Cosa pensate della diserzione

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    Cosa pensate di chi diserta in tempo di guerra, di chi per motivi morali ed etici non se la sente di usare un'arma contro un altro uomo, lo condannate o lo assolvere, perché?
     
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    Domanda facile da porre e a cui è difficile rispondere, o meglio che richiede risposte differenziate, chiedendosi per prima cosa il perché della dserzione, che le leggi militari considerano gravissimo, coerentemente alla logica militare, reato degno della pena capitale.

    Nella prima guerra mondiale ci furono disertori oggi considerati eroi, ad esempio Cesare Battisti o Nazario Sauro, che disertarono passando alla parte opposta. Altri disertarono, da entrambe le parti, perché non più in grado di sopportare le condizioni in cui dovevano combattere. Quando non motivata da ragioni ideologiche la diseezione è a mio avviso un‘espressione dell‘istinto di conservazione: giudicare non è da me.
     
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    In ogni tempo e luogo la guerra è una faccenda troppo seria per lasciarla in mano a chi pensa che possa piacergli.
    E mai e poi mai le armi andrebbero affidate a chi se ne compiace, ma a chi ne è preoccupato. A costo di obbligarlo.

    Detto questo, il nostro Codice Penale Militare è un ignobile mischione di odioso vecchiume e di maldestri correttivi buonisti: dopo il 2 giugno '46 sarebbe stato urgente ripensarne completamente il senso trovando con ciò il significato profondo della qualità di Cittadino (e il Cittadino è tale in quanto singolo componente del Popolo, cioè di chi imbraccia le armi della Repubblica, il che è il senso profondo della nostra Resistenza come del nostro Risorgimento).
     
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    In tempo di guerra le regole della civiltà del diritto sono stravolte e quella fondamentale di non uccidere il prossimo è ribaltata: devi uccidere il nemico. "A la guerre comme à la guerre"!.
    In questo contesto lasciare impuniti quelli che disertano è assolutamente ingiusto e soprattutto di cattivo esempio per coloro che restano in trincea e magari si fanno pure ammazzare. Non punire la diserzione significa sfaldare un esercito visto che la maggioranza dei coscritti preferirebbe starsene al calduccio ed in sicurezza.
    Trovo giusto ed obbligatorio punire i disertori come pure gli approfittatori ed i generali incapaci che mandano al massacro i propri soldati e poi si arrendono.
    Rileggetevi Caporetto quando i nostri Generali che sapevano da mesi dell'imminente offensiva austriaca e non avevano fatto nulla (salvo circolari di cui non si curavano di controllarne l'esecuzione) si misero a fucilare i poveri cristi sbandati che scappavano.
    Il primo da fucilare sarebbe stato il maneggione e carrierista Badoglio invece fu promosso con quel che segue.
     
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    Ma non puoi obbligare qualcuno a fare un atto che considera immorale, sai cosa vuol dire uccidere! Se lo obblighi gli fai una violenza e quello che otterrai è una vittima della tua violenza.
     
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    Eppure si tratta di un obbligo. Anzi di un dovere. Di un sacro dovere, se mi ricordo bene.

    Si tratta di darsi una mossa (ma è dal 2 giugno '46 che facciamo colpevolmente finta di non preoccuparcene) su come spiegarlo e come contestualizzarlo prima di affannarci nella forbice fra vuota stentoreità e buonismo su come sanzionarne l'inadempimento. Su molte, troppe, cose ci siamo cullati nella sciocca pretesa di trasporre nella Repubblica concetti del liberalesimo monarchico senza lavorare alla interpretazione fondata in tutti gli aspetti dela società sul principio di costante partecipazione del Cittadino a ciò che individualmente gli piace così come anche a ciò che no nell'interesse comune. Mancano, per dirla tutta, una ideologia e una liturgia veramente repubblicane. In ambito militare mancano drammaticamente.
     
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    Ma l'obiezione di coscienza in Italia è stata istituita nel '98,non è applicabile in caso di guerra? Mi sembra un controsenso applicarla in tempi di pace e non applicarla durante la guerra, boh!
     
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    No, l'istituzione è di non poco anteriore. Direi a memoria prima metà degli anni Ottanta. A fine Settanta ancora si finiva "a Gaeta" (metaforicamente, ma neanche troppo).

    Certo che ci sono delle assurdità: l'intero complesso normativo militare è vecchio e stratificato di contrapposti autoritarismi e buonismi.
     
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    La prima norma nell'ordinamento italiano a disciplinare formalmente l'obiezione di coscienza fu la legge 15 dicembre 1972 n. 772 (la cosiddetta Legge Marcora dal nome del suo relatore) seguita dal relativo regolamento di attuazione di cui al D.P.R. 28 novembre 1977 n. 1139 ("Norme di attuazione della legge 15 dicembre 1972, n. 772, sul riconoscimento dell'obiezione di coscienza") (wiki)

    Ma il servizio civile più lungo e le varie limitazioni cui gli obiettori erano soggetti (leggete la voce) furono risolte negli anni successivi, alcune solo dopo il Duemila.
    E sì, non mancano tuttora le assurdità contraddittorie.
     
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    Attenzione: fino all'inizio degli anni Ottanta l'obiezione di coscienza non dava luogo al servizio civile!

    Sono stati a lungo due concetti giuridicamente differenti.

    C'erano poi gli obiettori più integrali che rifiutavano qualsiasi inquadramento militare, anche sostitutivo, i quali ancora all'inizio di quel decennio rischiavano serissimamente la galera.

    Sono certo di questo perché ne ho conosciuti un paio e mi ricordo (con sincera ammirazione per il loro coraggio pur avendo sostenuto io opinioni del tutto opposte) la loro straordinaria determinazione a non rinnegare le proprie idee senza nessun pietismo e anche mi ricordo (per quanto ora su due piedi non sono sicuro dell'anno) di aver vissuto il momento in cui quella eventualità di carcerazione venne definitivamente scongiurata con l'attuazione di forme di servizio alle dipendenze di soggetti differenti dalla Difesa.

    L'unica spiegazione che riesco a darmi rileggendo quel testo online è che la Legge Marcora abbia avuto una applicazione effettiva piuttosto ritardata (potrei azzardare che forse si sia verificata una differenza temporale dovuta alla distanza anche di anni che solitamente passava dal momento dell'inserimento nelle liste dei coscritti a quello dell'effettiva chiamata).
     
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    La diserzione è una cosa, l'obiezione di coscienza altra. Anche se vi sono delle connessioni non sono sinonimi.
    La stragrande maggioranza dei cittadini di ogni Stato del mondo è contro la guerra e soprattutto non ha nessuna voglia di andare al fronte a combattere dove la regola del gioco è semplice: ammazzare od essere ammazzato. Una cosa orribile che viene mascherata con giochi di parole e trucchi logici ma vera.
    Pertanto trovo che nel malaugurato caso di conflitto anche gli obiettori di coscienza, invece di stare a casa al calduccio (e magari cercare di consolare le altrui consorti), debbono andare anche in prima linea con compiti di mero supporto, recupero e cura dei feriti, seppellimento caduti, sussistenza, scavo trincee, ecc. senza naturalmente partecipare al combattimento armato vero e proprio. Servizio civile ma al fronte: ognuno deve difendere la patria con i mezzi che gli sono propri.
    E' sin troppo facile dire "io sono contro la guerra" e mandarci gli altri. Sapete quanti (pseudo) obiettori di coscienza in questo paese di furbi scansato il servizio di leva hanno poi richiesto il porto d'armi tanto che si è dovuto inserirne il divieto in apposita legge!.
     
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    Karolus51 sarebbe comunque un partecipare anche se passivamente, se uno è ideologicamente contro la guerra, fa in modo tale che con la sua assenza il paese non ne prenda parte e spera che il maggior numero di persone la boicottino così che il suo paese non vi partecipi, troppo comodo prendere gli obiettori e metterli a svolgere lavori di second'ordine, mi spiace ma non funziona così.
    Se l'ottanta per cento degli uomini è obiettore che fai? Mica puoi mettere tutti a scavare trincee, chi combatte? È chiaro che con questo presupposto la guerra non la fai, che poi è lo scopo del l'obiezione, quello che il tuo paese non entri in guerra.

    Edited by Ondablu - 22/12/2023, 03:56
     
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    CITAZIONE (Ondablu @ 22/12/2023, 03:22) 
    . . . , che poi è lo scopo del l'obiezione, quello che il tuo paese non entri in guerra.

    Secondo me se davvero questo fosse lo scopo dell'obiezione di coscienza, e per semplicissima esegesi costituzionale non credo che questo volesse essere nella normativa istitutiva, la sua attuazione palese sarebbe facilmente spiegabile come comportamento criminale da perseguire, anche senza richiamare puntualmente lo specifico Codice Militare (che io per primo considero penosamente obsoleto) già solo in analogia con il 245 C.P. (ma in qualche modo illuminante anche il 247).
     
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    Penso che sia palese che un obiettore di coscienza obietti contro l'entrata in guerra del paese ove risiede.
     
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    Veramente no, altrimenti non si chiamerebbe "obiezione di coscienza" (cioè con una precisa delimitazione entro una sfera del tutto intima e non affatto sociale e senza escludere che possano esistere casi di forza maggiore).

    Ma se invece è fatto con quello scopo è un comportamento gravissimo, tra l'altro espressamente anti-costituzionale (mi arrampico così sulla definizione perché non va più di moda la parola sovversivo), che in caso di necessità è giustamente da sanzionare.
     
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