Contro la democrazia, di Jason Brennan

Democrazia vs. epistocrazia

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    Nuovamente propongo un libro che ho appena cominciato a leggere e che ha fatto non poco discutere alla sua comparsa nel 2016.
    Autore è Jason Brennan, che insegna alla stessa Georgetown University di Washington dove è attiva anche Madeleine Albright.
    L'autore si pone il quesito, lo stesso che tra gli altri si era posto, trovando una risposta negativa, Norberto Bobbio, se e come sia possibile superare i difetti intrinseci della democrazia in cui elettori ed eletti non presentano una qualificazione per svolgere la loro attività, richiesta ad esempio ad un artigiano per non parlare dei medici.
    Si tratta di un problema difficile e spinoso che il suffragio universale ha seso sempre più acuto. Brennan mette in ballo il concetto di epistemocrazia, in cui i criteri peer elettori ed eletti sono quelli di conoscenza e competenza.

    Certo l'intento è provocativo, ma fa pensare.
    Cito dalla presentazione:
    CITAZIONE
    È stato detto che la democrazia sia la peggior forma di governo, ad eccezione di tutte le altre fin qui sperimentate. Ma se la concezione relativistica dei regimi democratici come “male minore” appare in molte analisi e teorie moderne, da Machiavelli a Sartori, passando per Weber e Schumpeter, nessuno prima di Jason Brennan aveva sottoposto a un processo altrettanto spietato la “miglior forma di governo possibile”. A giudicare dai risultati, infatti, il regime che dovrebbe garantire a tutti i cittadini il diritto di essere guidati da leader competenti e capaci di prendere decisioni ponderate, somiglia troppo spesso al regno dell’irrazionalità e dell’ignoranza: molti elettori compiono le loro scelte sulla base dell’emozione o del pregiudizio, non conoscendo neanche, in numerosi casi documentati, la forma di governo vigente o addirittura i nomi dei leader in carica. Inoltre, come dimostra Brennan, che rivolge la sua critica sia alla democrazia rappresentativa che a quella deliberativa, la partecipazione politica tende a rendere le persone peggiori – più irrazionali, arrabbiate e cariche di pregiudizi.
    Quale alternativa abbiamo, allora? Come superare gli inconvenienti della democrazia se non vogliamo esporci ai rischi che comporterebbe la concentrazione del potere nelle mani di pochi?
    La proposta di Brennan è di sperimentare una forma di governo “epistocratica” che sia compatibile con parlamenti, elezioni e libertà di parola, ma distribuisca il potere politico in proporzione a conoscenza e competenza. Contro la democrazia, che ha diviso specialisti e lettori e creato enorme dibattito in un campo in cui c’è urgente bisogno di idee e stimoli nuovi, è un libro che può illuminare o fare infuriare, da conservare gelosamente o da lanciare contro il muro, ma che in ogni caso non può essere ignorato.


    Jason Brennan, Contro la democrazia
    con una prefazione di Sabino Cassese e con un saggio di Raffaele De Mucci
    , 2018, ISBN: 978-88-6105-318-2
     
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    Sarei curioso di leggere il libro.
    La critica alla democrazia si poggia su argomentazioni piuttosto semplici da intuire e in larga parte anche condivisibili. L'alternativa ad essa mi appare molto più nebulosa e foriera di rischi per la libertà personale e l'uguaglianza. Mi piacerebbe capire bene cosa propone Brennan. Se non delinea un modello credibile alternativo a quello democratico il suo libro non può che rimanere un esercizio intellettuale fine a se stesso, per quanto possa essere ben scritto e intelligente.
     
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    Brennan si riferisce alla situazione americana e in base a studi ed indagini dimostra che gran parte degli elettori sono disinformati, affetti da pregiudizi e comunque non in grado di votare in modo razionale per mancanza di conoscenze di politica, economia, scienze sociali ecc. Anche le possibili teorie che dimostrerebbero che comunque in linea di massima un gran numero di elettori fanno le scelte giuste, o meno sbagliate, vengono confutate. E anche il fatto che poi le persone elette non necessariamente fanno quello per cui sono state elette non pare essere un argomento valido. Neppure il sistema dei partiti pone correttivi validi. Come alternativa, da provare, non valida assolutamente, c'è l'epistocrazia, cioè una forma di democrazia "corretta". Per votare, e anche per essere eletti a cariche pubbliche elettive, si dovrebbe provare ad introdurre un sistema di test, superati i quali si ottiene il diritto di voto. Anche per essere eletti occorrerebbe superare un test in cui si dimostra un minimo di conoscenze di base. Le cariche politiche, pur comportando grandi responsabilità, non richiedono qualificazione alcuna. Un sistema di inncentivi per chi supera il test, anche in denaro o in sgravi fiscali, dovrebbe favorire la formazione dei singoli. Esisterebbero diversi modelli anche unendo scelte fatte a sorteggio a test di qualificazione. Questo è riassunto in poche frasi, il succo del libro, purtroppo la versione digitale non è condividibile, sennò te lo farei volentieri avere. Brennan non propone un sistema elitario, aristocratico, e tanto meno dispotico, ma le sue proposte sono volte a eliminare le storture prodotte da voti non qualificati che alla fin fine danneggiano le stesse persone che hanno votato contro i loro stessi interessi.

    Edited by dceg - 3/8/2018, 22:34
     
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    Capisco. Il rischio di un simile sistema è però evidente: chi prepara i test, specialmente quelli per gli elettori? Con quali criteri? Difficilmente simili prove potrebbero essere realmente neutrali.
     
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    Molto interessante, ma mi lascia perplesso il discorso di base, c'è il rischio di essere governati da una élite di persone certamente preparate, ma propense al pensiero unico, in contradizione quindi con lo spirito democratico.
    In fondo il paradosso della democrazia sta proprio nella libertà di dire tutto e il suo esatto contrario, ne sono in esempio i governi che ci hanno governato nel tempo, ed anche l'odierno non perde occasione per dare voce a fini diversi.
    Io credo invece che nonostante tutto la democrazia sia l'unico sistema di governo, forse il meno peggio, ma se confrontato alle dittature sia rosse, che nere non c'è paragone.



     
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    Per Brennan l'alternativa alla democrazia non è assolutamente la dittatura, tutt'altro. L'epistocrazia in cui per votare bisogna superare un test, dimostrando la competenza in merito, non l'orientamento delle opinioni, sarebbe più demoocratica che il suffragio universale, in quanto eliminerebbe gli errori dovuti a incompetenza, ignoranza, influsso esterno. Questa la sua opinione, naturalmente. L'idea non mi pare in sé errata, difficile la realizzazione.
     
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    Il problema è quello segnalato da Oskar, e che è una declinazione dell’eterna domanda “qui custudiet ipsos custodes ?” . Come scegliere chi prepara i test e giudica la preparazione ?
    Io penso che il problema della scarsa preparazione di chi vota (ed anche di chi è votatao) ci sia sempre stato, solo si è accentuato negli ultimi anni, non solo per la diffusione dei sociali, con l’esaltazione della “saggezza dell’uomo della strada” , si incomincia a disprezzare l’esperienza del politico (“abbiamo bisogno di un candidato che non abbia fatto mai politica “ , un po’ come “porto ad aggiustare la macchina da uno che non ha mai visto un cacciavite “) e poi ognuno ne sa di più in tema di vaccini e viadotti di medici ed ingegneri . Sarà la mia tara di essere mazziniano, ma non credo che ci sia alternativa ad una lunga e difficile battaglia culturale per la rivalutazione della esperienza è della conoscenza (“non siete colpevoli perché ignorate, siete colpevoli perché vi rassegnate all’ignoranza “ G. Mazzini)
     
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    Una delle possibilità che Brennan cita sarebbe quella di utilizzare i test che devono essere superati per ottenere la cittadinanza americana, test che con ogni provabilità molti americani di diritto non supererebbero. Proprio per stimolare l'impegno a istruirsi in materia Brennan parla di un sistema di incentivi in denaro.

    Personalmente io vedo nel libro più una provocazione, direi anche necessaria, che una soluzione.
    Bella la frase di Mazzini. Purtroppo sembra che oggi l'antidoto all'ignoranza non sia l'impegno ad imparare ma la presunzione di sapere.

    Non sono tanto d'accordo quando affermi:
    CITAZIONE
    Io penso che il problema della scarsa preparazione di chi vota (ed anche di chi è votatao) ci sia sempre stato

    Quando il voto era legato al censo e i politici venivano dalle classi più abbienti il problema era minore in quanto ad un maggior reddito in genere s'accompagna, non sempre, d'accordo, e spesso in un senso caratterizzato da scarsa apertura, una miglior preparazione; c'era però quello che essi rappresentavano e favorivano gli interessi di una sola parte della popolazione, che non era una democrazia come vorremmo ci fosse oggi ma un governo aristocratico o oligarchico. Io, non tanto seriamente, mi ero immaginato un sistema di voto in cui ognuno ha un numero di voti proporzionato alle imposte che paga, il che favorirebbe anche le casse statali. Ma sono fantasie di calde notti estive. Un po' come un sistema per aumentare i votanti simile a quello della Migros svizzera, in cui chi vota nelle filiali e non inviando la cartolina per posta (risparmiando quindi spese alla cooperativa) riceve una tavoletta di cioccolato. (Una golosocrazia insomma! Avrete certamente capito che anch'io sono socio votante non per posta della cooperativa. -_- )

    Edited by dceg - 5/8/2018, 18:04
     
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    Il problema nacque quando per colpa di alcuni politici di professione si scoprirono le varie ruberie, da quel momento la moda dei rappresentanti del popolo provenienti dalla società civile prese sempre più forza.
    Io invece ho sempre pensato che la politica debba essere presa seriamente come una missione, quindi, come tale riservata almeno a coloro che hanno come minimo una laurea in scienze politiche.
    Vediamo invece, sia a livello locale che nazionale esponenti del popolo completamenti a digiuno delle più elementari regole democratiche.
    Molti non fanno differenza tra le cazzate che quattro amici al bar dopo un bicchiere di vino possono dire, e si lasciano andare a certe affermazioni di basso profilo, approfittando dell'ignoranza di un elettorato che ragione con la pancia e non con la mente.
     
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    Una volta, tanto tempo fa, nelle Tribù il capo era il più forte... poi si stabilì il sistema dei "saggi"... i più anziani, avendo più esperienza se non erano a capo dell'esecutivo - per così dire - erano comunque fonte di potere ed ascoltati...

    quello era un sistema fondato - in fondo - sulla "Meritocrazia" - se tiriamo via dall'equazione "il più forte", resta il più "competente" - cioè il Vecchio Saggio.

    Oggi il "vecchio saggio" può anche essere un "giovane ben preparato"... ma veramente ci sarebbe bisogno di maggior Meritocrazia!

    Ed i test da superare possono essere "concordati" come fu "concordata" la Costituzione...

    Quest'epistocrazia merita approfondimento... compro il libro e ci risentiamo!
     
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    Io prima di internet credevo al suffragio universale, adesso invece penso che il difetto peggiore delle democrazie occidentali sia proprio il suffragio universale. Singapore e' uno dei posti piu sviluppati e vivibili al mondo, perche' il parlamento locale legifera su "tonterie" (limiti di velocita', divieto di fumo etc) e un onsiglio di esperti fa la politica economica e sanitaria...
    Singapore 60 anni fa all indioendenza era una palude malarica di morti di fame, oggi e' un posto stupendo dove gli alberi hanno il parafulmine e sei multato se vai in giro con l auto sporca..
     
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    Già... internet ci ha fatto "toccare con mano" quanto possono essere "strani" molti esseri umani che pur hanno il diritto di voto...

    L'epistocrazia sarebbe una forma di suffraggio ristretto... ed il caso di Singapore con le ripartizioni delle - come chiamarle? - "competenze legislative" è interessante, però per calarlo nel sistema Italia ce ne vuole.

    Siamo 12 volte più numerosi... e creerebbe grande caos se ogni regione ed ogni comune potesse legiferare interamente per gli affari suoi... si tornerebbe all'Italia medioevale... quasi al sistema feudale.

    Una possibilità potrebbe essere offerta dal "federalismo"... che si tradurrebbe all'atto pratico nell'allargamento del concetto di Regione...
     
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    Il fatto e' che il suffragio universale funzionerebbe solo su persone informate e capaci di capire i problemi. Internet, con le "notizie gratis" ha fatto degenerare la qualita' dell informazione (fare il giornalista non rende piu) e a cascata la democrazia e' andata a ramengo.
    L onformazione e' il 4° potere e se lo si rimuove viene meno la base della democrazia cioe' la divisione dei poteri
     
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    Abbiamo da un lato il fatto che prima di internet l'informazione era circoscritta - non per forza di migliore qualità, direi. Perché un'informazione "circoscritta" diventa facilmente "propaganda".

    Dall'altro, dopo internet, un sicuro decadimento della figura del giornalista ma anche un' informazione più "aperta".

    Oggi si è costretti a comprendere CHI informa, prima di ascoltare la sua voce... proprio perché qualsiasi pinco-pallo può credersi un giornalista.

    Se ci pensi questo conduce dalla fase transitoria che viviamo adesso - dove non si comprende molto, a dire il vero - verso un probabile sbocco ad un'Informazione migliore rispetto al passato.

    Oggi possiamo scegliere quale campana ascoltare... e nel lungo termine dovrebbe - e sottolineo dovrebbe - favorire una migliore Democrazia.
     
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  15. BluEmme
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    La democrazia ha fallito o piuttosto ha fallito lo stato sociale? Provo a spiegarmi meglio. Tanti osservano che la maggior parte degli elettori sono disinformati ma soprattutto sono ignoranti (perché una persona che dispone di adeguate conoscenze e senso critico può essere in grado di fiutare la propaganda e scansarla). Una delle finalità di un sistema di istruzione pubblico (presente in tutti i paesi che sono considerati democratici) dovrebbe essere proprio la formazione di cittadini consapevoli del mondo, capaci di informarsi senza lasciarsi trarre in inganno, di valutare le scelte della loro vita (politiche ma anche di altro tipo) in modo razionale, responsabili nell'atteggiamento rispetto all'interesse generale della comunità. Perché questo non succede? Perché i cittadini sono ignoranti al punto che qualcuno pensa di rinunciare al suffragio universale, di alterare l'uguaglianza del voto o di stabilire forme di governo tecnocratiche? Proprio perché il sistema educativo non funziona, e non parlo solo di scuola ma anche per esempio quella TV pubblica che nei primi decenni della sua esistenza ha consentito la diffusione dell'uso dell'italiano e insegnato a molti analfabeti a leggere e a scrivere. Lo Stato dispone degli strumenti per educare tutti, bambini, giovani, adulti, anziani. Ma vuole educarli davvero, oppure li preferisce ignoranti come pretesto per ritornare a forme di aristocrazia?
    Beh noi potremmo anche oligarchici e decidere che preferiamo la soluzione di abbandonare la democrazia, solo che il deficit del sistema educativo comporta anche altri problemi oltre a questo: ad esempio la devianza sociale, la disoccupazione, la criminalità derivano tutte da un deficit di tipo educativo. Direi quindi che faremmo bene a curare la democrazia per curare anche tutto il resto.
     
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20 replies since 28/7/2018, 21:32   630 views
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