PD prossimo alla scissione: la fine politica di Renzi?

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    Il PD si avvia al congresso dando l'impressione di essere a un passo dalla scissione interna. D'Alema, Bersani, Emiliano, Speranza e molti altri sembrano pronti ad abbandonare il partito in aperta polemica con Renzi, che lo ha plasmato in una formazione politica fatta a propria immagine e somiglianza.
    Riflettevo: Renzi fu eletto segretario del PD a fine 2013, con un voto plebiscitario alle primarie democratiche. Poco dopo giunse a Palazzo Chigi e stravinse le elezioni europee. Il giovane Matteo aveva suscitato grandi speranze di rinnovamento.
    Poche settimane fa si è dimesso da premier a seguito del disastroso esito del referendum sulla riforma costituzionale che aveva tanto voluto e oggi il bilancio dei suoi tre anni da segratario del PD e dei due anni da presidente del Consiglio parla di riforme della Pubblica Amministrazione e della legge elettorale bocciate dalla Consulta, riforma costituzionale bocciata a larga maggioranza dagli italiani, rischio di procedura di infrazione da parte dell'UE ai danni dell'Italia, leggi clamorosamente impopolari come il Jobs Act e la Buona Scuola e partito unitario del centrosinistra in pezzi e con sempre meno iscritti a poche settimane dall'inizio del congresso. Che sia ora per Renzi di mantenere almeno una promessa e di ritirarsi a vita privata?
     
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    Ho avuto la sensazione che il PD avrebbe potuto spaccarsi nel 2013, contestualmente all'elezione presidenziale. Dopo il fallimento della candidatura Prodi, il partito era di fatto diviso tra coloro che avrebbero voluto votare Rodotà insieme al Movimento 5 Stelle e quelli che avrebbero preferito l'alternativa Cancellieri insieme ai centristi ed al centrodestra. Sono personalmente convinto che la scelta di riconfermare Napolitano fu adottata principalmente per evitare una spaccatura insanabile del PD. Se infatti si fosse verificata quella, il Presidente della Repubblica sarebbe stato eletto di stretta misura, e non sarebbe stato, per la prima volta nella storia repubblicana, una figura super partes. Ma soprattutto, che esecutivo sarebbe potuto nascere? O un governo egemonizzato dai grillini, cosa su cui ancora oggi ci sono scetticismo e timore; oppure un governo sostanzialmente di centrodestra, e questo sarebbe stato inaccettabile per molti, dopo tutto il lavoro che era stato fatto, nella legislatura precedente, per distruggere la coalizione berlusconiana.
    La scelta di confermare Napolitano fu la scelta di preparare il terreno a un rassicurante governo di larghe intese, che poi però si è via via colorato maggiormente con i colori del PD, che ci ha messo il segretario/capo carismatico. Questa esperienza di governo però non è bastata a tenere cementato il partito. Le controversie su valori, idee e programmi sono ancora quelle del 2013.
     
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    Secondo me la scissione è già avvenuta di fatto quando la minoranza si è schierata apertamente per il no fondandone alcuni comitati.

    La colpa? Per come la vedo io è di Renzi.
    L'impressione, da esterno, è che la minoranza (per la quale non è che nutra chissà quali simpatie) abbia più volte cercato di essere conciliante e di trovare un dialogo, dialogo che veniva puntualmente risputato in faccia con tanto di sberleffi e insulti.
    Renzi si è dimostrato totalmente incapace di dialogare con qualsiasi personalità che avesse una visione non coincidente con la sua.
    Prodi (che proprio non mi è mai piaciuto) era almeno in grado di concertare.

    Renzi ha tenuto in piedi il partito per una sola semplicissima ragione (la stessa di Berlusconi): sapeva vincere le elezioni.

    Alla fine, è triste dirlo, in politica, non contano le idee, i programmi, lo spirito, contano i voti. Se sai prendere voti tutto il resto non conta (se sei di sinistra, perché se di destra si invocano i fantasmi del regime autoritario).

    Il peccato più grande di Renzi, agli occhi dei politici, non è stata la sua arroganza, non è stata la sua sconsiderata gestione del potere con cui ha potuto mettere in posti chiavi quanti più renziani ha potuto, ma l'aver perso il referendum.

    Non ricordo se la frase è di Farinetti o di qualcun altro, ma Renzi è diventato antipatico agli italiani nel giro di 2 anni, quando Berlusconi ce ne ha messi 15.

    Ora bisogna vedere se ha ragione Sgarbi oppure no (io dico di no). Secondo Sgarbi il pd non ha alternative a Renzi, e secondo lui Renzi è in grado, da solo, di ricompattare tutti attorno al suo consenso politico (Sgarbi è dell'idea che il 40% dei sì al referendum sia di Renzi e che quindi Renzi contro tutti valga il 40%, io non credo).
    La sinistra ha un'anima (anche il centro il destra solo che nessuno la vede o ne parla) che Renzi ha calpestato. E se ai dirigenti non importa un fico secco di quell'anima all'elettorato sì.
    Renzi, a mio personalissimo modo di vedere, ci ha proprio sputato su quell'anima anziché provare a cambiarla, il cambiamento deve essere fatto per convinzione non per coercizione.

    La scissione, per come la vedo io, è inevitabile. Occorre vedere chi riuscirà a strappare la fetta più grossa in termini di soldi, sedi, simboli. Qualcosa mi dice che soldi e sedi andranno alla minoranza, perché il grosso in termini di edifici e di apparato viene sicuramente dal Pci, lo zoccolo duro dell'elettorato ha sempre affondato le radici in quell'ambiente lì piuttosto che in quello democristiano marzoliano o dossettiano.

    Fra tutti quello che al momento più mi piace (per quello che dice e come lo dice) è Emiliano. Poi bisognerà vedere. Anche Renzi mi piaceva per quello che diceva e poi si è rivelato molto diverso.
     
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    Non sono d'accordo con Chipko, che pure ha scritto cose interessanti.
    Questione di fondo: gli italiani sono in gran parte centristi. Le elezioni del 1994 hanno dimostrato che una coalizione puramente socialdemocratica in questo paese non può vincere, neppure dopo un evento traumatico come Tangentopoli.
    L'invenzione politica di Prodi, l'Ulivo, era un tentativo di risolvere questo annoso problema, creando nel blocco politico di sinistra una appendice post-democristiana. Una appendice magari non molto pesante a livello elettorale, ma utile ad agganciare la sinistra ai punti di riferimento della vecchia DC: il "deep state", l'Europa, la NATO. Tutti ambiti per i quali il vecchio PCI era estraneo e guardato con sospetto. Tutti ambiti che, una volta "agganciati" davano al nuovo Ulivo una legittimazione istituzionale ed internazionale superiore rispetto al blocco di centrodestra. Se non erro, nel primo governo Prodi c'erano Ciampi come ministro dell'Economia (tecnico, europeista, istituzionale al punto che dopo sarebbe diventato Capo dello Stato) e Andreatta come ministro della Difesa (atlantico, di stile anglosassone).
    Questa impostazione dura ancora oggi, con il tecnico Padoan ministro dell'Economia, ma quelli che stanno dentro il PD (e che stavano prima dentro l'Ulivo) e che si sentono di sinistra soffrono il fatto che il partito risulta di sinistra solo per raccogliere i voti nelle cosiddette regioni rosse, ma poi per valori, idee e programmi è in pratica la metà sinistra della vecchia DC. Ci sono sempre state, negli ultimi vent'anni, tensioni interne al centrosinistra per queste ragioni. Così come molti elettori di sinistra si sentono traditi, tanto da essere passati al Movimento 5 Stelle, così molti esponenti politici sentono di averli traditi e di averlo dovuto fare per disciplina di partito.
    Renzi ha rappresentato, con il suo decisionismo e con il suo giovanilismo, il tentativo di superare tutti questi dubbi trasformando il PD in quello che sognava Veltroni, la copia carbone del partito democratico USA. Un partito che non abbia bisogno di farsi domande, perché si limiterebbe a seguire l'agenda politica d'oltreoceano (si veda la questione dei diritti per le coppie omosessuali: è da oltreoceano che viene il tema, in Italia avremmo avuto ben altre priorità). Tuttavia la disfatta personale di Renzi (non per il referendum, ma per una esperienza di governo fallimentare sulla quale l'esito referendario ha solo apposto il timbro "amen"), ha ridato forza all'anima socialdemocratica del PD che forse si trova di fronte l'ultima occasione di seguire il proprio cuore e di tentare la riconciliazione con gli elettori. Secondo me i vari D'Alema e Bersani sono davvero convinti che una parte dell'elettorato di sinistra si sia smarrita dietro al pifferaio magico Grillo e che vada assolutamente riconquistata, al costo di abbandonare certe posizioni di potere e tornare all'opposizione.
     
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    CITAZIONE (Marvin il marziano @ 19/2/2017, 15:29) 
    Non sono d'accordo con Chipko, che pure ha scritto cose interessanti.

    Perdonami ma dopo aver letto il tuo intervento non colgo dove non sei d'accordo con me :lol:
     
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    Sul ruolo di Renzi. Mi è sembrato che tu ne facessi essenzialmente una questione di personalità (vuole fare di testa sua, non vuole dialogare con la minoranza). Io invece penso, anche se non l'ho scritto esplicitamente, che la filosofia ulivista sia sbagliata, e che il PD, se si spacca, è perché non doveva neppure nascere.
     
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    CITAZIONE (Marvin il marziano @ 19/2/2017, 17:01) 
    Io invece penso, anche se non l'ho scritto esplicitamente, che la filosofia ulivista sia sbagliata, e che il PD, se si spacca, è perché non doveva neppure nascere.

    Ma senza quella filosofia ulivista, come tu stesso hai scritto (e come pure io penso), non avrebbero mai vinto le elezioni.
    Che poi le due anime potessero essere all'epoca inconciliabili (come dimostra la lunga serie di leader impallinati) può essere, ma in un'ottica post-ideologica?

    Sulla questione Renzi, il problema non è tanto il decisionismo (che in sé può anche essere un merito), ma del metodo.
    Io posso anche non essere d'accordo con te e fare di testa mia, ma un conto è dire
    "purtroppo, pur rispettando l'opinione di Marvin, non ci sono le condizioni politiche per venire incontro alle sue richieste"
    un altro è dire:
    "Marvin chi? Ma dove volete che vada? Non è mai riuscita a farne una giusta".

    Quello che paga Renzi è il secondo tipo di atteggiamento. In politica ci vuole anche tatto.

    Berlusconi almeno si limitava a dare implicitamente dei "coglioni" a chi era dell'altro schieramento, non ai suoi.
     
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    Se le ideologie non esistono più, che cosa impedisce a Renzi di allearsi con Salvini?
    Il fatto che sia caduto il muro di Berlino, e che certi concetti, simboli e termini siano passati di moda, non significa che non ci siano più differenze e che la politica sia solo una questione di tribù e clientele...
     
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    CITAZIONE (Marvin il marziano @ 19/2/2017, 17:33) 
    Se le ideologie non esistono più, che cosa impedisce a Renzi di allearsi con Salvini?
    Il fatto che sia caduto il muro di Berlino, e che certi concetti, simboli e termini siano passati di moda, non significa che non ci siano più differenze e che la politica sia solo una questione di tribù e clientele...

    Intendevo quello ideologie che impedivano alla sinistra di essere europeista (e quindi di governo). Il sogno (l'incubo) comunista è caduto. Il sogno (l'incubo) capitalista non ancora.
    Ricordo, a chi non lo sapesse, che entrambe le ideologie sono state condannate dalla Chiesa.
    Oggi anche la parte veterocomunista non sta certo con Putin.
    Poi le differenze permangono. Ma la sinistra dovrebbe trovare il suo volto e non scimmiottare storie altrui.
    Così come la destra.
    Non è certo intorno a figure come Trump o la Lepen che il centro destra ritroverà il suo centro di aggregazione.
    La destra e la sinistra devono necessariamente re-incontrare il popolo e a partire da quello parlarsi e confrontarsi.
     
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    Intendevo quello ideologie che impedivano alla sinistra di essere europeista (e quindi di governo). Il sogno (l'incubo) comunista è caduto.

    Sarà... però io continuo a vedere, nei governi PD come in quelli del vecchio Ulivo, ministri dell'Economia "tecnici". Ma se la tara ideologica è caduta, come è possibile che il più grande partito italiano debba ricorrere ai tecnici? Non c'è nessun esponente politico in grado di reggere quel ministero (mentre ci sono personalità politiche ritenute in grado di reggere tutti gli altri dicasteri - poi se effettivamente lavorino bene o male è un altro discorso)?

    CITAZIONE
    Oggi anche la parte veterocomunista non sta certo con Putin.

    Non sta con Putin ma, coerentemente con la sua tradizione pacifista (per i detrattori pacifinta) è per esempio contraria alle spese militari, quando invece la linea ufficiale del PD è a favore di qualsiasi programma di spesa, e giunge al punto di prendere per il naso i cittadini, spacciando portaerei per navi-ospedale e il famoso F-35 come un progetto in grado di creare 10.000 posti di lavoro.

    CITAZIONE
    Non è certo intorno a figure come Trump o la Lepen che il centro destra ritroverà il suo centro di aggregazione.
    La destra e la sinistra devono necessariamente re-incontrare il popolo e a partire da quello parlarsi e confrontarsi.

    Ma infatti la destra che guarda in quella direzione non è una forza di governo, parimenti a quella sinistra "dura e pura". L'ho detto all'inizio, siamo un popolo di democristiani. E se nel 1995 gli ultimi mohicani del PPI avessero dato retta a Buttiglione, si sarebbe formato un partitone di centrodestra stile CDU, che non avrebbe mai avuto bisogno di scendere a compromessi con la Lega per governare. Niente sparate folkloristiche come i ministeri a Monza, niente accuse di anti-meridionalismo e di razzismo che hanno favorito la demonizzazione del centrodestra.
     
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    ornando al titolo della discussione , non credo proprio che sarà la fine politica di Renzi, la gran parte dei mass media ha inizaito al campagna denigratoria contro gli scissionisti (che non dimentichaimo non hanno nessun organo di informazione anche moderatamente a favore ). Fra poco Renzi sarà più forte di prima , a chi già del centro sinistra non lo sopporta rimarranno solo le alternative di Grillo o dell' astensione .
    Ovviamente non ne sono felice
     
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    CITAZIONE (lucrezio52 @ 20/2/2017, 13:19) 
    non credo proprio che sarà la fine politica di Renzi, la gran parte dei mass media ha inizaito al campagna denigratoria contro gli scissionisti (che non dimentichaimo non hanno nessun organo di informazione anche moderatamente a favore ). Fra poco Renzi sarà più forte di prima , . . .

    Piccoli sulla carta, con tutti contro, a fare una scelta che non ha nessuna ragionevole probabilità di convenienza egoistica a breve termine . . .
    Nel panorama generale sempre più abbruttito e inestricabile c'è caso che questi scissionisti possano intercettare la simpatia di quell'ampia area di malessere che ancora si ostina a non cadere nel non-voto :rolleyes:

    Molto dipenderà dalla abilità nel muoversi, apparendo ma non apparendo invadenti, da parte delle personalità più anziane e legate a storie del passato.
     
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    Credo che gli scissionisti, anche se si dovessero aggregare anche con chi è già uscito tempo fa dal PD, come Fassina e Civati, e con SEL, finiranno per costituire l'ennesimo partitino di sinistra, come Sinistra Democratica, la Sinistra Arcobaleno e tante altre piccole e minuscole forze di centrosinistra del recente passato. Tuttavia porteranno via diversi voti al PD, sia perché alcuni elettori democratici li seguiranno, sia perché alcuni altri abbandoneranno la barca renziana ormai ridotta a un partito compiutamente personalistico, optando per i 5 stelle o per l'astensione.
    Renzi, nonostante i suoi disastri certificati, potrà sopravvivere politicamente al congresso del PD, ma credo che per lui i giorni delle vittorie elettorali siano finiti.
     
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    Mi fa ridere vedere come ci si deve sempre complicare la vita in questa maniera. Io continuo a pensare che la colpa sia di tutte e due le parti. Un 50/50. Ci sono rimasto e ci sto rimanendo male nel vedere questi sviluppi del PD. Per fortuna uno di quelli che ancora apprezzo, ovvero Cuperlo, ha posto il Partito davanti le proprie ambizioni, cosa che altri non hanno fatto.
    In ogni caso spero che la nuova realtà di sinistra vicina alla nascita rubacchierà qualche voto ai Cinquestelle.
     
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    Mi sembra che questa notizia vada nelle direzione di una rioganizzazione del centro sinistra "plurale "

    ANSA) - ROMA, 23 FEB - Un nuovo progetto insieme ai fuoriusciti del Pd e a Giuliano Pisapia con l'obiettivo di costruire un cantiere per la democrazia, una sinistra nuova che rimetta al centro la speranza e che dia una 'casa' ai progressisti. A delineare il perimetro entro cui si muoverà il nuovo soggetto di sinistra sono Arturo Scotto e Alfredo D'Attorre che nel corso di una conferenza stampa alla Camera ufficializzano l'addio di 17 parlamentati da Sinistra Italiana: "La maggioranza del gruppo", ci tengono a sottolineare i due parlamentari.
    Ed è proprio agli ex compagni di SI che Scotto e D'Attorre si rivolgono per criticare il percorso a cui è giunto il partito.
    La 'mission' con cui era nata Sinistra Italia, a detta dei due deputati, non era quella di "chiudersi" con il rischio di una "deriva antagonista o marginale", ma al contrario "di fronte alle novità", SI doveva fare "un investimento politico".

    http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/20...a47a345936.html
     
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