Una battaglia culturale

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    Riporto il testo della lettera inviata dalla Preside agli studenti di un liceo di Firenze per indurli a riflettere sull’aggressione avvenuta fuori da un altro liceo fiorentino da parte di membri di “Azione Studentesca”, una organizzazione di estrema destra, riconducibile a FDI.

    www.huffingtonpost.it/cronaca/2023...1396984-P1-S2-L

    <i>“È una lettera del tutto impropria, mi è dispiaciuto leggerla, non compete a una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c'è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c'è alcun pericolo fascista, difendere le frontiere non ha nulla a che vedere con il fascismo o con il nazismo. Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole; se l'atteggiamento dovesse persistere vedremo se sarà necessario prendere misure".
    Queste le parole del Ministro Valditara a Mattino 5.
    E questa mattina è apparso uno striscione, poi rimosso, fuori dal Leonardo da Vinci, il liceo della preside Annalisa Savino . La firma è di Blocco studentesco, associazione neofascista. "Non ci fermerà una circolare, studenti liberi di lottare", la scritta. Su twitter Blocco studentesco ha messo una foto dello striscione e scritto: "Un'intera generazione di cosiddetti 'docenti', in realtà propagandisti politici in servizio permanente, dovrebbe finalmente andare in pensione anticipata. Sono loro la causa principale del disastro del sistema educativo italiano. Rottami del 68". Nelle immagini si vedono anche persone che bruciano la lettera della preside.
    In tutto questo, il governo e il ministro si sono ben guardati dal condannare l’aggressione squadrista di Firenze ai danni di studenti davanti ad una scuola, di cui tutti abbiamo visto le immagini e la vigliacca dinamica.
    Viceversa, ci esortano ad allarmarci del pericolo anarchico e delle supposte commistioni del PD con la mafia, portando quelle formidabili “prove” messe a disposizione dal sottosegretario Del Mastro.
    Io spero solo che nessuno cada nelle provocazioni di questi nostalgici degli anni di piombo, perché è quello l’humus che li alimenta e che vorrebbero riproporre. Questi non hanno ancora digerito il ’68, sono fermi alla scuola e alla società patriarcale pre-bellica.
    L’aspetto più surreale è che è proprio grazie alla tolleranza e alle aperture sociali del ’68 che tutti, anche loro e la loro leader di riferimento (seppur lamentandosi di essere vissuta come una underdog, che pure è approdata in parlamento credo 20 anni fa), hanno prosperato e beneficiato di tutte quelle opportunità che la loro visione sociale non gli avrebbe garantito.
    La famosa “egemonia culturale” della sinistra, di cui si dicono vittime, non è altro che il rifiuto di pensarla come loro, è guardare testardamente avanti sulle basi costituzionali, sono i margini ampi di libertà conquistata anche con il movimento del ’68. Non è una “egemonia”, è la diversità radicale di chi non si sottomette al loro tempietto di padri-padroni e alla loro fede nella disuguaglianza naturale.
    Non è una egemonia, purtroppo, ma un superiore grado di civiltà.
     
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    è facile essere fascisti in democrazia, non è permesso essere democratici nel fascismo
     
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    Difendere le frontiere non è né fascista né nazista, potrei essere d'accordo.
    Alimentare una diseguaglianza sociale ed economica nei paesi di provenienza dei migranti, favorendo multinazionali che approfittano della situazione per dissanguare il paese, facendo lavorare gli abitanti in condizioni di sicurezza precarie a 3 dollari al giorno, mi fa invece pensare ad una certa politica coloniale portata avanti nel corno d'Africa e in Abissinia da un certo tizio...
     
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    Per una volta scriverò un post piuttosto lungo, me ne scuso in anticipo.
    La lettera della preside ha suscitato un ampio dibattito, tutti i media dedicano spazio all’argomento richiamando l’attenzione sulla scuola. È comunque un buon risultato!
    Già ieri mattina al (credo, il nome mi è sfuggito) portavoce del ministro Valditara è stato chiesto in una trasmissione Rai se la scuola deve essere antifascista e il “poveretto”, arrampicandosi parecchio, ha in sostanza risposto che, essendo tale la Costituzione, lo è per così dire di conseguenza, ma non deve “fare politica”. Altri hanno rimarcato la differenza tra politica e propaganda partitica, eccetera. E che il ministro ipotizzi sanzioni (rientrate, pare) è stata giudicata da tutti un’assurda minaccia.

    Ognuno comprende che la politica rientra nello studio della storia, partirei da qui per fare un po’ d’ordine (ovviamente opinabile) nella vicenda.
    Come scrivevo qualche giorno fa (https://storiaepolitica.forumfree.it/?t=79533575#newpost), citando lo storico Diner, essa non è lineare: in ognuno dei suoi “snodi” esisteva un’alternativa. Questi passaggi significativi appaiono però tali quasi sempre a posteriori e a seguito di una scelta storiografica.
    La prof Annalisa Salvino, scegliendo l’indifferenza quale “snodo” originario del fascismo, ha optato per la più efficace rispetto all’odierno contesto scolastico: quello che consentì nei fatti l’avvento del regime fu molto più complicato. Ed è certo opportuno combattere con le idee e con la cultura chi propaganda disvalori e antidemocrazia, contraddicendo i principi fondamentali della nostra Costituzione.
    Appare magari alquanto retorico il finale
    Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé
    Non tutti i cittadini “conservatori”, più o meno ostili a immigrazione, diversità e dintorni possono, purché pacifici, essere definiti fascisti e bollati come disgustoso rigurgito. Ma non dubito che la preside sia più aggiornata di me sulla variegata galassia della gioventù neofascista. Blocco studentesco, per es., attivo anche a Firenze, è espressione di Casa Pound, di cui a Roma aspettiamo lo sfratto ben da prima che Fratelli d’Italia vincesse le elezioni.
    Rimane infatti ambigua l’annosa tolleranza anche del centro- sinistra nei confronti di simili aggregazioni. Lotta studentesca, tanto per dire, è il movimento giovanile di Forza nuova e si autodefinisce Gladio degli arditi.
    La motivazione più ragionevole sembrerebbe la stessa che indusse i governanti del dopoguerra a consentire la nascita del Movimento sociale italiano del repubblichino Almirante, riassumibile in un “così li possiamo tenere sott’occhio”, non saprei quanto valida sul momento. Unita alla corposa presenza di ex fascisti nella DC (magari inevitabile) ha certo favorito la mancata “resa dei conti” etico-politica, nonché psicologica e culturale, con il ventennio.
    Un’ altra ipotesi, se vogliamo qualunquista e malevola, condurrebbe a una sorta di “reciprocità”, con riferimento ai collettivi di sinistra. La riprendo più avanti.

    La situazione si è senz’altro complicata con il governo Meloni. Pur avendo in qualche occasione citato velocemente la Svolta di Fiuggi per liberarsi dalle origini scomode (giova, credo, una fonte di destra: www.tuttostoria.net/tutto-storia-autori.aspx?code=926) la leader ha mantenuto rapporti “organici” proprio con alcuni gruppi dichiaratamente post-fascisti che non la condivisero e di recente ha definito Azione studentesca che, rifondata nel 2016 risale appunto ad allora, “la palestra della nostra futura classe dirigente”, insieme ad Azione universitaria.
    Atteggiamento “comprensibile” sul piano elettorale per un piccolo partito d’opposizione; meritevole ora di attenta riflessione sul rapporto danni-benefici da parte di Meloni qualora aspiri seriamente a proporre Fratelli d’Italia (elezione di La Russa a parte) come “casa” di una destra moderata, democratica, al passo con i tempi e via ben dicendo. Della quale, lasciando per ora in bianco i nominativi dei fondatori, ci sarebbe in effetti bisogno.

    Per correttezza d’informazione ho aperto alcuni siti di segno opposto. Qui c’è la versione di un docente favorevole ad Azione studentesca (www.ilprimatonazionale.it/politica...angiolo-256452/) che ha chiesto l’anonimato e dichiara
    CITAZIONE
    “Ero lì e ho visto tutto, ribadisco: ad aggredire sono stati i ragazzi dei collettivi” (...) “non c’è stata alcuna spedizione punitiva da parte di Azione Studentesca, ma insulti e aggressione sono partiti dai collettivi” (...) “Le idee si confutano con le idee. Il clima che si respira nelle scuole è invece di monopolio ideologico, in una mancanza assoluta di dibattito e di dialettica. Un clima che poi si trasforma nella censura, nella mancanza di pluralismo, nell’indottrinamento, nell’imposizione del proprio verbo”.

    Analoga la versione di Nicola Porro (www.nicolaporro.it/altro-che-allar...ttivi-violenti/) e dei vari giornali di destra.
    Le opposte tesi concordato sull’evento scatenante, cioè il volantinaggio, ma le fonti di DX non citano il divieto in vigore nella zona. Manca in entrambe (né l’ho trovato in rete) il testo dei volantini che i ragazzi di destra intendevano distribuire. Anodino o filo-fascista?!
    Porro fa inoltre riferimento a un caso del maggio scorso, a Bologna,
    CITAZIONE
    “dove alcuni esponenti di Fratelli d’Italia (la gran parte appartenente al movimento giovanile Azione Universitaria (...) sono stati assaltati da una ventina di persone dei collettivi di sinistra (“Ne ho contate almeno 25”, ci spiega un aggredito). Sulla vicenda, la Procura di Bologna ha aperto un’inchiesta, terminata con la richiesta di rinvio a giudizio di otto “compagni” nati tra il 1988 ed il 2001. Il quadro presentato dal pm Stefano Dambruoso è sconcertante. Nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, infatti, si parla di “calci, pugni e strattonamenti”, che hanno portato ad un trauma cranico, uno toracico e lesioni personali ai giovani aggrediti di Fratelli d’Italia, obbligati a chiamare carabinieri e 118. Eppure, il fatto non ha avuto rilievo nella cronaca nazionale. Si conta solo qualche articolo relegato alla cronaca locale del bolognese

    .
    Qui un articolo coevo, abbastanza concorde: https://corrieredibologna.corriere.it/bolo...896667a8d.shtml

    Qualora dunque il "pensiero unico" cioé l'intolleranza per la manifestazione delle idee altrui regni sovrano da entrambe le parti e la violenza fisica venga minimizzata dai rispettivi referenti politici... Ma de che stemo a parlà diremmo nella capitale.
     
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    CITAZIONE (virelle @ 24/2/2023, 18:04) 
    Qualora dunque il "pensiero unico" cioé l'intolleranza per la manifestazione delle idee altrui regni sovrano da entrambe le parti e la violenza fisica venga minimizzata dai rispettivi referenti politici... Ma de che stemo a parlà diremmo nella capitale.

    Non vorrei sbagliarmi di grosso, ma nel primo dopoguerra vi erano fenomeni di intolleranza da più parti, poi, con l‘appoggio di diverse forze e anche autorità prevalsero quelle fasciste.
     
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    C’è un piccolo particolare, Virelle. Ed è che FDI si appoggia pesantemente a queste organizzazioni, che vengono aiutate e sostenute, vengono ricevute nei ministeri, i loro membri entrano in consiglio comunale, la Meloni le definisce come il vivaio per la loro futura classe dirigente, e tutti loro si prestano generosamente nelle campagne elettorali e sicuramente votano il partito di FDI.
    Lo stesso non si può dire delle organizzazioni di estrema sinistra, che sono solo una spina nel fianco per il PD, che non li supporta nello stesso modo amorevole e che fanno campagne elettorali antagoniste al PD, il quale viene difficilmente votato da questo tipo di estremisti.
    Stiamo parlando di quanto questi “vivai” siano strutturali a FDI e tutti questi prevedibili discorsi sugli opposti estremismi sono le fumisterie verbali con le quali pretendono ancora di prenderci per il naso, come se non fossimo più capaci di distinguere tra i fatti e la propaganda passata, presente e futura.
    Come tutti quelli con vocazioni autoritarie e censorie, si atteggiano a vittime di provocazioni, costretti a reazioni violente dalla violenza degli avversari, che può anche esplicitarsi nel mero rifiuto di lasciarli fare quello che vogliono.
    La testimonianza anonima di quel professore, che non ci mette la faccia, fornendo un pessimo esempio di impegno civico, suona abbastanza inverosimile: “Il clima che si respira nelle scuole è invece di monopolio ideologico, in una mancanza assoluta di dibattito e di dialettica. Un clima che poi si trasforma nella censura, nella mancanza di pluralismo, nell’indottrinamento, nell’imposizione del proprio verbo”.
    Io non frequento l’ambito scolastico da 40 anni, ma mi riesce difficile credere che nelle scuole italiane viga un’atmosfera del genere. Forse tu puoi testimoniarci se l’impegno politico abbia davvero questo corso nelle scuole della Repubblica che, a me, viste da lontano, sembrano invece molto disattente e disimpegnate.
    Tutti gli aspiranti autocrati pretendono di salvare le loro popolazioni da terribili pericoli cui loro sono costretti a contrapporsi con tutti i mezzi, anche sacrificando qualche libertà di troppo.
    La libertà di insegnamento e la politica discussa nelle scuole è una di queste.
     
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    Non mi sfugge, cara Sonia, ho scritto appunto che sono organici, definiti da Meloni "palestra della nostra futura classe dirigente", eccetera.
    Poco e nulla c'è da riferire, credo, su eventuali rapporti tra giovani facinorosi di sinistra e partitini comunisti (la rete ne cita mi pare ben 16) i quali non hanno di fatto cariche e seggi da offrire. E il PD, concordo, non è certo il loro referente.
    Il vecchio PCI prese le distanze esplicite e definitive dalle azioni violente alla vigilia degli anni di piombo, ma va comunque rammentato che i comunisti di allora -escluderei desiderosi di vivere similmente – ritenevano l’URSS paese guida e tardarono parecchio a teorizzare la terza via ; il centralismo democratico si traduceva naturaliter in pensiero unico. A tal proposito dispongo di un ricordo infantile.
    L’unico parente comunista (era stato partigiano a nord) venne per combinazione in visita proprio nel giorno in cui i media avevano dato notizia dell’ingresso dei carri armati sovietici in Ungheria. Fu subito “assalito” da mio nonno liberale e replicò condannando l’invasione, contro la quale si era già espresso -lo informò – il compagno Longo, vicesegretario e sostituto di Togliatti, al momento in Russia. Com’è noto, al rientro questi sconfessò Longo, giustificando Mosca; il parente, a quel se ne disse in famiglia, avrebbe poi “balbettato scuse incoerenti” allineandosi al voltafaccia. Ero una bambina, ma forse decisi allora che non sarei stata comunista.

    In pensione ormai da un po', manco di notizie fresche sul clima dei nostri licei. Ho insegnato a partire dalla fine del Sessanta, anni dunque turbolenti e drammatici. Lo erano stati anche quelli dell’università: scontri tra collettivi e Fuan, facoltà occupate, uno studente morto, cancelli sbarrati, scorta di poliziotti alla discussione delle tesi. Ero quindi abbastanza preparata alle baruffe tra estremisti, di solito non tanto numerosi: quasi tutte verbali, in verità, alle mani si arrivava altrove, anche perché esistevano sedi politiche e luoghi di aggregazione ora dismessi.
    I prof erano alle prese con grandi e spesso critici cambiamenti di didattica e politica scolastica, ma non rischiavano aggressioni fisiche. Peraltro la cronaca degli ultimi anni ne ha dato varie volte notizia, per motivi più terra-terra, quali cellulari e bocciature, forse i timori del collega anonimo hanno qualche fondamento.
    Quanto al pensiero unico, in genere non regnava sovrano: i docenti erano abbastanza distribuiti tra le diverse aree e gli studenti “impegnati” (molto più folti di oggi) di solito non aggressivi. Anche durante i vivaci dibattiti sui referendum per divorzio e aborto, di rado ho sentito dare del “fascista” e dello “stalinista” ai sostenitori delle opposte scelte.
    Ne ho fatto maggiore esperienza più avanti, quando (e mi sembrò contraddittorio, ma forse si trattava di una difesa identitaria) il comunismo era diventato più democratico, insegnando per tre anni in un liceo scientifico in cui la quasi totalità dei docenti era allineata, gli studenti si adeguavano o tacevano e l’epiteto di fascista veniva usato nei confronti di chiunque manifestasse opinioni dissonanti. Nell’istituto si era infatti riunito negli anni un personale per così dire omogeneo.
    E analoga impressione, ovviamente più superficiale, ho provato nel ruolo di commissaria d’esame in alcuni storici licei romani; senza dubbio a destra appariva invece schierato un classico assai noto. Fui costretta a uno studio intensivo di Evola, argomento di due tesine.

    Chiudo con una riflessione che forse rischia di minimizzare un po’ la giusta indignazione, che condivido, per la reprimenda di Valditara alla preside fiorentina.
    Il fascismo storico ha poco a vedere con questi studenti, anche quando essi usano il termine per autodefinirsi. Nella quasi totalità dei casi non ne hanno conoscenza neppure sommaria, chiamano così un coacervo disordinato di frustrazione, fedeltà al gruppo, conservatorismo nazionalista, timore del diverso, del femminismo, e via strologando. Faremmo bene a non forzare il linguaggio: “rigurgiti” reali di fascismo non sono dietro l’angolo. E la violenza cui i ragazzi ricorrono con maggiore frequenza negli ultimi anni ha radici più preoccupanti. Attrezziamoci intanto nei confronti delle “democrature”, quelle sì in vista, rendendo effettive libertà e uguaglianza.

    Edited by virelle - 26/2/2023, 14:53
     
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    l'atteggiamento deciso dal centrofascismo...
    1) silenzio se l'accadimento è un pestaggio di studenti da parte di fascisti d'italia
    2) se qualcuno difende i pestati, aggredirlo e minacciarlo
    3) ribaltare la frittata dicendo che sono risse tra giovinastri e che pure la meloni è stata aggredita per la figlia
    4) ricordare che il popolo li ha scelti votandoli
    5) pubblicare il sondaggio prezzolato che vede il loro gradimento sempre in crescita
     
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    A me, come credo a molti altri, non interessa affatto chiamarli fascisti. Interessa più a loro non criticare mai severamente il fascismo storico e rivendicarne i simboli, che noi abbiamo già seppellito nelle sabbie della storia.

    Quello che mi preoccupa è quello che sono, oggi, i valori che professano e a cui sono educati.
    Non so quale fosse il volantino che stavano distribuendo a Firenze, ma questo è un altro distribuito a Pistoia ed altri che ho trovato in rete sono tutti dello stesso tenore.

    www.open.online/2019/11/14/toscana-il-volantino-di-azione-studentesca-contro-le-classi-etniche/

    Quello che mi preoccupa è che questa organizzazione, che distribuisce volantini siffatti, venga ricevuta con tutti gli onori al Ministero dell’istruzione, mentre una preside che fa il suo lavoro venga redarguita e minacciata.

    www.repubblica.it/cronaca/2023/02/20/news/firenze_fdi_azione_studentesca_paola_frassinetti-388740211/

    Ho l’impressione che si voglia artatamente resuscitare una contrapposizione violenta, in modo da giustificare una sorta di commissariamento dei dirigenti scolastici.
    Ho anch’io i tuoi stessi ricordi, mi sono laureata nel ’76, anni di piombo. Quello che può fare la differenza oggi è la sponda che si vuole dare a certi estremisti da parte delle istituzioni, perché se non è più tempo di fascismi, le demokrature sono invece vive e vegete.
     
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    Quello che è successo a Firenze non è purtroppo un fatto nuovo: di aggressioni da parte di giovani neofascisti ne abbiamo viste anche in altre città, compresa la mia, Verona. Ricordo il caso di Nicola Tommasoli, assassinato in pieno centro città a calci e pugni da cinque fascisti, e quello di Luca Perini, mio coetaneo e conoscente, figlio di un consigliere comunale di Rifondazione comunista, picchiato con le catene da un gruppo di giovani di estrema destra.
    Oggi questi ragazzi che si professano fascisti (senza sapere pienamente cosa significhi la cosa), oscurati da una visione del mondo violenta, intollerante e razzista, si sentono più forti che mai perché ritengono che al potere ci sia qualcuno che li rappresenta. Per questo motivo sarebbe necessario che la destra di governo rompesse ogni ambiguità con simili gruppi di delinquenti, prendendo le distanze una volta per tutte. Purtroppo leggendo la delirante reprimenda di Valditara alla preside di Firenze ho il timore che la direzione non sia questa.
     
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    Sembra che episodi come questo non siano mai successi, come se fosse la prima volta.
    Quando occupavamo il Liceo, quante volte arrivavano gruppetti di universitari che volevano fare a botte? Che distruggevano i motorini di chi era dentro la scuola? Che minacciavano di entrare con la forza?
    A me sembra che si voglia, come sempre, creare un tifo da stadio, un "con noi o contro di noi". Ed è incredibile come commenti obiettivi o discussioni pacifiche tra idee diverse si possano leggere in forum come questo ma non sui giornali o in televisione che fanno solo il classico giochino del "al lupo! al lupo!"

    Abbiamo un governo che fino ad ieri si professava di estrema destra, che poi si sia calato le braghe davanti all'Europa è un altro discorso, ed una cosiddetta sinistra che urla al fascismo per ogni cosa. Non vedevano l'ora che succedesse qualcosa del genere.

    Con questo non voglio assolutamente giustificare il pestaggio, dico solo che nei miei anni al Liceo (uno dei più noti di Bologna) cose del genere non creavano scandali mediatici, si risolvevano da soli senza aver bisogno dell'intervento di questo o quel ministro che alla fin fine, non gliene frega nulla di quello che succede a qualche studente.
     
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    La strada è segnata e la meta è chiara già da mo': Visegrad.
     
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    Riprendo questa discussione, sul "fascismo" giovanile, a proposito della consueta commemorazione di Acca Larenzia.
    Com'è noto, davanti all'ex sede del MSI il 7 gennaio 1978 furono uccisi i due esponenti del Fronte della Gioventù Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta e, durante gli scontri con le forze dell'ordine, anche Stefano Recchioni della destra sociale. I responsabili non furono mai trovati, si ipotizzò in seguito l'uso di un'arma delle brigate rosse.
    Cito Saviano da Repubblica per descrivere la scena:
    CITAZIONE
    Ridicola la parata con procedura militare che irreggimenta le presunte truppe: chiede l’attenti, poi per tre volte ripete “per tutti i camerati caduti” e la risposta in coro è “presente”, con l’enfasi del saluto romano. Infine autorizza il “riposo” e scioglie i ranghi. Grotteschi nell’aspirazione di sentirsi per qualche minuto milizia fascista; grotteschi e ridicoli, certo, eppure non meno inquietanti [...] Tutto in coerente continuità con la trasformazione autoritaria del nostro Paese, dove queste pagliacciate servono a carezzare il pelo delle frange radicali di estrema destra che si sentono sempre snobbate e tradite dai “camerati” che hanno raggiunto poltrone di potere, ma che hanno ancora bisogno dell’appoggio di questi esaltati

    Condividete la sua conclusione?
    Nell'articolo un excursus circa l'apologia del fascismo nella nostra normativa: https://www.vanityfair.it/article/acca-lar...fascismo-perche
     
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    Concordo con Saviano è una pagliacciata senza senso, come pagliacci sono i nostalgici che non si rendono conto che quel periodo storico è ormai acqua passata e non ci sono i presupposti e le condizioni per far sì che si ripeta, secondo me è gente da compatire.
     
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    Sì, anche la discussione iniziale, originata dalla lettera della preside, evidenziava la sostanziale ignoranza di questi soggetti sul fascismo storico.
    Rimane però che - consentita le 1946 (le motivazioni qui OT) la formazione del MSI- una condanna culturale e sociale netta non è stata mai ufficialmente espressa dalla destra e la normativa è rimasta ambigua e/o malintesa.
    Meloni, pur divenuta capo di governo, ben si guarda dallo sconfessare apertis verbis la componente nostalgica del suo elettorato, i cui "valori" di riferimento, comunque si voglia aggettivarli, sono comunque deprecabili e retrogradi.
     
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