Cesare passa il Rubicone

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    Non intendo adesso raccontare per filo e per segno la famosissima guerra tra Pompeo e Cesare... per questo ci sono gli appositi libri. Ma fare piuttosto un riassunto breve, con qualche considerazione personale, e magari qualche particolare che non si trova in tutti i testi.

    Parto con un breve riassunto degli avvenimenti precedenti al conflitto: Cesare era divenuto l' eroe conquistatore della gallia, ormai pacificata, aveva portato a Roma ricche spoglie e celebrato gran trionfi e acquistato una fama e una gloria estreme, sopratutto tra la popolazione e l'esercito, mentre i nobili e i senatori tendevano a guardarlo con sospetto, come del resto fanno sempre gli aristocratici quando vedono un pericolo al loro potere. Pompeo era l' eroe conquistatore dei parti, aveva sconfitto Mitridate e pacificato quella parte del mondo tornando a roma anch' egli carico di ricchezze, gloria e onori. Aveva anche lui un grande prestigio presso la plebe ma personalmente era di tendenze aristocratiche e parteggiava piuttosto per il senato.

    Crasso era morto in precedenza in una infelice spedizione contro i parti, lasciando un grande vuoto di potere. Allora tutti quelli che erano amici o clienti di Crasso si schierano subito col partito di Cesare o di Pompeo, intuendo facilmente ciò che sarebbe successo di li a poco.

    Infatti era evidente a tutti che due personaggi di tale potenza e ambizione non potevano coesistere, inoltre il senato e i nobili temevano Cesare e il suo esercito, e molti lo invidiavano anche. La paura maggiore, si dice, era che prendesse il potere assoluto a Roma dato che quasi tutto il popolo e l' esercito stavano dalla sua parte. Si appellano allora in gran fretta a Pompeo e lo chiamano a difendere la libertà dal futuro oppressore. In realtà non c'era nessun ideale di libertà dietro tutto questo, era tutta una mascherata per nascondere le vere intenzioni, cioè far cadere Cesare.

    Viene allora spedita la famosa lettera dal senato, nella quale si ingiunge a Cesare di congedare le legioni e tornare in Italia da solo, per tutta risposta Cesare replica che Pompeo allora facesse altrettanto, a meno che non avessero motivi di odio personale contro la sua persona. Molti invero erano d'accordo sulla proposta, che pareva equa, ma alla fine il senato rifiuta la richiesta sotto pressione dei nemici di Cesare, che erano molti, e la frittata è dunque fatta. Nasce la guerra aperta tra le due fazioni.




    Qui inizio coi fatti veri e propri: Cesare passa il Rubicone con l' esercito disobbedendo al senato e di fatto diventando nemico dello stato, Pompeo rimane a Roma abbastanza tranquillo senza preoccuparsi di addestrare nuovi soldati, dicendo sovente agli amici che ad un suo battere del piede, un immenso esercito si sarebbe adunato subito, tanto confidava nella propria fama, ma capirà presto di aver commesso un grave errore. Difatti le varie città che Cesare tocca scendendo per l' Italia, si schierano tutte dalla sua, e le guarnigioni messe da Pompeo gli aprono volentieri le porte e passano dalla sua parte, ingrossandone l'esercito.

    Quando si ebbero queste notizie a Roma ci fu il panico assoluto e si pensava di fuggire tutti dalla città perchè si erano sparse voci che Cesare non sarebbe stato clemente, e invece al contrario, il condottiero romano spediva spesso lettere conciliatorie a Roma, allo scopo di evitare uno spargimento di sangue. Queste lettere però venivano furbescamente nascoste al pubblico per evitare che pure loro passassero dalla parte di Cesare. Allorchè arrivano notizie più precise le quali annunciano la benevolenza del condottiero e il popolo allora si tranquillizza e lo accoglie a braccia aperte. Molti dei senatori e dei nobili che erano nemici di Cesare però fuggono da Roma assieme a Pompeo.

    Allorchè Cesare era ormai vicino, Pompeo è ironicamente obbligato a fuggire ( la sua arroganza gli costò cara ) e si dirige al porto di Brindisi, raccogliendo sulla strada quante più truppe poteva, oltre al suo esercito. Da Brindisi salpa verso le coste della parte opposta del mare, ritenendo l' Italia ormai perduta, e da li avrebbe condotto la guerra. Dispone una grande flotta per tutte le acque che vanno dal nord italia fino alle coste della grecia, con lo scopo di intercettare un possibile tentativo di Cesare di attraversare il mare.

    Qui, bisogna dire che la fortuna a volte gioca un ruolo fondamentale nelle vicende umane, dato che Cesare non solo si impadronisce facilmente di Brindisi, ma viene anche avvertito delle intenzioni di Pompeo, cosi da subito l' ordine di costruire molte navi per intraprendere il viaggio. Non solo, ma alla partenza del condottiero, il caso volle che il comandante della flotta di Pompeo si ammalasse gravemente e ci fu un disordine generale, cosi che Cesare passa quasi indisturbato e approda più a nord, all' incirca nell' attuale Croazia.

    A quel punto la guerra si fa difficile per entrambi perchè nessuno vuole attaccare battaglia per primo: troppa la posta in gioco, troppo il rischio di perdere tutto. Allora per un lungo periodo di tempo i due eserciti non fanno che spostarsi e accamparsi di continuo, in luoghi agevoli da difendere, e cosi nessuno si azzarda ad attaccare. Si giunge quindi in Tessaglia, presso Farsalo e qui ci fu la famosa battaglia campale.

    Bisogna proprio dire che l' arroganza e la superficialità sono nemici letali per chi le possiede. Infatti Pompeo non aveva nessuna intenzione di dare battaglia dato che stava già vincendo il conflitto tagliando a Cesare i rifornimenti, tanto che i suoi uomini ormai si cibavano di quel poco che c'era, radici, pani d'orzo, frutti selvatici, animali morti. Ma gli amici di Pompeo avevano fretta appunto di vincere e di tornare in italia perchè vedevano le condizioni del nemico e inoltre avevano un esercito ben più numeroso. L' unico consapevole del pericolo era Pompeo, ben sapendo che i veterani di Cesare erano più forti delle sue reclute ed erano ormai come belve che bramavano il sangue, tanto era il desiderio di combattere.

    Si dice che quando Cesare vide Pompeo scendere in campo, lanciò un urlo di gioia tanto che non gli pareva possibile: il nemico praticamente rinunciava alla vittoria ormai prossima per rischiare la sorte in battaglia.

    Adesso non narrerò i fatti per filo e per segno, dico solo che Cesare dispone le truppe in modo audace e rischioso, una lunga linea sottile contro quella più corposa di Pompeo, mettendo i migliori veterani sulla destra, a combattere la numerosa cavalleria del nemico. Anche qui, ci fu una specie di miracolo perchè i nobili cavalieri di Pompeo vengono vergognosamente messi in fuga da un modesto gruppo di legionari, che però erano i più forti ed esperti dell' esercito. Perduta la cavalleria, ci fu il cozzare della fanteria, che vedeva i soldati di Cesare, minori di numero ma più esperti, contro i numerosi fanti di Pompeo, che però erano arruolati da poco. I pompeiani resistevano con coraggio, sotto l' incitamento dei comandanti a difendere la patria contro il tiranno ma poi con un' astuta manovra Cesare manda un piccolo distaccamento di truppe scelte lontano dal campo in luoghi non visibili e poi li fa attaccare loro il fianco dei pompeiani. Inizia cosi un lento e graduale massacro delle forze di Pompeo, che resistono quanto possono, poi si sbandano e fuggono. Pompeo ha appena perso una battaglia sebbene avesse quasi il doppio del numero dei soldati, e inizialmente pensava di uccidersi, poi decide di fuggire in Egitto.

    Qui troverà una morte indegna per via di un complotto, il corpo gettato nudo nel mare e la testa consegnata a Cesare, il quale si racconta fu inorridito ed enormemente rattristato da tale visione, infatti per quanto fosse a lui nemico, era un uomo nobile e onesto, ed erano anche stati amici in passato. E' noto poi che Cesare si vendicò degli uccisori di Pompeo mettendoli a morte a loro volta.
     
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