Riforma costituzionale Meloni

materiali e anticipazioni

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    Apro questa discussione quale "deposito" dei materiali sull'argomento, che immagino susciterà polemiche.
    Com'è noto il testo non è ancora definitivo, ma anticipato ieri in un comunicato stampa. Vengono modificati quattro articoli della Costituzione: l’articolo 59, l’88, il 92 e il 94. Eccolo.
    CITAZIONE
    ELEZIONE DIRETTA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
    Introduzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri e razionalizzazione del rapporto di fiducia (disegno di legge costituzionale)
    Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha approvato un disegno di legge costituzionale per l’introduzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri e la razionalizzazione del rapporto di fiducia.
    La riforma costituzionale ha l’obiettivo di rafforzare la stabilità dei Governi, consentendo l’attuazione di indirizzi politici di medio-lungo periodo; consol idare il principio democratico, valorizzando il ruolo del corpo elettorale nella determinazione dell’indirizzo politico della Nazione; favorire la coesione degli schieramenti elettorali; evitare il transfughismo e il trasformismo parlamentare.
    Il testo opera su cinque versanti:
    1 introduce un meccanismo di legittimazione democratica diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, eletto a suffragio universale con apposita votazione popolare che si svolge contestualmente alle elezioni per le Camere, mediante una medesima scheda. Si prevede, inoltre, che il Presidente del Consiglio sia eletto nella Camera per la quale si è candidato e che, in ogni caso, sia necessariamente un parlamentare;
    2 fissa in cinque anni la durata dell’incarico del Presidente del Consiglio, favorendo la stabilità del Governo e dell’indirizzo politico;
    3 garantisce il rispetto del voto popolare e la continuità del mandato elettorale conferito dagli elettori, prevedendo che il Presidente del Consiglio dei ministri in carica possa essere sostituito solo da un parlamentare della maggioranza e solo al fine di proseguire nell’attuazione del medesimo programma di Governo. L’eventuale cessazione del mandato del sostituto così individuato determina lo scioglimento delle Camere;
    4 affida alla legge la determinazione di un sistema elettorale delle Camere che, attraverso un premio assegnato su base nazionale, assicuri al partito o alla coalizione di partiti collegati al Presidente del Consiglio il 55 per cento dei seggi parlamentari, in modo da assicurare la governabilità;
    5 supera la categoria dei senatori a vita di nomina del Presidente della Repubblica, precisando che i senatori a vita già nominati restano comunque in carica.

    Il testo si ispira a un criterio “minimale” di modifica della Costituzione vigente, in modo da operare in continuità con la tradizione costituzionale e parlamentare italiana e da preservare al massimo grado le prerogative del Presidente della Repubblica, figura chiave dell’unità nazionale.
     
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    Le riforme proposte mirano a introdurre, un po' dalla porta di sevizio, il presidenzialismo e sono a mio avviso da considerare negativamente, in quanto vengono scalzati alcuni fondamentali principi che, opportunamente, caratterizzano la Costituzione italiana, primo di tutto quello della funzione del Parlamento, rappresentante degli elettori e quello del Presidente della Repubblica che da garante della Costituzione verrebbe degradato a notaio. Inoltre l'obbligo che il Presidente del Consiglio dei Ministri sia un parlamentare è illogico, dato che i ministri possono non essere parlamentari; anzi altri ordinamenti escludono, giustamente, che i ministri, ed il presidente del loro consiglio, siano parlamentari, in quanto l'impegno della carica ministeriale non può consentire di partecipare alle sedute parlamentari ed all'attività legislativa propria del Parlamento, mentre il governo detiene quella esecutiva (anche se da molto in Italia si tende a stravolgere questo fondamentale principio). Introdurre l'incompatibilità delle cariche di governo e di parlamentare sarebbe corretto. L'elettorato sceglie il legislativo che a sua volta sceglie l'esecutivo, senza commistioni e confusioni. Chi viene nominato ministro dovrebbe rinunciare alla carica parlamentare.

    Inoltre non mi è chiaro che cosa succederebbe se il governo non ottenesse la fiducia dal parlamento: il Presidente del Consiglio eletto a voto popolare manterrebbe la sua funzione, si andrebbe a nuove elezioni o che?

    L'unico punto che potrebbe venir discusso è a mio avviso l'abolizione dei senatori a vita, che ritengo un residuo della prerogativa regia di nomina dei senatori, anche se per meriti e non per nascita.
     
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    se capisco bene non viene toccato il bicameralismo perfetto , certo ora le due camere hanno la stessa base elettorale , ma (si spera) i candidati parlamentari per ciascuna camera continueranno ad avere una diversa attrattività , e nel caso (difficile, ma tecnicamente non impossibile) di un difforme risultato nelle due camere ?
     
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    Una Costituzione non è il Vangelo (si fa per dire) e penso possa (e debba) essere modificata per adeguarla ai tempi. La modifica però DEVE essere migliorativa e condivisa dalla maggioranza del popolo e non frutto della miope visione di chi sta nel governo pro-tempore che cerca solo la autoconservazione del potere ai danni dei rivali. Questa mi pare una riforma un po'pasticciata. Se ho ben compreso per la parte anti ribaltone in caso di non acquisizione della fiducia il Premier può essere accantonato ma l'incarico deve essere dal Presidente accordato ad un altro esponente della medesima maggioranza: chissà quanto dispiace al Salvini poter fare le scarpe alla Meloni!. Questo aumenterebbe la fronda interna alla maggioranza. Il fatto poi che il Premier debba essere un parlamentare per evitare i famigerati tecnici (che poi sono gli unici che possono fare le riforme necessarie ma dolorose e sgradite) potrebbe andarmi bene solo qualora i parlamentari fossero eletti e non nominati, magari votando gente competente non solo in materia di politichese (la Politica è altra cosa!) ma anche economia, diritto, sicurezza, ecc. e non yes men del Kapo di turno.
    Il problema più delicato resta comunque il rapporto del Premier (eletto dal Popolo) col Presidente della Repubblica (eletto dal Parlamento integrato): quest'ultimo dovrà necessariamente (e pericolosamente) perdere (se non l'Auctoritas) almeno alcuni poteri. Deve comunque restare sempre il GARANTE della Costituzione con gli adeguati poteri.
    Per coloro che invece temono lo svilimento del Parlamento mi pare questo un compito davvero impossibile anche perchè poco muterebbe visto che i suoi membri sono nominati dai capi del partito: quegli stessi che si proporranno come Premier.
    Mi piacerebbe che i parlamentari fossero eletti e strettamente vincolati al rispetto del mandato popolare. Un rappresentante deve perseguire gli interessi del mandante non quelli suoi personali o di gruppi di potere estranei.
    Il problema italiano è che sopravvivon0 simulacri di democrazia nei partiti. Il PD non si capisce cosa sia e chi rappresenti (se il popolo ppovero od i salotti buoni; ex PCI o DC), FI è il partito della famiglia Berlusconi; FdI rappresenta una destra ambivalente tra fascismo, atlantismo, spesso becera, comunque a suo vanto non raggiunge mai le vette della Lega di Salvini.
     
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    lucrezio52 ... e nel caso (difficile, ma tecnicamente non impossibile) di un difforme risultato nelle due camere ?

    In effetti la questione si pone. Qualche costituzionalista entrerà certo nel merito appena la proposta sarà definitiva.
    Per ora alcuni si sono espressi sull'Huffpost, cui non sono abbonata. Copio il titolo.
    CITAZIONE
    Cassese, Mirabelli, Flick, Pinelli, Clementi e Luciani mettono in fila tutti i pro (pochi) e i contro (tanti) della riforma targata Meloni. ...ha scatenato una serie di obiezioni dei costituzionalisti, sin dal momento in cui sono emerse le prime bozze. Suscita perplessità innanzitutto l'elezione diretta del premier, ma seguono una serie di altri distinguo, tutti fatti con dovizia di argomentazioni.

    Karolus51 Sono abbastanza d'accordo con le tue considerazioni, in particolare riguardo ai partiti.
    E sì, certo, le costituzioni non sono libri sacri, però -anche alla luce dei danni già fatti- avrei preferito che la nostra fosse rigida.
    Il discorso verrebbe lungo... Molto in sintesi, per due motivi principali: etico-politico e funzionale.
    A fondamento della propria dignità storica, un popolo deve disporre di un "cardine", ancoraggio o come chiamarlo (può essere una rivoluzione/innovazione, vittoria, scoperta o altro). Per l'Italia -messo da parte il Risorgimento logorato da mitologie contraddittorie- è stato per qualche tempo la Costituzione, ormai strapazzata e svilita. La perdita di autostima collettiva mi sembra palese.
    Sul piano funzionale, la nostra -al di là della retorica sulla "bellezza"- era, nella sua sintesi tra le ideologie costitutive- piuttosto ben fatta e, soprattutto, attenta al bilanciamento dei poteri. Ogni intervento (s'è visto a partire dalla riforma del Titolo V) la danneggia e crea problemi collaterali.
     
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    La nostra Costituzione è senza dubbio per principi, diritti, bilanciamento dei poteri, ecc. una delle migliori al mondo ma è pur vero che la media durata di un Governo è di un anno e mezzo. Nessun governo dal 1948 è stato in grado di completare il programma e quindi rispondere ai cittadini dei fallimenti e sprechi che sono sempre colpa del precedente Governo.
    La verità è che Essa prevede ingenuamente altri tipi di partiti, altri intelletti nei leaders e moralità nella politica: in poche parole contempla un mondo che non esiste più (se mai sia esistito!). La DC prendeva ordini e borsoni di soldi dagli USA ed il PCI dalla Russia. Il PSI era occupato a far cassa. Taccio delle intromissioni del Vaticano. Ho altrove scritto che Roma è capitale di due Stati: uno che crede fermamente ai miracoli e nel Salvatore, l'altro è il Vaticano.
    Come poteva nascerne uno Stato serio ed affidabile!. Lo dico con rabbia perchè amo l'Italia!.
    Giustamente, come affermi Tu, le varie riforme costituzionali fatte o solo tentate non l'hanno resa migliore credo perchè ogni compagine politica propone le riforme per la propria sopravvivenza e convenienza, solitamente per danneggiare la parte avversa. La visione dei nostri leaders è, a dir poco miope, ma le sue mani sono mobilissime e le tasche capaci. "Il vero uomo politico non pensa alle prossime elezioni ma alle future generazioni".
    Qualcuno di questi signori ci ha forse pensato mentre accumulava quel debito astronomico (forse lo salderanno i nostri bis bis nipoti) che hanno accumulato per ruberie, prebende ed opere inutili ed incompiute?. Invece di costruire cattedrali nel deserto con quei soldi avrebbero fatto meglio a sistemare ponti, autostrade e corsi dei fiumi.
    In merito alla Sanità che stanno privatizzando nei fatti qualcuno si ricorda di quel Ministro ed alti Dirigenti (che non nomino) trovati con svariati milioni occultati nel divano sottratti ai fondi degli ospedali. Quanti vecchi e malati avranno fatto indirettamente morire!. Non mi consta che abbiano avuto l'ergastolo o restituito tutto il maltolto.
     
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    Quando ho letto le prime bozze della riforma Meloni mi è venuta in mente una sola, semplice domanda: ancora? Non sono bastati i fallimenti di Berlusconi e Renzi per capire che la Costituzione non va stravolta a colpi di maggioranza con cambiamenti pasticciati e fatti su misura di chi li propone?
    Questa idea di una carta à la carte, riprendendo un'espressione usata da Tomaso Montanari in un dibattito sulla riforma Renzi poco prima del referendum che nel 2016 la bocciò, è pericolosa e generalmente è una sciagura per chi la persegue.
    I cambiamenti della Carta devono essere piccoli e graduali. Se invece si vuole operare una riforma radicale di un testo che rimane oggi valido, chiaro e in cui tutti ci possiamo riconoscere, bisogna ripensare tutto il sistema di pesi e contrappesi, di poteri e garanzie, andando davvero nella direzione di una "Seconda Repubblica". Per farlo, però, è indipensabile una larghissima convergenza politica e sociale che superi le appartenenze e gli interessi di parte, una nuova Costituente. Sembra invece che si vada per l'ennesima volta verso un pastrocchio incoerente, incompatibile con la natura parlamentare della nostra Repubblica e che finirà per compattare il grosso dell'elettorato contro chi lo propone.
     
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    un agghiacciate sistema di governo
    https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/0...uzione/7344699/
     
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    Sembra invece che si vada per l'ennesima volta verso un pastrocchio incoerente, incompatibile con la natura parlamentare della nostra Repubblica e che finirà per compattare il grosso dell'elettorato contro chi lo propone.

    ============
    e sempre il tentativo delle maggioranze pasticciate che cercano di impadronirsi di tutte le leve del potere per imporre nuove dittature padronali. anche se per via degli intrallazzi e della corruzione nei fatti le classi padronali e più ladre diventano sempre privilegiate sia sotto l'aspetto fiscale che normativo.

    Edited by Oskar - 8/11/2023, 19:04
     
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    si tratta di un disegno tanto scoordinato, ingiusto e servile che proprio non è immaginabile che un vero Parlamento lo approvi.

    È la conclusione dell'articolo citato (www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/0...uzione/7344699/) Ma possiamo considerare "vero" quello attuale :question:
     
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    Secondo il Domani di qualche giorno fa il testo della proposta di modifica sarebbe questo
    Articolo 1
    (Modifica dell’articolo 59 della Costituzione)
    Il secondo comma dell’articolo 59 della Costituzione è abrogato.

    Articolo 2
    (Modifica dell’articolo 88 della Costituzione)
    Al primo comma dell’articolo 88 della Costituzione sono soppresse le parole “o anche una sola di esse”.

    Articolo 3
    (Modifica dell’articolo 92 della Costituzione)
    L’articolo 92 della Costituzione è sostituito dal seguente: “Il Governo della Repubblica è composto dal Presidente del Consiglio e dai Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri.
    Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni. Le votazioni per l’elezione del Presidente del Consiglio e delle Camere avvengono tramite
    un’unica scheda elettorale. La legge disciplina il sistema elettorale delle Camere secondo i principi di rappresentatività e governabilità e in modo che un premio, assegnato su base
    nazionale, garantisca il 55 per cento dei seggi nelle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio dei Ministri. Il Presidente del Consiglio dei Ministri è eletto nella
    Camera nella quale ha presentato la sua candidatura. Il Presidente della Repubblica conferisce al Presidente del Consiglio dei Ministri eletto l’incarico di formare il Governo e nomina, su proposta del Presidente del Consiglio, i Ministri”.


    Articolo 4
    (Modifica dell’articolo 94 della Costituzione)
    All’articolo 94 della Costituzione sono apportate le seguenti modifiche: A) Il terzo comma è sostituito dal seguente: “Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia. Nel caso in cui non venga approvata la mozione di fiducia al Governo presieduto dal Presidente eletto, il Presidente della Repubblica rinnova l’incarico al Presidente eletto di formare il Governo. Qualora anche quest’ultimo non ottenga la fiducia delle Camere, il Presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere.”;
    B) dopo l’ultimo comma è aggiunto il seguente: “In caso di cessazione dalla carica del Presidente del Consiglio eletto, il Presidente delle Repubblica può conferire l’incarico di formare il Governo al Presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare che è stato candidato in collegamento al Presidente eletto, per attuare le dichiarazioni relative all'indirizzo politico e agli impegni programmatici su cui il Governo del Presidente eletto ha ottenuto la fiducia. Qualora il Governo così nominato non ottenga la fiducia e negli altri casi di cessazione dalla carica del Presidente del
    Consiglio subentrante, il Presidente della Repubblica procede allo scioglimento delle Camere.”

    Articolo 5
    (Norme transitorie)
    I senatori di diritto a vita nominati ai sensi del previgente secondo comma dell’articolo 59 della Costituzione restano in carica. La presente legge costituzionale si applica a decorrere dalla data del primo scioglimento delle Camere, successivo alla data di entrata in vigore della disciplina per l’elezione del Presidente del Consiglio dei Ministri e delle Camere.
     
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    Contrariamente a quanto avevo segnalato in un post precedente il DDL di riforma sembrerebbe scongiurare l'ipotesi di una doversa maggioranza nelle due camere , ma il rimadio sembra peggio del male i :

    parlo dell' art 3 del ddl che modifica l'art 92 della costituzione ; e che la norma sull'elezione del parlamento sia inserita in un articolo sulla struttura del governo chiarisce l'idea di democrazia di chi ha ideato questa proposta e di chi la sostiene. il primo punto è che non tocca (e ci mancherebbe) l'art 48 sull'uguaglianza del voto. Ma la corte ha già spiegato una legge elettorale che assegna un cospicuo premio di maggioranza ad una lista o una coalizione senza limiti minimi cozza proprio col principio di uguaglianza del voto. Pertanto si propone di inserire nella seconda parte della Carta una norma contraria ai principi della prima parte . Inoltre non viene toccato neppure l'art 57 che prevede che il senato sia eletto su base regionale, come conciliarlo con un determinante premio a livello nazionale ? inoltre ammesso e non concesso che si superino queste obiezioni se una legge elettorale assicura che nelle due camere ci sia un identica maggioranza, ora che le due camere hanno anche la stessa base elettorale che senso ha mantenere il bicameralismo perfetto ?
     
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    I passaggi parlamentari dovrebbero (almeno ci si augura) risolvere i pasticci più macroscopici della bozza.
    L'impianto generale rimane comunque a mio avviso sbagliato, anche se fossero sanate le contraddizioni che Lucrezio ha giustamente evidenziato. La democrazia parlamentare verrebbe definitivamente svuotata, così come la figura del capo dello Stato. Ne uscirebbe un parlamentarismo che scimmiotta il presidenzialismo senza esserlo e senza contrappesi adeguati al potere dell'esecutivo e della maggioranza che lo sostiene.
     
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    Stavo riflettendo anche su un altro aspetto: la riforma Meloni prevede, nella sua attuale formulazione, che il premier eletto possa proseguire nella sua attività di governo anche se viene meno l'appoggio di un partito della sua coalizione allargando la maggioranza iniziale in Parlamento con il vincolo di portare avanti il programma di governo con cui sono vinte le elezioni.
    Inoltre il testo prescrive che, in caso di sfiducia al premier eletto, il Parlamento possa dare la fiducia ad un altro premier, anche con una maggioranza diversa da quella iniziale, purché il prescelto sia un parlamentare eletto tra le file della maggioranza e purché sia rispettato anche in questo caso il vincolo del programma.
    Riflettiamo bene su queste due cose, scritte evidentemente senza pensare alle conseguenze. Nel caso della prima, se un qualunque partito che sostiene ad esempio l'attuale esecutivo si sfilasse e Giorgia Meloni trovasse i voti di qualche parlamentare per andare avanti, come si potrebbe dire che lo farebbe rispettando il vincolo di programma considerando che fino ad oggi non ha mantenuto nulla di ciò che ha promesso? E che senso ha imporre un vincolo di programma solo a un eventuale governo bis e non all'esecutivo che si insedia subito dopo le elezioni?
    Sul secondo punto, pensiamo a uno scenario in cui il Paese si trovi ad affrontare una crisi violenta e improvvisa, sia essa di natura economica o finanziaria (come avvenuto nel 2011 quando cadde il governo Berlusconi), politica (come Tangentopoli) o sanitaria (come il Covid) e che questa porti a una crisi di governo. Qualsiasi nuovo esecutivo si troverebbe nella oggettiva impossibilità di rispettare il programma di governo perché esso, ovviamente, non poteva prevedere la situazione critica da affrontare. Inoltre i limiti imposti dalla riforma renderebbero impossibile per qualsiasi nuovo governo imporre misure dolorose ma assolutamente necessarie per salvare il Paese in contesti drammatici come quelli citati e come altri della nostra recente storia.
    Mi sembra incredibile che questi giganteschi rischi del testo, che appaiono evidenti a me che non sono nessuno, non siano saltati agli occhi di chi lo ha scritto (che è anche chi ci governa).
     
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    CITAZIONE (Oskar @ 18/11/2023, 17:56) 
    a me che non sono nessuno,

    E qui ti sbagli, e di grosso: tu non sei "nessuno", ma sei qualcuno che pensa ma che non ha ambizioni di potere. Un essere pericolosissimo fortunatamente sembra in via di estinzione, almeno secondo Meloni, eventualmente dando un aiutino, come accade agli orsi trentini a te tanto cari.

    La proposta di riforma costituzionale, deprecabile quantomai, mal fatta, contraddittoria, sballata e decisamente pericolosa se non esiziale, è il tentativo di rispondere, ammaliandolo, in mancanza di fatti concreti, all'elettorato dell'attuale governo, facendogli credere in una stabilità inesistente basata su slogan e non su fatti e in una forza che non esiste neppure sulla carta.
     
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