La distorsione nazionalista dei "valori cristiani"

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    Uno dei costanti cavalli di battaglia della retorica sovranista è la difesa dell'identità cristiana. Ma il Cristianesimo è stata per eccellenza la religione che ha introdotto in Occidente (e non solo) l'ideale dell'Universalità. Il cristianesimo, al netto delle distorsioni teocratiche successive, non vede Dio come incarnato nella figura del Faraone o dell'Imperatore, in un'entità che funga da patrono o alleato militare di una determinata città o popolo contrapposto ad altre città o popoli (come poteva essere Atena patrona di Atene, o il Dio dell'Antico Testamento che stipula un'alleanza col popolo ebraico). Il Dio cristiano è un Dio al contempo interiore e trascendente, da vivere dentro la coscienza intima, e fuori dal mondo, per questo non potrà mai essere un Dio "di parte" che si lasci rappresentare dagli interessi di una determinata nazione, stato, contrapposti a quelli di altre nazioni o stati. "non esiste più greco, giudeo..." dice Paolo, in nome dell'umana fratellanza universale.

    Al di là dell'apparente contrapposizione (certamente presente per alcuni aspetti, che però hanno più a che fare con le deformazioni ecclesiastiche che con lo spirito originario del Cristianesimo) tra Illuminismo e Cristianesimo, non credo affatto sia una coincidenza che gli ideali politici di libertà e democrazia siano fioriti in Occidente, Europa e Usa più che in India o Cina, in quanto da noi hanno trovato un retroterra già fertilizzato dalla visione del mondo e dell'essere umano cristiani, imperniati sul valore della fratellanza (tutti gli uomini uguali in quanto tutti figli di Dio) e della razionalità, intesa come tratto distintivo dell'uomo ed esaltata come proprietà essenziale di chi è visto come creato "a immagine e somiglianza" di Dio. L'universalità cristiana cioè va vista come terreno di incubazione storico degli ideali cosmopoliti dell'Illuminismo, contro cui si frappongono le identità nazionali chiuse e statiche a cui la destra sovranista si richiama. Come è possibile questo enorme fraintendimento ideologico per cui proprio l' "identità cristiana" è presentata dai sovranisti all'interno di un "pantheon" fabbricato in contrapposizione al "globalismo"?

    Quello che mi chiedo è: quanto questa enorme mistificazione culturale può aver successo nell'opinione pubblica, spingendo i cristiani a vedere nei partiti sovranisti il fronte entro cui veder rispecchiati i propri princìpi? Non credo aiuti che dall'altra parte, quella della sinistra progressista, si reagisca trincerandosi dietro un laicismo che confonde la sana laicità (distinzione tra i fini della Chiesa e quelli dello Stato, concetto già del resto elaborato e riconosciuto dal Cristianesimo primitivo) con una totale indifferenza verso il fenomeno religioso, ridotto a fede privata, e spogliato di quegli aspetti etico/culturali che possono esser fatti propri anche da non credenti (pensiamo solo a quanto il concetto di "persona", tipicamente cristiano nell'accezione odierna del significato, sia ricorrente nella parte dei princìpi fondamentali della Costituzione senza che nessuno si sogni di vedere in ciò un'infrazione al principio di laicità), e che invece sono, a mio avviso, la miglior difesa contro ogni rigurgito nazionalista e illiberale.
     
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    Molto d'accordo sulla enormità della mistificazione legata ad un uso "di parte" sostanzialmente pretestuoso di richiami cristiani.

    Non credo invece che il Cristianesimo debba essere inteso in senso internazionalista: lo so anche io che svariati esponenti di primissimo piano l'anno fatto per secoli, ma lo considero un puro e semplice errore.
    In realtà il Cristianesimo non sopprime affatto le Nazioni, non elimina la differenza fra Greco e vattelapesca quanto alla Nazione (lo fa invece indubbiamente quanto alla fede) ma introduce un del tutto inedito piano indipendente dalle Nazioni: il Cristianesimo è -o dovrebbe essere- la scoperta della laicità (come dire che la fede è un conto, le organizzazioni e le identità civili qualcosa di completamente avulso che si collega alla prima solo attraverso la coscienza individuale e non collettivamente).
     
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    Il cristianesimo si basa sul concetto di "sofferenza = beatitudine".
    Questo ha fatto sì che si diffondesse in ogni angolo del mondo, dove inevitabilmente, vi erano problemi e vi era tanta gente, indipendentemente dalla nazionalità, che stava soffrendo...
    Dal momento in cui, con la rivoluzione industriale, il tenore di vita ha cominciato ad alzarsi, e a diffondersi sia l'ateismo che la fede "fai da te", allora è partita la "caccia" a nuovi "sofferenti" che si sarebbero riconosciuto più facilmente nel simbolo del crocifisso, ovvero un simbolo di dolore.
    Dove cercare questi nuovi fedeli, se non nei paesi meno sviluppati?
     
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    Penso che I sovranisti vedano il cristianesimo più come contrapposizione culturale all'Islam, che non fa parte della nostra storia occidentale, che una religione in cui avere fede. Diciamo che il crocefisso lo considerano più un simbolo occidentale contrapposto alla mezza luna o al buddha che sono simboli orientali e non fanno parte della nostra cultura occidentale.. quindi il cristianesimo ed in particolare il cattolicesimo come tradizione culturale italiana.
     
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    Esatto.

    Però proprio qui sta la distorsione: mentre esistono al mondo (ed ancor più sono esistite nel passato) religioni che per propria impostazione richiedono di essere praticate dalla maggioranza di una comunità civile, anzi considerano inevitabile di affermarsi come religione di riferimento per la società, con l'ambizione di esserne il "cemento" spirituale, invece la rivoluzionarietà del Cristianesimo sta (o dovrebbe stare, a voler meditare bene e sui testi evangelici) nell'irrilevanza dell'essere maggioritaria o minoritaria e nella netta separazione da sè delle questioni "di questo mondo" politiche, amministrative, militari, nazionali etc. le quali rimangono in essere ma in termini ininfulenti rispetto alla fede e viceversa.

    Vero poi che non di rado le cose sono andate all'esatto contrario (in nome del Cristianesimo si sono fatti partiti e persino stati e così via), ma si tratta già lì di distorsioni rispetto al messaggio evangelico.

    Quindi sì, la retorica sovranista sta facendo un uso improprio e distorto dei riferimenti cristiani, però due cose vanno dette: che è da secoli in abbondante compagnia e che no, il messaggio evangelico a leggerlo bene non intende rimuovere le differenze nazionali sotto il profilo civile, ma laicamente intende creare una tutta propria dimensione di fede indipendente dall'appartenenza nazionale, civile, amministrativa, militare delle "cose di questo mondo".

    Una terza osservazione che si potrebbe voler proporre è che nel frattempo col passare dei secoli la cultura occidentale ha a propria volta lentamente e faticosamente imparato la laicità ed oggi anche le organizzazioni civili, non solo come già da prima avrebbero dovuto fare quelle religiose cristiane, dovrebbero vedere con sospetto la commistione dei due ambiti.
     
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    Solo una precisazione, non ho mai affermato che il Cristianesimo abbia mai teorizzato la distruzione delle nazioni. Che il mondo sarebbe migliore o peggiore senza stati, confini nazionali, è una questione politica di fronte a cui, a quel che so, il Cristianesimo ha sempre mantenuto una posizione neutra, di certo nazionalismo e cosmopolitismo non sono dogmi di fede. Quello che scrivevo è che, a livello spirituale e morale, non politico, il cristianesimo non si è mai posto come religione nazionale, affermante una sorta di superiorità o privilegio di una nazione, di un popolo, di uno stato rispetto agli altri, come poteva essere l'ebraismo, in cui Dio stipula l'Arca dell'Alleanza e distrugge le mura di Gerico o le divinità pagane che tutelano la gloria e gli interessi dell'Impero Romano contro i barbari (che a quelle divinità non credono). Il Dio cristiano è il Dio di tutti, assolutamente al di sopra delle parti (trascendenza), per questo rilevavo l'evidentemente inopportuno inserimento delle "radici cristiane" nel contesto di una visione nazionalista.
     
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    Se ti vogliono convertire alla loro religione con le bombe e gli sgozzamenti è chiaro che alzi un muro, e gli atei hanno poco da stare allegri con quel tipo di regime perché sono considerati blasfemi.
     
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    L'uso politico che fa una certa destra (e, con essa, anche parte dello stesso clero) della religione cristiana cattolica è, ai miei occhi, vomitoso. Questo da una parte perché tradisce alcuni dei valori fondanti del cristianesimo, come l'accoglienza, la solidarietà e la condivisione, dall'altra perché i campioni del cristianesimo di destra sono sempre cristiani cattolici à la carte: fanno sesso prima del matrimonio, se ne fregano degli appelli del papa, non vanno mai in Chiesa, non rispettano la Quaresima però quando c'è da opporsi agli stranieri o allo spauracchio del gender si riscoprono cattolici ferventi.
     
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    CITAZIONE (Oskar @ 22/6/2022, 22:14) 
    . . . valori fondanti del cristianesimo, come l'accoglienza, la solidarietà e la condivisione, . . . sono sempre cristiani cattolici à la carte: fanno sesso prima del matrimonio, se ne fregano degli appelli del papa, . . .

    Fermate la discussione, voglio scendere!

    Questi non sono valori fondanti del Cristianesimo!

    Già ci sono i vertici di alcune confessioni che inducono confusione, non mettiamoci anche noi!

    Sulle questioni di sessualità le Chiese più accorte nel Cristianesimo ci hanno messo una pietra sopra già da tempo: non esiste un problema di sesso prima del matrimonio, semmai ne esisterebbe uno (ma così complesso da risultare forse irrisolvibile e allora tanto vale rinunciarci) di castità dopo la fine del matrimonio, per vedovanza o per annullamento.
     
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    CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 23/6/2022, 08:54) 
    CITAZIONE (Oskar @ 22/6/2022, 22:14) 
    . . . valori fondanti del cristianesimo, come l'accoglienza, la solidarietà e la condivisione, . . . sono sempre cristiani cattolici à la carte: fanno sesso prima del matrimonio, se ne fregano degli appelli del papa, . . .

    Fermate la discussione, voglio scendere!

    Questi non sono valori fondanti del Cristianesimo!

    Già ci sono i vertici di alcune confessioni che inducono confusione, non mettiamoci anche noi!

    Sulle questioni di sessualità le Chiese più accorte nel Cristianesimo ci hanno messo una pietra sopra già da tempo: non esiste un problema di sesso prima del matrimonio, semmai ne esisterebbe uno (ma così complesso da risultare forse irrisolvibile e allora tanto vale rinunciarci) di castità dopo la fine del matrimonio, per vedovanza o per annullamento.

    Ammetto di non essere un esperto di cristianesimo ma non credo di aver detto una cosa così assurda. Se l'accoglienza e la solidarietà non sono valori fondanti del cristianesimo sono senza dubbio argomenti centrali del messaggio di Gesù e della Bibbia.
    Suggerisco la lettura di questo pezzo del sito della Caritas di Forlì, in particolare del paragrafo "Le radici bibliche dell’accoglienza" che ricorda passaggi come "Amerai lo straniero come te stesso, perché anche voi siete stati stranieri in terra d’Egitto" (cf. Lv 19,34) e "Amate lo straniero, perché anche voi siete stati stranieri in terra d’Egitto" (Dt 10,34).
    Invito anche alla lettura di un'altra pagina che parte dalle parole di Gesù "Ero straniero e mi avete accolto" per discutere l'importanza della solidarietà concreta per i cristiani.
     
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    Quello straniero è colui che vuole essere partecipe della Fede senza essere discendente di Ebrei e al quale è allargato il beneficio della nuova alleanza.

    Quello che si sta dicendo è che la buona notizia non è riservata a chi già rientrava per appartenenza etnica nel patto con Abramo, ma anche ai Gentili e agli altri che ne vengano a conoscenza.

    I fondamenti del Cristianesimo non sono opere né balzelli (le opere a seconda del particolare pensiero cristiano di riferimento possono essere un esercizio precoce di maturità nel disfarsi del mondano o una prova di partecipazione o persino solo un segnale della grazia e in certi casi rischiano persino di essere una superstitio), ma fondamenti sono questioni teologiche legate ad una gratuità e non ad un merito: che Dio esista, che si occupi di noi. che abbia preparato per noi una vita dopo la morte, nella quale la salvezza è offerta in nome della fede e non per presunti meriti. Quindi che non ci saranno più Greci né Ebrei significa appunto che ciò avverrà non in questo mondo ma nell'altro (perché in questo mondo non si pone contraddizione fra l'esercizio della vita civile secondo schemi persino pagani (o noi oggi si direbbe "laici") e l'essere stati efficacemente raggiunti dall'annuncio della resurrezione.

    Poi ogni chiesa ha cercato nei secoli con maggiore o minore sincerità (qualche volta con non tanta sincerità, qualche altra con più salda ispirazione da parte dello Spirito Santo, spesso umanamente annaspando nello sforzarsi di immaginare qualcosa di difficilissimo da concepire per la mente umana) di suggerire uno stile di vita coerente con l'essere consapevoli di come poi (ad aver fede nel fondamento cristiano) si immagina andrà a finire nell'altra vita. Ma è proprio distorsivo confondere quest'ultima tentazione a formulare "stili di vita" con i valori fondanti, che come ho più volte detto sono straordinariamente distaccati dalla vita comune.
     
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    Concordo sulla distorsione nazionalista dei valori cristiani, tenendo presente che non esiste nessun Iddio cristiano, ma neppure un Allah islamico.
    Sono tutte invenzioni teologiche.
    Parto subito nel affermare l'unicità del Elohim degli israeliti, pur non essendo un credente, ma conoscendo quanto basta i testi cosiddetti sacri, l'intero racconto biblico è israelocentrico. Noi euroccidentali non centriamo nulla con codeste religioni abramitiche del ceppo semitico. Si che la Torah è espressione solo esclusivamente del popolo ebraico israelita.
    L'universalità dell'Elohim Yahweh è una menzogna colossale.
    Ora, per evitare di intasare questa discussione, se mi è permesso, solo per questa volta, vi rimando ad un altra discussione all'interno di un forum, per farvela breve. Non è spam, ma semplicemente un modo per convalidare ciò che ho appena scritto, senza riempire la discussione di immagini.

    L'intero racconto biblico è israelocentrico, specialmente l'AT

    Nella tua posterità saranno benedetti tutti i popoli della Terra - Bereshit 26/3-5 FALSO!!
     
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    Mi sembra un grosso equivoco.

    Per chi crede c'è stata la vecchia promessa e ora c'è la nuova e il Vangelo ha superato l'Antico Testamento estendendo per fede nell'altra vita ciò e molto più di ciò che inizialmente era per appartenenza etnica in questa (superando tra l'altro anche le vecchie prescrizioni).

    Da parte di chi non crede diffondere confusione fra le due cose è una antipatica operazione di discredito, che umanamente sarebbe auspicabile evitare.

    Chi non credendo vuole provare ad orientarsi nel Cristianesimo farebbe bene a partire dal Vangelo, anche solo da Giovanni; se poi gli sembrasse tutta una fastidiosa menzogna, inutile andare a spaccare il capello nei meandri di una vecchia tradizione precedente che quel messaggio nuovo intendeva superare.

    Se poi invece quello che si vuole conoscere è il punto di vista dell'Ebraismo, allora l'accusa di tradizionale monoreferenzialità etnica è alquanto una scoperta dell'acqua calda.
     
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    Si ma il Nuovo Testamento non ha ragion di esistere senza il Vecchio Testamento. Poi Rabbi Yehoshua ben Yosef, o per meglio scrivere: Yehoshua ben Gavriʼel, visto che Yosef era solo il padre putativo e non biologico, voleva riformare l'ebraismo dal suo interno e non creare un nuovo culto religioso.
    In fin dei conti fu messo a morte dal proprio popolo perchè ritenuto un falso Mashiach.

    La verità di comodo è quella di venderci la buona novella come fosse cosa a se stante dall'ebraismo, quando invece rimane sempre un racconto all'interno di un sistema prettamente israelocentrico.
     
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    Mi chiedo che significato possano avere discussioni come queste, al di fuori di un ambito teologico. Indipendentemente dal fatto se nei suoi sviluppi il cristianesimo rifletta o meno le intenzioni del suo profeta, esso ha contrassegnato, in bene e in male, due millenni o quasi di storia e di cultura.
     
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