Scopri perché il Mercato Nero non è solo per i Criminali!

Un'opzione economica controversa

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    Cosa c'è di più libero del mercato nero?

    Prima di tutto, lasciatemi chiarire una cosa: il mercato nero non è sinonimo di criminalità. Piuttosto, è il risultato naturale di un'economia soffocata da regolamentazioni e tasse eccessive. In un Mondo ideale, non ci sarebbe bisogno di un mercato nero perché ogni transazione sarebbe libera e volontaria. Ma finché lo stato continua a limitare le nostre libertà economiche, il mercato nero diventa un'alternativa attraente.

    Il mercato nero offre una piattaforma per l'innovazione e la sopravvivenza economica al di fuori delle catene dello stato. È un luogo dove la domanda e l'offerta si incontrano senza l'ingombro di tasse e regolamenti. In un mondo dove la privacy finanziaria è sempre più minacciata, il mercato nero offre un rifugio per coloro che desiderano mantenere la propria autonomia finanziaria.

    Naturalmente, ci sono rischi associati al mercato nero, come la mancanza di regolamentazioni sulla sicurezza e la possibilità di imbattersi in transazioni fraudolente. Tuttavia, questi rischi possono essere mitigati attraverso la reputazione e la fiducia guadagnate nel tempo attraverso il libero mercato.

    Il mercato nero non è solo un riflesso dei fallimenti dello stato nell'economia, ma è anche un'espressione della nostra innata ricerca di libertà e autonomia. Voglio sottolineare che il mercato nero non è esclusivamente territorio dei criminali. Spesso viene dipinto come un luogo oscuro abitato da individui loschi che si dedicano a attività illegali, ma questa è solo una parte della storia.

    Il mercato nero è molto di più. È un rifugio per coloro che desiderano operare al di fuori delle restrizioni oppressive dello stato. Immaginate un piccolo imprenditore che, soffocato dalle tasse e dai regolamenti, cerca di far decollare il suo business offrendo prodotti o servizi senza l'approvazione del governo. Questo imprenditore non è un criminale; è un individuo che cerca di sopravvivere e prosperare in un ambiente ostile.

    Inoltre, il mercato nero è spesso la risposta a esigenze non soddisfatte nel mercato regolamentato. Ad esempio, in molti paesi, le restrizioni sul commercio di alcuni beni o servizi possono portare alla creazione di un mercato nero per soddisfare la domanda dei consumatori. Questo non significa che coloro che partecipano a questo mercato sono automaticamente criminali, ma piuttosto individui che rispondono alle esigenze del mercato in un ambiente ostile.

    Dobbiamo smettere di vedere il mercato nero attraverso la lente della criminalità e iniziare a riconoscerlo per quello che è veramente: un'alternativa al sistema statale che offre libertà economica e opportunità a coloro che altrimenti sarebbero soffocati dalla burocrazia e dalle tasse.
     
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    Non condivido per nulla la tua opinione. In questi giorni non ho tempo per rispondere adeguatamente, ma la risposta a regolamentazioni, burocrazia e tasse inadeguate non è l'anarchia.
     
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    Immagino ti riferisca all'economia anarchica. Non le rendi un buon servizio, a partire da titolo, né il discorso successivo riesce a configurarla per come dovrebbe funzionare in quel modello utopico. Dove, tutto fondandosi sull'auto- organizzazione, il "mercato nero" non avrebbe senso. Presentarlo invece come un tentativo del "produttore" di resistere all'ambiente ostile sottraendosi alle norme cui gli altri sono soggetti, gli mantiene il suo carattere illegale.
    In buona parte dei paesi attuali, dominati dal mercato globale, la libertà di impresa ha infatti prodotto disuguaglianza e povertà: la tua difesa di chi scavalca le restrizioni produce quindi un effetto sgradevole.
    L'economia anarchica ha la sua storia, articolazioni e correnti, alcune interessanti (come l'economia del dono delle pensatrici femministe) su cui si potrebbe discutere.
    Il lemma di wiki ne dà comunque un'idea: https://it.wikipedia.org/wiki/Economia_anarchica
     
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    CITAZIONE (virelle @ 13/4/2024, 17:23) 
    Immagino ti riferisca all'economia anarchica. Non le rendi un buon servizio, a partire da titolo, né il discorso successivo riesce a configurarla per come dovrebbe funzionare in quel modello utopico. Dove, tutto fondandosi sull'auto- organizzazione, il "mercato nero" non avrebbe senso. Presentarlo invece come un tentativo del "produttore" di resistere all'ambiente ostile sottraendosi alle norme cui gli altri sono soggetti, gli mantiene il suo carattere illegale.
    In buona parte dei paesi attuali, dominati dal mercato globale, la libertà di impresa ha infatti prodotto disuguaglianza e povertà: la tua difesa di chi scavalca le restrizioni produce quindi un effetto sgradevole.
    L'economia anarchica ha la sua storia, articolazioni e correnti, alcune interessanti (come l'economia del dono delle pensatrici femministe) su cui si potrebbe discutere.
    Il lemma di wiki ne dà comunque un'idea: https://it.wikipedia.org/wiki/Economia_anarchica

    Quando si tratta di proibizionismo, un libertario ha un'opinione abbastanza decisa. È come se dicessi: "Ehi, ascolta, il proibizionismo non funziona, punto e basta".
    Quando guardi al passato e vedi cosa è successo con il proibizionismo dell'alcol, è un bel chiaro esempio di come il vietare qualcosa non risolva i problemi, ma li aumenti. Gangster, violenza, tutto il pacchetto. Poi quando hanno finalmente capito che era una mossa sbagliata e hanno regolamentato l'alcol, le cose sono migliorate.
    E' un po' lo stesso discorso con la droga oggi. Proibizione = mercato nero = problemi. Se invece la regolamentazione fosse la norma, potremmo evitare un sacco di guai. Quindi, sì, un libertario direbbe senza tanti giri di parole che il proibizionismo è una brutta idea e che il mercato può essere la soluzione.


    Un altro esempio è rappresentato dal mercato nero delle valute o dei beni in paesi colpiti da regimi autoritari o restrizioni governative estreme.
    Immagina di vivere in un paese dove il governo ha imposto forti controlli sui cambi valutari o ha messo limitazioni sull'importazione di beni essenziali. In questa situazione, le persone potrebbero ricorrere al mercato nero per ottenere valuta estera o per acquistare beni al di fuori delle restrizioni governative.
    Questo non è solo un modo per aggirare le leggi, ma spesso diventa l'unica via d'uscita per coloro che cercano di soddisfare i loro bisogni o di proteggere il proprio patrimonio in un ambiente di restrizioni oppressive.
    Come libertario, guardo a queste situazioni con occhi critici nei confronti delle politiche governative che limitano le libertà individuali e l'accesso ai mercati liberi. L'uso del mercato nero in questi contesti è spesso una risposta naturale alla mancanza di libertà economica e alla soppressione dei diritti individuali.
     
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    Per l’ennesima volta: le citazioni devono essere limitate a punti da discutere, non vanno citati post interi!
     
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    Io sono per il capitalismo ed il mercato libero: il mercato nero non solo non è la stessa cosa, ma, a mio avviso, ne è la negazione.
    Mi spiego meglio.
    Per "funzionare" adeguatamente, il mercato libero ha inevitabilmente bisogno di regole.
    Perché?
    Perché, come sosteneva Cicerone, la libertà consiste nel rispettare le regole, perché queste, limitando la libertà di ciascuno, assicurano quella di tutti.
    In un mercato totalmente senza regole, in una società senza uno Stato che le faccia rispettare, rimarrebbe comunque in vigore un'unica legge: quella del più forte, anche fisicamente più forte.
    In una società siffatta, pertanto, la libertà dei singoli sarebbe negata in principio, perché a prevalere sarebbero solo quelli più privi di scrupoli, quelli più forti, arroganti e violenti: una società simile non avrebbe MAI conosciuto alcun progresso, saremmo rimasti all'età della pietra, vivremmo nelle caverne, intenti a procurarci il cibo con la clava ed a difenderci dagli altri uomini con lo stesso strumento.
    Anche no, grazie.
     
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    Permettimi di offrirti una prospettiva diversa, in linea con il pensiero anarco-capitalista.

    L'anarco-capitalismo si basa sull'idea che la libertà individuale e la proprietà privata siano i principi fondamentali per la creazione di una società prospera e pacifica. Contrariamente alla tua opinione, l'anarco-capitalismo non è un "mercato nero" senza regole, ma piuttosto un sistema in cui le regole emergono spontaneamente dalla libera interazione tra individui e il libero mercato.

    Nell'anarco-capitalismo, il rispetto delle proprietà private e dei diritti individuali costituisce la base su cui si fondano le interazioni economiche. Non è necessario uno Stato centralizzato per imporre regole, poiché la concorrenza tra fornitori di regole e servizi di protezione porterebbe alla formazione di istituzioni private che garantiscono la sicurezza e l'applicazione delle leggi.

    Inoltre, l'anarco-capitalismo non si basa sulla "legge del più forte", ma piuttosto sulla reciprocità volontaria e sul rispetto dei diritti di proprietà. Gli individui agiscono razionalmente nel loro interesse auto-interessato, cercando di massimizzare il proprio benessere senza violare i diritti altrui. La concorrenza sul libero mercato offre un sistema di incentivi che promuove l'innovazione, l'efficienza e la cooperazione sociale.

    Infine, l'anarco-capitalismo non è contrario al progresso. Al contrario, offre un ambiente favorevole per lo sviluppo tecnologico, l'innovazione e la crescita economica, poiché libera l'iniziativa individuale dall'ingombro di regolamentazioni e restrizioni governative e favorisce l'emergere di soluzioni creative e efficienti ai problemi sociali.

    In sintesi, l'anarco-capitalismo non è la negazione del mercato libero, ma piuttosto la sua realizzazione più pura e autentica, basata sulla libertà individuale, la proprietà privata e la concorrenza libera e aperta.


    In un contesto anarco-capitalista, il "mercato nero" si riferisce più propriamente a transazioni che avvengono al di fuori delle normative imposte da uno Stato o da un'autorità centrale. Queste transazioni possono includere attività considerate illegali o non autorizzate, ma possono anche coinvolgere servizi e beni che non rispettano le regolamentazioni imposte da un'autorità centrale, ma che non violano i principi fondamentali di non aggressione e rispetto dei diritti di proprietà.

    Nell'anarco-capitalismo, le persone hanno la libertà di scegliere con chi fare affari e di stabilire i propri termini contrattuali senza interferenze esterne. Di conseguenza, il mercato nero può emergere come una risposta alle restrizioni imposte dallo Stato sul commercio e sull'attività economica. Tuttavia, è importante sottolineare che, anche in un contesto anarco-capitalista, il rispetto dei diritti di proprietà e dei principi di non aggressione rimane fondamentale. Ciò significa che le transazioni nel cosiddetto "mercato nero" non devono violare i diritti altrui o danneggiare terzi in alcun modo.

    In sostanza, mentre nel contesto statalista il mercato nero è spesso associato all'illegalità e alla violenza, nell'anarco-capitalismo può rappresentare semplicemente un'alternativa alla regolamentazione e all'intervento statale, in cui le persone cercano di perseguire i propri interessi attraverso la libera interazione e lo scambio volontario, senza la necessità di un'autorità centrale che imponga le sue regole e restrizioni.
     
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    Chi controlla „il rispetto dei diritti di proprietà e dei principi di non aggressione“ e che le transazioni nel cosiddetto "mercato nero" non“ abbiano a „violiare i diritti altrui o danneggiare terzi in alcun modo“? Che sanzioni ci sono nel caso che ciò avvenga e chi le stabilisce e le applica?
     
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    Avrei dovuto riconoscere il tuo avatar, DataDrifter, ma sono parecchio distratta. Il lemma di wiki (www.anarcopedia.org/index.php/Anarco-capitalismo) è abbastanza articolato, mi risparmio la fatica di un lungo post. Molto in sintesi, pur non essendo anarchica, ho per l'anarchismo la considerazione che merita una "nobile" utopia. Nello specifico condivido la tesi per cui
    CITAZIONE
    ...tutti gli anarchici collocano l'anarco-capitalismo a al di fuori dell'anarchismo, ritenendo che il termine “anarco” accostato a capitalismo, perda il suo significato reale divenendo un sinonimo di individualismo egoistico (...) esso é solo l'estremizzazione dell'individualismo liberale e nulla ha a che vedere con l'anarco-individualismo, di cui al limite è una degenerazione.

    Infatti, tanto per citare le discrepanze più vistose, l'anarco-capitalismo elimina sì lo stato tradizionale, ma ne crea di fatto uno privato e gerarchico a difesa della proprietà privata, ritiene fondamentale il profitto e il suo estremizzato liberismo economico accentua le disuguaglianze invece di ridurle.

    Tornando al "mercato nero", poiché non siamo ai tempi del protezionismo e il modello anarco-capitalista non è (per fortuna) attuato, praticarlo quale
    CITAZIONE
    unica via d'uscita per coloro che cercano di soddisfare i loro bisogni o di proteggere il proprio patrimonio in un ambiente di restrizioni oppressive.

    direi che costituisce semplicemente un reato...
     
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    Sarà un caso, ma giallo-nero (polenta e sepe, ossia seppie, a Trieste imperial-regia) erano i colori dell‘imperatore austrico, non solo dell‘anarco-capitalismo (che a me pare più un capitalismo anarchico).
     
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    CITAZIONE (dceg @ 14/4/2024, 21:44) 
    Chi controlla „il rispetto dei diritti di proprietà e dei principi di non aggressione“ e che le transazioni nel cosiddetto "mercato nero" non“ abbiano a „violiare i diritti altrui o danneggiare terzi in alcun modo“? Che sanzioni ci sono nel caso che ciò avvenga e chi le stabilisce e le applica?

    Il rispetto dei diritti di proprietà e dei principi di non aggressione è controllato e applicato principalmente attraverso il sistema di giustizia privata e le agenzie di sicurezza private. Queste entità emergono naturalmente dalla libera interazione del mercato e dalla domanda degli individui per la protezione dei loro diritti e delle loro proprietà.

    Le agenzie di sicurezza private e le istituzioni di arbitrato competenti sono incaricate di risolvere le controversie tra individui in modo imparziale, basandosi sui principi del diritto comune e dei contratti volontari. Le sanzioni per le violazioni dei diritti di proprietà e degli accordi contrattuali possono includere il risarcimento dei danni, il ripristino della proprietà o dei diritti usurpati, e in alcuni casi la risoluzione tramite arbitrato o mediazione.

    È importante sottolineare che, in un sistema anarco-capitalista, le agenzie di sicurezza e le istituzioni giudiziarie operano su un mercato competitivo, dove la reputazione e la fiducia sono fondamentali. Le agenzie che applicano le leggi in modo ingiusto o arbitrario rischiano di perdere clienti e di subire conseguenze finanziarie. Di conseguenza, le agenzie di sicurezza e le istituzioni giudiziarie hanno un forte incentivo a operare in modo efficace, imparziale e rispettoso dei diritti individuali.

    Inoltre, le associazioni volontarie e le reti di difesa privata possono fornire ulteriore protezione ai diritti di proprietà e alla sicurezza personale. Gli individui possono associarsi liberamente per proteggere i propri interessi e collaborare con altri membri della comunità per garantire il rispetto delle regole e la sicurezza reciproca.

    In sintesi, nel contesto anarco-capitalista, il rispetto dei diritti di proprietà e dei principi di non aggressione è garantito attraverso un sistema decentralizzato di giustizia privata e sicurezza volontaria, basato sulla concorrenza e sulla reputazione. Le agenzie di sicurezza private, le istituzioni giudiziarie e le associazioni volontarie operano insieme per proteggere i diritti e garantire la sicurezza degli individui, con sanzioni stabilite e applicate in modo trasparente e imparziale.

    CITAZIONE
    l'anarco-capitalismo elimina sì lo stato tradizionale, ma ne crea di fatto uno privato e gerarchico a difesa della proprietà privata

    L'anarco-capitalismo non mira a creare uno stato privato e gerarchico, ma piuttosto a promuovere la libertà individuale e la proprietà privata attraverso un sistema basato sulla concorrenza, sulla responsabilità individuale e sul rispetto dei diritti di proprietà.

    In un sistema anarco-capitalista, non esiste un'autorità centrale con il potere coercitivo di imporre leggi e regolamenti, né un'apparato statale che privilegi alcuni individui o gruppi sulla base di criteri politici o di interesse di classe. Al contrario, le relazioni tra individui e istituzioni sono basate su accordi volontari e contratti liberi, in cui la libertà di scelta e il rispetto reciproco sono fondamentali.

    L'anarco-capitalismo non esalta il profitto come fine ultimo, ma piuttosto lo considera come un incentivo per promuovere l'efficienza economica e la creazione di valore per la società nel suo complesso. Il profitto è il risultato naturale di un libero scambio volontario tra individui che cercano di soddisfare i propri bisogni e desideri attraverso l'offerta di beni e servizi. Questo non significa che l'anarco-capitalismo promuova lo sfruttamento o l'ingiustizia sociale; al contrario, incoraggia la concorrenza aperta e la responsabilità individuale come modi per garantire il benessere e il progresso per tutti.

    Quanto alle disuguaglianze, è importante distinguere tra disuguaglianze ingiuste e disuguaglianze naturali. Mentre l'anarco-capitalismo riconosce e rispetta la diversità individuale e le differenze di talento, capacità e risorse, si oppone alle disuguaglianze ingiuste basate su privilegi politici, monopoli coercitivi o discriminazioni arbitrarie. In un ambiente di libero mercato, le disuguaglianze possono emergere naturalmente in base alle scelte e alle capacità degli individui, ma ciò non implica necessariamente ingiustizia o oppressione. Al contrario, un'economia basata sulla libertà economica offre opportunità per tutti di migliorare le proprie condizioni attraverso il lavoro, l'iniziativa imprenditoriale e lo scambio volontario.

    In conclusione, l'anarco-capitalismo non crea uno stato privato, ma piuttosto promuove un ordine sociale basato sulla libertà individuale, sulla proprietà privata e sulla responsabilità reciproca. La sua visione economica non è incentrata sull'estremo liberismo, ma piuttosto sull'efficienza economica e sulla creazione di valore per la società. Infine, le disuguaglianze che emergono in un contesto anarco-capitalista non sono necessariamente ingiuste, ma possono riflettere le legittime differenze di talento, capacità e impegno tra gli individui.
     
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    La grande illusione! Quanto tu descrivi è bellissimo (magari non tutto), ma temo proprio che in realtà il risultato sarebbe esattamente l‘opposto di quanto descrivi. Ad esempio dubito che sia vero che le „agenzie che applicano le leggi in modo ingiusto o arbitrario rischiano di perdere clienti“ ma che piuttosto siano queste ed essere più vantaggiose e quindi non perdano i clienti, ma al contrario ne acquisiscano di più.
     
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    Di " bello", nella visione a mio parere edulcorata di DataDrifter, c'è ben poco. Trovo condivisibile, ripeto, la posizione anarchica sull' "usurpazione" del primo termine e ritengo questa presunta libertà illimitata una sorta di feticcio, vantaggioso per pochi e foriero ulteriori disuguaglianze.
    Anche perché -la storia induce quanto meno a riflettere- i pochi precedenti sono tutt'altro che rassicuranti: www.futuroprossimo.it/2023/12/il-m...tro-da-evitare/
     
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    CITAZIONE (virelle @ 15/4/2024, 15:18) 
    Anche perché -la storia induce quanto meno a riflettere- i pochi precedenti sono tutt'altro che rassicuranti: www.futuroprossimo.it/2023/12/il-m...tro-da-evitare/

    Se vogliamo giocare a guardare la storia allora è assolutamente folle mantenere gli stati con il loro potere coercitivo visto che continuano a scatenare guerre e conflitti in tutto il mondo. Gli stati, con la loro concentrazione di potere e risorse, hanno dimostrato ripetutamente di essere i protagonisti principali di scontri violenti che portano solo a sofferenza, distruzione e perdita di vite umane innocenti.
    L'idea che una piccola élite di politici e burocrati possa decidere di inviare giovani a combattere in conflitti che spesso hanno motivazioni discutibili o interessi geopolitici è assolutamente aberrante. La storia è costellata di esempi in cui gli stati hanno usato la forza militare per perseguire i loro obiettivi politici ed economici a spese della pace e della stabilità globali.

    Inoltre l'articolo presenta una contraddizione evidente nel citare capi di stato come esempi di possibili aderenti all'anarco-capitalismo. Questo è un errore fondamentale, poiché i capi di stato, per definizione, incarnano e mantengono il sistema statalista, il che li rende l'opposto ideologico dell'anarco-capitalismo. I capi di stato incarnano il potere coercitivo dello stato e spesso lo utilizzano per mantenere il loro controllo e perseguire gli interessi del governo, il che è diametralmente opposto alla visione anarco-capitalista.

    Edited by DataDrifter - 15/4/2024, 15:59
     
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    CITAZIONE (DataDrifter @ 14/4/2024, 22:59) 
    Quanto alle disuguaglianze, è importante distinguere tra disuguaglianze ingiuste e disuguaglianze naturali. Mentre l'anarco-capitalismo riconosce e rispetta la diversità individuale e le differenze di talento, capacità e risorse, si oppone alle disuguaglianze ingiuste basate su privilegi politici, monopoli coercitivi o discriminazioni arbitrarie.

    Le differenze tra disuguaglianze ingiuste e disuguaglianze naturali, sono tutt'altro che chiaramente definite. Esiste un dibattito molto vasto su questo tema, tra studiosi di diverse discipline. Anche il concetto di talento è molto dibattuto.
    E' noto, ad esempio, che gli studenti provenienti da famiglie agiate hanno migliori risultati a scuola, rispetto a quelli provenienti da famiglie disagiate. E' una disuguaglianza naturale o ingiusta?
     
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24 replies since 12/4/2024, 08:37   467 views
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