La ricerca scientifica

che cosa la motiva?

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    La domanda sull'utilità della ricerca non sempre ha una risposta diversa da quella "di generare conoscenza", di rispondere cioè alla necessità che gli esseri umani percepiscono di sapere, al di là di quelle che possono essere le conseguenze pratiche. Questo vale ad esempio per la ricerca di base sulle particelle o quelle in campo astrofisico sull'origine dell'universo, che poi magari sono due aspetti diversi della stessa cosa. Sono state pubblicate proprio in questi giorni le immagini spettacolari inviate dal telescopio spaziale Euclid, che porteranno certamente ad un aumento di conoscenze senza che esse producano, almeno per un bel po', ricadute dirette su quello che hai chiamato il quotidiano.
    Ma già Dante scrisse: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.

    Edited by Oskar - 17/11/2023, 12:06
     
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    Mah! Ho dubbi che in questa società si faccia ricerca senza l'utilità di un riscontro economico, cioè solo per la nobile conoscenza.
     
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    Che la ricerca abbia costi, cioè che chi la fa, chi produce le attrezzature necessarie, chi gestisce e amministra le istituzioni che fanno ricerca venga remunerato è giusto e naturale, ma vi è certamente ricerca, anche costosa, che non produce risultati economici diretti, l‘astrofisica ad esempio ma anche la ricerca in ambito storico, l‘archeologia e anche certi campi della ricerca medica. Pensi forse che le ricerche sui quipu, per fare un altro esempio, abbiano risvolti economici?
     
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    Astrofisica i viaggi nello spazio a pagamento è già realtà, la ricerca storica i libri, la ricerca archeologica i siti turistici, il collezionismo e i musei, la ricerca medica l'industria farmacologica.
    I quipu cosa sono, le collanine che vendono su Amazon?
    Forse il disegno di un bambino non viene commercializzato.

    Edited by Ondablu - 12/11/2023, 00:19
     
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    Lo scopo dell‘astrofisica, della ricerca sulle origini dell‘universo, ad esempio, e di tanti altri studi non sono certo i viaggi spaziali a pagamento. I libri di storia, non quelli divulgativi, ma quelli di carattere scientifico che hanno un pubblico limitato, non sono certo redditizi, spesso possono venir pubblicati solo grazie a contributi di fondazioni o altri enti; la ricerca archeologica ha solo raramente risvolti turistici. O sai di frotte di turisti ad esempio al sito archeologico di Industria a Monteu da Po o al museo di Anguillara Sabazia? La ricerca medica non concerne solo i farmaci, ma molti altri campi con risvolti economici persino negativi. I quipu, quelli a cui mi riferisco, non sono delle collanine in vendita su Amazon, ma un sistema di annotazione e trasmissione di informazioni in uso presso le popolazioni cosiddette inca.
     
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    Chiedo scusa per l’OT:
    Sull‘archeologia e il suo „scopo“ si legga questo articolo:
    https://academia.edu/resource/work/109050102
     
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    CITAZIONE (Ondablu @ 11/11/2023, 23:42) 
    Forse il disegno di un bambino non viene commercializzato.

    Neppure qui hai ragione: https://en.wikipedia.org/wiki/Mikail_Akar?wprov=sfti1#
     
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    Credo che principalmente lo scopo della ricerca sia economico, esistono casi in cui si fa ricerca per la fama, con conseguenti ritorni economici per pochi addetti e poi anche se rari, come su questo forum, solo per la soddisfazione di voler avere ragione a tutti i costi, come vedi c'è in tutti i casi una ragione per cui si fa ricerca che non è solo ed esclusivamente la cultura fine a se stessa, che poi anche nella cultura fine a se stessa bisognerebbe indagare il il risvolto psicologico di chi la persegue, magari per accorgersi che c'è poco di nobile anche in quei casi.
     
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    Sposto qui interventi che riguardano questo tema.
     
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    Ondablu Ma sfondi porte aperte! Che ogni azione umana, e non solo, sia in qualche modo motivata è più che ovvio. Tu parli di "nobili" motivi, e questo concetto mi pare alquanto vago. Una cosa è dedicarsi alla ricerca per ottenere un profitto a scapito di qualcuno (e questo sarebbe, a mio avviso, non certo "nobile") un'altra è fare ricerca tenendo presente anche la propria soddisfazione che può essere economica, di prestigio, o esser vista come una ricompensa in un qualche aldilà. Ma perché questo deve comportare un giudizio negativo? Perché la remunerazione, qualunque essa sia, dell'impegno deve essere riprovevole?
     
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    Dipende da ricercatore a ricercatore.
    Vi è quello che agisce per il "desiderio di scoperta".
    Quello che, consapevole delle sue capacità mentali, vede in esse la possibilità di lauti guadagni.
    Vi è quello che agisce per "rivalsa personale": era il "nerd" della scuola, ed adesso vuole dimostrare quanto vale, una volta entrato nel mondo degli adulti...
    I motivi posso essere i più svariati...
     
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    Ovvio! E chi lo nega? - Quello che negli interventi di Ondablu mi pare traspaia è un atteggiamento diciamo moralista che vorrebbe idealizzare o demonizzare le motivazioni.
     
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    Che c'entra la morale, la mia è semplicemente una critica alla tua affermazione che la ricerca viene anche fatta per la sola motivazione della pura conoscenza, che hai anche motivato con la frase di Dante, beh vedi secondo me ti sbagli, nel senso che sono rarissimi i casi in cui uno fa ricerca mosso esclusivamente dalla conoscenza, forse chi lavora nell'ombra come amatore, è partito tutto dalla tua affermazione se ti vai a rivedere la discussione.
    Praticamente tu dicevi che la ricerca non sempre è mossa da motivi pratici ed io contesto questo.Se non c'è un utilità oltre alla conoscenza, che può anche essere solo uno stipendio, la ricerca non viene fatta, generalmente, nella stragrande maggioranza dei casi, invece tu l'hai presentata come una cosa frequente e normale.

    Edited by Ondablu - 12/11/2023, 10:41
     
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    CITAZIONE (Welcome to Paradise @ 12/11/2023, 09:51) 
    Dipende da ricercatore a ricercatore.
    Vi è quello che agisce per il "desiderio di scoperta".
    Quello che, consapevole delle sue capacità mentali, vede in esse la possibilità di lauti guadagni.
    Vi è quello che agisce per "rivalsa personale": era il "nerd" della scuola, ed adesso vuole dimostrare quanto vale, una volta entrato nel mondo degli adulti...
    I motivi posso essere i più svariati...

    Nei paesi avanzati, la ricerca è un sistema organizzato dallo Stato, e, in misura minore dai privati. Quindi bisogna distinguere tra le motivazioni che sono alla base del sistema organizzato e quelle che muovono i singoli individui a voler entrare nell'organizzazione delle ricerca.
    La ricerca produce ricchezza e non vedo niente di male in questo. Gli USA sono la nazione più ricca e più potente della Terra soprattutto per la loro ricerca scientifica, veramente eccellente (parlo anche per esperienza personale). Purtroppo hanno anche forti movimenti antiscientifici, che se dovessero prevalere e dovessero far crollare la ricerca scientifica, la nazione perderebbe il suo potere.

    In Europa, esistono piccoli paesi che hanno un'alto PIL/capita grazie anche alla loro ricerca scientifica, come l'Olanda, la Danimarca e la Svizzera (che non vive solo di finanza).
    L'Italia farebbe bene ad investire maggiormente nella ricerca, non solo in termini di soldi pubblici, ma anche di miglioramento dell'organizzazione della sua ricerca, che al momento lascia alquanto a desiderare.

    Al livello individuale, in genere chi intraprende una carriera di ricercatore scientifico lo fa perchè trova la ricerca affascinante (per lo meno in una fase giovanile), non certo per la possibilità di "lauti guadagni" che nella ricerca non esistono, neppure all'estero.
    Le uniche possibilità di lauti guadagni nella ricerca esistono se uno fonda e manda avanti una compagnia per sfruttare uno o più brevetti derivati dalla ricerca, ma devono essere molto forti, altrimenti il fallimento è dietro l'angolo. Inoltre, occorre avere doti imprenditoriali, che raramente uno che decide di dedicarsi alla ricerca ha.
    Oppure se un ricercatore fa carriera in una grossa compagnia (farmaceutica, biotecnologica, hi-tech, microelettronica o aereospaziale), e diventa direttore delle ricerche e sviluppo, ad esempio.
    Ma è un'attività che richiede una particolare personalità e non ha nessun nesso con l'essere stati bravi scienziati.
     
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    Ripeto, non ho detto che c'è qualcosa di male a guadagnare con la ricerca scientifica, ma ho solamente sostenuto che lo scopo nella stragrande maggioranza delle volte è quello, oltre ad altri fini pratici, come fama, riconoscimenti, scalata sociale mentre dceg sostiene il contrario dicendo che nella ricerca spesso c'è solo il motivo della conoscenza, non è vero secondo me.
     
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