Alfredo Cospito, l'anarchico al 41 bis

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    Questa era stata nell'aprile scorso la sentenza della Corte Costituzionale N°94/2023 che aveva causato la necessità della sentenza bis dei giorni scorsi (26 giugno 2023) da parte della Corte d’Assise d’Appello di Torino.
    Notare che a quanto pare il pronunciamento era stato sollecitato (come è ovvio trattandosi di Corte Costituzionale) non dall'interessato, ma dalla incertezza del Tribunale giudicante.
    www.giurisprudenzapenale.com/wp-co...cia_94_2023.pdf

    Qui il passaggio è spiegato un po' più in sintesi: www.giurisprudenzapenale.com/2023/...nale-n-94-2023/.

    Non commento oltre. Sono brutti momenti per questo Forum.
     
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    Il caso di Ilaria Salis, detenuta a Budapest, mi fa tornare in mente un prigioniero di cui ci siamo occupati qui a lungo. Così ho cercato notizie sulla situazione di Alfredo Cospito, tuttora -questo lo ricordavo - al 41bis. Non che (lo rileggo ora) il regime potesse essere allungato "per un tempo indefinito" mediante proroghe di due in due anni.
    Continuo a pensare che la misura (da molti ritenuta incostituzionale) sia nel suo caso ingiustificata, come sostiene la difesa e riferisce questo articolo de Il post, il quale descrive anche l'attuale condizione dell'anarchico. www.ilpost.it/2024/01/14/cospito-n...ro-fame-41-bis/
    CITAZIONE
    ... Cospito sta aspettando anche l’esito di un altro ricorso, quello presentato alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (o CEDU), di cui però non si conoscono i tempi. È uno dei motivi per cui l’anarchico decise di interrompere lo sciopero della fame, dice il suo avvocato: se avesse continuato sarebbe probabilmente morto e non avrebbe potuto assistere all’esito di questo processo. Cospito spera che la CEDU censuri l’Italia per l’utilizzo del 41-bis nei suoi confronti, arrivando a dire che la misura non sia giustificata. Il 41-bis viene usato infatti non come misura più afflittiva, ma per evitare che un detenuto ritenuto pericoloso comunichi con la sua organizzazione all’esterno: in questo caso, secondo l’accusa, un gruppo anarchico che commette atti sovversivi. Rossi Albertini sostiene che non ci siano prove di un collegamento tra Cospito e gruppi anarchici all’esterno, né di suoi tentativi di comunicare con questi.


    Edited by virelle - 4/4/2024, 10:28
     
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    Hai assolutamente ragione a riproporre la questione in termini di confronto: i due casi sono solo apparentemente lontani fra di loro. Da una parte un condannato in via definitiva assicurato alle patrie galere per aver commesso reati gravissimi, al punto da essere soggetto a misure speciali di isolamento in quanto ritenuto socialmente pericoloso per via del rischio che possa avere la capacità e la propensione di indure altri a compierne di ulteriori, dall'altra una imputata soggetta a carcerazione preventiva in altro Paese dell'Unione, fatta oggetto di accuse riguardanti azioni senz'altro odiose ma forse perseguite dal sistema giudiziario locale in maniera sproporzionata.

    In comune ritengo ci sia il senso stesso della amministrazione della giustizia penale e i limiti che il sistema carcerario deve avere, sia in patria (dove vige l'Art. 27 della Costituzione che vuole il rispetto della dignità, il rifiuto del trattamento disumano e l'almeno tendenziale tentativo di rieducazione del condannato), sia entro un quadro più ampio consistente nella ambizione di una progressiva integrazione effettiva di valori e di norme nell'Unione Europea.

    Qui stiamo discutendo del caso Salis https://storiaepolitica.forumfree.it/?t=80174162#lastpost .
     
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    In effetti la riflessione sull'amministrazione della giustizia dei paesi europei, e non solo, ha spesso occasione di essere sollecitata. Pochi mesi fa, leggendo dell'esecuzione barbarica di un detenuto americano, mi sono chiesta (non è la prima volta!) come si possa praticare una simile "giustizia" in una "culla" della democrazia: www.wired.it/article/condanna-a-morte-azoto-puro-alabama/
    Ma sono davvero "civili" i paesi occidentali? Mette conto aprire una discussione...
     
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    Personalmente non mi preoccupo di essere "civile", quantomeno non secondo un metro altrui o che abbia la pretesa di essere assoluto: mi mette il cuore in pace l'idea di essere coerente con la Storia (a tratti anche brutale, ma sviluppata secondo un filo di continuità piuttosto logico, salvo occasionali ingarbugli, che costantemente occorre essere pronti a dipanare) dell'Occidente.

    Che è poi più o meno quello che Tucidide riporta del famoso discorso di Pericle agli Ateniesi "noi facciamo così" (un discorso storico che -si badi- tende la mano amichevolmente ad altri popoli dell'Europa, ma tiene ben bene fuori dalla porta i barbari dell'Est o del Sud).
     
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