L'equivoco del pacifismo cattolico

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    Esiste una malattia culturale interna al cristianesimo, in particolare al cattolicesimo. La malattia del pacifismo terzomondista e antiamericano. Pacifisti che richiamandosi all'universalismo tipicamente cattolico, ritengono che l'approccio da seguire di fronte ai conflitti debba essere sempre e solo quello dell'equidistanza, della sospensione della valutazione dei torti e delle ragioni, del forzare le parti a raggiungere una "pace", qualunque siano i termini, anche fosse una "pace" ingiusta, basata unicamente sui rapporti di forza. "Pace" come semplice ipocrita assenza di conflitti. Il senso del concetto di "universalità" che definisce sin dall'etimo il cattolicesimo, è qui frainteso e abusato. Il senso vero dell'universalismo cattolico è l'idea che la fede e il messaggio cristiano di salvezza sia rivolto a ogni persona indipendentemente dalla nazione, etnia, ceto sociale, sesso. Ma tutto questo non ha nulla a che fare col passare sopra le differenze tra i torti e le ragioni, tra gli aggressori e gli aggrediti, tra chi rispetta la dignità e libertà delle persone e chi le calpesta, non ha nulla a che fare col sedersi su un piano terzo e limitarsi a fare appelli generici per la pace. Il messaggio cristiano è universale, rivolto a tutti, ma poi, proprio in nome dei valori in esso, contenuto, si giudicano le differenze tra chi li rispetta e chi no, e si COMBATTE contro chi li calpesta, condividendo la stessa barricata delle vittime. Il messaggio cristiano è universale, non è universale il fatto che alcuni lo recepiscano e altri no.

    Il cristianesimo deve fare una scelta di campo dalla parte dell'Occidente, del mondo libero. Pensare che questo contraddica lo spirito universale, cattolico, ha senso solo intendendo la superiorità dell'Occidentale in senso etnico, biologico: è ovvio che non è questo che si intende (basti solo leggere la lettera di Edith Stein a Pio XI in cui chiaramente si considera la mitologia nazista del "sangue" come a tutti gli effetti anticristiana), si intende che l'Occidente è il luogo del mondo dove ad oggi con maggior coerenza la visione del mondo, filosofica, metafisica, etica del cristianesimo, improntata ai valori della dignità e della libertà della persona si sono affermati, il modello laico e liberale della società aperta. Cominciando col ricordare ai tanti "cristiani" invaghiti di Putin e del modello teocratico e cesaro-papista orientale, che proprio il liberalismo occidentale è la dottrina politica più coerente con il cristianesimo, la scoperta cristiana dell'interiorità come luogo di relazione tra uomo e Dio è la base che porta a riconoscere la sacralità della sfera intima e privata di ogni singolo individuo, la sua irriducibilità a ogni potere esteriore degli stati che di fronte ad essa deve, per l'appunto liberalisticamente, fermarsi. Ricordando l'appello di Mounier al "dissociare lo spirituale dal reazionario".
     
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    Non trovavo più il post, scusami. La filosofia del cristianesimo e il ruolo del cristianesimo nella filosofia politica richiederebbero un lungo discorso, non credo adatto al forum.
    Ho letto alcuni libri di Mounier, in tutta franchezza lontani dal mio orientamento, non so quanto il personalismo possa indirizzare il cristianesimo al ripudio di alcune sue tipologie, o come chiamarle, operanti in paesi illiberali. Di certo il patriarca Kirill consigliere di Putin e sponsor dell'invasione ucraina induce molti cristiani ad auspicarlo. Ma non mi sembra realistico e, da laica convinta, neppure coerente con i presupposti basilari del cristianesimo.
    Limitandoci al cattolicesimo, e anche dando per valida la tua versione "filo occidentale" dell'universalismo cristiano, il papa di Roma è tale anche per milioni di cattolici non occidentali che probabilmente non comprenderebbero scelte in certo senso "politiche".
     
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1 replies since 27/2/2023, 00:41   78 views
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