Storia e Politica

Votes taken by virelle

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    Con i se e i ma... , eccetera, tuttavia offrono l'occasione di riflettere.
    Ritengo che la "contraddizione" fosse inevitabile e anche logica: per il ruolo dei comunisti nella resistenza, certo, ma anche per la composizione dell'assemblea costituente e la "non congruenza" post bellica, o come chiamarla, del partito comunista italiano con il modello sovietico. Che pure, come scrive Mario, allora offriva di sé un'immagine allettante.
    Ma, azzardo, forse Togliatti, conoscendo quella reale, non la condivideva... Com'è noto, aveva proposto una via italiana al socialismo e stretto relazioni con cattolici, democratici, liberali e socialisti. E un mio zio comunista (l'unico; la famiglia -antifascista- aderiva al presto disciolto Partito d'Azione) deplorava ancora negli anni Sessanta l'occasione perduta.
    Quando le sinistre furono estromesse dal governo De Gasperi, intenzionato a collocarsi nel blocco filo-Usa, Togliatti seguì le direttive dell'URSS (vedi per es. invasione dell'Ungheria), sempre però mantenendo chiara, nel suo ruolo di politico italiano, l'adesione alla democrazia.
    Equiparare qui da noi antifascismo e anticomunismo rappresenta insomma, dal mio punto di vista, una sciocchezza storica del tutto strumentale

    Edited by virelle - 26/4/2024, 21:48
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    Meno male che qualche paletto all'agiografia (I tedeschi sì che hanno fatto i conti con il nazismo! ) è stato già posto.
    Ho viaggiato un po' in Germania pre e post muro e mi sono trattenuta più spesso nel periodo '93 - '97. Per quel che ho colto e letto, fino alla riunificazione è prevalso o quasi il silenzio sul nazismo. E nel periodo successivo si è passati, direi, all'eccesso opposto, almeno quanto a visibilità "monumentale", specie a Berlino. Lo scopo penso sia stato quello, comprensibile, di "varare" una coscienza collettiva comune.
    Uguale funzione si è proposta di svolgere la "mitologia" post resistenziale condannata da Atlantista. Malgrado le ipocrisie e contraddizioni ritengo fosse necessaria e, nella giusta rivisitazione storiografica, da mantenere: un primum fondativo non è mai scevro da pecche, ma ogni paese ne ha bisogno per sentirsi tale, e l'Italia aveva perso quello risorgimentale strumentalizzato dal fascismo. Demolirlo è un errore.
    Così intendo il 25 aprile.
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    Raramente seguo qualcosa. Ma amo il movimento e ho sempre creduto nella mens sana in ... Navigo tuttora a vela e nuoto tutto l'anno (mare o piscina); da ragazza ho praticato l'atletica (corsa e salto in lungo) e giocato a pallavolo.
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    Mario_A
    CITAZIONE
    Se si interrompono gli aiuti militari all'Ucraina, essa verrà sottomessa alla Russia.
    Se invece verranno continuati, la guerra durerà per altri anni, in una situazione di stallo. Putin è l'uomo che non può perdere, non gli interessa lo spaventoso numero di soldati russi morti, è disposto a sacrificarne altrettanti. Può darsi che tenti di sbloccare la situazione con armi atomiche tattiche. Certamente, il prossimo futuro si prospetta pericoloso.

    Sugli argomenti che precedono ho una diversa opinione e non sto a ripetermi.
    In questa conclusione mancano però gli ucraini: pure Zelensky deve andare avanti per anni, quanti che siano i soldati da sacrificare e/o "beccarsi" magari le atomiche tattiche? Mi sembra molto cinico.
    E Putin, visto che rischi e danni di quelle armi in parte gli ricadrebbero addosso e il suo esercito mal funziona, siamo così sicuri che, al di là della propaganda di regime, non voglia negoziare una spartizione ragionevole di quanto occupato?
    Non cercare seriamente di porre fine a questa guerra rafforza la tesi malevola che per alcuni rappresenti un "grande affare".
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    Credo che nessuno giustifichi l'attacco abominevole di Hamas (lo ritengo un errore anche tentando di assumere il punto di vista dei Palestinesi) ma, a quanto rammento, lo sdegno fu notevole. Magari non duraturo, perchè "oscurato" dalla violenta reazione di Israele. La cui politica trovo errata da tempo in quanto -come giustamente scrive Mario_A - ha fatto passare dalla ragione al torto l'intero paese, per molti anni ritenuto vittima dell'ostilità di quelli attigui e del terrorismo.
    Per giunta l'antisemitismo, già percepibile in seguito alla mancata restituzione dei territori, al disprezzo dei trattati e alla crescente durezza nei confronti degli abitanti di Gaza, è ora rinfocolato dall'enorme numero di vittime (33mila, leggo, di cui 13mila bambini, e inoltre 75mila feriti).
    E, per quanto l'orrore non dipenda solo dai numeri, la sproporzione è abnorme: il 7 ottobre morirono 1400 ebrei; 3300 furono feriti e 242 presi in ostaggio.
    Mette conto, credo, riguardare Cos'è Hamas (www.ispionline.it/it/pubblicazione/che-cose-hamas-147295). Non coincide in toto con il popolo palestinese, il quale ha sull'organizzazione terroristica opinioni contraddittorie.
    CITAZIONE
    Secondo un sondaggio del giugno 2023 del Palestinian Center for Policy and Survey Research (PCPSR) un terzo dei palestinesi considera Hamas lo “sviluppo” più dannoso per il loro popolo dalla creazione dello Stato di Israele nel 1948. Lo stesso sondaggio, però, rivela anche che più della metà dei palestinesi di Gaza e Cisgiordania voterebbe per Haniyeh di Hamas piuttosto che per il presidente dell’Autorità palestinese Mahmud Abbas in un’elezione presidenziale, che ha la preferenza solo di 1/3 dei palestinesi.

    Abbas, ormai molto anziano, è stato coinvolto in episodi corruzione, perdendo nel 2006 il governo di Gaza. Ma è notorio (l'ha detto l'Alto rappresentate Ue per la politica estera Josep Borrell) che Hamas è stato favorito da Israele, desideroso di "spaccare" i palestinesi.

    Non mi resta che ripetere un già scritto: se gli organismi internazionali non fossero purtroppo fin dall'origine - a causa della loro medesima struttura - inefficaci e inefficienti, tutta l'area dovrebbe essere sotto controllo neutrale, i due stati sorvegliati "speciali" e la tutela dei diritti umani costantemente garantita.
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    Quale utile premessa ti consiglio di leggere questa discussione, a titolo Cos'è per voi la pace: affronta il tema per così dire dal lato opposto, ma in definitiva "convergente": https://storiaepolitica.forumfree.it/?t=79032849&st=15
    Ritengo una gran fortuna aver trascorso (finora) la mia ormai lunga esistenza in un'area non coinvolta direttamente in eventi bellici (peraltro partecipe qua e là a "missioni" varie): ai miei nonni erano toccate due guerre mondiali, quelle coloniali ecc., ai genitori e parenti, nati nei pressi della prima, tutto ciò che seguì, prigionie comprese.
    Considero Il pacifismo, pur utopico, una meta ideale; sono favorevole alla neutralità del nostro paese e contraria alla vendita delle armi; ritengo fondamentale l'azione (non strumentale) della diplomazia.
    Naturalmente mi rendo conto della situazione reale, e continuo a deplorarla...
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    CITAZIONE (Mario_A @ 28/3/2024, 08:55) 
    Due terzi della popolazione di Israele supporta le operazioni militari a Gaza, mentre solo una piccola minoranza protesta attivamente contro le stragi.

    Be' un terzo che si dichiara in disaccordo non mi sembra poco... Ma in effetti la mia frase è frettolosa. Specifico.
    Le critiche degli ebrei progressisti e democratici alla dura politica palestinese del governo precedono la guerra in atto. La protesta attuale in loco penso sia condizionata (e limitata) dal contesto non "democraticissimo", ma è attiva a livello internazionale. Per es. mille intellettuali ebrei statunitensi hanno firmato a novembre una lettera aperta.
    CITAZIONE
    «Siamo scrittori, artisti e attivisti ebrei che desiderano sconfessare la diffusa narrativa secondo cui qualsiasi critica a Israele è intrinsecamente antisemita. Israele e i suoi difensori utilizzano da tempo questa tattica retorica per proteggere Israele dalle responsabilità…, oscurare la realtà mortale dell’occupazione e negare la sovranità palestinese. Ora, questo insidioso imbavagliamento della libertà di parola viene utilizzato per giustificare il continuo bombardamento militare di Gaza da parte di Israele e per mettere a tacere le critiche della comunità internazionale» [...] «Ci opponiamo allo sfruttamento del nostro dolore e al silenzio dei nostri alleati. Chiediamo un cessate il fuoco a Gaza, una soluzione per il ritorno sicuro degli ostaggi a Gaza e dei prigionieri palestinesi in Israele e la fine dell’occupazione in corso da parte di Israele. Chiediamo inoltre ai governi e alla società civile degli Stati Uniti e di tutto l’Occidente di opporsi alla repressione del sostegno alla Palestina».
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    In questi i casi a mio parere bisognerebbe sempre distinguere tra governo in carica e attività intellettuali del paese. Magari, nello specifico, molti riescono più facilmente a separare i russi, che sono milioni, dall'autocratico Putin, mentre i cittadini di Israele, in quanto ebrei, sembrano tutt'uno con l'attuale politica aggressiva. Il che è falso per due versi: non tutti i cittadini di Israele sono ebrei e non pochi ebrei, specie intellettuali, sono contrari a Netanyahu e alle stragi di Gaza.

    dceg Quanto alle razzie, converrà citare Napoleone
    CITAZIONE
    "Soldati, voi siete nudi e malnutriti... Io vi condurrò nelle più fertili pianure della terra, province ricche, città opulente cadranno in vostro potere".
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    Mah, dai prova di un anti americanismo per così dire assoluto! Il proverbiale fare d'ogni erba... (al caso: "tutti bovari!) non mi sembra un buon metodo di giudizio.
    La componente elettorale ha senz'altro un forte peso,* ma -come tu stesso scrivi- anche quella socio-umanitaria, o come chiamarla. La stage di cittadini innocenti -in gran numero bambini, - la fame, le malattie, e via imperversando, degli abitanti di Gaza hanno suscitato reazioni negative in una parte considerevole dell'opinione pubblica americana e, perché no, in gruppi e soggetti più "civili" in grado di far valere il loro dissenso. E il veto è apparso infine improponibile; definire l'omissione "epocale" fa parte degli eccessi giornalistici, magari va appunto inteso nel senso di "mai accaduto" prima.
    Non vedo notizie sulla reazione di Hamas al non veto e sulla possibile tregua; violente le razioni israeliane: “Non cesseremo il fuoco fino al ritorno degli ostaggi”. .
    Netanyau ha annullato l'invio della sua delegazione a Washington.

    *https://www.repubblica.it/esteri/2024/03/26/news/risoluzione_onu_gaza_usa_astensione-422372051/ (leggibile anche per i non abbonati)

    Edited by virelle - 26/3/2024, 11:57
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    Naturalmente il giudizio storico viene formulato in base agli eventi effettivi; quale esercizio intellettuale se ne possono ipotizzare altri, differenti, e portare avanti con coerenza un percorso "contro fattuale". Ha molti cultori ed è facile imbattersi anche in rete in testi che partono da un "se..." e proseguono delineando un quadro storico magari più gradito a chi scrive.
    Questa pratica "creativa" può avere la sua utilità anche nello studio vero e proprio, nel senso che induce a riflettere sugli "snodi" più significativi della sequenza storica e su quanto poco sarebbe per così dire bastato per rendere il corso degli eventi diverso e magari migliore: aiutano così lo studioso a formulare un giudizio più articolato su quelli reali.
    Qui una discussione abbastanza recente sull'argomento, nata da una mostra dal titolo significativo: https://storiaepolitica.forumfree.it/?t=79533575
    Il criterio è utilizzabile, s'intende, anche per il periodo di tuo interesse. Puoi individuare alcuni i snodi, per es., anche in questo testo di Eco: www.treccani.it/enciclopedia/la-gu...Umberto-Eco%29/
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    CITAZIONE (Acqua blu @ 20/3/2024, 14:05) 
    La prima domanda che mi faccio è:
    Se la Nato è riuscita a collaborare con la Russia in quella occasione, perché finita la guerra non ha portato avanti delle relazioni di inclusione con la Russia?
    La seconda domanda è:
    Perché l'ONU durante la guerra fredda non ha saputo gestire la situazione, ma la NATO invece si?

    Avevo dimenticato di rispondere :huh:
    Molto in breve, la "collaborazione" tra Nato e Russia riguardava la ex Jugoslavia, in cui scoppiarono sanguinosi conflitti secessionisti ( con motivazioni territoriali, economiche, etniche, religiose...). In rete ci sono voci abbastanza circostanziate.
    Tale politica caratterizzò il periodo di assestamento del governo Eltsin; tra alti e bassi fu abbastanza attiva e produsse degli accordi relativi ai paesi coinvolti.
    Nello stesso periodo la Russia attraversò una grave crisi economica e, intorno all fine del secolo, il governo- anche per favorire gli oligarchi, che avevano interessi petroliferi nei Balcani – aderì a una stabilizzazione dell’area più avanti criticata nel paese. Nato e Russia firmarono un Atto fondatore che prevedeva, tra l’altro, l’ingresso nella Nato di tre paesi del Gruppo Visegrad: Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria.
    Giunto al potere, Putin perseguì per qualche tempo la politica collaborativa di Eltisin, ma ne fu distolto dal prevalere delle correnti nazionaliste, che deploravano la perdita di autorevolezza della Russia, e le fece proprie, via via enfatizzandole, come tuttora sperimentiamo.
    Dovresti formulare diversamente la seconda domanda. Cosa intendi per "gestione" dopo la guerra fredda? La collaborazione di cui sopra non è ovviamente possibile. ONU e Nato hanno struttura e ruoli diversi; le ritengo entrambe in crisi, ma non penso vogliano sciogliersi...
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    Qui un'efficace e veloce "ripassata" della storia dei due partiti (https://www.ilpost.it/2024/01/31/storia-pa...i-repubblicani/) , entrambi definiti big tent in quanto obbligati dal sistema elettorale a ospitare posizioni variegate e persino contrastanti (alcuni esempi interessanti), tali che in alcuni casi i sostenitori potrebbero migrare in quello opposto, il che è infatti avvenuto quando la Corrente dei democratici del Sud è passata ai repubblicani.
    Attualmente la "tenda" democratica è divisa in tre settori ben definiti; azzarderei che l'eventuale radicalizzazione di un certo numero di esponenti sarebbe per così dire ammortizzata.
    Oggigiorno il Partito Democratico è una formazione liberal-progressista con correnti interne estremamente diversificate a seconda delle basi politiche e territoriali di riferimento.
    Scomparsa la corrente dei Democratici del Sud passata nei Repubblicani, esiste tuttavia una fascia di centristi, liberali in politica economica e più conservatori della media del partito sui diritti civili, che consentono ai dem di presidiare fasce di elettorato a lungo ostili negli ultimi decenni: un esempio classico è Joe Manchin, Senatore dello Stato della West Virginia.
    Negli ultimi anni sta prendendo piede la corrende dei Progressive Democrats, esponenti della sinistra interna e aperti alla lotta ai monopoli finanziari e tecnologici, alla sanità universale, alla democratizzazione del sistema politico, a un welfare all’Europea e a tutte le battaglie proprie della cultura liberal predominante tra gli studenti e la nuova borghesia urbana. L’esponente tipico di questa corrente è stato, negli ultimi anni, il Senatore del Vermont Bernie Sanders.
    Relativamente maggioritaria resta, comunque, la corrente dei Democratici Centristi, così chiamati in quanto non si professano propriamente di sinistra e si rifanno piuttosto al centrismo liberale e alla terza via di ispirazione blairiana. Tra questi vi sono importanti personaggi quali i presidenti Bill Clinton, Barack Obama e Joe Biden. Essi rappresentano l’ossatura del partito e di parte della classe dirigente americana. I maggiori custodi di una lunga storia che deve sempre essere mediata con le spinte provenienti dall’esterno. Come del resto Biden ha ben dovuto comprendere, bilanciandosi tra pressioni dei radicali e mediazioni con i conservatori, fin dai primi giorni del suo mandato.(https://it.insideover.com/schede/politica/...-americano.html
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    Avevo letto da parecchio, e credo pubblicato anche qui, della "residenza" estera di vari capi Hamas. Continuano a sfuggirmi, al presente, i criteri con cui vengono identificati come tali le centinaia di terroristi che Israele comunica via via di aver catturato nella striscia: già noti, armati o cosa?

    Quale "corpo estraneo" Israele fu subito aggredito dai paesi arabi; com'è noto vinse delle guerre, occupò a sua protezione territori limitrofi (non restituiti) e ha subito negli anni attacchi terroristici vari da parte delle organizzazioni palestinesi che si rifiutavano di riconoscerne l'esistenza come stato e, semplificando grossolanamente, di "concretizzare" il proprio, pur proclamato da Arafat e riconosciuto da molti paesi.
    I civili palestinesi sono, a mio parere, vittime "sacrificali": di Israele, perché con le sue risposte al terrorismo ne ha prodotto in numero abnorme rispetto alle proprie, ma anche dei loro "governanti" (variamente finanziati) che rigettano le possibili soluzioni e con i loro atti aggressivi li espongono alle sanguinose controffensive israeliane.

    Se gli organismi internazionali non fossero purtroppo fin dall'origine - a causa della loro medesima struttura - inefficaci e inefficienti, tutta l'area dovrebbe essere sotto controllo neutrale, i due stati sorvegliati "speciali" e la tutela dei diritti umani costantemente garantita.
    Della tremenda fase in corso, l'onere iniziale compete ovviamente ad Hamas - e si fatica a comprendere la "logica" dell'aggressione violenta ai civili israeliani- , tuttavia la ferocia nei confronti degli abitanti di Gaza con la quale il governo israeliano ha condotto e prosegue la sua rappresaglia calpesta addirittura i diritti umani, suscita giustificata indignazione e rinfocola un antisemitismo che si sperava lontano.
    La grave responsabilità di non consentire quanto meno tregue durature spetta ad Hamas e naturalmente a Netanyau, ma è a mio parere condivisa dagli USA, che si limitano nei suoi confronti a vani ammonimenti e, soprattutto, si avvalgono a suo favore del veto (un ormai assurdo residuato bellico) nella commissione UNU.

    Edited by virelle - 24/3/2024, 18:11
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    Non si arriva da nessuna parte con la logica, a mio parere ingenua, del "loro sono più cattivi di noi!". Sulla Nato, la posizione russa e in generale gli assetti post guerra fredda si è discusso parecchio, e con la partecipazione di molte voci, "a cavallo" tra i due secoli. Ho rintracciato un articolo che credo possa far meglio comprendere gli eventi successivi: www.galileonet.it/big-nato-pro-e-contro/
    CITAZIONE
    Hanno partecipato alla tavola rotonda: Francesco Calogero (chairman del Pugwash Council), Cathleen S. Fisher (Henry L. Stimson Center, Washington), Alexei Arbatov(membro del parlamento russo), Kenneth Luongo (direttore del Russian-American Nuclear Security Advisory Council), Erzsebet N. Rozsa (Hungarian Institute for Internal Affairs, Budapest), Alexander A. Konovalov (presidente dell’Institute for Strategic Assessment), Sergei Oznobistchev (direttore dell’Institute for Strategic Assessment, Mosca), Mostafa Elwi Saif (Università del Cairo, Egitto), Steve Miller (Harvard University), Nicola Cufaro-Petroni (Università di Bari, Uspid) e Rodolfo Ragionieri (Forum per i problemi della pace e della guerra, Firenze).
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    CITAZIONE (Salvo49 @ 18/3/2024, 09:44) 
    La teorica del "viva/abbasso" non mi è mai appartenuta. Mi sembra invece semplicistica la retorica, tuttora dominante nel mainstream di provenienza americana, del "... ma la Russia ha aggredito e l'Ucraina è stata aggredita". Proprio valorizzando la necessità, da te peraltro evidenziata, di comprendere l'articolato percorso storico della crisi russo-ucraina, che non comincia nel 2022, mi permetto di invitarti a rivedere tutte le fasi precedenti di questa crisi, gli accordi trasgrediti, le promesse saltate, le garanzie farlocche ecc. ecc.

    Be', la tesi per cui i cittadini russi votano Putin in quanto hanno capito che la guerra in Ucraina non è una guerra imperialista ma difensiva, contro la politica -quella sì imperialista- di accerchiamento e sgretolamento della Russia che l'infame Occidente a guida americana persegue dalla fine del regime sovietico non mi sembra un giudizio propriamente "articolato". E la qualifica di "infame" all'intero Occidente andrebbe almeno motivata.
    Quanto al comprendere, ripercorrere ecc. credo di averlo fatto ad abundantiam già prima dell'invasione, quando ogni considerazione sui rischi della reazione russa provocava accuse di filo-putinismo. La discussione sulla Crisi ucraina, pur mutilata dalla scortese auto-cancellazione dei post di frapalin, sostenitore a mio parere acritico della "virtù" ucraina, contiene diversi post in proposito e altri figurano in questa. Di "come si fa la storia" abbiamo discusso qui: https://storiaepolitica.forumfree.it/?t=79574325 evidenziando la correttezza metodologica che il giudizio richiede.
    Nel caso specifico -peraltro quasi mai, in ogni conflitto- le vittime non sono del tutto "innocenti", il che va esposto con chiarezza, ma restano appunto vittime: il giudizio conclusivo non può porre sullo stesso piano aggrediti e aggressori, e tanto meno a giustificare questi ultimi. E, per concludere, ritengo di possedere strumenti adeguati a "fronteggiare" il dominio del mainstream americano.
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