"ideologico" e "identitario"

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    “Trova la differenza”, era un divertente giochino della vecchia “settimana enigmistica”. Proviamo ad applicarlo ai due termini abbondantemente usati nelle odierne cronache giornalistiche.
    I valori e le intenzioni alla base dei ragionamenti e dei comportamenti della sinistra sono sprezzantemente definiti “ideologici”, mentre valori e intenzioni della destra vengono benevolmente definiti “identitari”, come se tra ideologia ed identità politica non ci fosse una strettissima correlazione, anzi, come se non fossero sovrapponibili.
    La manipolazione propagandistica gioca su questi leit-motiv, i quali vogliono liquidare gli avversari con definizioni date per spregiative, sottintendendo una tara irrimediabile, come l’ancoraggio ad una visione egualitaria e solidaristica della società che, nelle loro intenzioni, si vuole possibilmente agganciare al defunto marxismo, di cui a sinistra non sono rimaste che tracce.
    Le molte tracce rimaste del fascismo sono invece definite “identitarie”, quasi a sospendere un giudizio di valore e negare un recinto ideologico ( quindi il fascismo non è una ideologia, ma solo un sistema storico di potere), mentre, sia pure a livelli molto elementari e poco strutturati, “Dio Patria e Famiglia” sono un assunto ideologico, come lo sono la disuguaglianza gerarchica e l’intolleranza.
    “Poverini, sono fatti così.” Lo sapevamo e lo sappiamo. Qualsiasi cosa abbiano fatto e stiano facendo in questi mesi di governo si aggancia continuamente alla loro propaganda vincente, persino il discorso all’ONU della Meloni era una ripetizione delle loro inverosimili analisi e ricette anti immigrazione da propinare agli elettori italiani, certo improponibile in un avveduto consesso internazionale.
    A pensarci bene, forse l’utilizzo diversificato dei due termini è giustificato proprio dal cinismo con il quale questa destra riduce tutto a sé stessa e ai propri interessi, prescindendo da qualsiasi altra considerazione (come è avvenuto con l’alluvione in Emilia-Romagna). E questo non può assurgere alla dignità di una ideologia, è solo una riconoscibilità spicciola, una “identità” vorace senza altro obiettivo che danneggiare gli avversari.
    Mentre il Gen. Vannacci può dare degli anormali ai gay, in nome della libertà di opinione, il direttore del Museo Egizio viene "insultato" come filo-arabo e “di sinistra”, cioè portatore di opinioni ritenute illegittime.
    Effettivamente, si fanno continuamente “riconoscere”. L’identità non è acqua.
     
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    D'accordo, la destra continua a ripetere i suoi poco commendevoli slogan "identitari" anche in situazioni che richiederebbero discorsi di ben altro livello.
    Per essere credibile e riconquistare elettori, la sinistra -ciò rimarcato- dovrebbe denunciare con puntualità e chiarezza, ogni passo falso e/o inconcludente dell'azione di governo e proporre le proprie giuste alternative. Insomma, annoia ripeterlo, occorre che l'opposizione faccia funzionare il classico governo ombra.
    Il che non avviene e i motivi sono noti: l'apparato non ha eletto la Schlein e la boicotta, lei non pare in grado di formare uno staff di "sinistra" e metterlo all'opera, e via lamentando. A darle una mano è in arrivo Cofferati...
     
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    CITAZIONE (Soniadf @ 22/9/2023, 14:16) 
    . . . il direttore del Museo Egizio . . . portatore di opinioni ritenute illegittime.
    . . .

    Attenzione: non sia mai che esprimere riprovazione per aggressioni verbali subdolamente squadriste nel criterio, possa da qualcuno venir scambiato per simpatia o adesione ideale al verminaio che il sistema dei grandi musei rappresenta in Italia da pressappoco un quindicennio, come se si trattasse davvero di "cultura". Un sistema di accentramento, di creazione artificiale di infrangibili comunelle negli snodi decisionali e per contro di disneylandizzazione forzata del Patrimonio Culturale (come se l'esibizione del Patrimonio rappresentasse automaticamente un fattore apprezzabile a prescindere) divenuto immediatamente strangolante per la libertà e la crescita della Cultura quella vera (al punto che vi si è imposto un MinCul, retaggio sinistro di tempi che non avremmo voluto rivedere) e subito esteso a tutto il territorio nazionale con la riforma franceschiniana.

    Va bene, molto bene, esprimere riprovazione morale per le iene che assaltano animali moribondi e sbranano carogne, ma male dipingere ciò come qualcosa di diverso e che dovremmo sentire il dovere di difendere.

    CITAZIONE (virelle @ 22/9/2023, 18:39) 
    . . . l'apparato non ha eletto la Schlein e la boicotta, . . .

    L'apparato (che ora la pizzica ogni momento perché già sta pensando come farà al momento opportuno a sostituirla e nel dubbio si fa l'idea che qualche bella azzoppata data già da adesso potrebbe rendere dopo le cose più facili) l'ha voluta eccome: ad un osservatore attento non può sfuggire che il lunghissimo periodo di tempo servito per riscrivere le regole nelle settimane antecedenti al percorso elettivo serviva appunto a pilotarne millimetricamente l'esito, nè può sfuggire chi fossero i maggiori sponsor dell'operazione fra le altissime sfere di quel disgraziato partito, tra i quali -ah,ah, ma guarda un po'- proprio lui . . . :doh:
     
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    Contrapporre "ideologia" e "identità" è un processo artificioso e fallace. Quello che però mi sembra vero, almeno in parte, è che la destra ha una propria identità politica mentre la sinistra, da dopo Berlinguer, fatica a trovarla.
    La prima cosa, per avere successo in politica, è sapere bene chi sei. Giorgia Meloni lo sa; sia chiaro, mi fa orrore ciò che politicamente rappresenta, ma devo riconoscere che lei ha ben presente chi vuole rappresentare e quali battaglie vuole portare avanti (che poi non sia in grado di farlo è un altro discorso). La sinistra, ed è un problema ben più antico di Elly Schlein, vive da decenni in uno stato di non chiarezza di obiettivi e idee, uno spaesamento politico-culturale che sicuramente viene ingigantito dai media di destra ma che altrettanto certamente esiste davvero.
     
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    Certo, la crisi d'identità della sinistra italiana precede di molto l'attuale segreteria - ne abbiano scritto altre volte - e viene "ricapitolata" dopo ogni elezione. Ecco una versione piuttosto accreditata (www.micromega.net/dove-si-nasconde-la-sinistra-italiana/)
    CITAZIONE
    Della fusione a freddo tra l’area della sinistra riformista e quella cattolico-democratica, non è rimasto che il sordo scontro tra correnti, con la conseguente trasformazione del PD nella brutta copia di una DC senza statisti, malamente amalgamata con i residui di un PCI senza il riferimento ad un blocco sociale del quale assumere la rappresentanza, preoccupato unicamente dell’equilibrio interno tra le élite dominanti: una democrazia di gruppi dirigenti che si sono distaccati dal loro popolo perché si considerano superiori a esso, in quanto dotati di una lungimiranza che li allontana e li contraddistingue dalla cecità delle pulsioni che agitano gli strati popolari della società italiana. In questo senso, il Pd si è perso nei meandri dei palazzi del potere, e, dietro l’alibi di “partito della responsabilità”, si è presentato come indefettibile forza di governo (e di sottogoverno).

    Mesi dopo si votò e i circoli Pd scelsero Bonaccini con ampia maggioranza ( 52,9% con 79.787 voti, Elly Schlein al 34,9% con 52.637), per cui era consentito sperare che la segretaria eletta (al netto di dietrologie) contro il sistema potesse dare vita a una sorta di "rinascita" identitaria a sinistra. Finora non sembra in gestazione.
     
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    CITAZIONE (virelle @ 23/9/2023, 12:44) 
    . . . era consentito sperare che la segretaria eletta (al netto di dietrologie) contro il sistema potesse dare vita a una sorta di "rinascita" identitaria a sinistra. . . .

    Non scherziamo: la nuova segreteria fu espressione pari pari di un accordo fra i principali gruppi di potere interni (e sponsorizzata soprattutto da uno in particolare, solo apparentemente insospettabile, che mi pare di aver additato con chiarezza poco fa) anche, certo non solo ma altrettanto indubbiamente anche, per risolvere taluni problemini patrimoniali che la scissione di Art.1 aveva provocato, il tutto mediante un passaggio preparatorio interno finalizzato semplicemente a contarsi, ma con l'esito finale ben misurato preventivamente a tavolino attraverso quella precisissima riscrittura di regole che ho richiamato.

    Ne avevamo mi pare già parlato ampiamente ai tempi in cui i fatti erano in corso in discussioni più specifiche.
     
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    Certe volte, caro Lavori archeologici, alcune dinamiche che a te appaiono evidentissime sfuggono a tutti gli altri. Non so dire se questo avvenga per mancanze nostre o perché la tua interpretazione di alcuni fatti è talvolta eccessivamente dietrodologica.
     
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    Escluderei la seconda.

    Ne proporrei una terza: qualche volta qualcuno ha poca, pochissima, voglia di fare la fatica di rendersi conto. Immagino che questo avvenga perché gli stereotipi comportano meno sforzo e tutto sommato sono tranquillizzanti.

    Ma seriamente tu pensi che i gazebo abbiano ribaltato una differente decisione presa in alto e in barba a qualcuno? Se pensi questo vuol dire che non conosci la base di quel partito (dove se con un amico ci si chiede a chiacchiera un parere su un fatto politico il più delle volte la risposta è che stasera uno dei due andrà in sezione a chiedere come bisogna orientarsi; non sto scherzando, mi è capitato molte e molte volte).
    Comunque io la storia l'ho seguita passo per passo dal versante di MDP e qualcosa so per certo.
     
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    Tutti i commentatori e tutti i sondaggi davano Bonaccini vincente alle primarie. Tutti poi hanno parlato di una sorpresa nelle urne dovuta al fatto che gli indecisi (stimati alla vigilia essere il 30% dei votanti) hanno preferito alla fine Elly Schlein. Ma ovviamente tutti sono intellettualmente pigri.

    Edited by Oskar - 23/9/2023, 15:15
     
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    Prima.
    Avevi seguito tu andandoci di persona (da invitato, ma andrebbe bene anche se tu l'avessi fatto nel pubblico) qualche congresso locale della tua zona e nazionale del MDP?

    Durante.
    Hai fatto attenzione tu a chi si era incontrato con chi fra i big dei due differenti partitti man mano che al Nazareno si apriva alla soluzione del candidato esterno (e chi ancora oggi persino alla luce dei nuovi passaggi elettorali non felici difende all'interno di quel partito quella scelta)?

    Dopo.
    Ci sei andato tu nelle sezioni PD della tua zona a parlare a chiacchiera con gli iscritti "che contano" per sentire quali fossero gli umori su come era andata? Magari a farti i capelli dal tal parrucchiere perché sai che è un esponente locale storico e un collettore abituale di consensi e di informazioni (in una parte assai nevralgica di una città nevralgicissima) o a bere un bicchiere nella tale sede di associazione culturale perché sai che il giovedì c'è di turno il tale che solitamente la sa lunga perché ha un ruolo particolare anche nel partito e fa riferimento alla tal corrente etc. etc.

    Prima, durante e dopo.
    Tu sapevi quali problemini patrimoniali erano in corso, sì?

    E' così che si fa politica eh!
    Soprattutto se sei dentro una organizzazione di rappresentanza che ha fame di contatti e di visione chiara su quanto sta accadendo.
    No a sentimento o per tifoseria sulla base dei massimi sistemi e fidandosi ciecamente di quello che scrivono i giornali.

    Bene, io queste cose le ho fatte.
    Un po' prima di allora, da simpatizzante e sostenitore esterno, da loro corteggiato, per valutare una mia personale adesione avevo persino chiesto in camera caritatis presso le più alte sfere di MPD la possibilità di garanzie politiche che non si volesse andare verso una riunificazione prima o poi con il PD, ottenendone una risposta a modo suo a posteriori illuminante nella sua formulazione sibillina (mentre pubblicamente si era per molto tempo giurato e spergiurato che mai e poi mai).
     
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    Per carità, rispetto pienamente la tua opinione. Il punto è solo che a mio avviso la ritieni troppo facilmente la verità assoluta anche quando nessun altro concorda con te e questo in base a tue elucubrazioni e fonti interne che non vuoi mai rivelare.
    Detto ciò, l'argomento di questa discussione non sono le dinamiche interne al PD quindi direi di non spingerci oltre in questa divagazione.
     
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    Tu getti l'odioso sasso dell'accusa di dietrologia e poi vuoi chiudere il discorso?

    La mia convinzione ferrea è nel metodo e nella percezione di essere parte attiva degli eventi in corso e soprattutto parte attiva della raccolta delle informazioni a riguardo, con la rassegnazione che la verità fattuale è difficile e talora potenzialmente inarrivabile e che per quella storica occorrerà poi riesaminare quelle informazioni più distaccatamente.

    In ogni caso in quanto parte attiva degli eventi voglio vedere e tastare con mano, orientarmi se non altro nella nebbia: non mi bevo lo storytelling con la cannuccia comodamente rilassato (anche se so che a molti piace e lo trovano tranquillizzante).
     
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    A proposito del post di partenza, vorrei sottolineare l’accezione negativa che viene da tempo associata al termine “ideologico”, come a voler accusare la sinistra del fatto che qualsiasi critica o progetto sia inficiato da una visione fondata su valori e criteri specifici. E ci mancherebbe altro che così non fosse.
    Si chiama coerenza. La posizione sull’immigrazione non può scaturire che dalla visione inclusiva e solidaristica della sinistra, così come quella sul lavoro non può fondarsi che sulla tutela della dignità e dei diritti individuali, quella sulla sanità e l’istruzione sul concetto di uguaglianza e servizio pubblico, quello sulla sicurezza discende dalle garanzie giuridiche dell’ordinamento istituzionale. E’ questo che dovrebbe fare un partito politico, agire in coerenza con l’apparato ideologico condiviso dalla sua comunità.
    Senza per questo rinunciare al necessario pragmatismo, cioè l’aderenza alla realtà, ma trattenendosi sull’orlo della rinuncia alla propria “identità”.
    Non sono d’accordo, quindi, con quanto affermato da LA che la politica si faccia soprattutto con manovre interne dirette a conquistare leaderships fini a sé stesse, sganciate dalle aspettative di quella comunità elettorale. Schlein, indipendentemente dalle sue effettive capacità, è stato proprio il tentativo di riportare “la chiesa al centro del villaggio”, cioè il sistema valoriale della sinistra, reso irriconoscibile da anni di compromissioni e cedimenti allo spirito dei tempi.
    L’ “identità” della destra è tutt’altra cosa. Specie per questa nuova destra, la loro “ideologia” (perché qualsiasi sistema di idee è una “ideologia”) è fondata principalmente sulla disuguaglianza e la gerarchia sociale, per cui il “controllo” e la concessione dall’alto diventano il criterio principale della loro azione.
    Le loro fortune elettorali sono ondivaghe quanto il loro elettorato, disancorato dai valori complessi, ma coagulato attorno a ben orchestrate “cacce al colpevole” o a mitizzati bei tempi antichi, dove la carenza di diritti assicurava uno status quo del tutto comprensibile.
    Su queste basi, è facile condurre una propaganda elementare, in cui l’avversario sia colpevole anche del diluvio universale, e presentare qualsiasi provvedimento liberticida come una decisione di “buon senso”, sbeffeggiare il rispetto dei diritti universali come “buonismo” e fare mostra di decisionismo dichiarando fantomatiche guerre a drogati, minorenni deviati, francesi, tedeschi, scafisti e marziani.
    L’adesione alla sinistra è di tipo intellettuale perché prefigura quello che ancora non c’è, mentre la destra si basa sull’esistente e la sua conservazione. Perciò le parole rivolte ai propri elettori sono così differenti. Parlare del futuro è più difficile che parlare del passato, immaginare più impegnativo che contemplare un presente che si vorrebbe sempre uguale.
    Personalmente, ho sempre preferito il “ditino alzato” a richiamare principi fondanti che le bacchettate indiscriminate per ribadire chi è che comanda.
     
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    CITAZIONE (Soniadf @ 25/9/2023, 11:15) 
    . . . , vorrei sottolineare l’accezione negativa che viene da tempo associata al termine “ideologico”, come a voler accusare la sinistra . . .

    Questa è una delle poche cose culturalmente serie di questa destra.

    Cosa così profondamente fondata in radici storiche perfettamente coerenti e legate ad una conoscenza raffinata del passato da farmi maliziosamente sorgere il dubbio che oggi venga riproposta inconsapevolmente.

    Suggerirei a chi ne avesse tempo e voglia di ripetere una ricerchina che spontaneamente avevo fatto da ragazzo (direi sì è no adolescente, direi pressappoco verso la fine della scuola dell'obbligo, direi mosso dal fascino che esercitavano su di me espressioni come ideale e idealità o persino Idea, come ritrovavo in scritti di pensatori e personalità politiche del mondo repubblicano stricto sensu, stupito per contro dal fastidio verso la parola ideologia che invece notavo trapelare in scritti "di vulgata", magari scolastici, degli anni Trenta a Cinquanta e ancora Sessanta); ricerchina consistente nell'andare a vedere un po' di vocabolari della lingua italiana di epoca prefascista, fascista e dei primi decenni successivi (attualmente magari estendere all'oggi) per valutare la differenza di accezione riconosciuta a questa parola.
    Da analizzare meglio se sia possibile che a caratterizzare quel quadro nel quale mi muovevo a tentoni -ma non solo io, direi- ci fosse anche l'esito dell'avvenuto passaggio in Italia da un monopolio culturale fascista (e sdoganato da questo al riprendere forma di un tentativo di monopolio culturale cattolico, sopito fino ad allora dalle istanze di laicità dello stato postuitario) ad uno almeno nelle apparenze marxista.

    Io all'epoca avevo la fortuna di poter approfittare della biblioteca di famiglia, per i volenterosi di oggi paradossalmente è un po più difficile perché gli strumenti web tendono a offrire sì delle sintesi dello stato attuale dell'arte nel campo della linguistica e della lessicologia e qualche rara volta persino a riprodurre edizioni decisamente antiche, ma non a proporre edizioni di solo alcuni decenni addietro soprattutto non farlo se riconducibili a opere o a marchi editoriali ancora oggi in commercio.


    E' appena possibile che ci sia qualche lemma illuminante a riguardo addirittura nella prima edizione dell'Enciclopedia Italiana Treccani (e azzarderei che potrebbe trattarsi di uno o due lemmi firmati da lui, ma proprio lui lui in persona). Purtroppo dopo così tanto tempo la mia memoria vacilla.
     
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    Il termine "ideologia" ha assunto un'accezione negativa che neanch'io amo; preferisco le critiche di merito ad alcune ideologie.
    In ogni caso il punto fondamentale, per quanto mi riguarda, è credere nell'importanza di una politica basata su valori e idee che indirizzino le scelte. Non si può limitarsi a rincorrere i sentimenti popolari del momento o, ancor peggio, a cavalcare gli istinti più beceri delle persone. Bisogna aver ben presente i principi in cui si crede e orientare l'azione politica su di essi, mantendendo ovviamente la mente aperta, essendo disposti a cambiare idea se necessario ed evitando una difesa fideistica delle proprie posizioni.
     
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