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Pochi giorni fa ho avuto l'occasione di vedere al cinema Io capitano, il film di Matteo Garrone presentato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia di quest'anno e candidato italiano per l'Oscar come miglior film internazionale.
E' la storia di due cugini sedicenni senegalesi, Seydou e Moussa, che decidono di intraprendere il viaggio dal loro Paese all'Italia alla ricerca di un futuro migliore, consci solo in parte dei pericoli che troveranno lungo l'interminabile tragitto.
La pellicola si concentra soprattutto su Seydou, sui suoi tormenti interiori prima della partenza, a cui la madre è fermamente contraria, e sulle difficoltà crescenti a cui andrà incontro nel deserto, nelle prigioni libiche e in mare. Disperazione, torture, morte, sfruttamento di esseri umani ma anche speranza e solidarietà si alterneranno nell'incredibile Odissea per raggiungere l'Europa.
Io capitano è un film stupendo che, con delicatezza e senza retorica, mostra la realtà delle persone di cui ogni giorno nei telegiornali si parla solo come di un problema giunto sulle nostre coste, quando non morto in mare. Il messaggio che traspare non è politico ma profondamente umano: qualsiasi idea si abbia sui migranti, non dobbiamo dimenticarci che sono uomini in carne e ossa che soffrono e verso i quali perdere empatia e volontà di aiuto significa smarrire la nostra umanità.
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Ho già citato il documentario che ho visto pochi giorni fa in un altra discussione del forum:
Un intera foresta di mangrovie, in Vietnam, sradicata per fare spazio alle vasche per l'allevamento di gamberi.
Anche ammesso che sia giusto che l'economia si modifichi, mi domando se i gestori degli allevamenti, si siano preoccuparti del destino delle migliaia di raccoglitori di mangrovie, lasciati senza impiego?
Il problema del sud del mondo è proprio questo: una "rivoluzione industriale" veloce e forzata, che non ha tenuto conto delle persone, in nome del profitto!
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Concordo. Inoltre i cambiamenti climatici, scatenati dall'azione degli Stati più industrialmente avanzati, stanno rendendo sempre più aridi proprio i Paesi da cui vengono i migranti africani, rendendo ancor più problematica l'esistenza di un'economia di sussistenza.
In ogni caso il film, più che concentrarsi su questi temi, fondamentali ma più adatti a una tribuna politica o a un documentario, parla senza retorica di persone e di sentimenti ed è proprio questa scelta che lo rende, ai miei occhi, così speciale.
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Molti dicono "aiutiamoli a casa loro", che da un certo punto di vista, è la cosa giusta.
Il problema è che, chi lo dice, non si rende conto, che questo si traduce nel "mandare soldi" ad una classe dirigente, spesso corrotta, che avrà ulteriori fondi per costruire vasche, abbattendo mangrovie.
Purtroppo è il sistema economico che abbiamo imposto, dopo la fine del colonialismo, che non è adatto per queste nazioni.
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Uno dei mantra fuorvianti destinati alla pancia dei cittadini... La costruzione della fontana, poco verosimile quanto ai tempi, è uno degli episodi ben riusciti del film.
Il mio gradimento di Io capitano è stato relativo. Elementi positivi: buona regia, bella ambientazione, bravi attori, empatia del protagonista e altri personaggi. Negativi: trama poco realistica per buonismo, convenzionalità e faciloneria conclusiva.
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Il film è sicuramente prevedibile nello svolgimento e, almeno in generale, nel finale. Non è l'originalità il suo punto forte, quanto il coraggio di raccontare in maniera sincera ma non sensazionalistica una storia che tutti noi conosciamo ma che preferiamo non vedere per non avere problemi di coscienza.
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5 replies since 23/9/2023, 09:20 99 views
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