto (non agli italiani!). La coscienza svizzera oggi. L’Italia è in pieno boom economico. I lavoratori italiani sono merce rara”. Nonostante l’impetuosa crescita economica dell’Italia, gli italiani continuano a non essere graditi nemmeno come clienti.

    Figura 35. Tratta delle bianche e prostituzione. The Day Book, quotidiano pubblicato a Chicago, riporta questa vignetta di Will Dyson il 13 Marzo 191339. La tratta delle bianche finalizzata al mercato della prostituzione riguardava in quegli anni in particolare l’Italia e la Francia. Napoli era il principale porto da cui avvenivano le partenze.


    www.democraziapura.altervista.org/?page_id=7649
     
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    Wow. Me lo sono letto tutto. Ero a conoscenza di cose simili ma non ho mai potuto vedere anche delle immagini collegate. La cosa non mi meraviglia di certo. Ci permettiamo tanto di sparare sentenze sui migranti di oggi, quando sarebbe meglio riflettere su chi eravamo e cosa abbiamo portato noi ieri.
     
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    CITAZIONE (TimeTravel_0™ @ 3/1/2016, 00:13) 
    Ci permettiamo tanto di sparare sentenze sui migranti di oggi, quando sarebbe meglio riflettere su chi eravamo e cosa abbiamo portato noi ieri.

    Sinceramente non vedo la contraddizione. Che l'italiano all'epoca non fosse percepito bene all'estero non mi giunge certamente nuovo, né credo che quella percezione all'epoca fosse campata in aria (siamo certo stati responsabili per quell'immaginario).
    Molti di quei temi furono denunciati anche dal cinema neorealista italiano, ad esempio sulla tratta delle bianche è stato fatto anche un film "la tratta delle bianche" (è un bel film, io ne sono venuto a conoscenza per via della presenza di una doppiatrice che amo alla follia, Tina Lattanzi) .

    Per me il razzismo vero è quello che ha riguardato gli ebrei. Perché? Perché di fatto erano secolarizzati e integrati nel nostro sistema (avvocati, medici, ingenieri, farmacisti, orologiai, musicisti, banchieri, gioiellieri), persone mediamente più colte e che realmente non hanno fatto nulla per meritare il marchio di infamia che si trovarono addosso al tempo delle persecuzioni naziste.

    Non erano ladri, non erano assassini, non erano malavitosi, non erano papponi, eppure furuno un bersaglio ingiustificato di satira.

    Possiamo dire lo stesso degli italiani?
    Premesso l'ovvio, e cioè che assolutizzare le generalizzazioni è sbagliato, le generalizzazioni non sono evitabili.
    Che il calcio sia uno sport popolare in Italia è vero, anche se a me (insieme a qualche altra mosca bianca) non piace.
    Che siamo casinisti è vero, che abbiamo un tono di voce più alto nel parlare è vero, che gesticoliamo è vero.
    Gli stereotipi sono stereotipi, d'accordo, ma non nascono dal nulla, non c'è una persona che se li inventa di notte.

    La satira, per essere riconoscibile, deve passare appunto attraverso un dato di realtà abbastanza comunemente percebile, altrimenti non veicolerebbe il messaggio.

    Io certo non concepisco il nostro popolo come feccia, ma capisco perfettamente come e perché in determinati periodi storici siamo stati percepiti così malamente. Non posso certo dare la colpa ai vignettisti, se ritraevano il nostro popolo così, eravamo contadini analfabeti ai tempi della grandi emigrazioni (mentre il popolo ebraico non ha mai conosciuto analfabetismo in tutta la sua storia), non potevamo certo rappresentare stile ed eleganza.

    Un altro caso di razzismo conclamato è quello che ha riguardato i neri. I neri non sono certo emigrati in America di loro spontanea volontà. Lì il razzismo è servito per avere schiavi.


    Ma quando uno parla male dei rom, degli zingari, o degli albanesi. Lo fa perché è razzista o perché al fondo dello stereotipo c'è qualcosa di vero? Certo che è esista anche Moira Orfei, ma il prototipo degli zingari non è Moira Orfei, per quanto, sarà un caso, gli zingari legati al business del circo o delle giostre, non hanno lo stesso marchio di infamia degli altri.
    Io conosco bravissime persone in tutte queste categorie (zingari, albanesi, rom), ma il marchio di infamia che queste persone sono costrette a subire non deriva dal nulla, non è pioviuto dal cielo, non è stato affiabbiato loro per una ragione ideologica politica, ma è e subentrato a partire da fatti di cronaca.
    Il pregiudizio non costituisce problema se si lascia il beneficio del dubbio ai singoli, il problema è quando il pregiudizio diventa persecuzione sistematica e di polizia, tutte cose che in Italia sono lontanissime.

    Si parla come se in Italia vigesse un sistema di persecuzione, quando non c'è niente del genere. Parlare della chiusura dei campi rom non solo non è sbagliato, ma è giusto (in nessuna realtà europea gli stati permettono che esistano campi in cui la legalità è totalmente sospesa), perché altrimenti è una discriminazione all'incontrario. La prova del fatto che sono tutte chiacchere quelle sul razzismo degli italiani è che quando un'esponente della lega (brutta, sporca, cattiva e razzista per definizione) è andata in una campo rom è stata presa a schiaffi.
    Secondo voi un ebreo avrebbe potuto prendere a schiaffi una guardia delle SS? E un nero un bianco negli anni 60?
    Invece una zingara prende a schiaffi una donna della lega e tutti i giornali (o quasi) danno ragione alla zingara (perché la leghista se l'era andata a cercare)

    Si possono dire tantissime cose negative sugli e degli italiani, ma noi siamo un popolo non razzista quasi per antomasia, solo che siccome per default dobbiamo sempre parlare male dell'Italia e degli italiani, ci affibbiamo anche difetti che proprio non abbiamo.
     
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    Il fenomeno della discriminazione, del razzismo, dei pregiudizi è certamente complesso ed avviene a livelli diversi. Gli esempi portati sono molto significativi, il commento di mr.chipko certo tocca alcuni punti importanti, ma non esaurisce il discorso. (A proposito, io sono una delle mosche bianche, il calcio, amatissimo anche qui in Germania, tanto che la cancelliera Merkel, come del resto altri politici ed anche i suoi predecessori, non perde occasione di farsi vedere agli stadi in occasione di incontri internazionali, non mi interessa minimamente: lo trovo, come del resto gli sport agonistici in genere spettacolo noioso e insignificante) Non va dimenticato che anche tra gli ebrei stessi esistevano (e esistono provabilmente ancora) discriminazioni non lontane dal razzismo a livello sociale e di provenienza. In proposito ho trovato di recente qulche richiamo in un libro che ho letto recentemente Edmund De Waal, Un'eredità di avorio e ambra, e che mi è piaciuto, per altri motivi, molto.

    Quel che però vorrei raccontare qui è come ci si sente da immigrati e vorrei citare tre episodi vissuti da me, risalenti agli anni '70 del secolo scorso. Il primo avvenne quando a Zurigo, dove frequentavo un istituto presso il quale svolgevo studi di formazione professionale recandomi lì settimanalmente per un giorno e continuando a vivere e lavorare in Italia, mi rivolsi alla polizia degli stranieri in quanto volevo chiedere il permesso di soggiorno per effettuare durante le vacanze estive un periodo di praticariato, richiesto dai miei studi, in Isvizzera e immediatamente mi venne comunicato, con un certo tono minaccioso che anche per venire un giorno alla settimana a studiare non bastava il passaporto turistico ma abbisognavo di un permesso speciale. Fortunatamente avevo con me gli estratti conto della banca svizzera presso la quale detenevo un conto e con lo spirito pratico elvetico il conto in banca, non del tutto esiguo, sostituì il permesso mancante. Esperienza per un lato positiva nel risultato, per l'altro discriminante a livello sociale, anche se a mio favore.

    Il secondo episodio si riferisce alla procedura cui fui sottoposto quando emigrai in Svizzera. Ottenuti dal futuro datore di lavoro i permessi necessari (il lavoro in Isvizzera non lo avevo cercato, ma mi era stato offerto durante il praticariato di cui sopra senza che io avessi avuto o tanto meno manifestato l'intenzione di trasferirmi, ed io avevo accettato) al confine di Chasso venni sottoposto assieme ad altri immigranti a visita medica, schermografia ecc. Una procedura un po' da visita di leva, a mio avviso umiliante, anche se forse giustificata dal punto di vista sanitario.

    Il terzo avvenne quando già lavorando in Isvizzera ritornavo per il fine settimana in Italia. Alla stazione di Zurigo, in attesa del treno, mi ero seduto al bancone di un ristorante leggendo un giornale italiano e un signore italiano che, pure in attesa del treno, che si era seduto vicino a me intavolò un discorso, di quelli superficiali, tipici degli incontri casuali tra connazionali all'estero. Uno dei tre o quattro ragazzotti svizzeri che sedevano vicino a noi disse ad alta voce nel dialetto di Zurigo che era meglio andarsene, sennò avrebbero richiato di imparare l'italiano, al che risposi in tedesco che potevano restare e farlo tranquillamente, in quanto l'italiano era una delle lingue della confederazione. I ragazzotti ammutolirono e rimasero seduti; con ogni provabilità avevo dato l'impressione che fossi ticinese, non italiano. Però il sentirsi discriminati, senza aver dato alcun adito a farlo, dà quanto meno molto fastidio e può indurre ad atteggiamenti che magari poi finiscono a rafforzare i pregiudizi.

    Edited by dceg - 1/2/2016, 15:11
     
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    io non penso che gli italiani siano un popolo razzista perchè devo parlare male dell'Italia, lo faccio perchè al fondo di questo stereotipo c'è qualcosa di vero.
     
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    Caro Dceq discutemmo 5 anni fa sullo stesso tema , e mi capitò di citare alcuni brani del bellissimo libro di Stella "l'orda, quando gli albanesi eravamo noi " lo ripropogo corretto delle citazioni della discussione di allora (che comunque chi vuole può andare a vedere al link ) e caro Dcep vedrai che ci sono molte citazioni che riguardano al Svizzera. Se non avevi ancora letto , spero ti interessi

    A chi è animato da ferree certezza su chi è noi e chi è altro consiglierei un libro bellissimo “l’ orda” di Gian Domenico Stella. E impressionante come tanti giudizi ( e pregiudizi) che ora vengono profusi sulle caratteristiche immutabili di popoli altri , fossero riversati sugli italiani , italiani che ora vengono giudicati ovviamente ben diversi , siamo bianchi , cristiani …
    “riservate le terre agli Australiani” gridava l’ Age di Melbourne alla fine dell’ 800 “contro l’ arrivo sulle nostre sponde di inferiori tipi umani del sud europa”. “bevono vino come noi beviamo tè ( ci ricorda Tremonti e la polenta contrapposta al cous cous, ignorando nella sua ignoranza che quest’ ultimo è descritto dall’ Artusi) “Usano coltelli e rasoi invece del pugno come nell’ uso australiano “ “conservano fino alla quarta generazione la loro lingua e i loro costumi “ ( e non avevano manco gli iman !) e poi l’ immancabile “vogliono cacciar via gli australiani” (op cit pag 178) . Erano cattolici e gridava il reverendo Marsden “se le autorità permetteranno la pratica della religione cattolica entro un anno la causa dell’ impero britannico sarà perduta” venivano presentati libri di testo cattolici in cui i santi offrivano l’ Australia alla vergine Maria . Scandalo ed interrogazioni parlamentari “Che diritto hanno di offrire l’ Australia alla vergine Maria, Non gli va bene Re Giorgio” (op cit pag 223)
    Ma quelle erano cose che succedevano al di là dell’ oceano , alcuni osservano che c’è una gran differenza quando gli occidentali migrano fra gli occidentali , rispetto a quando sono gli "altri", i mussulmani a farlo.
    26 luglio1896 Zurigo, un arrotino tedesco viene ucciso da un italiano (poi condanato a tre mesi , riconoscendogli la legittima difesa durante una rissa) si scatena la caccia all’ italiano assaltate casa, bar, negozi … gli italiani evacuati con treni speciali.
    La municipalità interpreta i fatti come “esplosione degli offesi sentimenti di diritto della nostra popolazione indigena” ed emana un regolamento nel quale fra l’ altro si proibisce agli ospiti di sostare sui marciapiedi intralciando il passaggio e di ballare nei locali pubblici senza l’ autorizzazione dell’ ispettore di polizia se non per sei domeniche l’ anno”
    I nostri concittadini erano veramente i mussulmani di allora “ il Maulbeerweg e il la Isteinerstrasse sono diventati invivibili a causa degli italiani che li frequentano” (verbale del 1896) Petizione al consiglio di Basilea “non possiamo permettere ai nostri bambini di andare per strada e rischiare che tornino con i pidocchi degli sporchi bambini italiani” (op cit pagg228 -230)
    Ma sono cose di più di un secolo fa !
    James Schwarzenbach svizzero che organizzò 40 anni fa tre referendum contro gli italiani a proposito della richiesta dei nostri emigrati di ricongiungersi con le famiglie: “Sono braccia morte che pesano sulle nostre spalle . Che minacciano nello spettro di una congiuntura lo stesso benessere dei cittadini svizzeri. Dobbiamo liberarci del fardello . Dobbiamo soprattutto respingere dalla nostra comunità coloro che abbiamo chiamato a svolgere i lavori più umili e nel giro di pochi anni migliorano la loro posizione . Studiano, si ingegnano , mettono in crisi l’ operaio svizzero che resta inchiodato al suo sgabello con davanti in poltrona l’ex guitto italiano” (op cit pag 235)


    https://storiaepolitica.forumfree.it/?t=44498598&st=30
     
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    Grazie per l'indicazione.
    Le mie esperienze di immigrato sia in Svizzera che poi in Germania sono, a parte i tre episodi citati, del tutto positive, ma forse atipiche: io sono (stato) un immigrato "di lusso" con un titolo accademico, una funzione professionale riconosciuta e rispettata, per di più cresciuto in un'atmosfera culturale sì italiana ma di impronta mitteleuropea, tanto che assumere la cittadinanza tedesca rinunciando a quella italiana per me non ha comportato difficoltà alcuna, anzi, non aver più a che fare con certi (non tutti!) funzionari del consolato italiano è stato un sollievo!
     
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    CITAZIONE (Ektor_Baboden @ 3/1/2016, 23:29) 
    io non penso che gli italiani siano un popolo razzista perchè devo parlare male dell'Italia, lo faccio perchè al fondo di questo stereotipo c'è qualcosa di vero.

    Ti basta guardare alla nostra storia per vedere che non è vero (ovviamente le eccezioni esistono sempre), se non ti basta la storia dell'arte e dell'architettura che dimostra come di fatto abbiamo saputo assorbire ogni tipo di influenza, prova a leggere Hannah Arendt e vai a vedere cosa diceva degli italiani, poi vai a parlare con un ebreo francese e paragona la sua esperienza con quella dell'italiano.
    Se persino nelle pagine più nere della nostra storia, penso al fascismo, il razzismo non è riuscito a penetrare in modo capillare, ma vi è sempre stata una resistenza a quasi tutti i livelli della società, vorrà pur dir qualcosa.

    Io non sostengo che in Italia non ci siano razzisti, ma che la nostra società e cultura non lo è.

    Sembri dimenticare che se qualcuno in italia dice che occorre sparare ai barconi, ci sono stati che lo fanno davvero e non da oggi e non da ieri. Sarà per via dell'impostazione cattolica che ho, ma io separo nettamente ciò che uno dice da ciò che uno fa.

    Tu sinceramente credi che in Italia, se mai si arrivasse a sparare su un barcone, non ci sarebbe un sollevamento popolare?
    Certo magari non da ogni singolo cittadino, ma ti assicuro che anche frai i leghisti e i simpatizzanti leghisti ne troveresti di persone che si opporrebbero a un simile provvedimento.

    Forse l'unico movimento veramente a favore sarebbe forza nuova, ma non mi pare che sia molto rappresentativo del campione degli italiani.

    Edited by mr.chipko - 4/1/2016, 14:33
     
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    Io non credo che noi italiani siamo un popolo razzista, ma mi preoccupa il fatto che negli ultimi anni il numero di persone avvicinatesi a posizioni razziste e a diversi pregiudizi sia aumentato. E' in qualche modo naturale, per quanto non auspicabile, che ciò avvenga in periodi di forte immigrazione, ma è necessario non transigere. Gli stereotipi che in passato hanno colpito anche i nostri connazionali all'estero (anche se non ovunque con la stessa intensità; non ho notizie di grossi fenomeni di odio verso i numerosi italiani in Argentina per esempio) devono servirci come monito a non cedere mai all'errore di generalizzare, di fare, come si suol dire, "di tutta l'erba un fascio", sebbene sia vero che sotto ogni stereotipo possa esserci un fondo di verità.
     
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    Francamente bisognerebbe smettere di parlare di "preconcetti", alle medie avevo una professoressa che continuava a dirci che la cultura italiana era superiore, noi non eravamo razzisti, i tedeschi erano stati dei mostri e gli americani non erano tanto distanti, odiavano i "negri", mentre noi no, noi li amavamo.
    Avevo 11 anni e vivevo in un bar, ci vivevo proprio e ascoltavo i discorsi dei clienti, quello che ho sentito sui meridionali .........e pensavo, gli americani ce l'hanno con i neri, questi coi terroni, non sarà che non siamo razzisti perchè noi i neri non li abbiamo?
    Fare i santi criticando gli altri è uno sport comodo, i civilissimi paesi nordici, sempre additati come faro di civiltà stanno chiudendo le frontiere, la Danimarca sequestrerà i beni dei migranti superiori a 400 Euro per aiutare a sostenere l'immigrazione di coloro che, a loro parere, ne avranno diritto, la Svezia chiude le frontiere con la Danimarca, all'est è anche peggio, la Merkell insiste nel voler aprire, tra critiche di tutti i suoi, nel frattempo paga attraverso l'Europa 3 miliardi alla Turchia perchè se li tenga e mi piacerebbe sapere quanti ne sono effettivamente entrati fino ad ora in Germania, l'Austria ha il filo spinato, l'Inghilterra ha chiuso da un pezzo e la Francia è sulla strada.
    Ora, questi paesi, soprattutto i nordici, prima di conoscere l'immigrazione avevano preconcetti, certo, pensavano che l'accoglienza e l'immigrazione fosse un dovere ed un grande piacere, salvo accorgersi che questa nobilissima idea era un preconcetto, velocemente svanito quando i sogni divertano realtà fattuale, difficile, faticosa e dispendiosa, tutto qui.

    L'importante è che questi sentimenti non diventino rabbia e siano incanalati, mediati e controllati il più possibile, cum grano salis, altrimenti vere ideologie razziste potrebbero nascere come in passato ed incanalate in veri partiti antidemocratici e dittatoriali, ma per fortuna mi pare che siamo lontani da simili terribili pericoli.

    Edited by Romeottavio - 4/1/2016, 17:54
     
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    CITAZIONE (Oskar @ 4/1/2016, 15:03) 
    Gli stereotipi che in passato hanno colpito anche i nostri connazionali all'estero (anche se non ovunque con la stessa intensità; non ho notizie di grossi fenomeni di odio verso i numerosi italiani in Argentina per esempio) devono servirci come monito a non cedere mai all'errore di generalizzare, di fare, come si suol dire, "di tutta l'erba un fascio", sebbene sia vero che sotto ogni stereotipo possa esserci un fondo di verità.

    Ma la generalizzazione non è un errore!
    L'errore è rendere assoluta la generalizzazione senza tenere conto delle circostanze.

    La mente umana procede per categorizzazioni e generalizzazioni, senza la generalizzazione non si potrebbe nemmeno ragionare o apprendere.

    Se una persona mangia i frutti di mare per la prima volta e sta male, è difficile che non generalizzi. Poi se è una persona intelligente può riprovare a distanza di tempo, ma se starà male ancora basteranno due soli singoli casi per tenere quella persona lontata a vita dai frutti di mare. Solo se per un determinato motivo (i frutti di mare sono l'unico alimento disponibile) la persona in questione sarà costretta a continuare a mangiarne, ella inizierà a cercare di capire se è la qualità, la marca, la freschezza o la provenienza la causa del suo malessere.

    Ed è così per tutti. Pensate ai vostri acquisti, basta che abbiate avuto un solo episodio negativo con una marca di computer o di tv o di telefono per farvi stare lontano da quel marchio per anni e anni.

    L'uomo funziona così. Poi grazie a Dio è in grado di pensare, per cui magare riesce a capire che un forno Smeg da 200€ probabilmente non sarà lo stesso di un forno Smeg da 1000€


    Io le generalizzazioni le faccio eccome, in rete ad esempio, se il venditore privato non mi offre PayPal come sistema di compravendita, non compro, non mi fido neanche più del bonifico bancario. Poi magari faccio le mie valutazioni, se vedo che mi offre sia pay pal che altro posso optare anche per altro.

    Se uno va a comprare "l'affare" sul mercato di Forcella a Napoli lo fa a suo rischio e pericolo, sapendo che potrebbe perfettamente rischiare il pacco. La generalizzazione è pienamente giustificata, poi magari possono sussistere i singoli casi.

    Tutti noi viviamo di pregiudizi (e preconcetti), per il semplice fatto che ci è impossibile giudicare a fondo ogni singola cosa (non sempre abbiamo la possibilità di approfondire in tempo utile). Pertanto, questa è la mia tesi, l'onere di non alimentare il pregiudizio sta all'altro, non a me. Il mio onere consiste nel lasciare all'altro la possibilità di dimostrarmi che non appartiene allo stereotipo.

    Se una ditta non vuole avere una cattiva reputazione deve vendere prodotti di qualità, ma anche chi ha una buona reputazione deve continuare a mantenerla perché altrimenti tutto il pregiudizio positivo si esaurirà in qualche decade.

    Se il pregiudizio degli italiani è mutato nel corso del tempo, non è certo merito dei paesi ospitanti che finalmente hanno capito e saputo accettare l'italiano, ma perché gli italiani hanno saputo riscattarsi e hanno dimostrato di essere utili in quella società.


    Io questa pretesa (che in Italia è incarnata dalla sinistra) che sia il padrone di casa a doversi adeguare all'ospite che bussa alla porta di casa sua non l'ho mai capita, né la capirò mai. Non solo il padrone di casa apre la porta e lo ospita, ma non deve nemmeno permettersi di dire nulla sulle norme di comportamento per non sembrare scortese. A me sembra un discorso surreale. Se uno viene a casa mia, anche se l'ho invitato io, non fuma (punto e basta), e se di nascosto va a fumare in bagno non mi sembra irragionevole che quella persona non metta più piede in casa mia.

    Lo stesso onere ora tocca ai musulmani, più prenderanno le distanze, più aumenteranno le denunce fatte dall'interno della loro comunità, più saranno propensi a riconoscere l'uguaglianza di dignità fra l'uomo e la donna, più il pregiudizio anti-islamico verrà meno.

    Certo io posso dire e ripetere che non bisogna far di ogni erba un fascio, ma questo mio generico appello al buon senso cadrà nel vuoto se poi la comunità in questione non fa il possibile per smarcarsi dal pregiudizio.
     
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    ma chi è che dice che il padrone di casa deve adeguarsi all'ospite?
     
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    CITAZIONE (Ektor_Baboden @ 4/1/2016, 21:02) 
    ma chi è che dice che il padrone di casa deve adeguarsi all'ospite?

    Hai presente tutti quei ben pensanti che nel 2002 si schierarono coll'UCOI quando chiese di rimuovere il "cadaverino" dai luoghi pubblici? Hai presente tutti quelli che affermano che noi non possimo giudicare la loro cultura e quindi nemmeno il modo che loro hanno di trattare la donna?
    Che poi sono gli stessi benpensanti che davano spazio in tv e nei talk a "Maria Giulia Sergio", io me la ricordo bene all'epoca, e sebbene ero lontanissimo dall'immaginare che sarebbe divenuta una foreign fighter, mi era chiarissimo che non era il caso di darle spazio in tv sia per quello che diceva sia per come lo diceva (ma i penpensanti sono democratici e inviterebbero nel salotto buono di casa loro anche il futuro assassino della propria madre).

    Hai presente quei giornalisti che fanno le inchieste sulle maestre delle scuole elementari che non hanno fatto il regalo della prima comunione ai bambini musulmani? Ed ecco che le maestre diventano subito brutte sporche e cattive.

    Spero che ora sia più chiaro, è difficile discutere di integrazione se sulla scena pubblica chi si proclama suo paladino e difensore propugna idee del genere. Poi ci si meraviglia se ad un certo punto la gente semplice dice basta e si lascia adescare da derive più populiste.
     
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    CITAZIONE (mr.chipko @ 4/1/2016, 21:57) 
    CITAZIONE (Ektor_Baboden @ 4/1/2016, 21:02) 
    ma chi è che dice che il padrone di casa deve adeguarsi all'ospite?

    Hai presente tutti quei ben pensanti che nel 2002 si schierarono coll'UCOI quando chiese di rimuovere il "cadaverino" dai luoghi pubblici?

    Hai presente l'amico Chipko che suggerendo come trattare i musulmani immigrati in Italia posta un articolo su una alzata di ingegno della fantomatica Unione dei musulmani d'Italia , tra l'altro fondata da un cittadino italiano di famiglia scozzese egiziana, e la confonde con l'UCOII , che, con tutti i suoi difetti è la maggiore associazione islamica italiana e quella proposta non l'ha mai fatta ?

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-adel-s...fissi-10121.htm


    https://en.m.wikipedia.org/wiki/Adel_Smith
     
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    In effetti il sito della UCOII ultimamente è molto cambiato, è aperto al dialogo e condanna la violenza e il fondamentalismo, un cambio di rotta apprezzabile rispetto a qualche anno fa, questo articolo è del 2007, in 9 anni pare che molte idee si siano evolute, e di questo non possiamo che essere contenti.
    http://blog.ilgiornale.it/foa/2007/10/27/c...ondamentalista/

    Comunque i volti dell'Islam in Italia sono alquanto variabili, se cercate con Google "Forum Islamico" questo è il primo che appare, credetemi, vale la pena di visitarlo:
    http://islam.forumup.it/forum-56-islam.html
     
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