Cinocefale, ossia la sconfitta delle falangi

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    Si può proprio dire che la guerra per Roma non ebbe mai fine perchè conclusa una guerra, se ne presentava subito un' altra e poi un' altra ancora, in una escalation che li portò al dominio assoluto.

    Cartagine era stata vinta e distrutta nel 201 a.c., e il re Filippo V di macedonia era stato alleato dei fenici nelle fasi finali della guerra, attaccando gli stati clienti dei romani nelle regioni della grecia e illiria, inoltre, cosa gravissima agli occhi dei romani, in precedenza era entrato in trattative con Annibale per spartirsi l' italia in una guerra su due fronti. Caso volle che non se ne fece nulla perchè gli ambasciatori furono catturati e le trattative interrotte.

    Nel 197 a.c. dunque il console Flaminio scende in campo con le legioni e giunge alle famose " teste di cane " due colline di media grandezza nell' antica Tessaglia, che formavano appunto la forma della testa di un cane.

    Filippo V porta con se la falange e il resto delle truppe a ridosso delle colline a nord, mentre i romani si accampano a sud. Nessuno aveva intenzione di combattere una battaglia in salita, ma era conveniente prendere la cima delle colline con truppe leggere e i cavalieri, per avere un quadro della situazione ed eventualmente difendere la zona.

    La battaglia in pratica si svolse cosi: Filippo manda per primo un modesto gruppo di truppe leggere ad occupare la cima delle colline, il console Flaminio fa la stessa cosa ma vede che i suoi retrocedono e sono in difficoltà, manda allora altre truppe in supporto e respingono cosi i macedoni. Al vedere i suoi in difficoltà, Filippo manda altre truppe di rincalzo e i cavalieri, ristabilendo l' equilibrio. Lo stesso fanno i romani, portando avanti le legioni dell' ala sinistra e i cavalieri.

    Da una piccola schermaglia era dunque nata una battaglia vera e propria contro le intenzioni di ambedue i comandanti, e non è possibile ormai tirarsi indietro. Filippo manda avanti dunque metà della falange per respingere i legionari che arrivano dalla parte opposta. I picchieri respingono lentamente i legionari giù per il colle grazie alla loro densa formazione mentre Filippo ordina al resto della falange di arrivare in supporto alla sinistra dei suoi, dato che la destra dei romani stava risalendo il colle a passo di corsa.

    A questo punto inizia la disfatta di Filippo, i suoi falangiti erano stati troppo lenti a risalire il colle ed entrano in contatto coi legionari senza aver prima completato la formazione a falange, ne consegue una breve strage e una fuga precipitosa verso l' accampamento. A quel punto il resto delle truppe di Filippo è circondata e fatta a pezzi.

    Si dice che i falangiti alzarono allora le picche in segno di resa com'era consuetudine ma i romani non capivano e continuano il massacro fino a quando restano pochi soldati superstiti. Il resto dei macedoni che era fuggito al campo si arrende e si consegnano ai romani.

    Questa battaglia, di per se piccola e priva di perdite consistenti, ha però un effetto simbolico importantissimo, ossia la fine dell' egemonia della falange, che era fino ad allora considerata la forza di fanteria migliore che ci fosse. I legionari infatti si sono rivelati molto superiori grazie alla maggiore flessibilità tattica, l' utilizzo di giavellotti, e non ultima la rapidità con cui erano in grado di muoversi nonostante il pesante equipaggiamento.

    Da allora infatti inizia un lento declino della falange che era stato il simbolo della potenza dei diadochi, cioè dei vari Re successori di Alessandro che allora governavano buona parte del mondo conosciuto. Privati quindi della loro arma invincibile, i diadochi subirono nel tempo una serie di sconfitte che portò alla loro disgregazione, e al dominio incontrastato di roma anche in quei luoghi remoti della terra.
     
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    Molto interessante, grazie del contributo.

    Sarebbe bello se potessi indicarci qualche testo su cui ti sei basato nella stesura di questo approfondimento, per permetterci di approfondire l'argomento.
     
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    Principalmente traggo le informazioni dalle " vite parallele " di Plutarco, le quali invero non forniscono grandissimi dettagli, ma danno un resoconto abbastanza esauriente, seppur breve. Poi ho letto la vita di Annibale, Alessandro, il de bello gallico/civile, e una piccola parte di annali di Tacito. Per le informazioni mancanti ammetto di ricorrere a wikipedia perchè purtroppo i libri a volte tralasciano diversi particolari, a volte sbagliano completamente perchè basati su fonti errate.
     
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2 replies since 20/7/2019, 16:10   93 views
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