Sarà possibile in futuro ottenere "zero" rifiuti domestici?

Riflessione su raccolta differenziata, innovazione, materiali

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    Mi sono messo a riflettere sui rifiuti delle varie tipologie che si producono oggi in casa, alla luce di quelle che sembrano le prevedibili tendenze per il futuro, le nuove tecnologie che potrebbero cambiare la nostra quotidianità. Provo ad esporvi la mia riflessione e spero che molti di voi contribuiscano a questa che vorrei fosse una discussione aperta, costruttiva e ad ampio spettro.


    La parte di rifiuti umidi è quella che genera maggiori problemi in termini di igiene e di odori. Oggi viene raccolta in modo differenziato ma è possibile anche evitarlo usando un composter in casa. Anche tra chi vive in città sono sempre più diffuse piccole coltivazioni domestiche, su balconi/ terrazzi, ma stanno arrivando sul mercato anche delle piccole serre domestiche, in forma di scaffale.
    https://www.tomshw.it/data/thumbs/4/7/4/5/...52ec68d717b.jpg
    Magari in un futuro tutti avremo in casa una stanza attrezzata con uno o più mobili di questo tipo. Certo, non tutto il nostro fabbisogno alimentare, molto vario, può essere soddisfatto dalle serre domestiche, ma l'importante è che tutto il rifiuto umido prodotto sia riciclato.


    L'altro grande ambito dei rifiuti domestici è il cosiddetto "multimateriale" che di solito comprende vetro, plastica, alluminio. Materiali con una caratteristica in comune: essere riciclati in maniera abbastanza agevole, semplicemente fondendoli (purché ovviamente non ci siano impurità). Ora cosa può cambiare nel futuro? La diffusione delle stampanti 3D domestiche
    https://assets.pcmag.com/media/images/4990...-3d-printer.jpg
    che sono sempre più versatili nell'uso dei materiali. Esistono già stampanti in grado di utilizzare non solo svariati tipi di plastica, ma anche vetro ed alluminio. Pertanto, ciò che oggi gettiamo via potrebbe essere utilizzato come materia prima per produrre molti oggetti d'uso comune in modo artigianale, oggetti che si possano utilizzare in casa oppure vendere. Già oggi molte persone realizzano lavori di artigianato domestico (piccoli gioielli, giocattoli...). Anche qui, la sfida non è produrre tutto ciò di cui si ha bisogno, non è l'autosufficienza, l'obiettivo è semplicemente utilizzare il 100% del materiale a propria disposizione.


    Quale sarà invece il futuro della carta? Molti hanno predetto l'estinzione di libri, giornali e riviste, eppure al momento le nostre cassette postali risultano ancora traboccanti di depliant dei supermercati, che a volte finiscono senza essere letti direttamente tra i rifiuti (questo è uno spreco immenso). In ogni caso, la carta sta arretrando e possiamo immaginare che in futuro ce ne sarà sempre meno in circolazione, sopratutto perché sorgono forme di pubblicità sempre più innovative e pervasive, e alla fine qualcuno si stuferà di stampare depliant e brochures in quantità abnormi.
    Diverso il discorso del cartoncino e del cartone, che invece hanno un utilizzo come imballaggio. A questo fine credo che l'opera di raccolta e riciclaggio della carta dovrà continuare proprio per alimentare la filiera del cartone e del cartoncino. Sempre che non siano inventati materiali migliori.


    L'ultima categoria di rifiuti che vengono raccolti periodicamente è quella del "secco non riciclabile". Ebbene, il futuro di questa categoria non dipenderà tanto dai consumatori, dalle loro abitudini quotidiane o dagli elettrodomestici di cui si doteranno: dipenderà invece dall'industria. Per ridurre questa parte di rifiuti infatti bisognerà ridurre l'utilizzo di materiali come le plastiche termoindurenti o come i materiali che compongono certi prodotti igienici (es. i pannolini). L'ideale sarebbe che quanti più prodotti possibile siano realizzati con un ridotto numero di materiali che i consumatori possano poi riciclare in casa usando gli strumenti di cui si diceva sopra.


    Riepilogando, alla fine di questa riflessione mi sembra di poter dire che in futuro due dei quattro contenitori oggi utilizzati per la raccolta domestica (in media, perché può capitare ad esempio che vetro, plastica e alluminio vengano raccolti separatamente) potrebbero non servire più. Inevitabilmente resterà da raccogliere carta/cartone/cartoncino e quella parte di rifiuti che non è riciclabile (e che si spera si riducano quantitativamente).
    Ho lasciato fuori dal discorso quei rifiuti tecnologicamente complessi (farmaci, pile, rifiuti elettronici) che pur essendo prodotti dalla nostra attività quotidiana non sono oggetto della normale raccolta ma vengono gestiti a parte proprio per la loro maggiore criticità (più inquinanti degli altri rifiuti, e riciclabili solo attraverso procedure particolarmente complesse). Per quelli non so come si farà, perché è comunque nella natura di questi prodotti essere formati da molti materiali differenti la cui separazione a fini di recupero pone anche dei problemi non sottovalutabili di convenienza economica.
     
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    Una breve osservazione a proposito della compost azione dei rifiuti umidi, in particolare alimentari: essi sono, esperienza personale, assai graditi ai ratti, intelligenti e graziose bestiole che però non godono di buona fama.
     
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    Anche io sono scettico sulla possibilità di convertire le abitazioni dei nostri centri urbani e l'attuale patrimonio edilizio così come già esistente nella direzione prospettata.

    Probabilmente -a ragionare nell'ottica di un periodo di tempo compatibile con la speranza di vita di noialtri su questo Forum o diciamo persino dei più giovani- sarebbe già gran cosa pensare non tanto ad abitazioni a rifiuto zero, ma a servizi di raccolta del rifiuto solido urbano che lavorando entro raggi non esagerati (diciamo una o due delle tradizionali province) fossero in grado di riciclare a percentuali veramente prossime al 100%

    Anch'io poi sono particolarmente scettico sulla opportunità dell'estensione generalizzata del compostaggio "diffuso" dei rifiuti umidi, che ta le altre cose credo abbia anche un impatto ambientale negativo.
    Ben diverso sarebbe invece -anche qui magari su una scala poco più che cittadina- il recupero e la valorizzazione - soprattutto a fini energetici- dell'umido e persino del refluo fognario.

    Eh sì perché secondo me le acque nere sono la vera grande partita che si potrebbe giocare, e chissà magari vincere, in questi immediati anni. Una partita che si potrebbe chiudere forse più efficacemente e forse persino prima di quella pure già avviata del riciclo del rifiuto urbano solido.
     
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    Se non sbaglio cisono aanche non pochi problemi per l'uso del compostaggio con piante alimentari, in quanto non è garantito che nei materiali compostati non ce ne siano di nocivi o comunque pericolosi. Lo stesso vale per i rifiuti organici provenienti dalle fognature, potenzialmente, ma anche di fatto, contaminati da ogni sorta di sostanze tossiche, dalla cocaina ai medicinali, che quindi possono venir utilizzati o per culture non alimentari (ma chi lo garantisce davvero?) o come combustibile o pergenerare biogas.

    L'obbiettivo primario dovrebbe essere, oltre al riciclaggio, la limitazione dei rifiuti, il che naturalmente ha dei limiti, in particolare nel caso degli alimentari, ma non solo, dovuti a necessità igieniche e di conservazione.

    Un problema che si è mostrato qui in Germania, antesignana nel caampo, è quello degli impianti di smaltimento, per combustione con recupero energetico, sovradimensionati, per cui è necessario importare rifiuti in modo di farli funzionare in modo redditizio. Tipico è stato, nei momenti di crisi, il caso dei rifiuti importati dall'Italia che ne era sommersa.
     
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    Il contenimento è un discorso un po' più di filosofia che non di tecnica. Non so se personalmente sarei dell'idea che il progresso stia nel contenimento (filosoficamente sarei più propenso a credere che il progresso stia in una espansione sostenibile, ma pur sempre espansione: più rifiuti ma gestiti in maniera ottimale e totalmente riciclati nella dimensione territoriale più idonea a ciò).

    La produzione da acque nere del biogas (ma anche di acqua abbastanza depurata da essere reimmessa in ambiente con effetti virtuosi sulla vegetazione) è come dicevo secondo me la vera partita alla nostra portata nei prossimi anni. Uno dei problemi potrebbe essere quello della scala su cui operare perché ciò arrivi ad essere economicamente vantaggioso.

    Problema di scala che giustamente è anche presente nella gestione centralizzata del rifiuto solido urbano: attualmente gli impianti più efficienti e persino remunerativi anche per come l'ho capita io dovrebbero essere molto grandi, ma impianti molto grandi presentano altro genere di impatto negativo sull'ambiente, non ultimo per la questione non da poco dei trasporti per conferimento.
     
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    La discussione è molto interessante.
    Sostanzialmente concordo con tutto ciò che ha detto Lavori Archeologici.
    Aggiungo una postilla riguardo al nostro Paese. Io, da veronese, sono abituato a una realtà fatta di raccolta differenziata dei rifiuti porta a porta con percentuali di riciclo alte. In un contesto come questo si potrebbe davvero pensare di investire nel medio-lungo periodo su soluzioni avveniristiche come quelle esposte da Marvin, anche se il problema di cosa fare degli impianti di smaltimento non è da sottovalutare.
    Purtroppo in molte parti d'Italia la situazione è ben diversa. Sono appena tornato dalla Sicilia dove ho visto con i miei occhi spazzatura ovunque raccolta ogni tanto senza alcuna differenziazione e poi portata chissà dove. Lì anche solo introdurre la raccolta differenziata sarebbe un miglioramento esponenziale, altro che rifiuti zero.
     
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    Purtroppo, e non è un problema solo italiano, il "mercato" dei rifiuti attira l'attenzione anche di persone che ricercano solo il profitto, diciamo "sporco per sporco", senza farsi troppe remore. A questo si aggiunge un atteggiamento, purtroppo anch'esso alquanto diffuso, di disinteresse (quel che butto non è più mio e non me ne importa che se ne faccia). Si tratta anche di educazione e di senso civico. Più povera è una comunità, meno interesse ha ad un trattamento ecologicamente sensato dei rifiuti, che sembra essere, ma non certo è, un problema del benessere.
     
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    Il problema è tecnico, non essendolo, mi limito alla mia esperienza.
    Una raccolta differenziata dell'umido ed il suo riciclaggio è una cosa semplicissima, ho un giardino/orto di 1.500 e da molti anni ho dei composter, in cui finiscono il 70% dei rifiuti vegetali e di quelli di cucina, il retante 30 è costituito da ossa grandi e vegetaii dannosi in fiore, che contenendo semi diffonderebbero le "male erbe" in tutto il giardino, ne ottengo dell'ottimo compost, che mescolato con poco concime naturale(stallatico) diventa un ottimo terriccio per l'orto.
    In un riciclo industriale è semplicissimo eliminare anche ossa e semi nocivi o batteri, i primi triturandoli, ed i secondi irradiandoli o trattandoli con ozono, ottenedo un materiale sterile, cui vengono aggiunti i batteri utili al compostaggio, cosa che all'inizio ho fatto anch'io, il prodotto ottenuto è quel terriccio che comprate per i vasi da fiori.
    La cosa a livello famigliare è semplice, economica e pratica, ma nella mia zona, tutta ville o iccole palazzine con giardino, poco diffusa, il mio micro comune ha regalato un compost a chiunque lo richiedeva, il mio vicino l'ha richiesto anni fa e non l'ha mai usato, io i miei me li sono sempre comprati, poi me loha passato, bellissimo, ed assolutamente scomodo, quasi inutile.
    Comunque consiglio a tutti, specialmente a che ha un giardino e soprattutto un orto, l'uso di questa pratica, che fa risparmiare la comunità, ma anche chi la utilizza, un compost si può fare da soli, ma anche comprare un grande compost di plastica riciclata costa poco, l'ultimo mi pare 35 euro in un discount, ci ho lavorato un'oretta unendo i pezzi con filo di ferro per irrobustirlo, funziona da anni senza problemi.
     
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    Eh, ma siamo sicuri che una pratica del genere giovi all'ambiente?

    Fintanto che si è in pochissimi a farlo -e magari in zone decentrate- il compostaggio domestico ha tutto l'aspetto di una iniziativa molto carina.
    Ma se lo facessimo tutti?

    Io non ho dati, ma è un po' di tempo che mi ronzano per la testa non poche perplessità sia riguardo alle emissioni in atmosfera (per quanto di piccolissima entità finché singolarmente prese, ma se moltiplicate per grandissimi numeri ?) sia riguardo a quella che è di fatto una immissione nei suoli (e di conseguenza gradualmente nelle falde e intanto potenzialmente nella catena alimentare) di materiale del tutto autogestito ed incontrollato tanto dal punto di vista chimico che da quello biologico-sanitario.

    Dove vivo sono a conoscenza di pratiche del genere pionieristicamente tentate in giardino anni addietro da chi ci abitava prima e sapendo che professione esercitava ogni volta che guardo le piante da fiore mi fa un po' impressione (e nessuna voglia di piantarci qualcosa di commestibile).

    Non so eh: può darsi che io mi sia fino ad ora preoccupato per nulla, ma tant'è.

    Edited by LAVORI ARCHEOLOGICI - 17/8/2017, 19:01
     
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    Credo che in una casa come quella in cui sono cresciuto a Trieste, cinque piani, 11 appartamenti proprio di fronte alla sinagoga, sia alquanto difficile il compostaggio dei rifiuti domestici. E in città c'è ne sono molte così.
     
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    Già. Ma al di là delle difficoltà tecnico pratiche che sarebbero evidenti nelle situazioni più paradossali (complessi direzionali ultramoderni o edifici tradizionali magari nei centri storici, magari anche con elevata tensione abitativa) il compostaggio diffuso -ciascuno il suo- del rifiuto umido, qualora fosse esteso su numeri enormi, diciamo pure in tutte le medie periferie cittadine dove cortili aiuole e giardini più o meno ci sono, sarebbe un bene oppure un male in termini di impatto ambientale?

    Io al momento non so, ma istintivamente ho forti perplessità.

    Poi diciamocela anche tutta: stiamo parlando di smaltimento oppure di riciclo?
    Il rifiuto umido lo stiamo compostando per poi andare a nascondere del terriccio da qualunque parte ci riesca di imboscarlo -stile "La Grande Fuga", oppure stiamo veramente compiendo una operazione di riciclo, cioè stiamo facendo di un rifiuto una risorsa destinata a ritornare nel ciclo produttivo?
     
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    L'idea del compostaggio domestico era associata a quella delle serre domestiche per la produzione di alimenti. Anche in un grattacielo cittadino, stile "giardino verticale" il materiale compostato potrebbe essere riutilizzato. Magari non integralmente, ma comunque ci sarebbe meno materiale da smaltire e con minore frequenza rispetto ad oggi. Poi capisco che gli odori possono essere una preoccupazione, ma per gestire quelli un modo ci sarà pure. Del resto, se non ci fossero modi per gestire gli odori, nessuno avrebbe il gabinetto in casa, ma andremmo in luoghi appositi, fuori città, per le nostre esigenze quotidiane. Non mi sembra mica...
     
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    No no, niente liquami, anzi, se l'aria e secca bisogna bagnare il composto, o i batteri muoiono, sono batteri naturali, quelli che vivono normalmente in un bosco, un composter bene avviato produce terra di bosco, con lo stesso odore, nessuna puzza di gas o altro, un buon segno è la presenza dei vermi di terra, che muovono il composto e lo arricchiscono con gli escrementi succhiando i liquidi di marcescenza, se il fondo è protetto da una rete, nessun animale(le talpe magiano i vermi di terra) o insetto tipo scarafaggi può entrare, mai visto uno, alla superficie si sviluppano insettini che mangiano foglie ecc......sul fondo, come detto, si forma un humus simile a quello di bosco, nessun inquinamento.
    , non avendo odori di cibo non attira i topi, ho molti più dubbi sul compost che si compra, li sì non sai come lo producono e che sostanze vi possono essere nascoste, io non uso alcun anticrittogamico ne insetticida.
     
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    Lo scenario attuale - che ripeto finché è attuato da pochi ed in condizioni particolarmente felici suscita senz'altro simpatia- mi sembra forse più quello di un parsimonioso riuso che non di un vero riciclo.
    Certo, rimane la prospettiva futura dell'autoproduzione di ortaggi negli appartamenti anche piccoli di domani, ma forse lì andrebbero fatti altri ragionamenti (serve davvero la terra o basta l'idroponia? c'è un rapporto di produttività fra il compostato ed il prodotto? etc.)

    Come che sia indubbiamente lo scenario attuale in contesti decentrati a bassa tensione abitativa ci sta; fidando dell'intelligenza e responsabile amorevolezza di ogni singolo, come un po' in tutte le cose (e nondimeno magari dando complessivamente giusto un occhio ogni tanto alle criticità di potenziale dispersione incontrollata in ambiente che indicavo prima).

    Ma torno all'idea ipotetica di una generalizzazione all'interno di contesti più cittadini: a parte odori o non percezione di odori l'operazione di compostaggio non è che consuma anche ossigeno ed emette qualche banalissimo altro gas? Le mie nozioni di biologia e di chimica sono proprio elementari, ma mi sembrerebbe strano se non fosse così. Ora, si tratterebbe di quantitativi tali che se moltiplicati per grandissimi numeri continuerebbero ad essere sostanzialmente irrilevanti per la qualità dell'aria nelle vicinanze (e magari in un contesto di tipo urbano a limitata ventilazione)? Nel caso riusciamo anche ad immaginare se potrebbe trattarsi di gas che in un contesto artificiale architettonico tendono a disperdersi o ad accumularsi?

    La sto buttando là, sia chiaro. La verità è che non so.

    Edited by LAVORI ARCHEOLOGICI - 17/8/2017, 20:01
     
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    Per quanto ne so la fermentazione dei rifiuti organici produce metano, che se non raccolto è dannoso per l'ambiente. Aziende agricole producono metano (biogas) e lo riutilizzano, come riutilizzano anche il calore del latte.

    CITAZIONE (Marvin il marziano @ 17/8/2017, 19:01) 
    se non ci fossero modi per gestire gli odori, nessuno avrebbe il gabinetto in casa, ma andremmo in luoghi appositi,

    No, non sono gli odori ad essere gestiti. I gabinetti WC, water closed, utilizzano il sistema del sifone per impedire che gli odori risalgano dalla tazza. Vi è uno sfiatatoio sul tetto, al di fuori di portata di naso. I problemi delle fognature sono complessi: la riduzione della quantità di acqua utilizzata dagli sciaquoni provoca intasamenti e le fognature devono essere regolarmente irrorate per evitare che si otturino. Lo stesso vale per le condutture dell'acqua potabile, almeno qui in Germania: riducendo i consumi (lavatrici e lavapiatti "ecologiche", doccie con portata ridotta al posto della vasca da bagno, ecc.) aumentano i sedimenti e anche in questo caso occorre ripulire, con forti getti d'acqua, le condutture. Un miglioramento in un senso può creare problemi altrove.
     
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