Libri da salvare in caso di apocalisse nucleare

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    in caso di catostrofe nucleare cosa vorrei con me ?
    qualcosa tipo "manuale di sopravvivenza " di J. Wiseman
    . Come dice la presentazione "In questa guida supertascabile John Wiseman offre al lettore tutte le informazioni per sopravvivere dovunque e in ogni situazione: in montagna o in mezzo all'oceano, nell'Antartide o nel deserto, in occasione di naufragi, valanghe, tornadi, terremoti o tsunami. Wiseman ci spiega come costruire un riparo in situazioni di emergenza, reperire e conservare qualsiasi tipo di cibo, costruire corde, fare nodi, orientarsi nella natura, fare segnalazioni di soccorso, medicarsi... L'autore mette a disposizione del pubblico tutte le strategie sperimentate dalle unità speciali delle SAS inglesi.

    :D :P ;)
     
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    Quando io lavoravo il Cloud non esisteva praticamente, cominciavano ad esserci ditte che memorizzavano i dati per conto terzi a tariffe accessibili. Oggi anch'io memorizzo criptandoli i miei dati importanti via cloud e in modo automatico, per una diecina di euro all'anno ho 50 GB, che mi bastano e avanzano. Dati non personali sono distribuiti in diversi cloud gratuiti.

    Poi passa il gatto, rovescia la provetta che si rompe e patatrac!

    Ci vogliono tante provette in luoghi diversi e niente gatti😏
    Il computer quantico (O si dice quantistico?) sembra, alla lunga promettente.

    La ceramica sembra però essere il materiale migliore, resiste ancor meglio della pietra, vedi le tavolette cuneiformi.
     
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    Al di là di tutto, il topic credo avesse come scopo indagare quali libri vorreste preservare per il futuro in caso di un disastro nucleare che pregiudichi ogni forma di tecnologia, quindi niente elettricità e, di conseguenza, niente hard disk con migliaia di volumi. Solo la cara vecchia carta. Guardando le cose da questa prospettiva, il testo suggerito da lucrezio risulta fondamentale!
     
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    Certo, la prima cosa da salvare sarebbe la propria pelle, e per questo né Omero, né Dante e nessun altro se non un esperto di sopravvivenza può aiutare. Sinceramente in caso di disastro nucleare non saprei chi sarebbe da compatire di più, chi sia immediatamente perito o chi sopravviva.
     
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  5. milady dewinter
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    1) Le memorie di Adriano della Yourcenard
    2) La certosa di Pama di Stendhal
    3) I sonetti di Shakespeare
    4) le poesie e il teatro di Garcia Lorca
    5) I racconti di Oscar Wilde (In particolare "il principe felice", "il gigante egoista", "la sirenetta" e "il
    compleanno dell' Infanta)
    6) I Promessi Sposi
    7) Siddharta di Herman Hesse
    8) La metamorfosi di Kafka
    9) Don Chisciotte di Cervantes
    10) Guerra e Pace di Tolstoji
    11) Madame Bovary di Flaubert
    12) I Carmi di Catullo
    13) L'iliade e l'Odissea
    14) L'Orlando Furioso
    15) Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen
    16) L'Orlando Furioso dell'Ariosto
    17) Il Canzoniere del Petrarca
    18) Seniltà di Italo Svevo
    19) Lo Scialo di Vasco Pratolini
    ... e mi voglio rovinare, mettiamoci pure
    20) la Divina Commedia, ma solo l'Infernio, perché gni tanto mi va di rileggere qualche canto!

    QUOTE (dceg @ 6/2/2016, 15:27) 
    Certo, la prima cosa da salvare sarebbe la propria pelle, e per questo né Omero, né Dante e nessun altro se non un esperto di sopravvivenza può aiutare. Sinceramente in caso di disastro nucleare non saprei chi sarebbe da compatire di più, chi sia immediatamente perito o chi sopravviva.

    Mattiamola su un piano meno catastrofico: dovendo sopravvivere su un'isola deserta, quali libri voremmo portarci dietro?
     
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  6. gaspaol
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    Effettivamente in un olocausto nucleare di libri se ne salverebbero moltissimi e in alcuni luoghi durerebbero secoli. Non solo in bunker antiatomici ma anche in case con un buon tetto che non faccia piovere dentro. Quindi una volta che la società si fosse in qualche modo ripresa ci sarebbero tutti i classici a disposizione. Con me invece, avendo spazio, porterei manuali di sopravvivenza e una buona ed aggiornata enciclopedia sempre che ne esistano ancora nell'epoca di wikipedia. In caso contrario una leggerissima e comodissima Treccani :D
     
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    6) I Promessi Sposi

    No, ti prego! :D

    CITAZIONE
    Mettiamola su un piano meno catastrofico: dovendo sopravvivere su un'isola deserta, quali libri voremmo portarci dietro?

    Il senso del quesito è diverso però: in caso di apocalisse nucleare, quali libri vorremmo fossero preservati per le future generazioni che si troverebbero a dover ricominciare da zero in un mondo devastato?
     
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  8. milady dewinter
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    QUOTE (dceg @ 6/2/2016, 01:22) 
    Quando io lavoravo il Cloud non esisteva praticamente, cominciavano ad esserci ditte che memorizzavano i dati per conto terzi a tariffe accessibili. Oggi anch'io memorizzo criptandoli i miei dati importanti via cloud e in modo automatico, per una diecina di euro all'anno ho 50 GB, che mi bastano e avanzano. Dati non personali sono distribuiti in diversi cloud gratuiti.

    Poi passa il gatto, rovescia la provetta che si rompe e patatrac!

    Ci vogliono tante provette in luoghi diversi e niente gatti😏
    Il computer quantico (O si dice quantistico?) sembra, alla lunga promettente.

    La ceramica sembra però essere il materiale migliore, resiste ancor meglio della pietra, vedi le tavolette cuneiformi.

    Devo dissentire solo su una cosa "niente gatti"! Questo mai... almeno per me! :unsure: :sorry:

    QUOTE (gaspaol @ 10/5/2016, 07:55) 
    Effettivamente in un olocausto nucleare di libri se ne salverebbero moltissimi e in alcuni luoghi durerebbero secoli. Non solo in bunker antiatomici ma anche in case con un buon tetto che non faccia piovere dentro. Quindi una volta che la società si fosse in qualche modo ripresa ci sarebbero tutti i classici a disposizione. Con me invece, avendo spazio, porterei manuali di sopravvivenza e una buona ed aggiornata enciclopedia sempre che ne esistano ancora nell'epoca di wikipedia. In caso contrario una leggerissima e comodissima Treccani :D

    Io sono molto affezionata alla mia vecchia UTET, sulla quale facevo le mie ricerche durante la scuola... ;)
     
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    CITAZIONE (Oskar @ 10/5/2016, 12:14) 
    CITAZIONE
    6) I Promessi Sposi

    No, ti prego! :D

    Mi associo! Li ho riletti abbastanza di recente e li ho trovati banali e piuttosto noiosi; la seconda parte, dopo la conversione dell'Innominato, che a me sembra fosse il vero intento agiografico del Manzoni, tutto il resto è contorno, è buttata giù alla bell'e meglio, in modo affrettato, tanto per concludere. Un romanzaccio scadente. :angry:
     
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    Questa discussione mi era sfuggita, intervengo per spezzare una lancia in favore dei Promessi sposi, dopo la noia scolastica, dove l'obbligatorietà rende difficile il piacere, me lo lessi e mi piacque moltissimo, sarà perchè i 2 massimi personaggi rappresentanti la grandezza nel bene e nel male erano cremonesi, Fra Cristoforo e l'Innominato, Cristoforo Picenardi da Cremona e Bernardino Visconti da Crema, ma anche storicamente la vicenda mi parve credibile e mi appassionò, e non dimentichiamo l'importanza che il libro ebbe nell'unificare la lingua italiana in un'epoca dove la TV del maestro Manzi era ancora ben lontana dal venire....
     
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    Esser cremonesi è senza dubbio una garanzia di qualità per il torrone, ma non di certo per i personaggi del patetico romanzaccio manzoniano.
     
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    De gustibus......c'è chi considera il Manzoni un ottimo scrittore, rapportato ovviamente ai suoi tempi, e chi considera Picasso un pittore, gusti personali, e sul gusto si può dire che non esiste il "Re nudo" ognuno lo veste con la propria fantasia e sensibilità. ^_^
     
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    CITAZIONE (dceg @ 10/5/2016, 15:09) 
    . . . banali e piuttosto noiosi; la seconda parte, dopo la conversione dell'Innominato, che a me sembra fosse il vero intento agiografico del Manzoni, tutto il resto è contorno, è buttata giù alla bell'e meglio, in modo affrettato, tanto per concludere. Un romanzaccio scadente.

    CITAZIONE (dceg @ 28/7/2017, 19:50) 
    patetico romanzaccio manzoniano.

    Non stiamo esagerando?
    Si può dire quello che si vuole riferito alla sensibilità di oggi (e forse provando a riferirsi a quella di domanimattina si potrebbe persino azzardare che sarà direttamente il genere romanzo storico a dover essere considerato insopportabile, con eccezioni in rapidissimo esaurimento, andiamo a rileggerci Dumas o altri ottocenteschi scrittori "a dispense" e poi ne riparliamo di alti e bassi artistici, di disorganicità, di sbrodolate interminabili o di soluzioni narrative affrettate), ma tenuto calato Manzoni nella dimensione storica dell'Italia settentrionale della prima metà del XIX secolo, tenendo magari anche conto del tormentoso lavoro fra le differenti edizioni, credo che "romanzaccio" sia una espressione iperbolicamente ingenerosa e "affrettato" sia del tutto una incomprensione.

    In fondo per il suo tempo è un'opera che potremmo anche considerare alla stregua di un sasso nello stagno, ma un sasso bello grosso, attentamente sagomato con un lavoro ventennale e tirato mirando accuratissimamente.
    Comunque un sasso? Qualcuno potrebbe persino dire un mattone? E' un giudizio che ci può stare, del resto il problema del superamento di quel preciso modello letterario nasce così in fretta che Manzoni farà in tempo nella sua vita a vederne più di uno stadio. Qualche nome? d'Azeglio? Guerrazzi? Rovani? Nello stessissimo ambiente geografico e sociale (e in qualche minima parte persino di relazioni familiari) La Colonia Felice di Carlo Dossi, che è la cosa più agli antipodi della visione letteraria manzoniana che mi venga in mente, ha la prima edizione nel 1874, appena l'anno dopo la morte di Manzoni. Nondimeno un filo conduttore è presentissimo nella coscienza del più giovane scrittore (vedi Note Azzurre).

    Se non si vogliono salvare I Promessi Sposi per qualità artistica, o diciamo pure per aderenza al gusto di oggi, si è un po' costretti a tenerne in seria considerazione il salvataggio per l'impronta profonda lasciata nella letteratura e persino nella linguistica successive.
     
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    LA, ho certo, e apposta magari, un po' esagerato, comunque l'affrettato si riferiva all'impressione avuta dalla rilettura, cioè che vi sia una disparità tra la prima parte del romanzo e la seconda, quella appunto che narra gli eventi successivi alla convesione dell'Innominato, che a me è appunto apparsa frettolosa, non tanto nella scrittura quanto svolgimento della vicenda e nella narrazione, permeata per così dire da quasi un'ansia di terminare e dando l'impressione che tutto quel che succede da allora in poi conti ben poco.

    Per il resto sono d'accordo con te!
    Quanto a Romeo, be' penso che i nostri gusti in quel che riguarda le arti figurative e in particolare l'arte contemporanea, siano alquanto diversi e penso per certi versi inconciliabili! :whist:

    Ripensando alle considerazioni di LA e al motivo di partenza di questa discussione, direi che prima di salvare le opere letterarie, bisognerebbe salvare quei testi che permettessero di situare le opere salvate in un contesto storico e culturale. Senza di ciò la comprensione sarebbe impossibile.
     
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    Quanto a Romeo, be' penso che i nostri gusti in quel che riguarda le arti figurative e in particolare l'arte contemporanea, siano alquanto diversi e penso per certi versi inconciliabili!
    .............................................................................
    Perchè dici ciò?
    Io sono sempre pronto ad una pacata discussione......
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