Riforma costituzionale Meloni

materiali e anticipazioni

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    Giuste considerazioni, le vostre. Purtroppo :( . Più di riflette sulla cosiddetta riforma, più assurdità si ritrovano
     
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    Gianni Letta, "eminenza grigia" di Berlusconi e più volte indicato come possibile capo dello Stato dal centrodestra, ha clamorosamente contraddetto ciò che Giorgia Meloni va ripetendo da settimane, ovvero che la riforma non cambierebbe i poteri del presidente della Repubblica.
    Le sue parole sono la pura e semplice verità ma è comunque significativo che vengano da un esponente di prestigio del centrodestra.
     
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    CITAZIONE (Karolus51 @ 5/11/2023, 12:49) 
    Mi piacerebbe che i parlamentari fossero eletti e strettamente vincolati al rispetto del mandato popolare. Un rappresentante deve perseguire gli interessi del mandante non quelli suoi personali o di gruppi di potere estranei.

    Quindi vorresti introdurre il "vincolo di mandato". L'assenza esplicita di questo vincolo è stata introdotta per la prima volta nella costituzione francese. Il vincolo di mandato non esiste in nessun'altra democrazia rappresentativa tranne che in quattro paesi: Portogallo, Panama, Bangladesh e India.

    Eppure i "cambi di casacca" così frequenti in Italia, sono molto rari nelle altre democrazie, pur avendo i parlamentari la libertà di farlo.
    Segno evidente che i problemi della politica italiana sono una conseguenza della cultura e della mentalità della classe politica e (in ultima analisi), della maggioranza degli italiani, più che della costituzione.

    Ho sentito spesso, anche da persone che dovrebbero essere definite "colte", come ad es. un professore ordinario universitario, che l'assenza di vincolo di mandato nella nostra costituzione sarebbe un'anomalia tutta italiana.
    L'anomalia è invece l'abuso che viene fatto da molti parlamentari di questa libertà.
     
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    Sono d'accordo. L'assenza del vincolo di mandato tutela l'indipendenza del parlamentare, il quale dev'essere libero di agire/ votare secondo scienza e coscienza , al caso contraddicendo, per motivi di vario tipo (comunque "seri"), l'orientamento del suo partito o gruppo. Molto di rado tuttavia i nostri frequenti "cambi di casacca" avvengono in conseguenza di tali dissensi, bensì per convenienza elettorale o peggio.
    Sono convinta da tempo che le modifiche restrittive di un sistema politico mal funzionante siano inutili e spesso dannose. Quasi tutti i nostri mali derivano dalla profonda "insufficienza" etica di governati e governanti.
     
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    Tendenzialmente sono contrario. È vero che nel presidenzialismo c'è una più netta divisione dei poteri, ma come vado pensando da tempo, la divisione tra legislativo ed esecutivo è un errore concettuale - si tratta dello stesso potere, quello della gestione della società, declinato in due modi diversi. Siccome nel '700 questo potere aveva due legittimazioni diverse (il re, che era legittimato direttamente da Dio, e quella parte del popolo abbastanza nobile, colta e ricca da avere diritti di governo), i teorici politici furono obbligati a teorizzare due poteri per non mettere in crisi l'assolutismo regio. Oggi entrambi questi "poteri" derivano giustamente dal popolo. Nel presidenzialismo il Presidente, erede del re, viene scelto direttamente dal popolo e per tutto il mandato non deve rendere conto a nessuno se non alla Costituzione; nel parlamentarismo il Presidente deve rendere conto ai rappresentanti del popolo.

    Ovviamente la riforma che il governo Meloni sta presentando non è il presidenzialismo, perché in questo disegno il Presidente del Consiglio sarebbe comunque soggetto alla fiducia e alla sfiducia del Parlamento. Loro lo chiamano premierato, io lo chiamerei semi-parlamentarismo: il Premier è responsabile sia nei confronti del popolo (da cui viene eletto) sia nei confronti del Parlamento (da cui può essere dimesso).
    Il primo motivo per cui sono contrario è di merito. In un paese diviso come l'Italia, il parlamentarismo e la legge elettorale proporzionale aiutano il compromesso tra gruppi sociali e regionali diversi, moderando la dinamica di vincitori e sconfitti sulla base di accordi programmatici. Con un Capo di Governo eletto a maggioranza dal popolo e una legge elettorale che dia il 55% dei seggi a chi prende il 30% dei voti, le istanze degli sconfitti andrebbero perdute totalmente e aumenterebbero le tensioni sociali.
    Ma c'è anche un motivo di metodo. Questa destra, erede della Repubblica Sociale Italiana, è stata esclusa dalla redazione della Costituzione e da allora ha sempre provato un malcelato astio verso i meccanismi costituzionali che l'hanno tenuta fuori dal governo e dall'arco costituzionale fino al 1994. Oggi contrappone i Presidenti "scelti dal popolo" (che secondo loro sarebbero Berlusconi, Prodi e Meloni, in quanto leader dei partiti o coalizioni che hanno preso più voti alle elezioni) ai Presidenti "scelti dal palazzo", frutto degli accordi tra partiti. Così una parte del popolo si è veramente convinta che nel nostro ordinamento sia il popolo a dover scegliere il Presidente del Consiglio ma che la politica faccia dei giochi sporchi per calpestare le sue preferenze; quando in realtà la Costituzione ha sempre previsto che fosse il Presidente della Repubblica a nominare il Presidente del Consiglio e il Parlamento (cioè l'insieme dei rappresentanti del popolo) a "ratificare" questa nomina. Perciò questa distinzione non esiste. Berlusconi e Meloni non hanno mai avuto più legittimazione di Monti o Draghi: tutti e quattro hanno ricevuto la fiducia del Parlamento e solo grazie a questo hanno potuto governare. Faccio notare che gli stessi che hanno votato la fiducia al Governo Monti hanno poi dipinto il suo insediamento come un colpo di Stato.

    Ora la destra vuole mettere nero su bianco quello che ha sempre propagandato confondendo i cittadini. Si vede già un cortocircuito: se la Costituzione prevedeva già che il Presidente del Consiglio fosse nominato dal popolo ma era la politica a fare i "giochi di palazzo", perché adesso bisogna cambiare la Costituzione, invece di restaurarla? Quanto al problema della stabilità dei governi, sicuramente l'Italia è un'anomalia per la breve durata di questi. Ma questa riforma aumenterebbe l'instabilità invece che diminuirla, perché lascia al Parlamento la possibilità di una sfiducia senza che i partiti possano mettersi d'accordo per un cambio di governo. Difatti la stessa cosa è accaduta ad Israele tra 1996 e 2001, quando ha adottato una riforma molto simile a questa, durata appena 5 anni. Già nelle elezioni del 1996 accadde che Netanyahu, di destra, venne eletto presidente, ma allo stesso tempo il partito laburista risultò il primo partito nel Parlamento, rendendo il paese ingovernabile. Il nostro governo sembra voler copiare gli errori altrui.

    Due parole meritano anche le strategie con cui la sinistra sta combattendo questa riforma. Invece di elencarne tutti i difetti e i pasticci che sono evidenti, dal primo momento ho sentito dire che questa riforma fosse personalmente contro il presidente Mattarella, quasi che la destra ce l'avesse con lui. Mi sembra un modo molto volgare di fare politica. Il PD pensa di mettere gli italiani contro la legge contrapponendogli Mattarella, quando in realtà i disegni di legge costituzionali si fanno sempre pensando al lungo periodo. Io non avrei nulla in contrario a discutere dell'abolizione della figura del Presidente della Repubblica indipendentemente da chi sia in quel momento il Presidente, che mi piaccia o no. Ho paura che con questa strategia si otterrà l'effetto contrario, anche perché questo sconfinato amore per Mattarella ce l'ha forse l'alta borghesia italiana, non certo il popolo, che per i Presidenti della Repubblica prova indifferenza da - credo - almeno quarant'anni.
     
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    CITAZIONE (virelle @ 20/12/2023, 16:55) 
    Sono d'accordo. L'assenza del vincolo di mandato tutela l'indipendenza del parlamentare, il quale dev'essere libero di agire/ votare secondo scienza e coscienza , al caso contraddicendo, per motivi di vario tipo (comunque "seri"), l'orientamento del suo partito o gruppo. Molto di rado tuttavia i nostri frequenti "cambi di casacca" avvengono in conseguenza di tali dissensi, bensì per convenienza elettorale o peggio.
    Sono convinta da tempo che le modifiche restrittive di un sistema politico mal funzionante siano inutili e spesso dannose. Quasi tutti i nostri mali derivano dalla profonda "insufficienza" etica di governati e governanti.

    Penso che per restituire dignità alla funzione di rappresentanza costituzionale del parlamentare (evitando i cambi di casacca) si dovrebbe iniziare dalla legge elettorale, ripristinando la preferenza (una soltanto!) nella scheda elettorale. Ciò impedirebbe di dover votare le frustranti 'scelte' delle segreterie di partito e la conseguente fuga dalle urne da parte della metà degli elettori italiani, che comprensibilmente rilevano la sostanziale inutilità della votazione. Ripristinando la preferenza non soltanto si restituisce al popolo sovrano il diritto costituzionale di scegliere i suoi rappresentanti (e non di avallare le scelte delle segreterie di partito, che non hanno diritti costituzionali) ma si 'costringono' i partiti a riprendere i doverosi contatti con i 'territori' da cui provengono gli elettori: due piccioni con una fava.
     
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    Quanto alla proposta di riforma costituzionale della Meloni, non ha eguali nel pianeta (non soltanto in Occidente) perché è una dilettantesca esposizione dell'auspicio autocratico di una persona del tutto priva di cultura giuridico-costituzionale. Chiacchiere fra colf che stendono i panni in terrazza.
     
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    Il fatto che il sistema pensato da Giorgia Meloni non abbia corrispettivi nel mondo è un campanello d'allarme ma, di per sé, non basta a bocciare il progetto di riforma a prescindere. Il punto è che la nuova Costituzione avrebbe, se venisse approvata, un'enorme quantità di criticità che finirebbero per peggiorare il funzionamento delle nostre istituzioni e per sabotare l'equilibrio che oggi esiste tra i poteri dello Stato.
    Credo che Giorgia Meloni e i suoi, di fronte alle tante critiche di merito (alcune delle quali esposte anche sul nostro forum), farebbero bene a fermarsi e a modificare profondamente il loro testo. La Costituzione non è intoccabile ma se si sente la necessità di cambiarla è fondamentale farlo con grande attenzione e, a mio avviso, procedendo per passi piccoli, il più possibile condivisi e molto prudenti.
     
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    Anche se la nostra Costituzione (art. 139) vieta esplicitamente soltanto la revisione della forma repubblicana, si deve ritenere, a mio modesto avviso, che anche modifiche profonde, che incidono sui fondamenti dell'assetto dei poteri fissati dalla nostra Carta, devono ritenersi vietati perché darebbero vita ad un'altra Costituzione e non ad una semplice "modifica", ed è difficile immaginare che una Costituzione preveda, fisiologicamente, il proprio 'suicidio'. La 'riforma' della Meloni è dunque, secondo me, oltre che dilettantesca, anche incostituzionale, e come tale potrebbe incorrere nella bocciatura da parte della Corte costituzionale.
     
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    Questa [...] della Meloni a un passo che ti diventa veramente un dittatore... anzi dittatrice. Ormai ha tutte le carte in regola per farlo, odio contro l'opposizione, manganellate ai ragazzi, leggi che neanche fossimo nel 1938... insomma la perfetta fascistella da trovare al governo.


    dceg: eliminato termine offensivo e volgare.


    Edited by dceg - 15/3/2024, 11:57
     
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    No, GretaGerwigFan, termini offensivi e volgari nei confronti di chiunque su questo forum non vengono tollerati. Leggi il regolamento e rispettalo.

    Edited by dceg - 15/3/2024, 11:58
     
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    oh ok, però spero che la mia idea l'avrai capita. non volevo arrivare a offendere, scusate ancora.
     
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    CITAZIONE (virelle @ 4/11/2023, 12:01) 
    Apro questa discussione quale "deposito" dei materiali sull'argomento, che immagino susciterà polemiche.
    Com'è noto il testo non è ancora definitivo, ma anticipato ieri in un comunicato stampa. Vengono modificati quattro articoli della Costituzione: l’articolo 59, l’88, il 92 e il 94. Eccolo.

    Ancora dovrebbe essere discusso questo disegno di legge, ma nella maggioranza non tutti sono d'accordo. Nemmeno dentro lo stesso partito della Meloni, visto che La Russa vorrebbe l'introduzione dell'elezione del presidente della repubblica.

    Prima di tutto serve un chiarimento terminologico: in questo caso si parla di Semi-Parlamentarismo e non di Presidenzialismo. La differenza sta nel fatto che nel primo caso vengono eletti due organi, il primo ministro e il parlamento, nel secondo caso viene eletto il presidente della repubblica che funge anche da presidente del consiglio/primo ministro (vedete i casi degli Stati Uniti o gli stati dell'America del Sud) e il parlamento. E' una differenza "accademica", teorica, ma per conoscenza era giusto farla.

    Nella legge costituzionale presentata dalla Meloni si modifica la forma di Governo, ma non la forma Repubblicana, non facciamo confusione. La prima è sempre ammessa, la seconda no.
    In parole povere quello a cui mira la maggioranza è fare in modo che durante le elezioni vengano eletti contemporaneamente primo ministro e parlamento come avviene ad esempio nella maggior parte delle regioni in Italia con le elezioni regionali (presidente e consiglio regionale) oppure a livello comunale (sindaco e consiglio comunale).
    Questi cambiamenti per forza di cose comprimeranno i poteri del Presidente della Repubblica perché: da un lato sarà "costretto" a dare il mandato a colui o colei che abbia vinto le elezioni in qualità di presidente del consiglio, dall'altro, qualora si verificasse una crisi di governo potrà ridare il mandato o al presidente uscente o ad un componente della maggioranza eletta.

    Ci sono precedenti in giro per il mondo?
    Questa forma di governo non è molto usata, l'unico caso che viene in mente è lo stato di Israele che cambiando la forma di governo, dalla parlamentare (tipo noi adesso) alla semi-parlamentare (tipo la modifica costituzionale proposta dalla maggioranza) nel 1992, non riuscì a portare stabilità ma anzi aggravò la situazione: questo perché i primi ministri eletti non avevano la maggioranza in parlamento e per forza di cose erano governi di minoranza.
    Tanto che nel 2001, dopo 4 governi e conseguente elezioni in 9 anni, modificarono nuovamente la Costituzione e ritornarono alla forma Parlamentare.

    Ed qui che cominciano i dubbi: ci sono alcuni aspetti che devono essere attenzionati. Ad esempio l'accompagnamento di questa legge costituzionale ad una legge elettorale che garantisca la maggioranza al partito/ai partiti che formano la coalizione di avere un maggioranza che gli permetta di governare. Non che questo sia la soluzione perché abbiamo visto tutti come i governi si sfaldano tendenzialmente per le tensioni che si creano all'interno della maggioranza, ma sicuramente all'inizio aiuta.
    Il secondo dubbio che mi chiedo è: ma quando il presidente della repubblica sarà "costretto", a seguito di una crisi di governo, a scegliere un membro eletto della maggioranza alle ultime elezioni, deve essere qualcuno che ancora fa parte della maggioranza? Immaginiamo il deputato o senatore X che viene eletto a destra e poi cambia casacca per passare a sinistra: non fa più parte della maggioranza ma è stato eletto nella stessa alle ultime elezioni. In questo caso può essere nominato presidente del consiglio? E se no, verrà aggiunto in costituzione il vincolo di mandato?

    Potrebbero essere questioni di lana caprina, però è interessante sapere come verranno affrontate.
     
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27 replies since 4/11/2023, 12:01   560 views
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