Violenza di genere: esiste davvero?

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    Noi sappiamo che eventi tragici come la Shoah, il genocidio degli armeni, lo sterminio dei kulaki ecc. sono realmente accaduti perché in possesso di innumerevoli documenti, testimonianze, prove oggettive di un'autentica volontà sterminatrice che gli storici raccolgono e interpretano. Mi chiedo, esiste qualcosa di simile riguardo la "violenza di genere" o i "femminicidi"? Sappiamo che accadono molti, troppi, casi di violenza le cui vittime sono donne, abbiamo le statistiche, ma questo ancora non ci dice nulla sull'effettiva esistenza di una "centrale culturale" maschilista, patriarcale, misogina che starebbe alla base di tutti questi casi, in cui le donne sarebbero vittime "in quanto donne". Esistono davvero delle prove oggettive, al di là delle teorie e interpretazioni di scienze "deboli" (da intendersi nel senso di "non esatte", che lasciano un ampio margine di libertà interpretativa) come la sociologia? Le statistiche illustrano dati di fatto, ma non ci danno gli strumenti critici interpretativi per risalire alle radici dei fenomeni che presentano, ci danno il "cosa", non il "perché". Quali strumenti abbiamo per poter pretendere di entrare nella testa di questi uomini violenti e riconoscere che sia alle spalle una determinata concezione della donna in generale, al di là di quella che avrebbero riguardo le singole donne loro vittime? Esistono lettere, documenti di questi uomini che uccidono in cui troviamo scritto "l'ho uccisa perché era donna, l'ho uccisa perché sono un sostenitore del patriarcato, l'ho uccisa perché reputo le donne in generale esseri inferiori che si possono anche uccidere tranquillamente", come se ne trovano sui nazisti nei confronti degli ebrei? Non risulta, e fintanto che prove del genere non saltano fuori, ogni ipotesi che riconduce casi isolati di violenza ad una matrice politica/culturale unica maschilista resta un'opinione, un'ipotesi, un'impressione personale senza dati oggettivi o dimostrazioni razionali a sostegno. Siamo nella doxa, non ancora, nell'episteme.

    In assenza di solidi argomenti razionali riguardo l'effettiva verità o meno della "violenza di genere", possiamo limitarci agli aspetti del fenomeno di cui possiamo avere ragionevoli certezze. Molto probabilmente, quelli che chiamiamo "femminicidi" vanno ricondotti al novero degli "omicidi passionali", casi di violenza il cui movente non è, almeno non necessariamente, l'affermazione della superiorità di un genere sull'altro, ma rapporti di coppia tossici, inquinati dalla gelosia e dal senso ossessivo di possesso, cose che non sono prerogative di un sesso o di un altro, e difatti abbiamo casi di violenza sugli uomini di cui non ci si occupa per colpa di mass media sempre più invasi dalla retorica femminista misandrica che etichetta sempre e comunque le donne come "vittime", buone, e gli uomini sempre e comunque come carnefici (salvo poi prendere cantonate vedi caso di Johnny Depp). Chiarire ciò non ha l'obiettivo di sminuire la drammaticità di ciò che accade, ma solo ad invitare ad metodo di comprensione del fenomeno davvero analitico, in cui si ragioni tenendo conto delle circostanze specifiche dei contesto particolare in cui i fatti accadono, anziché fare sommariamente e frettolosamente di tutta l'erba un fascio e riportare tutto genericamente ad una fantomatica volontà omicida del Maschio in generale, col solo scopo di alimentare un'assurda guerra tra i sessi e demonizzare indiscriminatamente tutto un genere maschile, la cui stragrande maggioranza non ha niente a che fare con atti del genere. Come se qualcuno riconducesse l'acido in faccia a William Pezzullo o la madre assassina di Cogne all'esistenza di un presunto matriarcato misandrico con l'intento di sterminare gli uomini...

    Il geloso malato ha una concezione oggettificata della propria partner con cui sta in un rapporto individuale, da qui a dedurre una più o meno inconscia visione della donna generalizzata da oggettivare c'è un passaggio logico che viene saltato: non sempre necessariamente i comportamenti individuali sono meccanicamente determinate da concezioni a a cui attribuire una valenza universale, in quanto sono prodotti da impulsi innescati da qualcosa che ci tocca emotivamente in modo diretto, in quanto riferibile alla propria vita, cioè non necessariamente la volontà di possesso riferita alle donne con cui ci troviamo a vivere insieme è determinata da una astratta e generale concezione della donna da dominare: quello che interessa al geloso è il possesso della PROPRIA donna, non la condizione generale a cui secondo lui TUTTE le donne dovrebbero avere, o meglio, forse c'è anche quello, ma accidentalmente. Così come una donna gelosa e possessiva è interessata al dominio sul PROPRIO uomo, senza che nessuno (doppiopesismo) si sognerebbe di ricondurre a una generica misandria e volontà di oggettificazione della figura maschile il suo comportamento. Non a caso, pochi giorni fa, nella mia città è avvenuto l'omicidio di un uomo ad opera della propria compagna nel totale silenzio dei mass media, che ritengono di poter derubricare l'evento a mero caso isolato senza alcun riferimento a fenomeni culturali su larga scala: un uomo violento e geloso è espressione del patriarcato e del maschilismo, una donna violenta e gelosa è solo un caso isolato di donna violenta e gelosa, in un assurdo doppiopesismo.

    Se così non fosse, non avremmo mariti o fidanzati che si "limitano" (si fa per dire) a uccidere o picchiare mogli e fidanzati, ma assisteremmo a episodi di violenza sistematica e pianificata da parte di uomini, da soli o organizzate in bande, contro degli obiettivi femminili al di fuori della loro sfera privata, stragi, deportazioni di donne scelte a caso per strada ad opera degli stessi uomini, indizi di una volontà di violenza o sterminio generalizzata, che grazie a Dio, non sono registrati. In questo senso, potremmo con certezza ricondurre alla "violenza di genere" i casi di assassinio compiuti da serial killer, fenomeno raro e fortunatamente residuale.
     
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    Trovo queste considerazioni interessanti e condividibili. Personalmente ho sempre sentito un certo fastidio nei confronti del termine femminicidio, proprio perché suscita l'impressione che l'uccisione sia avvenuta per il solo motivo che la vittima era una donna, come gli armeni, gli ebrei e gli altri la cui uccisione era, ed è ancora purtroppo, giustificata dal fatto di essere appunto armeni, ebrei ecc., senza che esista un rapporto personale tra omicida e vittima, come invece avviene nelle uccisioni di donne da parte di uomini, e viceversa, all'interno di un rapporto individuale.

    Il che non vuole assolutamente sminuire la gravità dei fatti, che trovano anche la loro origine in una mentalità in cui il rapporto è improntato da possesso del partner, in cui l'offesa subita, sia pure solo soggettivamente, non è tollerabile.

    Quel che correggerei è "il concetto del "delitto passionale", mettendo piuttosto in luce che si tratta di un'offesa narcisistica inferta, non importa se realmente o piuttosto nel suo sentire, dalla vittima all'omicida. La "passione" (ti amo tanto che pittosto di dover rinunciare a te, ti uccido) c'entra poco, semmai potrebbe motivare un suicidio.
     
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    Quel termine è stato un tragico errore.

    Faremo una gran fatica a liberarcene (così come a culturalmente contrastare la tendenza a ricalcarlo su altre peculiaritài di genere, di pregiudizio sulla razza, di opinione religiosa e quant'altro, che non dovrebbero a nessun costo rientrare in una logica giudiziaria).

    L'unica cosa peggiore di accettare quell'espressione sarebbe stata stare zitti.
     
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    Il termine può risultare "fastidioso" ed è stato oggetto di ampio dibattito facilmente ripercorribile anche in rete. Credo comunque che le considerazioni che seguono lo giustifichino:
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    Femmicidio e femminicidio sono due termini specifici che definiscono in maniera non neutra gli omicidi contro le donne, in tutte le loro manifestazioni, per motivi legati al genere. Questi tipi di uccisione che colpiscono la donna perché donna non costituiscono incidenti isolati, frutto di perdite improvvise di controllo o di patologie psichiatriche, ma si configurano come l’ultimo atto di un continuum di violenza di carattere economico, psicologico, fisico o sessuale.
    Le discriminazioni di genere, gli stereotipi sulle donne radicati nel substrato socio-culturale, la divisione di ruoli e l’esistenza di relazioni di potere disuguali tra donne e uomini sono fattori che costringono la donna a permanere in una condizione di subalternità in cui si alimenta il ciclo della violenza. I femmicidi/ femminicidi sono pertanto gesti estremi di violenza che sottendono una realtà complessa di oppressione, di disuguaglianze, di abusi, di violenza e di violazione sistematica dei diritti delle donne.
    I due concetti si sono diffusi in Europa soltanto a partire dai primi anni del XXI secolo grazie da un lato alla divulgazione a livello mondiale dei gravi fatti di Ciudad Juárez, la città messicana divenuta dal 1993 teatro di innumerevoli sparizioni e uccisioni di donne, e dall'altro grazie alle lotte e alle proteste dei movimenti femministi, specialmente di quelli latino-americani, contro queste pratiche. https://unipd-centrodirittiumani.it/it/sch...emminicidio/368

    Il delitto passionale, e ancor più il raptus, sono appunto stereotipi (di solito "maschilisti", mi consento) duri a morire. Né penso, caro greenintro, che il termine, una volta introdotto, vada usato solo per bande di uomini a caccia di donne da eliminare...
    Per alcuni anni ho fatto esperienza di volontariato presso telefono rosa, che prevede un corso preliminare svolto da varie professionalità (psicologi, sociologi, legali ecc.)
    Gli uomini maltrattanti hanno ovviamente storie e personalità diverse, ma risultano accomunati dalla concezione di inferiorità e subalternità della donna.
    Nello specifico la propria, in quanto appartenente al "genere", non deve sottrarsi al loro (maschile) potere e controllo.
    I casi in cui questa "violenza" viene esercitata in forme clamorose, dalle imposizioni di vario tipo alle percosse e fino al delitto, sono limitati, ma essa opera anche in modo poco vistoso, quasi benevolo, tale che la donna -chiusa in una sorta di cerchio - ritiene "normale" o quasi il comportamento del partner e tende persino a giustificarlo.
    Va da sè che ormai la maggioranza degli uomini per fortuna ha tutt'altra mentalità e stabilisce naturaliter relazioni paritetiche con l'altro sesso, ma i femminicidi sono ancora numerosi e, soprattutto, stabili rispetto agli altri delitti, in calo da diversi anni.
    Esistono anche, per concludere, donne possessive e violente, però il numero risulta modesto, nè una connotazione specifica del maschio caratterizza i loro omicidi.

    Edited by virelle - 7/6/2023, 15:55
     
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    In famiglia, un mio parente, alla notizia di una giovane donna, che aveva subito violenza, dopo aver preso un appuntamento, arrivò al punto di accusare la vittima di essere, almeno in parte, responsabile, di ciò che le era capitato...
    Effettivamente, ai tempi di questo mio parente, prima di fare alcunché, era necessaria l'approvazione del vincolo matrimoniale.
    La ragazza in questione, aveva effettivamente ecceduto nel dare fiducia a questa nuova conoscenza, posso essere d'accordo, ma, questa non deve essere una giustificazione, ad un atto simile.
     
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    È un argomento spesso usato, quello di aver in qualche modo provocato, con comportamento, atteggiamento, abbigliamento, dato che evidentemente gli uomini sarebbero una specie di automi guidati dagli ormoni e incapaci di esercitare un qualunque controllo sui propri impulsi, anzi per i quali un controllo degli impulsi sarebbe una profonda offesa.

    Quanto alla „complicità“ delle vittime („In fondo è buono, mi picchia solo quando ha bevuto“. - Purtroppo beve sempre) è un tragico comportamento che ho avuto modo di vedere non di rado nella mia attività professionale.
     
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    Era una società patriarcale dove l'uomo aveva sempre ragione, e, in una certa misura, è intimamente tuttora presente in certi individui...
     
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    Se posso aggiungere una riflessione: se a questo mio parente, e alle persone che la vedono come lui, dà così fastidio il mondo moderno, con i social network "peccaminosi" allora potrebbero rinunciare pure alla dentiera, alla macchina, al cellulare e alla televisione.
    È anche questo, mondo moderno, o sbaglio?
     
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    Quel che dà fastidio, che viene rifiutato, è un mondo diverso dalla propria immagine di come il mondo dovrebbe essere.
     
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    CITAZIONE (greenintro @ 6/6/2023, 16:17) 
    Noi sappiamo che eventi tragici come la Shoah, il genocidio degli armeni, lo sterminio dei kulaki ecc. sono realmente accaduti perché in possesso di innumerevoli documenti, testimonianze, prove oggettive di un'autentica volontà sterminatrice che gli storici raccolgono e interpretano. Mi chiedo, esiste qualcosa di simile riguardo la "violenza di genere" o i "femminicidi"? Sappiamo che accadono molti, troppi, casi di violenza le cui vittime sono donne, abbiamo le statistiche, ma questo ancora non ci dice nulla sull'effettiva esistenza di una "centrale culturale" maschilista, patriarcale, misogina che starebbe alla base di tutti questi casi, in cui le donne sarebbero vittime "in quanto donne". Esistono davvero delle prove oggettive, al di là delle teorie e interpretazioni di scienze "deboli" (da intendersi nel senso di "non esatte", che lasciano un ampio margine di libertà interpretativa) come la sociologia?

    mi chiedo come si possano confrontare eventi come la Shoah, il genocidio degli armeni, lo sterminio dei kulaki ecc. , cioè azioni istituzionalmente programmate e normate contro determinate categorie di persone decise da autorità di governo con un fenomeno di criminalità diffusa . Per rimanere in argomento dovremmo confrontarli , che so ?, con la legislazione talebana di discriminazione delle donne, che se non è propriamente un femminicidio di massa lo rasenta
    Se invece cerchiamo esempi in cui un fenomeno criminale viene definito non in base a "prove oggettive" ma a interpretazioni "di scienze deboli", dovremmo pensare a casi come il bullismo o il mobbing , credo che i bulli che ammettano "lo picchiavo perchè mi piace picchiare i deboli" o datori di lavori che confessano "gli davo incarichi di m***a perche volevo liberarmene in quanto sindacalizzato o perchè non accettava le mie profferte sessuali" siano forse anche meno dei mariti che affermano "l'ho uccisa perchè non era abbastanza sottomessa"
    Le indagini con "scienze deboli" servono proprio a individuare quei comportamenti criminali in cui si colpiscono vittime, spesso impossibilitate a difendersi, per lo più con false motivazioni
     
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    CITAZIONE (lucrezio52 @ 10/6/2023, 11:06) 
    CITAZIONE (greenintro @ 6/6/2023, 16:17) 
    Noi sappiamo che eventi tragici come la Shoah, il genocidio degli armeni, lo sterminio dei kulaki ecc. sono realmente accaduti perché in possesso di innumerevoli documenti, testimonianze, prove oggettive di un'autentica volontà sterminatrice che gli storici raccolgono e interpretano. Mi chiedo, esiste qualcosa di simile riguardo la "violenza di genere" o i "femminicidi"? Sappiamo che accadono molti, troppi, casi di violenza le cui vittime sono donne, abbiamo le statistiche, ma questo ancora non ci dice nulla sull'effettiva esistenza di una "centrale culturale" maschilista, patriarcale, misogina che starebbe alla base di tutti questi casi, in cui le donne sarebbero vittime "in quanto donne". Esistono davvero delle prove oggettive, al di là delle teorie e interpretazioni di scienze "deboli" (da intendersi nel senso di "non esatte", che lasciano un ampio margine di libertà interpretativa) come la sociologia?

    mi chiedo come si possano confrontare eventi come la Shoah, il genocidio degli armeni, lo sterminio dei kulaki ecc. , cioè azioni istituzionalmente programmate e normate contro determinate categorie di persone decise da autorità di governo con un fenomeno di criminalità diffusa . Per rimanere in argomento dovremmo confrontarli , che so ?, con la legislazione talebana di discriminazione delle donne, che se non è propriamente un femminicidio di massa lo rasenta
    Se invece cerchiamo esempi in cui un fenomeno criminale viene definito non in base a "prove oggettive" ma a interpretazioni "di scienze deboli", dovremmo pensare a casi come il bullismo o il mobbing , credo che i bulli che ammettano "lo picchiavo perchè mi piace picchiare i deboli" o datori di lavori che confessano "gli davo incarichi di m***a perche volevo liberarmene in quanto sindacalizzato o perchè non accettava le mie profferte sessuali" siano forse anche meno dei mariti che affermano "l'ho uccisa perchè non era abbastanza sottomessa"
    Le indagini con "scienze deboli" servono proprio a individuare quei comportamenti criminali in cui si colpiscono , per lo più con false motivazioni, vittime spesso impossibilitate a difendersi
     
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    Citi pari pari te stesso: banale errore o sdoppiamento di personalità?
     
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    Credo che a volte il termine "femminicidio" venga usato in maniera eccessivamente estensiva; qualsiasi caso di uccisione di una donna da parte di un uomo con cui aveva o aveva avuto una relazione amorosa è etichettato, spesso frettolosamente, come femminicidio, anche quando le motivazioni alla base del gesto non hanno nulla a che fare con una visione distorta e malata della donna. Si è parlato di delitti passionali ma esistono anche omicidi che hanno alla base ragioni economiche o finanche i proverbiali futili motivi.
    Detto questo, la realtà dei femminicidi esiste ed esiste una perdurante visione maschilista del mondo che, in alcuni casi, può rivelarsi molto pericolosa. Sono laureato in sociologia e so che le scienze sociali non possono fornire quadri scientificamente esaustivi di un fenomeno. Ci sono però molte testimonianze, che nella mia disciplina di studio rientrano nella cosiddetta "microsociologia", così come numerosi studi statistici che dimostrano che si tratta di un fenomeno tutt'altro che residuale. Per quanto possa essere utile cercare di identificarlo, definirlo e misurarlo con chiarezza, stabilendone anche dei confini, ritengo che la cosa più importante sia comprendere cosa si possa fare per arrivare a superare ogni forma di discriminazione delle donne, prevenendo così anche gli atti violenti da essa causati.
     
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    CITAZIONE (dceg @ 10/6/2023, 17:07) 
    lucrezio52
    Citi pari pari te stesso: banale errore o sdoppiamento di personalità?

    Succede quando all’ora della siesta si vuole correggere l’ultima frase di un proprio post e invece di “modifica” spingi “citazione” ,🙀

    Come dicono gli anglofoni “I beg your pardon , cacchio !”
     
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    Leggo ora un articolo della FAZ che in uno studio condotto dalla sezione tedesca dell'organizzazione Plan International tra il 9 e il 21 marzo in Germania sulla base di un'inchiesta standardizzata condotta online su un campione di 1000 uomini e altrettante donne in età compresa tra i 18 e i 35 anni un terzo degli uomini intervistati ha ammesso di ritenere accettabile l'uso della violenza fisica nei confronti della compagna in caso di litigio. Il 34% degli uomini ha ammesso di aver già esercitato violenza nei confronti di donne per intimorirle e il 48% ha dichiarato di sentirsi disturbato dalla manifestazione pubblica di omosessualità. 52% degli uomini hanno dichiarato di vedere il loro ruolo nel guadagnare a sufficienza per far sì che la donna si occupi delle faccende domestiche e la metà ha dichiarato di non voler avere una relazione con una donna che abbia già avuto molti partner sessuali.

    Se i risultati dell'inchiesta sono attendibili il quadro è davvero preoccupante!
     
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