San Brunetta e l'indagine statistica

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  1. alexandrom
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    VERO O FALSO: I MIRACOLI DI SAN BRUNETTA
    di La redazione 10.10.2008

    “In pochi mesi si è registrata una diminuzione di quasi il 50 per cento e non sono un taumaturgo” Renato Brunetta, Ministro per la pubblic amministrazione e l'innovazione nel corso della trasmissione "Faccia a faccia" su Radio3. Dichiarazione riportata nell'articolo "Brunetta: io meglio di Padre Pio apparso su La Repubblica", 3 ottobre 2008;
    Siamo più verso il 50% delle assenze in meno rispetto al settembre del 2007 che verso il 40%",. ''E' un miracolo?'' ha chiesto Massimo Giletti. Brunetta: "Son diventato un taumaturgo, son diventato San Brunetta''. Domenica in" 5 ottobre 2008.

    Il decreto-legge 112/2008 (approvato definitivamente il 5 agosto) irrigidisce i controlli sulle assenze per malattia del pubblico impiego (tra l’altro, prevede visite fiscali obbligatorie anche per un solo giorno di assenza) e stabilisce che nei primi dieci giorni di assenza non vengano corrisposti emolumenti accessori e indennità.
    Che conseguenze hanno avuto queste misure sul tasso di assenteismo? Secondo il Ministro Brunetta, l’effetto è stato miracoloso: una diminuzione del 37-40% a luglio e di quasi il 50% ad agosto. La rilevazione di agosto non è ancora disponibile, mentre quella di luglio è pubblicata nel sito del Ministero della funzione pubblica. Leggendola, l’impressione è che in effetti l’assenteismo stia diminuendo in misura significativa, ma probabilmente non nel modo spettacolare dichiarato dalle fonti ufficiali.

    La rilevazione, infatti, presenta qualche incongruenza.

    Per prima cosa, ci si è basati sulle risposte “volontarie” di alcune amministrazioni. Nel complesso hanno risposto enti con 210.000 dipendenti, ovvero meno del 7% del pubblico impiego. Per questi enti le assenze per malattia nel luglio 2008 si sono ridotte del 37,1% rispetto al 2007 (che, secondo il Ministero,chissà perché, corrisponde a un calo per l’intero universo dei dipendenti pubblici “plausibilmente” collocato in un range del 37-40%) . Cosa succede al restante 93%? Ovvero, i risultati ottenuti per il campione delle amministrazioni che hanno partecipato alla rilevazione si possono estendere al totale del pubblico impiego? Probabilmente no: è plausibile che le amministrazioni che hanno partecipato presentino risultati migliori della media (un fenomeno noto in statistica come autoselezione: chi non ha ottenuto buoni risultati eviterà di sottolinearli rendendoli pubblici).

    Un altro dubbio che emerge da una lettura sommaria dell’indagine riguarda la possibilità di comportamenti elusivi e/o di disomogeneità nella rilevazione: in alcuni casi alla diminuzione delle assenza per malattia corrisponde l’aumento delle assenza per altri motivi. Per fare un esempio eclatante: nel Comune di Napoli nel mese di luglio 2008 le giornate di assenza per malattia sono 2.546 in meno rispetto al luglio 2007 (7.816 contro 10.362 giornate di assenza), con una diminuzione del 25%. Peccato che le assenze per altri motivi nello stesso periodo aumentino di 12.183 giornate (p. 37 della rilevazione)…

    Insomma: un po’ di esagerazione c’è e non ce ne sarebbe bisogno. Anche se la diminuzione dell’assenteismo fosse del 10%, sarebbe sempre un buon risultato. Meglio mantenere un basso profilo: i miracoli non sono di questo mondo….

    Tratto dal sito "WWW.LAVOCE.INFO"

    http://www.lavoce.info/articoli/-vero_fals...ina1000669.html

    Edited by lupog - 10/10/2008, 17:55
     
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  2. lupog
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    Grazie mille Alessandro. Ho messo anche il link alle fonte di riferimento..... è sempre meglio.... :) :ok:

    Edited by lupog - 10/10/2008, 18:16
     
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  3. micio000
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    nel mio comune l'assenteismo per malattia è sceso dell'85%. Mi basta questo
     
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  4. silvercloud87
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    grazie della notiza, veramente interessante come il santo si sia scornato..eheh

    comunque già un effetto del 10% sarebbe un discreto risultato, ma certo molto fumo..
     
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  5. lupog
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    BRUNETTA AVEVA RISPOSTO AI DUBBI DE LAVOCE.INFO. ORA LA NUOVA ANALISI DEL THINK TANK SUI RISULTATI DELLA CAMPAGNA ANTIFANNULLONI

    MA LA CURA BRUNETTA E' DAVVERO EFFICACE?
    di Giulio Zanella 23.12.2008

    Il ministero per la Pubblica amministrazione stima una forte riduzione delle assenze per malattia dei dipendenti pubblici nel 2008. Sarebbe merito della nuova normativa. Se tuttavia si analizzano i dati raccolti ogni mese dal ministero e li si incrociano con quelli della Ragioneria generale si scoprono almeno due questioni che rendono prematuro l'entusiasmo. Primo, non e' la prima volta che le assenze per malattia si riducono. Secondo, nonostante l'intervento dell'Istat, il campione utilizzato potrebbe ancora sovrastimare considerevolmente la riduzione.

    La riduzione delle assenze dal lavoro nella pubblica amministrazione è una delle priorità del ministro per la Pubblica amministrazione e l’innovazione, Renato Brunetta. Secondo fonti Istat citate dal ministero, nel privato le assenze sono di un terzo inferiori: una differenza notevole.

    CONTROLLI E INCENTIVI

    La nuova disciplina in materia è in vigore da fine giugno e ha aumentato il costo atteso di una giornata di assenza per malattia, vera o presunta, per i dipendenti pubblici attraverso due canali. (1)
    Primo, i controlli. Le amministrazioni devono disporre il controllo a domicilio dal primo giorno di malattia, si è allargata la fascia oraria in cui questo è possibile e oltre il decimo giorno di malattia la certificazione medica deve essere prodotta da strutture pubbliche.
    Secondo, gli incentivi monetari. Dal primo giorno di assenza lo stipendio giornaliero è decurtato di tutti gli extra rispetto al trattamento economico fondamentale.
    Il canale dei controlli risulterà probabilmente inefficace. Primo, perché si tratta di una disposizione che già esiste in buona parte della Pa. Secondo, perché il personale per i controlli è limitato. Terzo, perché non c’è ragione di aspettarsi che, nei casi di malafede, ottenere un certificato falso da una struttura pubblica sia più difficile che ottenerlo da una struttura privata.
    Più effetto avrà molto probabilmente la decurtazione dello stipendio, per ragioni facilmente intuibili. Il costo di un giorno di malattia per un dipendente pubblico è difficile da quantificare e varia da comparto a comparto. Quello che si sa è che può essere non trascurabile.
    Per monitorare gli effetti di queste norme, il ministero conduce ogni mese un’indagine a campione raccogliendo dati sulle assenze nel mese precedente rispetto allo stesso mese del 2007. Le ultime indagini coprono quasi la metà del pubblico impiego e sono rappresentative di tutta la Pa, esclusi i comparti scuola, università, sicurezza e difesa. I risultati, che sono disponibili sul sito del ministero, indicano una riduzione di circa il 40 per cento da luglio a ottobre. Se il dato fosse confermato in novembre e dicembre, le stime del ministero mostrerebbero una riduzione delle assenze di poco inferiore al 20 per cento nel 2008 rispetto al 2007.
    La figura 1, tratta da una mia analisi più approfondita disponibile, riporta la serie delle assenze medie mensili per malattia e altre assenze non retribuite negli stessi comparti cui si riferisce la stima del ministero. Quest’ultima è riportata nella figura come previsione per il 2008. La serie 1999-2007 è invece costruita dai dati del Conto annuale della Ragioneria. La figura mostra chiaramente che le assenze sono in calo già a partire dal 2004. La tendenza è stata finora ignorata, ma sarebbe importante che il ministero ne comprendesse le cause: se c’è qualcosa che ha ridotto le assenze di quasi il 17 per cento dal 2003 al 2006 senza sollevare un polverone, vale la pena capire di cosa si tratti. D’altronde, se la stima del ministero fosse corretta, saremmo in presenza di una riduzione su base annua senza precedenti negli ultimi dieci anni.

    IL PROBLEMA DEL CAMPIONE

    Il condizionale è d’obbligo perché c’è un serio problema, noto come “selection-bias”, nel campione utilizzato dal ministero. Sebbene il campione sia molto numeroso, inviano i dati solo le amministrazioni che vogliono farlo. L’Istat corregge i dati mediante una procedura di “stratificazione”, rendendo il campione rappresentativo in base alla tipologia istituzionale e al numero di dipendenti. Ma non può rendere il campione rappresentativo rispetto alla riduzione delle assenze.
    Supponiamo, per esempio, che il ministero abbia raccolto dati sul 50 per cento del personale pubblico e che si osservi una riduzione del 40 per cento delle assenze in un certo semestre. Supponiamo anche che il restante 50 per cento appartenga ad amministrazioni dove le assenze sono rimaste mediamente invariate, che dunque non hanno interesse a inviare dati mensili per un’indagine che è su base volontaria. Alla fine, però, la riduzione effettiva nel semestre è 20 per cento, non 40 per cento.
    Non mi stupirei quindi se la riduzione su base annuale fosse non tanto del 20 per cento stimato dal ministero, ma di circa il 10 per cento, un risultato comunque importante anche se identico a quello osservato nel 2005. Quando la Ragioneria generale pubblicherà il Conto annuale 2008 con il dato sull’universo della Pa, potremo capire se le indagini del ministero soffrivano oppure no del problema di selection-bias.
    Resta aperto il dubbio sui benefici della riforma relativamente ai suoi costi economici e politici. In ultima analisi, quello che interessa ai contribuenti non è la presenza del dipendente pubblico sul posto di lavoro, ma la sua produttività in termini di servizi. E naturalmente non basta essere presenti per essere più produttivi. La vera sfida è iniziare a misurare e rendere pubblica la produttività dei vari comparti della Pa. Un primo fondamentale passo sarebbe la raccolta e pubblicazione sistematica di dati dettagliati dai quali poter costruire misure di prodotto. Il ministro Brunetta è certamente sensibile al tema. Da parte nostra, ci ripromettiamo di tornare sulla questione delle assenze e della produttività quando più dati saranno disponibili.



    http://www.lavoce.info/articoli/pagina1000834.html
     
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  6. alexandrom
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    Io resto molto pessimista sulla "cura brunetta".
    Sicuramente a livello mediatico è molto performante , tanto è vero che perfino il prestigioso "leMonde" ha dedicato nei giorni scorsi due pagine al "buttafuoco" di berlusconi.
    Nei fatti pero' , la logica e le statistiche continuano a non vederne o capirne gli effetti.

    Parlo di logica , perchè "controllare" nelle strutture di lavoro significa spendere , e quando mancano i soldi non si puo' spendere.
    Perchè i tagli non garantiscono il miglioramento di performance di un sistema , anzi spesso lo desertificano.

    Perchè alla base di un buon sistema di lavoro c'è sempre il clima interno allo stesso , la squadra. E chiunque abbia lavorato in una società con qualche decina di dipendenti sà che il manganello nn fà squadra. Alla base della buona squadra c'è sempre una o piu' persone che "ci tengono" alla baracca e un sistema di selezione valido. Dopo di chè si parla di processi di produzione , di lavoro , di sistema di qualità.

    Ho letto il CV di Brunetta e mi pare che con questi ultimi argomenti lui non ha mai avuto a che fare.

    Sarebbe interessante analizzare bene le "macchinette statali" che funzionano e utilizzare i cervelli di queste per migliorare le altre.Sè non nominare loro come ministri ;)

    Purtroppo è sempre vero il proverbio che chi non sà lavorare o fà il prete o fà politica...

    IMHO

    P.S.
    Certo sè riesce a rendere "trasparenti" i voti delle pubbliche amministrazioni. Come dice lui a fae in modo che ogni pubblico ufficio abbia esposta fuori una sorta di pagella , semplice e comprensiva per tutti i cittadini ... avrebbe tutta la mia stima :)
     
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  7. kekkepunx
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    Eh... Vossignoria Brunetta... strano che ancora non gli abbiano fatto una statua :o:
     
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    Due aspetti mi sembrano interessanti di tutta la vicenda:
    1 capire davvero se la cura Brunetta funzione e io dico speriamo di sì perché ce ne sarebbe bisogno.
    2 ecco una nuova dimostrazione del potere mediatico dell' attuale governo: i dati strabilianti forniti dal ministero della funzione pubblica sono quanto meno parziali e però sono reali per la quasi totalità degli italiani e, leggendo la stampa estera, non solo.
     
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  9. micio000
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    vai avanti Brunetta!
     
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  10. XAVI94
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    e grazie che si è diminuito il tasso, per ogni assenza detraggono i soldi dalla busta paga
     
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  11. Wanchope89
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    Entrambi i miei genitori sono dipendenti comunali, entrambi grandissimi lavoratori e (naturalmente) odiano Brunetta.
    Vi posso assicurare che i "nullafacenti" prima si assentavano dal lavoro, ora sono presenti ma continuano a non fare un c***o. I dirigenti non li richiamavano prima e non lo fanno neanche ora. Parlo per esperienza diretta dei miei..

    ergo, la cura Brunetta mi sa tanto di Omeopatia
     
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  12. lupog
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    brunetta sta cercando di elininare la prima precondizione del cattivo funzionamento della P.A: l'assenteismo. per completare il quadro bisognerebbe rompere il tabù dell'illicenziabilità dei pubblici dipendenti :)
     
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  13. lupog
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    ASSENTEISMO, DATI E POLEMICHE
    di Giuseppe Pisauro 17.09.2009

    La riduzione dell'assenteismo dei dipendenti pubblici ottenuta dal ministero della Pubblica amministrazione è un risultato positivo e rimarrebbe tale anche qualora il calo di assenze alla fine risultasse molto inferiore a quanto indicato dallo stesso dicastero. Per questo la polemica tra l'Espresso e il ministero appare stucchevole. Più importante sarebbe discutere come limitare l'assenteismo senza ricorrere a strumenti di contrasto draconiani. E come far sì che il ridimensionamento del fenomeno si traduca effettivamente in un miglioramento della produttività del lavoro pubblico.

    Nei giorni scorsi si è riaccesa la discussione sull’assenteismo dei dipendenti pubblici. A un articolo dell'Espresso intitolato “Brunetta bluff” è seguita la riposta del ministero per la Pubblica amministrazione e l’innovazione sul sito ufficiale di Palazzo Vidoni.

    DATI IN DISCUSSIONE

    Titolo e sommario dell’Espresso (“Ha vantato risultati clamorosi contro gli assenteisti. Ma ora si scopre che purtroppo non sono diminuiti”) “promettono” più di quello che poi effettivamente si ritrova nel testo. In sostanza nell’articolo si dice che 1) i dati diffusi dal ministero sopravvalutano il fenomeno della riduzione dell'assenteismo, che in realtà è molto inferiore; 2) anche se c'è stato, l'effetto Brunetta negli ultimi mesi si sta esaurendo.
    Il punto 2 è una sciocchezza. L’Espresso sottolinea come la riduzione delle assenza per malattia, dal picco di settembre 2008 (meno 44,6 per cento), sia inesorabilmente scesa a meno 41 a novembre, meno 33 ad aprile, meno 27 a giugno per finire con il meno 17 di luglio 2009. È ovvio che la riduzione delle assenze non poteva continuare all'infinito con tassi così elevati. Anzi, ha ragione il ministero a ritenere, al contrario, eccezionale che le assenze continuino ancora a diminuire in misura così forte un anno dopo l’emanazione del decreto legge 112 del giugno 2008. In realtà, lo stesso articolo dell’Espresso ammette il punto quando dice che “le assenze non possono continuare a calare all’infinito”. E allora? Misteri del giornalismo.
    Più interessante, e controversa, è la contestazione dei dati del ministero. Si basa su un po’ di aneddotica (dal comune di Napoli a quello di Sondrio) e su due studi. Il primo, di Giulio Zanella, discute le caratteristiche del campione su cui si fonda il monitoraggio condotto dal ministero. Benché il campione sia molto ampio, comprende un numero di amministrazioni pari a poco meno della metà del totale, soffre pur sempre del difetto indicato dagli statistici come “selection bias”: non è un campione casuale, ma include solo le amministrazioni che volontariamente partecipano all’indagine. Non è detto che le assenze per malattia nelle amministrazioni che hanno scelto di non partecipare abbiano la stessa dinamica di quelle incluse nel campione. Anzi, ci si dovrebbe attendere il contrario: è plausibile che rispondano al questionario del ministero le amministrazioni che hanno ottenuto buoni risultati nella lotta all’assenteismo; invece, non rispondono le amministrazioni dove le assenze non sono diminuite o sono diminuite poco. Se così fosse, sostiene Zanella, le stime del ministero della riduzione delle assenze dovrebbero essere dimezzate (al limite, meno 20 per cento delle assenze nel 2008 nel campione autoselezionato, niente nell’altra metà della popolazione, quindi la vera riduzione è del 10 per cento). È così? Sarà possibile rispondere solo quando saranno disponibili i dati per tutte le amministrazioni: il fatto che il campione sia molto grande o che sia stato ricalibrato dall’Istat per renderlo rappresentativo della popolazione, come fa rilevare la risposta del ministero, è irrilevante. Certo è che aggregando i dati del ministero su tutto il periodo settembre-luglio si ottiene una diminuzione delle assenze nel 2008-2009 rispetto al 2007-2008 del 36,5 per cento. Difficile immaginare che questa sparisca quando si avranno i dati per l’intera popolazione.
    L’Espresso cita poi un lavoro di due ricercatori dell’Istat, Riccardo Gatto e Andrea Spizzichino, basato sui dati della rilevazione Istat sulle forze di lavoro: il numero di individui con assenze per malattia sul totale dei dipendenti della Pa passa tra il terzo trimestre del 2007 al terzo trimestre del 2008 dall’1,8 all’1,3 per cento; nel quarto trimestre il fenomeno non mostra significative variazioni dopo l’introduzione della nuova normativa. Insomma, effetti modesti e solo transitori. A dire il vero, una sintesi dello studio è pubblicata nel sito del ministero, insieme però con altri lavori (non considerati dall’Espresso) che giungono a conclusioni diverse. Ad esempio, uno studio di Leonello Tronti, usando la stessa base dati, e confrontando l’andamento delle assenze per malattia nel settore pubblico e in quello privato (nell’ipotesi che su entrambe le serie agiscano fattori epidemiologici comuni), stima in una riduzione di 22,3 punti percentuali l’effetto delle nuove norme sulle assenze per malattia nel settore pubblico nel quarto trimestre 2008.

    UNA RIFLESSIONE PIÙ SERIA

    Cosa dire in conclusione? Nel pubblico impiego, l'assenteismo è tradizionalmente più alto che nel settore privato. È un malcostume. Combattendolo con sistemi draconiani, e certamente discutibili, l'assenteismo si riduce. Di quanto? Per ora non lo sappiamo con certezza. Naturalmente, la riduzione dell’assenteismo di per sé non migliora la produttività degli impiegati pubblici, né la qualità dei servizi. Ma è difficile non essere d’accordo sul fatto che riportare l’assenteismo a livelli fisiologici sia un pre-requisito per un recupero di efficienza nella pubblica amministrazione. Insomma, va riconosciuto che è un risultato positivo e rimarrebbe tale anche se la riduzione fosse molto inferiore a quanto si rileva sulla base del monitoraggio del ministero. Non fosse altro perché è stato riportato alla ribalta un fenomeno negativo con il quale ormai ci eravamo abituati a convivere. Naturalmente è importante valutare esattamente la dimensione dei risultati ottenuti con gli strumenti fin qui utilizzati. Ma è una questione secondaria rispetto ad altre che sembrano più importanti: 1) è possibile ridurre l’assenteismo nel settore pubblico senza ricorrere a strumenti di contrasto con aspetti “odiosi”? 2) come si garantisce che la riduzione dell’assenteismo si traduca effettivamente in un miglioramento della produttività del lavoro pubblico?

    http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001281.html
     
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  14. onestobender
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    Aggiungo anch'io una riflessione: giustissimo cercare di eliminare l'assenteismo da una parte e ridurre le assenze dall'altra ma, più in generale, siamo proprio sicuri che un maggior numero di presenze diano luogo ad una maggiore produttività?
    Io non credo proprio.
    Prima di tutto le misure Brunetta, per quanto ho potuto capire, possono addirittura risultare deleterie dal punto di vista sanitario (e quindi anche da quello economico) in quanto spingono gli impiegati a recarsi al lavoro anche quando hanno sintomi riconducibili a malattie contagiose (una pratica che alla fine dei conti può risultare ampianente controproducente).
    Un altro elemento da prendere in considerazione è che se si vuole davvero compiere una rivoluzione dal punto di vista delle produttività bisogna lavorare in modo incisivo sull'organizzazione del lavoro (che in Italia è ottocentesca) ed in particolare sugli strumenti utilizzati (in particolare l'informatizzazione dei sistemi amministrativi può giocare un ruolo molto importante).
    Insomma: l'equazione + ore di lavoro=maggiore produttività se poreva stare in piedi all'inizio del secolo scorso, risluta decisamente obsoleta da più o meno 3/4 decenni.
     
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    Onestobender e Wanchope89 hanno perfettamente ragione e hanno segnalato il punto fondamentale dell' inganno Brunetta.
    Far andare a lavorare la gente se poi il loro lavoro non è utile non serve a nulla.
    E non si tratta solo di fannulloni, spesso anche chi fa esattamente il suo dovere è inutile se non dannoso.
    L' ineffabile Ministro si è mai preoccupato dei rapporti fra il cd front office ( il lavoro che le pubbliche amministrazioni fanno er l' utenza ) e back office ( il lavoro che che fanno per le proprie procedure interne) ? La sua battaglia contro l' assenteismo ha aumentato il back office: quando il dipendente si assenta la segreteria del servizio di appartenenenza deve inviare un fax firmato dal dirigente e protocollato all' Ausl, che riceve il fax e lo protocolla e lo passa con procedura interno ai servizi ispettivi , se si compie la visita si informa il servizio dell' assente con una lettera protocollata sia dall' Ausl che dal servizio richiedente .
    In un primo tempo inviava una fattura procollata , all' amministrazione richiedente di 80 euro, che faceva la trafile interna per la rigistrazione , impegno di spesa e la liquidazione . Ora invece ci dovrebbe essere una procedura con l' amminsitrazione centrale sanitaria che non ho cpaito ( non è il mio mestiere).
    Tutte la documentazione deve essere archiviata con le speciali procedure previste dalla legge sulla privacy ( si tratta di dati sensibili) e riassunta in un report che il dirigente deve inviare (ovviamnte protocollato) mensilmente agli organi centrali della propria amministrazione (che imamgino ci faranno qualcosa opportumente proceduralizzato)
    Quale sarebbe il vantaggio per il cittadino/utente/contribuente ?

    O forse bvisognava seguire la strada di Bassanini del primo governo Prodi : faccio due esempi le riforme bassanini prevedono che nessuna amministrazione possa richiedere al cittadino un qualsiasi documento di cui essa stessa sia in possesso ( per quanto difficile possa essere trovarlo) , ogni funzionario abilitato a ricevere un atto dai cittadidini è automaticamente abilitato ad autotenticare la firma de medesimi ( sparito il "manca una firma autenticata torni domani") tutte riforme che sono applicate ancora con molta negligenza ( per colpa anche di successivi governi di centro sinistra)
    Ma la strada che interessa ia cittadini secondo voi qual'è ? :angry:

    A proposito la segreteria dell servizio dell' assente deve anche contralloare s el' assente ha indicato un suo indirizzo di permanenza in malattia diverso da quello di residenza ( cis i può ammalare anche a casa dell' amante :rolleyes: )
    nel tal caso deve controlalre se i due indirizzi dipendano dalla stessa AUSL e se del caso inviare il fax all' AUSL... dell' amante

     
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