Gli storici e il Covid-19

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    L'emergenza Covid-19 sta mettendo a dura prova da mesi i governi di tutto il mondo. Per fronteggiarla in molti Stati sono state formate task force di medici, affiancati da statistici, matematici e fisici teorici per elaborare modelli di andamento dell'infezione e, in alcuni casi, da psicologi per valutare l'impatto sulle persone delle misure di lockdown adottate per contenere la diffusione del virus.
    La figura dello storico è stata fino ad ora assente sia nei comitati scientifici che nel dibattito pubblico. Dal mio punto di vista questa esclusione è stata un errore nella gestione sanitaria dell'epidemia e sarebbe uno sbaglio ancor più grave ora che si stanno approntando le misure per fronteggiare la crisi economica.
    Uno sguardo alla storia delle pandemie del passato, in particolare all'influenza spagnola e alla più recente influenza suina, sarebbe stato utile per rendersi conto che un virus molto contagioso che si propaga per via aerea difficilmente può essere contenuto in un'area geografica limitata, specialmente in un mondo globalizzato. Per questo sarebbe stato opportuno utilizzare le settimane in cui il virus apparentemente circolava solo in Cina per prepararsi, aumentando i posti letto in ospedale e facendo scorta di dispositivi di protezione individuale e tamponi.
    La storia della pandemia che sconvolse il mondo dopo la prima guerra mondiale ci racconta anche che le aree che adottarono con maggiore tempestività e più a lungo misure di isolamento e chiusura furono quelle che registrarono meno morti e che tornarono a crescere in maniera più rapida e solida una volta passata l'emergenza sanitaria. Questa evidenza dovrebbe fungere da importante precedente per i governi dei Paesi attualmente alle prese con la riapertura delle attività e sarebbe dovuta essere tenuta in considerazione dagli Stati che per settimane hanno cercato di evitare il lockdown e che adesso stanno pagando il prezzo più alto in termini di contagi e decessi.

    Ora si apre una nuova fase, nella quale alla perdurante emergenza sanitaria si affiancherà una crisi economica sempre più violenta e prevedibilmente lunga. Anche e soprattutto in questo momento sarà fondamentale il contributo degli storici.
    I disastri economici, politici e sociali causati dalla prima guerra mondiale portarono alla formazione di regimi autoritari in alcuni dei Paesi maggiormente devastati dal conflitto, come l'Italia. In Germania, nonostante la sconfitta e le condizioni pesantissime imposte dalle potenze vincitrici a Versailles, la Repubblica di Weimar riuscì a reggere per oltre un decennio grazie agli aiuti americani che diedero fiato all'economia tedesca. Quando questi cessarono, a seguito della crisi del '29, il Paese sprofondò in una spirale di tensioni sociali e violenze da cui emerse la figura di Adolf Hitler.
    Quanto successo nel XX secolo deve costituire un monito per le istituzioni europee e internazionali: nessun Paese deve essere lasciato indietro. Per evitare rischi di derive antidemocratiche negli Stati maggiormente in crisi e per prevenire la disgregazione dell'Unione europea sarà necessario attuare l'unica politica economica storicamente efficace nei momenti più difficili: investire denaro pubblico per creare posti di lavoro. Dovranno però cambiare, rispetto al secolo scorso, gli ambiti strategici ai quali destinare le risorse: non più l'industria bellica o ulteriori cementificazioni, ma ricerca e riconversione ecologica delle costruzioni e delle attività produttive. Questo virus è stato causato anche dallo sfruttamento eccessivo dell'ambiente da parte dell'uomo; dobbiamo correggere la rotta o non passerà molto tempo prima della prossima pandemia.

    Il Covid ci obbliga anche a mettere in discussione alcune distorsioni del mondo contemporaneo globalizzato. Innanzitutto la dipendenza di intere aree del pianeta da pochi Paesi per la produzione di materiali fondamentali, come respiratori, mascherine e altri dispositivi di protezione individuale indispensabili in ambito medico. In futuro sarà necessario implementare piani nazionali ed europei per l'autosufficienza dei singoli Paesi nei settori produttivi riguardanti la salute.
    In secondo luogo l'Occidente dovrà riflettere sui propri valori. La tutela costituzionale dei diritti individuali non dovrà più tradursi in un individualismo esasperato. Dovremo recuperare la dimensione della comunità e il valore del bene comune. Solo così potremo creare le condizioni per l'adozione efficace e tempestiva di misure, come il lockdown, sul momento impopolari ma indispensabili per tutelare la collettività anche nei suoi elementi più deboli.

    Gli storici di domani avranno il compito decisivo di tramandare le lezioni che il Covid-19 ci sta insegnando a caro prezzo, per evitare di ripetere gli errori commessi quest'anno.
    Historia magistra vitae
     
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    Sì, quanto dici è vero. C'è solo da sperare che quanto tu giustamente auspichi si realizzi e che il mondo, l'Europa in primis, non precipiti in un guazzabuglio di forze e correnti sia all'interno degli stati che nei rapporti tra di loro, tra loro contrastanti che porterebbero alla paralisi o allo scoppio di tensioni con effetti disastrosi. Purtroppo ci sono non pochi segnali in questo senso e l'Europa non ha ancora trovato, se mai lo farà, la sua posizione tra le potenze in declino e quelle emergenti.

    Spes ultima dea
     
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    Questo virus è stato causato anche dallo sfruttamento eccessivo dell'ambiente da parte dell'uomo;

    I casi e le strategie epidemiologiche di Sars e Mers sono oggetto di studio dell'epidemiologo più che dello storico. Per quanto riguarda l'aspetto politico ed economico ti dò ragione. Per il senso di responsabilità collettiva ... credo che molto dipenda dall'avere una mentalità collettiva ed un rigore nel rispetto delle regole, che la nostra mentalità non conosce. Un popolo che ha un elevato senso del "noi" è il Giappone, che ha un sistema educativo molto rigido, del si fa "quel che dico perchè lo dico io". Ammesso che ogni cittadino abbia in cuore il bene comune, se la sua testa gli dice che il covid non esiste, è un complotto di Bill Gates per vendere vaccini, un'invenzione di Conte, che è poco più di un'influenza, etc. allora continuerà a mal sopportare questa indebita intromissione dello Stato nella sua vita.

    Quel che invece ho quotato non capisco da cosa sia suffragato, l'ho sentito dire da molti vescovi, ma onestamente non capisco perchè un caso di zoonosi, un passaggio del virus da serpente/pipistrello ad uomo (forse) sia imputabile allo sfruttamento delle risorse naturali.

    Edited by nonmite - 21/8/2020, 09:31
     
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    Nonostante sia uno che non è troppo sicuro che si possa effettivamente imparare qualcosa dalla storia, nel senso che ammesso che chi dovrà prendere le decisioni conosca un minimo del passato è tutto da dimostrare se prevarrà la cautela o come al solito l'arroganza e quindi un ragionamento: "a noi non succederà, siamo più grandi, più avanzati e civili".

    Detto questo ci ha dato sicuramente degli importanti spunti di riflessione: in primis in rapporto tra uomo e natura, come giustamente dicevi più invadiamo i territori naturali, gli distruggiamo costringendo eventualmente molte specie ad una convinzione più stretta con l'uomo più queste situazioni possono ripetersi.

    Ci ha dato un'idea di cosa fare in queste situazioni, ci ha mostrato cosa non va e credo che abbia dimostrato come al di là di errori della politica come dove si ha avuto la tendenza ad una privatizzazione indiscriminata della sanità si abbia retto molto peggio.

    E concludo con l'augurio (è ancora presto perché bisognerà vedere come andrà a finire) che gli ultimi sviluppi a livello di politica internazionale siano non un punto di arrivo, ma un punto d'inizio per costruire un'Europa più coesa e rilevante sullo scacchiere internazionale.

    Però ha sollevato anche molte criticità, al di là di molte vittime francamente evitabili con maggiore coscienziositá o con una gestione più attenta di chi di dovere.
    A ciò aggiungo come avete giustamente ribadito il problema delle balle che girano tra social, siti vari e purtroppo anche in qualche giornale e il problema che molta gente sembra crederci e di come le società sembrino inermi. Mi ha anche parecchio destabilizzato come dai discorsi di molta gente, interviste, conversazioni private o opinioni su social e simili si evinca come ci sia chi ha trasgredito le regole nel nome di una sorta di disobbedienza civile, fedeltà a valori assurdi e con una scarsissima conoscenza di cose quali la costituzione e il funzionamento dello stato.
    Non sono un'esperto nemmeno io, ma ho veramente la sensazione che non si sia informati nemmeno sul minimo indispensabile per essere cittadini consapevoli.
     
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    Quel che invece ho quotato non capisco da cosa sia suffragato, l'ho sentito dire da molti vescovi, ma onestamente non capisco perchè un caso di zoonosi, un passaggio del virus da serpente/pipistrello ad uomo (forse) sia imputabile allo sfruttamento delle risorse naturali.

    Grazie dell´osservazione. Sostanzialmente si tratta di quello che ha detto Hhsl: l´uomo ha confinato gli animali in spazi naturali sempre più angusti, al punto che alcuni di essi vivono fin troppo a contatto con noi, portando malattie pericolose.
     
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    La trasmissione di malattie dagli animali all'uomo non è un problema nuovo, esiste almeno da quando i contatti tra l'uomo e gli animali si è intensificato con l'addomesticazione di alcuni di essi. Va inoltre ricordato che la popolazione mondiale aumenta con una rapidità enorme, anche a causa delle migliori condizioni igienico-sanitarie e che questo comporta insediamenti umani anche in zone prima non o assai scarsamente popolate. Inolte i grandi agglomerati urbani aumentano le possibilità di contagio e di diffusione di malattie.
     
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    Certamente dceg, hai ragione. Se non altro dobbiamo però mettere al bando a livello internazionale situazioni pericolose come i mercati di animali vivi.
     
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    Questo è ovvio. Quel che volevo far presente è la complessità del problema che ha molti aspetti e molte implicazioni.
     
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    CITAZIONE (dceg @ 21/8/2020, 15:46) 
    La trasmissione di malattie dagli animali all'uomo non è un problema nuovo, esiste almeno da quando i contatti tra l'uomo e gli animali si è intensificato con l'addomesticazione di alcuni di essi.

    Questo sicuramente, basti pensare che il vaccino del vaiolo nacque notando che gli allevatori che contraevano il morbo dalla mucca, avevano poi sintomi e segni più lievi e risultavano poi immuni a quello umano più virulento.

    Più si sta a contatto con gli animali, più crescono le possibilità del verificarsi di zoonosi, ma anche una vita bucolica e rispettosa del creato, che non sottrae spazi agli animali, ha gli stessi problemi e probabilmente in Cina si è diffuso perchè se li mangiano quegli animali lì.
     
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