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Ieri, approffitando della comunicazione ferroviaria tra Colonia e Parigi che percorre i circa 500 km in poco più di tre ore, sono andato a Parigi a vedere l'Arco di Trionfo impacchettato secondo il progetto nato sessanta anni fa nelle menti di Christo e Jeanne-Claude. Fu il primo progetto di celare un edificio ad essere pensato e l'ultimo realizzato, dopo la morte di Christo, un testamento postumo. L'evento era previsto per il 2020, ma a causa della pandemia è stato rimandato e sarà visibile sino al 3 ottobre. Conosco molte opere di Christo e Jeanne-Claude per averle viste riprodotte, o per averne visti i progetti sia riprodotti che in originale, e ho visto diverse piccole opere originali, ma non avevo mai visto quelle di grandi dimensioni.
Mi aspettavo che fosse una cosa bella, ma la realtà, grazie anche ad una giornata serena con un cielo blu intenso senza una nuvola, era l'ultimo giorno dell'estate, ha superato ogni aspettativa. Stupendo, geniale: il gigantesco monumento, alto quasi 50 metri, largo quasi 45 e profondo 22, tipico di un'epoca ed di una mentalità, ma che a mio avviso, lo avevo già visto "nudo", non è certo un capolavoro, diventa, impacchettato in 25000 m² di teloni argentei legati da 3000 metri di funi rosse, un qualcosa di indescrivibile, risplende nell'enorme piazza suscitando, almeno in me, un'emozione indescrivibile.
Un pezzetto ( 7 x 7 cm) della stoffa con cui l'arco è stato impacchettato, che veniva regalato sul posto e due fotografie fatte da me:SPOILER (clicca per visualizzare). -
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Come devo aver già commentato altrove in riferimento esibendo tutta la mia padronanza del francese: Par blue! (ma non è blu)
Grazie per l'ottimo reportage!. -
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Dopo esssermi (quasi) saziato di vedere l'Arco di trionfo, avendo alcune ore prima della partenta del treno di ritorno, ho visitato il Museo Marmottan Monet. Avevo scelto questo museo, piuttosto piccolo e non tra i più conosciuti di Parigi, pensando che non ci sarebbero stati troppi visitatori, ma la stessa idea devono averla avuta molte altre persone.
Nella collezione permanente il museo ospita oltre a molte opere di Monet, tra cui quella da cui l'impressionismo ha preso il suo nome, di cui alcune tra l'altro mostrano chiaramente come Monet, nella sua ultima fase creativa, possa essere considerato il padre della pittura astratta, molte opere di Berthe Morisot, una pittrice di cui sinora conoscevo dal vivo solo pochi quadri.
Oltre alla collezione permanente, che comprende aanche quadri di viverse epocje, mobili, sculture, pagine di codici miniate, vi era una mostra dedicata a Peder Severin Krøyer, un pittore danese vissuto tra la seconda metà del XIX e l'inizio del XX secolo, le cui opere presentano la luminosità tipica della pittura scandinava di allora.
Anche questa visita la raccomando. Oltre tutto credo che in Italia la pittura scandinava di quell'epoca, a parte Edvard Munch, sia, immeritatamente, piuttosto sconosciuta.
Edited by dceg - 24/9/2021, 14:13. -
.Dopo exsysermi (quasi) saziato di vedere l'Arco di trionfo, avendo alcune ore prima della partenta del treno di ritorno, ho visitato il Museo Marmottan Monet. Avevo scelto questo museo, piuttosto piccolo e non tra i più conosciuti di Parigi, pensando che non ci sarebbero stati troppi visitatori, ma la stessa idea devono averla avuta molte altre persone.
Strano questo afflusso di visitatori: le principali opere del Marmottan non sono a Milano in mostra temporanea in questi giorni?. -
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Alcune di certo, ma la mostra di Krøyer, dove c‘era il maggior affollamento, ha certamente attirato molte persone. . -
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Parecchie in realtà, che io sappia.
Bravi però, se capisco bene cosa hanno fatto: hanno prestato molte opere della esposizione permanente per permettere una prestigiosa mostra in Italia, nel momento stesso nel quale a propria volta ricevevano temporaneamente opere per ospitare presso di sè una ulteriore importante mostra.. -
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Non vedo l'ora di poter andare all estero pure io... ho deciso di tornare a Praga dopo 10 anni... ci sei mai stato? . -
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No, purtroppo non ci sono stato. . -
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Meravigliosa, vale ogni euro speso.
Un consiglio: in inverno è meglio. -
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Brrr! (per quanto anche Parigi in pieno inverno non scherza) . -
.Brrr! (per quanto anche Parigi in pieno inverno non scherza)
Tanto c'è il golem che mi protegge!
Mi proteggerà anche se sono cristiano?. -
.Ieri, approffitando della comunicazione ferroviaria tra Colonia e Parigi che percorre i circa 500 km in poco più di tre ore, sono andato a Parigi a vedere l'Arco di Trionfo impacchettato secondo il progetto nato sessanta anni fa nelle menti di Christo e Jeanne-Claude.
Mi salta agli occhi ora riguardo al titolo della discussione.
Per forza i Francesi non ti capiscono quando sfoggi il tuo multilinguismo L'Arc de Triomphe . . . empaqueté (oppure forse emballé ) , almeno credo. -
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Quello che ho riportato è il nome dato da Christo e Jeanne-Claude all'opera, riportato sui disegni originali e utilizzato anche come titolo di un libro ad essa dedicato (ISBN: 9783836589819, edizione trilingue inglese, tedesco, francese); in francese è, come giustamente scrivi L'Arc de Triomphe empaqueté SPOILER (clicca per visualizzare). -
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Considerando che si tratta di forse l'unica grande capitale al mondo nella quale solitamente i tassisti non sanno una parola di inglese (almeno, qualche anno fa l'impressione era quella) . . . . -
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Con i tassisti non ci sono stati problemi: Arc de Triomphe e Gare di Nord a voce, per il Marmottan ho mostrato l’indirizzo sull‘iPhone. .