La "guerra parallela" di Mussolini

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    Quando, nel settembre del 1939, iniziò la seconda guerra mondiale a seguito dell'invasione tedesca della Polonia, Benito Mussolini decise per la non belligeranza del nostro Paese sebbene l'Italia avesse sottoscritto pochi mesi prima un'alleanza militare con la Germania nazista nota come "Patto d'Acciaio". Il duce, nonostante fosse animato da spiriti bellicosi e sognasse la gloria sui campi di battaglia, era conscio dell'impreparazione del Regio Esercito, l'esercito italiano, e sapeva che il Paese stava ancora pagando le conseguenze delle dispendiosissime campagne militari nell'Africa orientale e in Spagna degli anni precedenti. Inoltre Mussolini non era convinto che la Germania avrebbe avuto la meglio in una guerra su due fronti.
    La Wehrmacht, l'esercito tedesco, nei primi mesi del conflitto ottenne successi strabilianti. Liquidò la Polonia in poche settimane, approfittando anche del sostanziale immobilismo degli anglo-francesi. Invase poi Danimarca e Norvegia e nella primavera del 1940 travolse gli Alleati in Belgio e Francia, accerchiando il cuore dell'esercito francese e scacciando dal continente il Corpo di Spedizione Britannico. A quel punto Mussolini, persuaso che la vittoria finale tedesca fosse imminente, decise in fretta e furia che era giunta l'ora di entrare in guerra per potersi sedere al tavolo della pace con qualche rivendicazione territoriale.
    L'attacco italiano a una Francia già in ginocchio si tradusse in avanzamenti estremamente modesti al prezzo di perdite ingenti e denotò tutta la debolezza del nostro esercito a livello organizzativo, di mobilità e di armamenti. Questo fallimento, e il conseguente ruolo molto secondario dell'Italia nelle trattative per l'armistizio con la Francia, non frenò i progetti megalomani di Mussolini. Il duce aveva in testa l'idea di condurre una "guerra parallela" a quella della Germania, nella speranza di affiancare a ogni conquista tedesca una conquista italiana mantenendo così le due potenze sullo stesso piano. L'Italia però non aveva le materie prime, le risorse industriali e la preparazione militare per assecondare le deliranti visioni del dittatore e per ottenere successi in autonomia dalla Germania.
    Il primo scacco alla "guerra parallela" si verificò con il disastroso attacco italiano alla Grecia dell'ottobre 1940, sferrato dall'Albania con forze impreparate, largamente insufficienti e mal comandate e, come se non bastasse, iniziato nel periodo peggiore dell'anno a livello meteorologico, con l'inverno alle porte. Il regime fascista, che non aveva informato l'alleato tedesco dei suoi piani come ripicca per tutte le decisioni prese da Hitler senza consultare Mussolini, era convinto che l'esercito greco si sarebbe arreso subito, prima dell'arrivo dei mesi più freddi. Al contrario i greci si opposero fermamente alle nostre divisioni, che vennero presto ricacciate nel territorio albanese e furono decimate dal gelo invernale.
    L'immagine dell'Italia come potenza militare, già fortemente compromessa dai rovesci in Grecia, venne definitivamente distrutta dalla catastrofica sconfitta delle truppe guidate dal generale Rodolfo Graziani in Egitto per mano britannica. Dopo una breve e caotica avanzata nel settembre del 1940 poco al di là del confine libico-egiziano, il Regio Esercito raggiunse la cittadina egiziana di Sidi el-Barrani, dove organizzò una linea difensiva fortificata. A dicembre una controffensiva britannica sconquassò i reparti di Graziani, male armati, poco coordinati tra loro e carenti di mezzi motorizzati. L'esercito italiano, nonostante fosse in una situazione di enorme superiorità numerica (circa 150 mila uomini contro circa 30 mila truppe britanniche), venne messo immediatamente in difficoltà dalla capacità di manovra nemica e in due mesi fu annientato. I britannici catturarono oltre 100 mila italiani e il Regio Esercito finì allo sbando nel deserto. Negli stessi mesi anche la Regia Marina subì perdite devastanti per mano della Royal Navy, la marina militare britannica, che resero la posizione italiana nel Mediterraneo sempre più fragile.
    Nel 1941 i tedeschi, consapevoli del rischio del collasso del loro principale alleato, accorsero in soccorso dell'Italia sia in Grecia, dove spazzarono via l'esercito greco e i rinforzi britannici in poche settimane, sia in Nordafrica, dove contrattaccarono le truppe britanniche e rinconquistarono buona parte del territorio libico perso da Graziani. Non poterono invece evitare il crollo italiano nell'Africa Orientale Italiana, dove ai primi effimeri successi del Regio Esercito nell'estate del 1940 era seguita una controffensiva britannica che aveva costretto le nostre truppe sulla difensiva in una situazione disperata. Impossibilitato a ricevere rinforzi e rifornimenti dal Canale di Suez controllato dai britannici, l'esercito italiano nel 1941 fu definitivamente scacciato dal Corno d'Africa.
    La "guerra parallela", l'illusione di Mussolini, era finita. Da quel punto in avanti l'Italia fascista divenne a tutti gli effetti uno Stato vassallo della Germania nazista anche in aree considerate prima della guerra di influenza italiana, come l'Africa settentrionale e i Balcani, e quando la campana iniziò a suonare a morte per il Terzo Reich anche a Roma si udì la stessa musica.

    Bibliografia e fonti
    - Shirer, William L., Storia del Terzo Reich, Milano, Fabbri Editori, 1978.
    - Documentari "Italia in guerra"

     
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    Mi sono sempre chiesto, quale fosse il "quoziente intellettivo" di quei due uomini!
    Hitler e Mussolini, intendo.
    Cioè, tralasciando le motivazioni, già di per sé sbagliate ed orribili, stiamo parlando di due persone che hanno creduto veramente, che le due rispettive nazioni, geograficamente piccole, potessero sottomettere un continente intero!
     
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    Non si tratta tanto di quoziente intellettivo, di certo alto in entrambi, ma di personalità inclini a valutazioni sbagliate dettate da fantasie, divenute però convinzioni, di grandezza sia a livello personale (e queste si avverarono), sia proiettate su una scala maggiore, nazionale, con una perdita del senso della realtà, che portò al disastro in cui trascinarono le loro nazioni.

    Edited by dceg - 8/10/2023, 23:53
     
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    Credo che la segreta speranza di Hitler fosse quella che, vedendo i successi militari tedeschi, altre nazioni simpatizzanti, potessero unirsi alla sua "impresa"...
    Cosa che, fortunatamente, non avvenne!
     
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    Sconsiglierei di metterla come una macchietta alla Chaplin, quasi che la II GM sia stata originata dalla personale megalomania di un paio di dittatori.

    In termini astratti e fuori da un giudizio di ordine etico il progetto dell'Asse aveva molto e molto senso. Anzi già dai mesi più o meno attorno al 1938 e 1939 aveva molto più senso prevedere un nuovo ordine mondiale in direzione nazifascista che non illudersi che il Regno Unito (anch'esso a modo proprio alquanto destroide) ci si sarebbe validamente opposto e addirittura -pura fantascienza secondo me in quel momento- prevedere un intervento USA e addirittura l'incredibile eventualità di intervento USA sotto un terzo mandato Roosevelt.

    Ricordiamoci le storie locali prevalenti in quegli anni e negli immediatamente successivi in Spagna, in Grecia, in Romania etc. etc.

    La politica estera nazifascista ha coltivato relazioni per un proprio nuovo ordine mondiale non giocando illusoriamente con il mappamondo, ma facendo tentativi seri e fortemente plausibili in ottica antinglese nel mondo arabo e in India e costruendo pazientemente relazioni in Centro e Sud America.

    Non quindi una psichiatrica ossessione di conquista del mondo ma l'idea di un sistema alternativo sia a quello decrepito del colonialismo e sia a quello inquietante dell'internazionalismo comunista.

    C'è stato un periodo non breve alla fine degli anni Trenta nel quale tale ipotesi ha avuto molte più probabilità di imporsi che non i suoi contrari.

    Quanto all'analisi psichiatrica dei due principali dittatori non ha senso che io mi pronunci non essendo il mio campo. Però mi sento di dire che di Hitler ho ovviamente letto -come credo tutti noi qui- gli scritti editi di autobiografia e di programma politico e per quanto diabolici mi sono sembrati opera di un ideologo acuto nella propria malvagità. Quanto a Mussoliti l'idea che mi sono fatto è che non fosse per niente una personalità incline a valutazioni sbagliate dettate da fantasie vanitose e con insufficiente senso della realtà, ma anzi di un calcolatissimo maledetto giocatore d'azzardo privo di scrupoli, propenso ad affrontare la propria vita e la propria azione politica e ahimè di governo come se si trattasse di una partita di poker: benissimo consapevole della pochezza delle carte in mano ma speranzoso -come sempre aveva fatto nella propria carriera- nell'esito favorevole di operazioni disinvolte e rischiosissime, se con qualche teorica possibilità di grande successo, che in effetti a ben vedere senz'altro c'era.

    Capita quando entro sistemi istituzionali -persino partendo da elezioni formalmente democratiche- ci si lascia affascinare dal decisionismo e dal personalismo rimuovendo i contrappesi istituzionali alle decisioni di un capo con pieni poteri.
     
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    Infatti, ho letto che moltissime nazioni, prima di quello sciagurato 1 settembre 1939, simpatizzavano per fascismo, e, magari in misura minore, nazismo.
    Erano visti sempre "il male minore", rispetto all'avanzata del comunismo, e della presenza del capitalismo anglosassone.
     
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    Sotto la spinta delle crisi economiche e dei risentimenti postbellici conseguenti alla fine della I GM, molti paesi avevano semplicemente fatto un analogo percorso verso destra, pur non essendo sempre arrivati a forme conclamate di autoritarismo.

    Persino una fetta importante della Terza Repubblica guardava in Francia in direzioni non molto dissimili (e mal tollerava la maggioranza parlamentare emersa dalle recenti elezioni, credo del 1937, più o meno).
    Per non parlare dei sentimenti antinglesi in Asia, in Africa e in Medioriente (qui talora anche associati ad insofferenze antiebraiche).

    Negli USA se Roosevelt non avesse rotto il tabù del terzo mandato, con altra amministrazione o semplicemente altro presidente le cose sarebbero probabilmente andate in maniera molto differente (mi azzarderei nella direzione antinterventista di una "America per gli Americani") senza mettere alle strette le -a mio parere non proprio del tutto immotivate- insofferenze giapponesi.

    In definitiva l'idea di una "guerra parallela" poteva non essere proprio del tutto balorda (naturalmente al netto delle considerazioni sulla sua liceità e sulla disponibilità di forze soprattutto industriali oltrechè organizzative per combatterla).
     
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    Si, credo che l'idea iniziale di Hitler fosse quella che il suo paese potesse fare da "testa d'ariete", per sovvertire i due ordini mondiali che ho citato prima.
    Purtroppo, o per fortuna, le brutalità naziste nei paesi occupati, allontanarono le nazioni simpatizzanti.
     
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    Leggere la seconda guerra mondiale come un conflitto iniziato a causa della pazzia magalomane di Hitler, alla quale si affiancò poi quella di Mussolini , è sicuramente riduttivo. Hitler aveva in mente un riassetto mondiale che si fondava su un grande azzardo politico-militare, alla cui base c'erano pregiudizi razziali che lo portarono a sottostimare enormemente la forza del suo principale nemico, la Russia bolscevica.
    Mussolini era certamente più pratico e opportunista del suo alleato ma aveva nel suo sogno di gloria militare il proprio più grande tallone d'Achille. Le sue ambizioni, che eccedevano di molto le possibilità industriali del nostro Paese e la preparazione militare dei vertici del Regio Esercito, avrebbero potuto avere in qualche modo successo solo se la Germania avesse vinto la guerra. Molti italiani però, nel corso della seconda guerra mondiale, compresero che la guerra, indipendentemente dalle sorti tedesche e degli Alleati, era destinata a concludersi per il nostro Paese con una sconfitta. Se avessero vinto gli anglo-americani l'Italia avrebbe perduto il conflitto e, con esso, ogni ambizione imperiale; se avessero prevalso i tedeschi, sarebbero stati per sempre i nostri veri padroni e la vittoria del duce sarebbe stata solo di facciata.
     
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8 replies since 8/10/2023, 20:13   927 views
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