IL DIRITTO D'ASILO NELLA COSTITUZIONE

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    Come è noto il diritto d' asilo per lo straniero è inserito nella nostra Costituzione all' art 10.

    Proprio il comma 3° che sancisce quessto diritto fu all' epoca oggetto di un ampia (per altro civilissima ) discussione sia in commissione che in aula.
    Il testo definitivo fu approvato su inizaitiva del neo nato gruppo del PSLI ( i cd saragattiani), che si opposero alle proposte di Comunisti e Socialisti . Il punto del contendere era che le forze di sinistra volevano essere sicure che non fosse utile per parafascisti stranieri in fuga dopo la caduta dei loro regimi .
    Quello che ne venne fuori , a mio avviso, fu un diritto con caratteristiche più "oggettive" forse di quello che avevano in mente i padri costituenti

    Qui trovate un sunto della discussione e il link alla documentazione ufficiale completa

    #entry634147508
     
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    La domandona che immagino sia sulla punta della lingua un po' a tutti credo a questo punto sia: in quel momento storico quale era la accezione condivisa del termine "asilo"?

    Il concetto sarà poi ampiamente presente nei documenti ONU degli anni immediatamente successivi e l'Italia in quel momento aveva fra i propri riferimenti ideali quello di scrivere una legge fondamentale coerente con i valori dichiarati da quelle Nazioni Unite alle quali voleva essere ammessa. Però , domando, il termine c'era già nei primissimi documenti ONU del 1945 e del 1946? E nel caso con quale significato? Oppure in quella fase si faceva ancora riferimento alle vecchie iniziative della Società delle Nazioni (che sulla materia dei "rifugiati" era già stata indubbiamente attiva)?

    Insomma, per chi parlava e scriveva tra il 1946 ed il 1947 cosa significava "asilo"? Era ciò di cui avevano goduto diversi antifascisti in Francia nei due decenni precedenti, o svariati russi o armeni o ebrei orientali in svariati Paesi europei nel primo dopoguerra, oppure era qualcosa di diversamente declinato e già proiettato verso orizzonti nuovi di contrapposizione fra blocchi, di questione coloniale, di modernizzazione dell'estremo oriente, di tensione nel mondo arabo?
    Per esempio immagino scottasse particolarmente la questione degli ex combattenti Polacchi, i quali dopo aver dato una contributo determinante alla liberazione dell'Italia, si trovavano in una triste e sventurata situazione e a concreto rischio personale in caso di rientro in patria, dilà dalla "cortina di ferro" (credo che diversi rimasero almeno per un certo tempo in Italia, nelle Marche direi soprattutto, non vorrei sbagliare).

    Oppure ancora -e il dibattito in sede costituente potrebbe, non in termini esclusivi ma almeno in parte, farlo sospettare- nel parlare di "asilo" il pensiero correva principalmente alle questioni legate al confine orientale e alla perdita dell'"impero"?
    Già, perché in quel momento esisteva un certo numerio di Etiopi, di Albanesi, di Sloveni e di Croati, di Libici, di Montenegrini e persino di Rumeni che nella miseria generale (magari per essersi sciaguratamente fidati di noi nella dis-avventura bellica) guardavano a noi come agli unici amici che fossero loro rimasti e anche nei confronti loro oggettivamente qualche debito noi ce l'avevamo.
     
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1 replies since 3/9/2019, 12:39   108 views
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